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Tag: catastrofismo

Piccoli nuclei di scienza in grandi gusci di demagogia: come si confeziona una Letter per Nature Climate Change

Trovo la letter di Screen e Simmonds “Amplified mid-latitude planetary waves favour particular regional weather extremes”, già commentata da Guido Guidi nel post La scoperta…

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Quando un dettaglio può fare la differenza

Un paio di settimane fa, IlSole24Ore ha pubblicato un intervento del prof. Ehrlich, noto teorico della catastrofe demografica. Quest’area di pensiero è spesso criticata qui su CM e personalmente condivido questo atteggiamento scettico. A parte la mia opinione personale, scrivo questo post sotto forma di esercizio di ragionamento sul modo di comunicare e percepire una ricerca scientifica.

 

La mia curiosità è stata attratta da questo passaggio:

 

“Più di un millennio di cambiamento della temperatura e delle modalità delle precipitazioni, elementi vitali per la produzione dei raccolti, hanno messo il pianeta  di fronte a temporali sempre più violenti, a siccità e alluvioni. Pertanto, mantenere (figuriamoci espandere) la produzione alimentare sarà sempre più difficile.”

 

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Animo che non tutto è perduto (mai!)

Catastrofe imminente. Fine del genere umano. Distruzione del Pianeta. Insomma ogni due per tre sembra che si rischi di fare una brutta fine. Più o meno da sempre, da quando la specie che ha imparato a camminare si è potuta permettere il lusso di farlo un po’ meno e si è talvolta fermata a pensare. La nostra fortuna questa, ma anche il nostro eterno tormentone.

Con un difetto clamoroso, anzi due. 1) Nessuna delle catastrofi previste si è manifestata, o almeno non nella forma catastrofica prevista e, 2) nonostante ciò i catastrofisti di ogni era continuano ad inventarne di nuove e sempre più terribili.

Lasciamo stare le follie collettive stile 21.12.2012 ore 11:oo o giù di lì, perché quelle campavano ieri grazie all’ignoranza e oggi grazie ai social network, che avranno pure tanti pregi, ma hanno anche il difetto non banale di fungere da collettore delle fesserie di massa. Dedichiamoci piuttosto a quelle che hanno e hanno sempre avuto alle loro spalle il fior fiore del supporto scientifico, malamente utilizzato da ideologi, attivisti e policy makers che in genere ascoltano solo per i primi 30 secondi, quando cioè non hai avuto il tempo di far loro sapere che hai qualche dubbio.

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L’eco realismo di un personaggio scomodo

Patrick Moore è un uomo che di ambiente se ne intende, anche se la maggior parte dei suoi colleghi direbbe che forse lo è stato, ma ora certamente non più, da parecchio tempo. Nel 1985, infatti ha lasciato l’organizzazione che aveva contribuito a fondare e di cui era divenuto massimo dirigente che ora è una multinazionale dell’ambiente, Greenpeace. Da allora ha cominciato a interpretare e divulgare il pensiero ambientalista in modo realista, abbandonando e spesso combattendo tenacemente tutte le utopie, le esagerazioni, i fanatismi e gli estremismi di un movimento di cui dice che la peggior cosa che gli potesse capitare era quella di ricevere il postfisso “ismo”, perché:

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“Ambientalismo” è un “ismo” come capitalismo e socialismo. In quel senso connota un’ideologia o una serie di convinzioni condivise non necessariamente basate su prove scientifiche. Un ambientalista è quindi diverso da un ecologista, dato che l’ecologia è una scienza.

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Apocalypse Now

Quel pazzo furioso di William “Bill” Kilgore, il comandante della Cavalleria dell’Aria del cult movie da cui ho immeritatamente rubato il titolo di questo post, avrebbe saputo cosa fare: suonare la Cavalcata delle Valkirie a manetta e fare surf in mezzo ai colpi di mortaio. Al diavolo il nemico, al diavolo l’AGW, al diavolo tutti. Colonnello Kurtz compreso ovviamente.

Invece ci tocca leggere l’ennesimo pistolotto spaventevole fresco di stampa da Le Scienze:

L’Apocalisse dietro l’angolo: abbiamo superato i limiti dello sviluppo?

Per carità, non che manchi di spunti gradevoli questo pezzo, specie all’inizio, quando fa il paragone tra Will Coyote e l’umanità. Sospesi entrambi sul baratro, in attesa di precipitare nel canyon, subito dopo aver preso coscienza dell’ultima fesseria. Un’abitudine per Will, che tra l’altro ne esce sempre malconcio ma incolume, un punto di non ritorno per noialtri, nell’incoscenza dei più nonostante i moniti dei giusti.

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Inossidabili profeti di sventura

Il mondo finisce più o meno tutti i giorni. Cioè, a voler dedicare un po’ di tempo alla ricerca, c’è una profezia di armageddon per ogni giorno dell’anno. E quando non si tratta di sciagure globali suppliscono quelle locali.

Alcune di queste sfruttano il tam tam mediatico, con conseguente ansia collettiva, dalla più classica ‘mille e non più mille’, alla più tecnologica ‘Y2K’, alla più esoterica 21 dicembre 2012. In mezzo un po’ di tremarella de noantri, il finto terremoto di Roma dell’aprile scorso.

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