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Tag: riscaldamento globale

La ricetta perfetta: Allarmi e luoghi comuni vari.

Emergenza, l’importante è ripeterlo, siamo in continua emergenza. Ma c’è di più, le emergenze sono infide, si sommano, si aggravano vicendevolmente, insomma, si attrezzano per l’armageddon. E la colpa di chi è? Ma nostra naturalmente, di quanti siamo, di quello che mangiamo, di come lo mangiamo, di quanto ci scaldiamo, di quanto ci curiamo. In pratica di quanto campiamo, nella colpevole perseveranza di volere stare al mondo, quando dovremmo aver capito da un pezzo che è giunta l’ora di farsi da parte e lasciare spazio alle menti superiori che di queste emergenze già sanno. Facciamocene una ragione.

Ecco qua, da Nova100, su IlSole24Ore:

Il riscaldamento globale e l’incremento del diabete sono correlati?

Si tratta di un relata refero, nel senso che l’autore del post riporta gli elementi salienti di una ricerca pubblicata dall’International Diabetes Federation (testo che non è linkato e che non ho trovato on line). Inizialmente avevo pensato di proporvi come al solito alcuni estratti del post, poi ho pensato che sia molto più opportuno leggerlo per intero, quindi un piccolo sforzo e tornate al link.

Tap, tap, tap…fatto? Ok, vediamo un po’.

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Clima freddo? Prepararsi agli eventi estremi.

Saremo anche globalizzati, sarà anche giusto sapere come vanno le cose anche ai nostri antipodi, ma se permettete forse ci interessa e dovrebbe interessare un po’ di più cosa succede alle porte di casa. Dal punto di vista meteorologico, perché se si parla di eventi estremi si deve quasi sempre far riferimento all’ambito meteorologico e non climatico, la ‘porta’ di casa nostra è la Porta di Carcassonne, il valico dal quale si tuffano nel Mediterraneo le perturbazioni che arrivano da nord-ovest, cioè la grande maggioranza dei sistemi perturbati che interessano il nostro territorio.

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Super Luna e super bagno

Oggi la Luna sarà al Perigeo, cioè al punto più vicino alla Terra della sua orbita. Una super Luna, che apparirà il 14% più grande e il 30% più luminosa. Sarà quindi massimo anche l’effetto sulla marea.

Nell’ormai annosa diatriba sugli effetti negativi dell’innalzamento del livello dei mari, c’è qualcuno che sta interpretando questo evento, che si ripete 3/4 volte l’anno, come una prova generale di tragedia per gli abitanti degli atolli del Pacifico e con loro sicuramente i cittadini di Tuvalu, un lembo di terra il cui punto più alto è appena a 4,6mt sul livello del mare.

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Unisci i puntini

Importa a qualcuno cosa dice la scienza? E’ questo l’interrogativo che si pone Roger Pielke jr in uno dei suoi ultimi post. A ispirarne la scrittura, un articolo uscito recentemente sul New York Times.

Argomento, l’ennesimo sondaggio d’opinione sul global warming. Ma con quesiti nuovi, essenzialmente volti a ‘saggiare’ la convinzione del pubblico sul collegamento tra l’occorrenza di eventi estremi e le recenti dinamiche del clima. E così, malgrado il consenso del pubblico stia calando – una consapevolezza per ovvie e giustificabili ragioni per lo più disinformata – sale quello dello stesso pubblico circa il fatto che il tempo stia diventando sempre più pazzo perché è impazzito il clima. Lo definiscono “erratic”, la cui traduzione più idonea potrebbe essere “bizzarro”.

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Come ti aggiusto il clima

Sulle nostre pagine, così come sulla maggior parte dei siti web specializzati in discussioni sul clima, si fa sempre un gran parlare di temperature globali. Del resto lo spauracchio dei nostri tempi è il global warming, un fenomeno appunto globale. Il problema, come molti sanno, è che la temperatura è di per se un fattore misurabile solo in un dato luogo e in un dato momento. Perché si possa ampliare la scala spaziale di riferimento occorrono quindi molti di questi luoghi adibiti alla misurazione. Se poi si vuole conoscerne l’evoluzione nel tempo, occorre ripetere l’operazione a intervalli regolari per procedere poi a comporne la media.

