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Tag: Temperature

I dati NOAA aggiornati a dicembre 2012

Le anomalie di temperatura media mondiale terra+oceano (GHCN-M 3.2.0) scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di dicembre 2012.
Si può trovare una descrizione dell’aggiornamento precedente (novembre 2012) qui. I grafici e i dati numerici sono disponibili qui. Tutti i confronti vengono fatti rispetto ad agosto 2012.

La differenza di anomalia tra agosto ’12 e dicembre ’12 (pdf) è:

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Le statistiche dal naso corto e le gambe lunghissime.

di Fabio Spina

 

L’estate 2012 è stata eccezionalmente calda, la seconda estate più calda dal 1880 in Italia. Più calda del 2012 è stata solo l’estate del 2003, però l’effetto delle ondate di calore del 2012 sulla mortalità è risultato sorprendentemente molto inferiore a quello osservato nel 2003 (qui).

 

La domanda sorge spontanea: perché la mortalità si è ridotta così tanto? Il piano nazionale con i suoi sistemi di allarme, con meccanismi di informazione e prevenzione che aiutano oggi a mitigare gli effetti del caldo sulla salute, nel 2003 non c’era, ma nel 2012 ha pesato anche l’impatto dell’intenso inverno precedente. Infatti abbiamo letto che:

 

La mortalità dell’inverno 2011/2012 è stata molto elevata e quindi nella stagione successiva la percentuale di popolazione a rischio era gia’ stata colpita. L’estate del 2003 invece non aveva alle spalle un inverno cosi’ rigido.

 

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Se n’è accorto pure lui!

Pausa, intervallo, intermezzo, sospensione, tutte parole con lo stesso significato, riferibile a qualcosa che va in una certa direzione, smette di farlo per un po’ e poi riprende il suo percorso.

Siete lettori di CM, perciò avete già capito dove voglio andare a parare: il global warming si è preso le ferie. Un periodo di riposo neanche tanto breve se vogliamo, c’è chi dice siano dieci anni, chi dice siano quindici, insomma, qualcosa che comincia ad avere un certo significato. Pur vero che in termini di clima due o tre lustri sono un battito di ciglia, ma visto che ormai stiamo con la lente d’ingrandimento fissa sulle questioni climatiche è inevitabile che la cosa venga notata.

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Scoperta sensazionale: il freddo ti ammazza più del caldo.

Capita che gli amici mi mandino delle segnalazioni ogni tanto. Spesso si tratta di notizie apparse sui media generalisti, come nel caso di questo trafiletto apparso sul Corriere qualche giorno fa.

L’argomento è stuzzicante, perché unisce le ricostruzioni della temperatura fatte attraverso gli anelli di accrescimento degli alberi con analisi di tipo sociale, ovvero cercando ove fossero presenti dei segnali di elevata correlazione tra oscillazioni significative del clima e fasi di sviluppo o involuzione della nostra società.

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I dati NOAA aggiornati a novembre 2012

Le anomalie di temperatura media mondiale terra+oceano (GHCN-M 3.2.0) scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di novembre 2012.

Si può trovare una descrizione dell’aggiornamento precedente (ottobre 2012) qui, mentre grafici e dati numerici sono disponibili qui.

Tutti i confronti vengono fatti rispetto ad agosto 2012 e riprende da questa data la descrizione dell’evoluzione temporale dei parametri.

La differenza di anomalia tra agosto ’12 e novembre ’12 (pdf) è:

Fig.1: Differenza tra le anomalie di agosto e di novembre 2012. Se la temperatura di riferimento è la stessa, il grafico rappresenta la differenza di temperatura tra agosto e ottobre. Viene mostrato anche il fit lineare dei dati.
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Relazione temporale tra CO2 e temperatura

Su CM è apparso recentemente un post a firma Luigi Mariani che descrive l’interessante articolo di Humlum et al., 2012:

The phase relation between atmospheric carbon dioxide and global temperature su Global and Planetary Change, 100, 51-69, 2013 (qui abstract e figure).

