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Tag: Forcing solare

Le temperature emisferiche terrestri sono determinate (secondo Granger) dalla lunghezza dei cicli solari.

In un precedente post ho accennato allo studio The cause-and-effect relationship of solar cycle length and the Northern Hemisphere air surface temperature di R. Reichel,…

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Evidenze empiriche della capacità dei cicli planetari di modulare l’Irradianza Solare Totale (TSI)

Su queste pagine abbiamo avuto modo di commentare diverse volte i lavori del prof. N. Scafetta per cui tutti noi, ormai, conosciamo i suoi modelli e la capacità di tali modelli di replicare il comportamento del sistema climatico. L’attuale iato nell’aumento delle temperature superficiali, per esempio, è stato modellato dal prof. Scafetta già da qualche anno e in questo ha avuto più successo dei modelli accoppiati oceano-atmosfera i cui risultati sono alla base dell’AR5 dell’IPCC.
Limitarsi, però, alla sola temperatura superficiale significa sminuire i meriti del prof. Scafetta in quanto le sue metodiche di analisi non lineari riescono ad aver ragione anche di altre bizzarrie legate al clima e, più in generale, al sistema fisico terrestre: livello dei mari, AMO, PDO e non ultimi, i modelli climatici stessi.
In uno dei suoi ultimi lavori, pubblicato sulla rivista Astrophysic Space Science lo scorso mese di luglio, il prof. N. Scafetta ha cercato di modellare i cicli ad alta frequenza che caratterizzano l’irradianza solare (TSI):

 

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Diritto di replica e tanta pazienza

Qualche giorno fa abbiamo discusso dello ‘scambio di battute’ avvenuto su WUWT tra Nicola Scafetta e Willis Eschenbach. I nostri lettori hanno fatto i loro commenti ed espresso le loro opinioni. Ora, com’è giusto che sia, Nicola dice la propria riguardo i contenuti dello scambio e noi lo ospitiamo più che volentieri. Per chi volesse, qui c’è la versione in inglese del testo che segue.

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Su climatemonitor c’e’ stata una interessante discussione “Il click della domenica“.

Guido ha voluto affrontare un tema importante, cioe’ la critica che Willis Eschenbach ha fatto al mio lavoro su WUWT. La critica poggia su due punti principali:

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Il riassunto di Nicola Scafetta

Nicola Scafetta, ricercatore della Duke University, ha pubblicato un nuovo paper su Energy & Environment e, puntualmente, me lo ha mandato.

 

Si tratta di un lavoro che riassume quanto faticosamente studiato e pubblicato nel corso degli ultimi anni, in sostanza un resumé di quella che Nicola stesso definisce la sua teoria sui cambiamenti climatici. Gli elementi salienti di questo paper sono per molti aspetti quelli che già conosciamo, ma che per la loro intrinseca complessità penso proprio che necessitassero di un approccio più divulgativo. Esattamente quello che Nicola Scafetta ha voluto fare con questo nuovo paper. Tra gli highlights:

 

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Finalmente hanno visto la luce

Folgorata come i fratelli “Joliet” Jake e Elwood Blues dell’indimenticabile capolavoro di John Landis. La scienza del clima ha visto la luce, anche se, come accade ormai da anni, riesce a farlo solo attraverso il buco della serratura. In questa materia si continua a procedere infatti più per atti più simili allo spionaggio ed al controspionaggio che ad un sano e aperto dibattito che aiuti ad aumentare il livello di conoscenza del funzionamento del sistema. Questo accade perché gli aspetti politici delle ipotizzate conseguenze di una deriva anomala delle dinamiche climatiche pesano ormai come macigni su ogni livello di discussione.

Ipotesi di future Carbon Tax, impiego di immani risorse finanziarie in politiche di mitigazione e di revisione dei sistemi di approvvigionamento energetico, aspetti puramente politici, la fanno da padrone in quello che invece dovrebbe essere un puro e semplice scambio di opinioni scientifiche. Del resto, l’organismo per eccellenza cui è delegato il compito di riassumere le posizioni che dovrebbero definire i confini dello stato dell’arte della conoscenza scientifica, l’IPCC, è a tutti gli effetti un organismo politico.

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La forzante solare è in grado di influenzare il clima terrestre?

Una delle discussioni più appassionanti nell’ambito del dibattito sul clima, riguarda l’influenza del Sole sul sistema climatico terrestre. In particolare si dibatte circa l’influenza sul clima terrestre dell’intensità dei massimi solari e della profondità dei minimi solari. Secondo alcuni la PEG o LIA, cioè il periodo freddo che ha caratterizzato gli anni compresi grossomodo tra il 17° secolo e gli inizi del 19° secolo, fu originata da una lunga serie di minimi solari meglio conosciuti come Minimo di Maunder.

Molti climatologi danno poco credito a questa attribuzione e, probabilmente a ragione, chiamano in gioco molte altre cause. Alcuni hanno cercato addirittura di negare l’esistenza della PEG o di ridimensionarla a fenomeno locale e, quindi, di scarso interesse globale. A mio modesto parere “in medio stat virtus” che, tradotto, significa che la PEG ha avuto molte concause tra cui anche il Sole. Dello stesso avviso, per esempio, sono gli autori di un articolo pubblicato sulla rivista THE HOLOCENE lo scorso mese di ottobre:

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Tocchiamo ferro pre-romano

Che sia la volta buona? Difficile a dirsi. Certo è che il paper di cui abbiamo avuto notizia ieri da Science Daily promette bene.

Regional atmospheric circulation shifts induced by a grand solar minimum – Nature Geoscience, 2012

Naturalmente per leggerlo occorre la pecunia, per cui vi rimando al testo esplicativo di SD, che adesso riassumiamo.

Si tratta di una ricostruzione delle dinamiche del clima durante quella che definiscono l’età del ferro pre-romana, circa 2800 anni fa. Partendo da sedimenti lacustri di un sito in Germania, hanno estrapolato dati sul Berillio 18Be (un proxy per l’attività solare) e sulla ventilazione. Secondo la loro analisi, dal momento che gli effetti in termini di variazioni climatiche sono ampi rispetto all’entità del forcing solare, i feedback positivi, ovvero capaci di spiegare il peso di questo stesso forcing, sono da ricercare nelle variazioni della circolazione atmosferica.

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