Quanti di questi luoghi ci sono al mondo? Moltissimi. Quanti di questi sono effettivamente utilizzati e/o utilizzabili per monitorare l’andamento della temperatura? Molti meno. Dove sono questi sensori? Quasi tutti sulla terraferma, ovviamente e, altrettanto ovviamente, quasi tutti nelle zone ad alta densità urbana dei paesi più avanzati. Gli Stati Uniti e l’Europa fanno la parte del leone.

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Pornografia climatica, sindrome da scetticismo e soluzione finale

Alcuni anni fa, come immagino sia accaduto a molti di voi, rimasi colpito dalla teoria della piramide di Maslow. Nella gerarchia delle necessità che contraddistingue la complessità del nostro essere, la soddisfazione dei bisogni primari deve necessariamente precedere la ricerca di realizzazione. Leggendo gi articoli di cui parleremo tra poco, ho dedotto che chi li ha scritti non si è accorto che il mondo è in crisi, non ha problemi di bisogni primari e continua imperterrito a perseguire la propria realizzazione, con un progetto a dir poco discutibile.

Solo chi vive completamente scollegato dalla realtà nonché ermeticamente chiuso nelle proprie convinzioni può elaborare un concetto come il seguente: il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici sono un pericolo per l’umanità, chi non ne è convinto deve necessariamente essere malato. La disfunzione, nella fattispecie, sarebbe quella di avere una percezione affettiva distorta, una sorta di incapacità di farsi una ragione del pericolo imminente.

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Due parenti stretti, ghiaccio artico e oscillazione artica

La misura dell’estensione del ghiaccio marino alle latitudini artiche è uno dei topic della discussione sulle dinamiche del clima degli ultimi anni. Più caldo uguale meno ghiaccio, un’equazione che si sente ripetere spesso che risulta vera a scala geologica, come insegna la storia del Pianeta, ma di cui spesso si abusa, dal momento che mal si attaglia alla descrizione di quanto accaduto in tempi recenti.

Il ghiaccio artico è in declino, questo è incontestabile. Più o meno da quando si è iniziato a misurarlo con metodi oggettivi, sebbene ad esempio appena qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post in cui si parla di dati un po’ più vecchi ma normalmente non impiegati per rappresentarne l’andamento, che rendono la realtà di questo declino meno decifrabile.

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Città, campagna e Global Warming

Alcuni mesi fa sono stati pubblicati i risultati del progetto BEST, un gruppo di studio in larga misura finanziato privatamente che ha compiuto una analisi delle serie di temperatura per valutare oltre al trend, anche la coerenza tra i risultati dei vari gestori di dataset più autorevoli.

In uno dei documenti pubblicati, è stato confermato quanto molta altra letteratura scientifica aveva già discusso, ossia la scarsa o nulla influenza che l’effetto Isola di Calore Urbano (UHI) – il riscaldamento molto localizzato che occorre nelle aree ad alta densità urbana – può aver avuto nel determinare il trend i medio e lungo periodo delle temperature medie superficiali globali sulla terraferma.

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La forza delle coincidenze

“Ancora una volta gli uccelli delle coincidenze si erano posati sulle sue spalle” scrive Milan Kundera nell’Insostenibile leggerezza dell’essere e suo è anche il paragone con “gli uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi”.