Nell’articolo si mostra che, almeno per il periodo considerato, gennaio 1980- dicembre 2011, i picchi dell’anidride carbonica sono successivi ai picchi della temperatura e che questo avviene per diversi set di dati (GISS, HadCrut3, HadSST2, NCDC). Con i dati di CO2 antropogenica del CDIAC e con le eruzioni vulcaniche del set GWP gli autori trovano una minore correlazione (o meglio co-variazione) ma è sempre presente la crescita della CO2 che segue la crescita dei valori delle temperature.

L’analisi viene fatta introducendo una grandezza (DIFF12) che risente poco delle fluttuazioni locali dei dati e che si configura come una differenza tra la media mobile a 12 mesi dell’ultimo mese meno la media mobile a 12 mesi relativa al mese precedente. Il calcolo di DIFF12 viene preceduto da una media mobile a 12 mesi dei dati della CO2 globale per eliminarne l’influenza stagionale. Per chiari motivi di uniformità le stesse operazioni vengono applicate ai dati con cui si confrontano i valori della CO2.

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Let the sky fall

Ho aggiunto un’imamgine al post, andate sotto.

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Let the sky fall è il titolo del brano di Adele inserito nella colonna sonora dell’ultimo film di James Bond, decisamente appropriato all’argomento di questo post. Il primo verso recita “This is the end” e mi immagino moltitudini di “esperti climatici” costernati che lo intonano malinconicamente guardando l’orizzonte di una catastrofe climatica che si allontana.

Siamo ancora nell’ambito della bozza del prossimo report IPCC pubblicata da WUWT. E il cielo cade. Cade sulla catastrofe climatica, cade sulla sua trasposizione nella realtà, gli eventi estremi, cade su quel mostro senza forma e senza sostanza che qualcuno chiama politiche climatiche, cade – e forse qualcuno chiederà indietro il maltolto – sulla valanga di soldi che sono stati buttati al vento negli ultimi anni.

La bozza del quinto report IPCC, riprendendo quanto riportato nell’altro report espressamente dedicato agli eventi estremi (SRREX), rovescia completamente le affermazioni del quarto report IPCC del 2007. Trend non significativi o assenti per siccità, alluvioni e cicloni tropicali, trend assenti o non significativi per i cicloni extra-tropicali intensi e così via. Ma l’aspetto più interessante è che queste affermazioni sono in linea con la letteratura scientifica ad oggi disponibile. Il problema è che quelle contenute nell’AR4 non lo erano e sono anni che ne discutiamo. Ognuno la veda come crede, anche perché c’è da scommettere che qualcosa cambierà nella versione finale, come proprio l’IPCC fa sapere commentando il rilascio di queste indiscrezioni, ma il clima pare sia tornato ad essere quello di sempre, pericoloso per definizione, non per mano maldestra dell’uomo.

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Relazione fra CO2 atmosferica e temperature globali. Un lavoro di Humlum analizza le ciclicità poliennali di breve periodo

di Luigi Mariani

Il professor Humlum è un geografo dell’università di Oslo che si occupa da tempo di climatologia ed è noto al pubblico degli appassionati come gestore del sito www.climate4you.com. Ora Humlum, con due colleghi, ha pubblicato sulla rivista scientifica Global and planetary change un articolo in cui analizza la variabilità dei livelli di CO2 atmosferica nel periodo 1981-2011 ponendola in relazione con le temperature globali con lo scopo di indagare in modo empirico le relazioni di causa-effetto esistenti (Humlum et al., 2012).

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Antartide più caldo e più sottile, ma anche no.

Una passione decisamente irresistibile quella per le porzioni ghiacciate del Pianeta. Tutti lì a misurare, studiare, analizzare e…prevedere.

