Salta al contenuto

Tag: Global Warming

Manca l’attribuzione? Poco male, c’è la similitudine.

Come ve lo immaginate il Global Warming? Su, dai, non è difficile, gli accaldati scienziati che se ne occupano ce lo descrivono da anni. Cielo opaco, atmosfera rovente, un incendio di là, un campo inaridito di qua, poche polverose foglie a vestire gli alberi sopravvissuti etc etc. E quando tutto questo passa, perché il tempo per fortuna ogni tanto cambia pure, tempeste a go go, tuoni, fulmini e saette, torrenti fangosi in piena e case travolte, insomma, un disastro.

E quando fa freddo come quest’inverno? Regola numero uno, anche se fa freddo comunque da qualche altra parte fa caldo, mentre il contrario non è vero. Regola numero due, fa freddo perché fa caldo, sicché, comunque, è solo un’impressione.

In questi bollenti giorni d’inizio estate, con Hannibal, Caronte e Minosse – tre maschere dello stesso personaggio, l’anticiclone nord-africano – tra gli accaldati suddetti impazza un motto, anzi due:

  1. Ve lo avevamo detto;
  2. E’ così che ci immaginiamo il global warming.
Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

Ancora dal Dipartimento delle opinioni: Lomborg, Rio e i poveri veri

Ecco un esempio di come le cose sensate debbano comunque essere lette anche se non si è d’accordo su tutto. Nella fattispecie non condivido le certezze di Bjorn Lomborg sul riscaldamento globale, ma tutto il resto – e c’è molto altro – decisamente sì.

L’articolo che segue è uscito un paio di settimane fa sul magazine Newsweek. E’ un po’ lungo e per far prima ho usato google translate correggendo solo ove necessario. Buona lettura.

******************************

Bjorn Lomborg sul summit verde di Rio: La povertà inquina

Il prossimo summit verde delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro è in difficoltà e con buona ragione. I progettisti della manifestazione mammut non sono riusciti ad accordarsi su cosa dire nel documento finale, ironicamente chiamato “Il futuro che vogliamo.” Questa settimana, i dignitari si incontrano a New York City per un ultimo tentativo di trovare un terreno comune.

Non sarà facile. Negli ultimi quattro decenni, la preoccupazione delle Nazioni Unite per le questioni “verdi” si è spostata sempre di più verso le preoccupazioni alla moda dei ricchi occidentali e lontano dalle legittime preoccupazioni della stragrande maggioranza della popolazione della terra.

Non è stato sempre così. Quarant’anni fa, la prima conferenza dell’ONU sull’ambiente a Stoccolma ha contribuito a cristallizzare la necessità globale di una sana politica ambientale. Nei successivi 20 anni, tuttavia, l’enfasi è stata condizionata molto di più guidato da preoccupazioni occidentali. Mentre quella di Stoccolma era stata una conferenza sul tema “Ambiente Umano”, il tema del Summit della Terra di Rio del 1992 è stato “Ambiente e Sviluppo” e lo sviluppo ha avuto il sedile posteriore.

Facebooktwitterlinkedinmail 5 Comments

Non per un cucchiaio d’olio si deve guastare l’insalata!

Molte volte capita che un buon lavoro venga rovinato da un’inezia. Un mio vecchio cliente che ora si trova nel mondo dei giusti, amava dire che “non per un cucchiaio d’olio si deve guastare l’insalata”. In modo molto più prosaico possiamo dire che quando ci si trova a ballare, si deve ballare, costi quel che costi. Nei giorni scorsi ho avuto modo di riflettere su di uno studio pubblicato su Nature Climate Change:

Vulnerability of US and European electricity supply to climate change

M. T. H. van Vliet, J. R. Yearsley, F. Ludwig, S. Vögele, D. P. Lettenmaier e Pavel Kabat

L’articolo illustra i risultati di una ricerca effettuata dagli autori e che riguarda la vulnerabilità del sistema elettrico europeo e statunitense al cambiamento climatico. La cosa mi è parsa interessante in quanto, in presenza di un ipotetico cambiamento climatico, è necessario sviluppare delle politiche di mitigazione che consentano di ridurre le conseguenze del cambiamento stesso. L’abstract dell’articolo induceva ad una interpretazione di questo tipo. Essendo l’articolo liberamente accessibile ho iniziato a leggerlo.

Facebooktwitterlinkedinmail 10 Comments

Opinioni…

Doug Casey è un pezzo da novanta dell’arte di investire. Convinto sostenitore del mercato libero, ove non addirittura anarchico, è uno di quelli che quando parla muove soldi, qualunque cosa dica. Se così non fosse e se non ne fosse consapevole, non farebbe seguire alla sua intervista pubblicata dal suo media un disclaimer quasi più lungo della stessa chiacchierata.

