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Tag: Disfacimento climatico

Il giorno del giudizio, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

The day of reckoning, così Roy Spencer ha definito quello che mostra nel suo ultimo post. Calamità naturali in arrivo in ordine sparso? Disfacimento climatico diffuso e inarrestabile? Niente di tutto questo, “solo” l’ennesima, inequivocabile, chiarissima comparazione tra quello che l’ stato dell’arte della scienza del clima si aspettava dovesse accadere negli ultimi anni e quello che invece è successo.

 

Sicché il giudizio non è per noi poveri mortali in balia delle bizze del tempo e del clima e per di più cocciutamente convinti che questo non sia sul punto di disfarsi, quanto piuttosto per quanti questa convinzione continuano a coltivarla nonostante le evidenze.

 

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Disfacimento climatico: Il mare non collabora

Il pediluvio è rimandato. Forse non scongiurato ma senz’altro rimandato. Per la gioia di quanti abitano in zone costiere o hanno investito qualcosa in una casetta al mare, sembra che la sommersione non sia imminente.

Il livello dei mari, che, come le temperature, come il contenuto di calore sugli oceani, come il numero degli uragani (e come la nostra capacità di sopportazione), sarebbe dovuto crescere a dismisura e senza sosta alcuna, è fermo da otto anni. Come le temperature che lo sono da dieci e più, come il contenuto di calore degli oceani che lo è dal 2003, come gli uragani che non sono mai aumentati.

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Il Sole freddo: Perché non ci sarà il disastro climatico.

E’ questo il suggestivo titolo del libro di Fritz Vahrenholt, chimico, fino a ieri uomo di punta di RWE, colosso industriale delle fonti rinnovabili in Germania. Un passato e un presente di impegno nell’ambientalismo, sia come politico che come manager. Non è scettico Fritz Vahrenholt, anzi, è convinto che l’uomo abbia ci abbia messo del suo nelle dinamiche del clima. Ma non vuole più fidarsi dell’IPCC e, ovviamente, anche di tutto il movimento salva-pianeta da cui il Panel è stato a suo dire ideologicamente contaminato.

Il perché lo spiega lui, ed è semplice. Come esperto di rinnovabili ha partecipato al processo di revisione dell’ultimo Report del Panel ONU sulle risorse rinnovabili, trovando più di qualcosa che non andava. I suoi rilievi, racconta, sono stati semplicemente messi da parte. Questo gli ha fatto sorgere il dubbio che l’approccio potesse essere simile anche nel report per i cambiamenti climatici, e quindi ha fatto un po’ di ricerca.

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