Da Nature:

Lower satellite-gravimetry estimates of Antarctic sea-level contribution – King et al., 2012 – doi:10.1038/nature11621

Si tratta di una nuova analisi dei dati gravimetrici forniti dai sensori dei satelliti GRACE, dati cui è stata applicata un nuovo modello di correzione isostatica. Ne risulterebbe un sensibile ridimensionamento sia del margine di incertezza che del totale della massa che il continente starebbe perdendo. In particolare le nuove stime sarebbero pari da un terzo alla metà di quelle più recentemente pubblicate. La perdita di massa, poi, sarebbe concentrata sulla Costa di Amudsen, sede del bacino di drenaggio del Pine Island Glacier, mentre l’Antartide occidentale sarebbe praticamente in equilibrio e quello orientale in guadagno di massa, anche in questo caso soprattutto sulla costa.

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Indovina cos’è

Nelle ultime due settimane si è fatto un gran parlare di temperature globali, verrebbe da dire come al solito. E, come al solito, i nuovi dati pubblicati dalla Climatic Research Unit possono offrirsi a interpretazioni di segno opposto.

Il riscaldamento continua o si è fermato? E’ più corretto parlare di attenuazione del rateo di aumento delle temperature o di inversione del segno del trend?

A queste domande non ci sono risposte univoche, perché i dati rappresentati nello spazio e nel tempo dipendono appunto dalla variabile spazio-temporale. In poche parole rappresentazioni grafiche e commenti dipendono fortemente dalle date di inizio e fine del calcolo e dalla dimensione spaziale dell’aggregazione. Ogni discorso insomma va contestualizzato.

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Secchi, SST e…Campanelli – Parte II

Gli stessi campanelli della prima parte di questo post, si sono rivelati preziosi nell’affrontare un altro problema che è strettamente collegato a quello delle SST nel periodo 1940/1945. Si tratta di un lavoro a firma di Ernst-Georg Beck pubblicato su ENERGY & ENVIRONMENT VOLUME 19 No. 7, 2008.

50 Years of continuous measurement of CO2 on Mauna Loa

Per capire bene il lavoro di Beck, inoltre, si può consultare anche quest’altro lavoro.

In questi lavori Beck, spulciando i risultati di diverse migliaia di analisi chimiche su campioni d’aria, contesta i risultati cui è giunto Keeling a proposito dell’evoluzione della concentrazione di CO2 nell’atmosfera sulla base del record di Mauna Loa. Secondo Beck la concentrazione di CO2, nel passato, anche recente, ha conosciuto picchi molto più alti di quelli universalmente accettati. Uno di questi picchi (più di 400 ppmv) registrato intorno agli anni ’40, in concomitanza dell’anomalo andamento delle SST di cui abbiamo parlato in precedenza, a suo giudizio, sarebbe stato una conseguenza dell’aumento delle temperature globali. Ciò avrebbe avvalorato l’ipotesi che la concentrazione di CO2 aumenta in seguito all’aumento della temperatura e non viceversa.

Anche in questo caso i famosi campanellini hanno tintinnato piuttosto violentemente spingendomi a cercare di vederci più chiaro. Dopo aver letto i lavori di Beck mi sono reso conto che molte erano le debolezze delle tesi che li caratterizzavano per cui non mi sento di condividerne le conclusioni. Gran parte dell’articolo del 2008 è dedicata a dimostrare che Keeling e Callendar hanno deliberatamente trascurato i risultati delle analisi chimiche eseguite nel corso del 19° secolo e nella prima parte del 20°. Essi, a tali risultati, prima del 1958, hanno preferito i dati proxy derivanti dalle carote di ghiaccio. Beck reputa questi dati meno precisi di quelli di origine chimica.

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I dati NOAA aggiornati a settembre 2012

Le anomalie di temperatura media mondiale terra+oceano (GHCN-M 3.2.0) scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di settembre 2012.