Un confronto fatto con l’editore, il suo editore, che di certo nessuno può attendersi che sia privo di regia. Ma questo vale per tutti, basta tenerlo bene a mente mentre si legge. Anche perché lo dice lui stesso:

[info]

“L’epicentro principale dell’isteria non è la comunità scientifica, ma sembra sia Holliwood. Le danze sono guidate da attori e celebrità cui è dato libero accesso dalle teste parlanti dei media di intrattenimento – e ti stai prendendo in giro se non pensi che i notiziari siano principalmente intrattenimento.”

[/info]

Quale isteria? Questa:

Facebooktwitterlinkedinmail 6 Comments

Clima: Tutto e il contrario di tutto.

Ne parliamo da anni ormai, questo dannatissimo riscaldamento globale ne fa di tutti i colori. Restringe le pecore ma le fa anche ingrassare, fa cadere i capelli ma li fa anche crescere, fa calare la vista ma la fa anche migliorare. E’ di due giorni fa la notizia che avrebbe un ruolo anche con i buchi neri. Potrebbe non portare anche il freddo a causa del caldo?

Troppo facile.

La chiacchiera è iniziata qualche anno fa, quando è iniziata una serie (sin qui mini) di inverni piuttosto rigidi, per l’Eurasia ma anche per gli Stati Uniti. Sull’onda del suggestivo ma alquanto favolesco film “The Day After Tomorrow”, in cui spaventose tempeste invernali crescevano a dismisura gettando tutto l’emisfero nord in una nuova glaciazione (a proposito che succedeva in quello sud? Non me lo ricordo…), hanno iniziato a circolare paper che si sforzavano di far passare il seguente paradigma climascientifico: fa freddo perché fa caldo.

Qui su CM abbiamo affrontato l’argomento con un post di Carlo Colarieti Tosti che per quanto ci riguarda chiude la questione, ma non per presunzione, quanto piuttosto perché proprio non è possibile uscirsene ora con tesi diametralmente opposte rispetto quelle sostenute appena pochi anni fa.

Uscita su Science Daily, ripresa da Meteoweb, questa è la notizia.

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

NOAA: El Niño forse in arrivo. GISS: Caldo in arrivo di sicuro!

La NOAA ha emesso un El Niño Watch. Tecnicamente si tratta di un messaggio prodotto quando salgono le probabilità che nel Pacifico equatoriale si generino le condizioni di riscaldamento delle acque di superficie, evento appunto definito El Niño.

Attualmente l’ENSO, ossia l’indice con cui si definiscono le oscillazioni delle SST (Sea Surface Temperature) di quella zona del Pianeta, è in zona neutra. Cioè, dopo parecchi mesi di valori positivi, che corrispondono ad un raffreddamento delle SST noto come La Niña, sta avvenendo la transizione verso valori negativi.

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

NASA e Global Warming, il rapporto epistolare continua

Nel marzo scorso abbiamo parlato della lettera che un certo numero di ex-collaboratori della NASA e del GISS ha scritto al direttore dell’agenzia lamentando l’eccesso di ‘supporto’ a ipotesi non corroborate da adeguato livello di conoscenza scientifica. In sostanza, hanno chiesto di smetterla di far proclami circa i futuri sconquassi che il riscaldamento globale e i presunti cambiamenti climatici da esso derivati dovrebbero generare.

In questi giorni si sta svolgendo a Chicago la settima conferenza dell’Heartland Institute sui cambiamenti Climatici. Non è un segreto che questo evento sia ormai diventato una annuale adunata degli scettici in ordine al dibattito sulle origini delle recenti evoluzioni del clima.

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Una ‘calda’ atmosfera

Se c’è una cosa di cui la ricerca sul clima ha bisogno è senz’altro di misure affidabili, sulla superficie del Pianeta come lungo la verticale. E queste misure devono essere omogenee dal punto di vista spaziale e temporale. Ovvio quindi che si cerchi di fare sempre maggiore ricorso a misure effettuate con sensori satellitari piuttosto che con strumentazione classica. Vero anche però che l’aumento della quantità dei dati disponibili aumenta la difficoltà che si può incontrare per validarli. Ecco perché, ad esempio nel mondo della previsione numerica, si sa che un modello ha bisogno certamente di tanti dati, ma perché li si possa usare è necessario che anche solo pochi di questi siano veramente buoni.

