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Tag: Final Warming

Gli effetti del forte riscaldamento stratosferico “tradotti” in troposfera

Questo post è uscito in originale su Meteotime a firma di Matteo Sacchetti il 21 aprile scorso.

In primavera avanzata, i riscaldamenti in alta stratosfera sono dinamiche normali che progressivamente conducono alla sostituzione del vortice polare con una cella altopressoria. Sulla base di quelle che sono le tempistiche si suole distinguere i Final Warmings in late ed early.

Tuttavia quando tali riscaldamenti sono accompagnati ad evidenti anomalìe positive (fig. 1) e portano anzitempo ad una sostituzione dei venti zonali anche al di sotto dei 65/60°N si può parlare anche in questo caso di Major Warmings (fig. 2).

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Un Final Warming non fa primavera

Il tweet qui sotto l’ho intercettato ormai due settimane fa:

 

I segnali dell’arrivo di una nuova fase di repentino riscaldamento della stratosfera erano appena visibili. Ora, con una precisione quasi cronometrica, stando almeno al testo del tweet, siamo alle prese con una bella discesa di aria fredda sull’Europa occidentale. Ma questa è cronaca meteorologica, per cui passiamo oltre.

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Outlook inverno 2013-2014 – Verso il cambio di pattern atmosferico

Con questo articolo si aggiornano brevemente la situazione e le possibili prospettive. Prima di tutto un brevissimo riepilogo delle “puntate” precedenti. Nell’aggiornamento dello scorso 18 dicembre segnalai la genesi di un probabile warming classificato come Minor e atteso tra la fine di dicembre e i primissimi giorni di gennaio. Nell’aggiornamento successivo del 31 dicembre segnalai la possibilità di un evento Major verso la fine della seconda decade di gennaio derivante dalla situazione stratosferica allora prevista. In realtà questo secondo evento non si verificherà, almeno in quei termini, e i motivi principali sono da attribuire all’eccesso di conservazione di moto zonale che il vortice polare sta tutt’ora mantenendo rispetto alle attese derivate dalle conseguenze del Minor Warming e dai continui disturbi offerti da una sempre buona presenza di attività d’onda. Infatti l’elevata zonalità (cosa comunque segnalata poi in sede di commento) ha inibito l’inserimento dei flussi di calore a carico della seconda onda verso il cuore del vortice polare stratosferico alla quota isobarica di 10hPa.

 

La situazione permane comunque molto fluida anche perchè l’attività d’onda al confine tra troposfera e stratosfera tende a produrre continui elementi perturbatori. La situazione potrebbe però trovare uno via di sblocco, ora vediamo perché.

 

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