Qualche giorno fa, girovagando come al solito per il web, sono ‘atterrato’ sul blog di Judith Curry, dove ho trovato un post curioso e credo anche interessante, che fornisce delle informazioni insolite, del tipo che ti fa pensare “ma perché non ci hanno pensato prima?”
Ve le riassumo, forse potrà essere utile condividerle con i lettori di CM.
Come abbiamo letto, scritto e discusso tante volte, l’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera, si traduce nei modelli di simulazione climatica in un surplus di energia, cioè la Terra disperde nello spazio meno energia di quanta ne riceve dal Sole. Questo surplus, naturalmente, si è all’origine dell’aumento delle temperature medie superficiali globali. Dal momento che il sistema evolve in continuazione per ristabilire l’equilibrio, in ragione di questo aumento deve aumentare anche la quantità di energia dispersa verso lo spazio. Però, se lo sbilanciamento persiste e le temperature non aumentano, si pone il problema del cosiddetto ‘calore scomparso’, problema che ha portato il dibattito sul clima ad interrogarsi sul luogo dove questo sarebbe dovuto finire. Il candidato numero uno, forse per la semplice ragione che non c’è ancora la possibilità di andare a controllare e nonostante le poche osservazioni disponibili non confermino questa eventualità, è l’oceano profondo. I modelli di simulazione climatica, più nello specifico il modello della NASA, prevedono un aumento progressivo del surplus di energia, specie se accoppiato con lo scenario A1B dell’IPCC, quello più peggiorativo in termini di emissioni antropiche.
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