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Orsetti polari alla riscossa

Diciamocelo: per anni ci hanno fatto sentire in colpa perchè noi, terribili esseri umani, stavamo mettendo a repentaglio la vita di quegli orsetti bianchi, very tender, very soft. In realtà questa è l’idea un po’ troppo romantica di certa parte di ambientalismo. Gli orsi polari non fanno altro che fare il loro mestiere: vivono, si riproducono e sbranano per cibarsi. Quindi in realtà sono meno bianchi di quanto vogliano farci credere. E da oggi possiamo dire che sono anche meno a rischio estinzione di quanto ci hanno fatto credere, per farci sentire in colpa.

In questi giorni sono arrivati i risultati di una approfondita indagine sulla popolazione di orsi polari, nell’Artico canadese. Il censimento è stato condotto lungo ben 8000 km di territorio. Prendiamo ad esempio la Baia di Hudson. Mille orsi c’erano all’inizio degli anni 2000, mille orsi ci sono adesso. In barba alle catastrofiche previsioni di molti ambientalisti che volevano la popolazione di orsi già quasi dimezzata nel 2011.

Facebooktwitterlinkedinmail 4 Comments

Ghiaccio Artico: il mondo non è iniziato nel 1979

A dire il vero è iniziato molto prima, solo che ne sappiamo molto poco. Infatti, se da un lato il progresso tecnologico sta consentendo di disporre di dati sempre più precisi ed omogenei (con la non banale eccezione delle informazioni relative alle temperature medie superficiali la cui qualità sta invece detriorandosi), dall’altro questa enorme mole di informazoni è molto giovane, spesso troppo per poter essere paragonata a quei pochi dati di cui si dispone per il periodo pre-satellitare.

Facebooktwitterlinkedinmail 5 Comments

Come ti aggiusto il mare

Ci sono degli argomenti nell’ambito della discussione sui clima e sulle sue dinamiche che sono particolarmente centrali. Non è il caso delle temperature medie superficiali globali, di cui abbiamo più volte detto che non rappresentando affatto l’integrale del sistema, non dovrebbero essere usate per cercare di comprendere come e se questo sistema è soggetto a oscillazioni di origine non endogena.

Diverso è il discorso per le temperature di superficie del mare (SST), un parametro molto più rappresentativo in quanto caratterizzante dell’elemento che occupa la gran parte del Pianeta.

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

Cambiamenti climatici: La soluzione è nella terapia di gruppo.

L’argomento non è nuovo. Un paio di anni fa qualcuno ci fece anche un convegno che battezzammo “Ecolobotomia” per argomentare che lo scetticismo sulle origini antropiche dei cambiamenti climatici sia da ascrivere a problemi psicologici piuttosto che a fondamenti scientifici. Non ebbe molta fortuna.

Oggi qualcuno ci riprova, ma con maggiore scaltrezza. Si mettono insieme la crisi globale (reale) e la crisi climatica (presunta), dichiarando che la recente scarsa propensione del pubblico ad unirsi al consenso sui cambiamenti climatici sarebbe frutto delle sopraggiunte difficoltà economiche. Un comportamento molto trasversale – e quindi non esclusivo di chi è scettico per inclinazione personale – noto come ‘dissonanza cognitiva’.

Un’idea fantastica. mettere insieme i cambiamenti climatici e la crisi globale assicura innanzi tutto una larga copertura mediatica, sicché metà del lavoro è già fatto prima ancora di scrivere qualcosa di senso compiuto. Cosa quest’ultima che non pare sia avvenuta nella ricerca in questione.

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

La mazza che ammazza

Da questo articolo su Skeptical Science estraggo Il grafico delle forzanti che avrebbero agito nell’ultimo millennio tratte da questa pubblicazione di T Crowley1 il quale afferma che l’effetto serra si è già evidenziato al di sopra del livello di variabilità naturale nel sistema climatico.

http://www.skepticalscience.com/pics/Hockey_League_forcing.gif

Come si vede dal grafico le forzanti in quasi tutto il millennio sono bassissime, quasi piatte, tranne l’impennata finale del 1900 che origina la classica mazza da hockey (hockey stick). Se andiamo ad analizzare il valore delle forzanti, durante il periodo caldo medievale e la piccola era glaciale la differenza tra i due periodi è minima, meno di 0,5 Watt/mq, mentre la differenza tra il periodo medievale e quello corrente è quasi di 2 Watt/mq.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. Thomas J. Crowley “Causes of Climate Change Over the Past 1000 Years” July 14, 2000 Science, 289: 270-277 []
8 Comments

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »