di Luigi Mariani e Guido Guidi
Sulle pagine di CM abbiamo affrontato molte volte il tema della siccità, argomento quanto mai cogente in materia di dinamiche del clima. Il perché è semplice. Da un lato eventuali modifiche di medio o lungo periodo alla frequenza di occorrenza e all’intensità degli eventi siccitosi, ovviamente modifiche peggiorative, avrebbero un impatto molto significativo sul nostro modo di vivere, dall’altro, proprio per questo motivo, negli ultimi anni sono stati molti i tentativi di realizzare il trasferimento del concetto di per sé intangibile del riscaldamento globale nel mondo reale, attraverso appunto la minaccia di un aumento della significatività di questo genere di eventi.
Ne abbiamo avuto un esempio molto eloquente la scorsa estate, sia nel nostro Paese che, in modo molto più incisivo negli Stati Uniti, con l’assenza di piogge e l’aridità che ne è conseguita che hanno causato seri problemi alla produttività agricola. Il relativo impatto, anche ampiamente dibattuto, sulle dinamiche dei prezzi delle materie prime alimentari è stato portato più volte ad esempio del fatto che la catastrofe climatica non sarebbe solo prevista, ma addirittura già in atto. Questi argomenti, con riferimento agli eventi estremi in generale sono come si sa assolutamente speculativi. Ma se c’è una classe di eventi estremi su cui lo stato dell’arte della scienza sarebbe appena un po’ più confidente questa è proprio quella in cui ricadono gli eventi siccitosi.