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Tag: Decarbonizzazione

Clima: Un fine incerto e una strada sbagliata.

E’ un dibattito distorto quello sul ruolo delle attività umane nelle dinamiche del clima. Lo è perché la scienza è stata politicizzata. Lo è perchè sono piovute valanghe di soldi, assolutamente benvenuti quando si tratta di ricerca sia essa scientifica o tecnologica, molto pericolosi invece quando si tratta di lobbying.

Quando è iniziato tutto questo? Si potrebbe dire molto tempo fa, per esempio con la conferenza di Rio del 1992, ma la svolta vera e propria è molto più recente. Senza la pubblicazione del Rapporto Stern del 2007, la pubblicazione che presagiva una netta contrazione del PIL mondiale a causa degli sconquassi climatici, la scienza del clima non sarebbe mai entrata nei salotti buoni della finanza. A seguire, sempre nel 2007, il 4° report dell’IPCC che svelava al mondo le ragioni della presunta emergenza.

E l’argomento clima, ovvero la necessità di porre in essere delle politiche di mitigazione, balzò in cima all’agenda politica. Ma, un summit fallito dopo l’altro e, soprattutto, la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio quelle che se non sono più le locomotive economiche del mondo certamente lo erano per le policy climatiche, hanno via via contribuito a spegnere gli entusiasmi sulle tematiche climatiche. Più pressante, inevitabilmente, la necessità per molti di evitare il disastro finanziario, al quale forse hanno contribuito nel recente passato anche le disinvolte politico clima-economiche drenando risorse ai cicli produttivi del mondo occidentale.

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Emissioni: Nel 2030 gli USA raddoppiano.

Non più un’America del nord, ma due. Popolazione? Economia? Produzione industriale? Territorio? Niente di tutto questo, a raddoppiare saranno le emissioni di anidride carbonica.

Andiamo con ordine. L’International Energy Agency (IEA) ha emesso un nuovo report in cui si stima che nel 2030 le emissioni di CO2 arriveranno a 45Gt/anno, ben 5Gt in più della loro stima precedente compilata nel 2008. In sostanza, è come se si aggiungesse il contributo di un’altra realtà industriale come gli USA.

La stima attuale è quindi fortemente peggiorativa. Perché? Semplice: il rateo di aumento delle emissioni è stato molto superiore a quanto previsto. Più precisamente, a fronte di un incremento dell’1,5% all’anno della precedente stima IEA, c’è stato un aumento del 2,4% dal 2005 al 2010. Già, ma cosa se ne poteva sapere nel 2008? Giusto, però sarebbe stato utile tener conto del fatto che l’incremento annuo dal 1990 è stato dell’1,9%. L’attuale punto di partenza è quindi più alto di quello che avrebbe dovuto essere secondo le stime precedenti e quindi saltano fuori altre 5Gt di CO2 per il 2030.

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CO2 e Biofuel, l’Europa raddoppia (i danni)

Alcuni mesi fa c’è stata una violenta polemica, seguita da una salvifica decisione della Corte Costituzionale, circa l’inapplicabilità dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) ai versamenti…

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