Sono ormai note e discusse le modifiche al software di gestione delle disomogeneità nel passaggio da GHCN-M 3.1.0 a GHCN-M 3.2.0 (informazioni qui.

Si può trovare una descrizione dell’aggiornamento precedente (agosto 2012) qui e qualche commento qui.
Tutti i grafici e i dati numerici sono disponibili qui.

Dal post precedente risulta chiaro che il passaggio alla versione 3.2 di GHCN è un salto importante e tale da rendere senza senso il confronto con novembre 2011, primo dataset disponibile della versione 3.1. Da questo mese tutti i confronti vengono fatti fatti rispetto ad agosto 2012 e viene azzerata la descrizione dell’evoluzione temporale dei parametri.
La differenza di anomalia tra agosto ’12 e settembre ’12 (pdf) è

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Basta con le chiacchiere, parlano i dati

Avevo pensato e deciso che di questo non avrei parlato più. Mi sembrava – e per molti aspetti é ancora così – che i dati fossero così evidenti (evidence=prova e l’uso del termine non é casuale), da costringere anche i credenti più ferventi ad un passo indietro. Piccolo magari, ma indietro.

Facciamolo noi, così, per dare una mano. Alcuni giorni fa é stato pubblicato l’ultimo release del dataset delle temperature medie superficiali oceano-terre emerse della Climatic Research Unit. Dati incontrovertibili: il trend dal 1997 ad oggi, periodo in cui secondo le proiezioni mainstream il mondo avrebbe dovuto scaldarsi di due decimi di grado per decennio é talmente al di sotto di questa ampiezza da non essere per nulla significativo. Anzi, é un trend di un ordine di grandezza inferiore al margine di errore di questo genere di ricostruzioni. Ergo, il mondo NON si é scaldato, le proiezioni erano e sono in errore.

Ancora, gran parte della comunità scientifica, scettica o credente che sia, é concorde nell’attribuire questi recenti sviluppi alla variabilità naturale. Insieme sconfinato di meccanismi troppo a lungo dimenticati dalla visione CO2-centrica del problema. Ergo, la scienza é tutt’altro che prossima ad essere definita. Se ne facciano una ragione quanti, anche tra le fila dei credenti nostrani, solo pochi mesi fa andavano in giro dicendo che ormai si discute dei dettagli. Su questo tra l’altro, non ho dubbi: che si discutesse sui dettagli ignorando la big picture a noialtri scettici impenitenti era chiaro da un pezzo; come é del resto chiaro che sui dettagli si fanno le regole e sul design di queste ultime le carriere. Peccato che tutto ciò non abbia un accidente a che fare col problema.

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Secchi, SST e … campanelli

Negli anni ormai lontani dei miei studi universitari imparai due lezioni molto importanti di cui ancora oggi sono grato ai miei vecchi professori. La prima riguarda le misurazioni e gli errori nelle misurazioni. Mi fu insegnato che la misurazione non è mai precisa, ma sempre affetta da errori (sistematici e/o accidentali). A meno che, come amava dire il compianto prof. E. Vitelli, l’Arcangelo Gabriele, mosso a compassione, non venisse a suggerirci il valore esatto della misura.

L’altra lezione riguardava lo scopo stesso dell’istruzione universitaria ad indirizzo scientifico. Il prof. M. Pagano, in proposito, amava dire che il suo compito era quello di creare, nella nostra mente, una rete a maglie quadre costituita da fili all’incrocio dei quali vi era un campanellino il cui scopo era quello di tintinnare quando qualcosa non quadrava. Uno di questi campanelli tintinnò nell’aprile del 2009 durante la lettura di un articolo pubblicato sul n° 488 di “Le Scienze”:

[info]

La discontinuità del 1945
La curva delle temperature globali degli ultimi 150 anni presentava un picco inspiegabile intorno al 1940. Analizzando i dati si è scoperto che era dovuto a una discontinuità nei rilevamenti delle temperature marine.

Di Antonio Zecca e Luca Chiari

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