Ed eccole allora le coincidenze che scendono sulle nostre spalle a scandire l’ultimo ventennio del XX secolo come epoca topica, croce e delizia di chi si occupa di climatologia. Perché è lì che succede tutto:

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Dalla Teoria ai Fatti – Ci torniamo su

Qualche settimana fa è uscito su queste pagine un mio breve commento che analizzava alcuni aspetti delle dinamiche della circolazione emisferica con specifico riferimento alla prevalenza o meno di flussi ad elevato indice zonale nel medio e lungo periodo. Un post nato per rispondere a quello che sembra essere un cambio di direzione di quanti sotengono l’ipotesi AGW. Dopo aver lungamente annunciato che avremmo assistito ad una sostanziale prevalenza di eventi riconducibili al caldo, scopriamo che questa ipotesi torna buona anche per gli eventi di freddo. In sostanza non solo “il tempo non è il clima finché non lo diciamo noi”, ma anche “il freddo viene dal caldo”. Da quel post è nata una discussione protrattasi fino ai giorni scorsi. Quanto segue intende essere una risposta di più ampio respiro – quindi più facilmente pubblicabile in forma di post – alle eccezioni sollevate da uno dei lettori che per comodità di lettura riportiamo di seguito:

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Tutte le strade portano a Rio

E’ appena di ieri l’altro il nostro commento al comunicato stampa dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale circa l’imminente pubblicazione del report decadale sullo stato del clima. Il cambiamento climatico starebbe accelerando, specie con riferimento agli eventi estremi. Fa eco a questo annuncio un lavoro di fresca stampa su Nature Climate Change a firma di alcuni ricercatori del PIK, il cui commento è apparso sempre ieri su Science Daily. Anche questo lavoro sembra in qualche modo preparatorio del summit Rio+20 che si terrà nel prossimo giugno.

A decade of weather extremes

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Abstract

Il numero verosimilmente elevato di recenti eventi meteorologici estremi ha innescato molta discussioni, sia interne che esterne alla comunità scientifica, circa la possibilità che essi siano collegati al riscaldamento globale. In questa sede si procede ad una revisione delle prove e si argomenta che per alcuni tipi di eventi estremi – soprattutto ondate di calore ma anche altro genere di eventi – sono ora disponibili delle forti evidenze che collegano eventi specifici o un aumento del loro numero all’influenza umana sul clima. Per altri tipi di eventi, come le tempeste, le evidenze disponibili sono meno certe, ma basandosi sui trend osservati e su concetti di fisica di base è tuttavia plausibile attenderne un aumento.

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Corrono gli alberi (o forse no)

Da una ricerca appena presentata a Cambridge:

Gli alberi non sono così velocemente invasivi dell’Artico come precedentemente previsto”

Si parla della “linea (artica) degli alberi”, quel confine ideale oltre il quale fa troppo freddo perché crescano alberi. Se l’Artico si riscalda, tale linea deve andare verso il Nord. O no? E quanto velocemente si sta spostando? Ecco quanto dicono gli autori:

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“Per generalizzare i nostri risultati, la linea degli alberi sale decisamente verso nord, in media, ma non vediamo alcuna prova per velocità cosí elevate come 2 km l’anno in nessun punto lungo l’Artico.”

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Quanto basta per bagnarsi i piedi

Molte volte, magari sbagliando, sulle pagine di CM ci siamo lasciati andare a considerazioni in materia di policy climatiche, confondendo la discussione con quella più specificatamente dedicata alle dinamiche del clima e per questo più appropriata. Il fatto è che l’ipotesi del prevalente contributo antropico alle recenti evoluzioni del clima, di fatto è diventata la base di quelle policy praticamente in tutto il mondo.

Ci sono alcuni paesi un po’ riluttanti, ma ce ne sono alcuni molto attivi. L’unione Europea nel suo complesso appartiene senz’altro alla seconda categoria, sebbene poi nello specifico i singoli paesi cerchino di cavarsela a buon mercato, ma questa è un problema che pervade un po’ tutto il funzionamento dell’Unione.

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A lezione da Richard Lindzen

Richard Lindzen, scienziato di chiara fama scettica, ha tenuto un seminario alla Camera dei Comuni. Già la location dovrebbe far capire a quanti intendono privare il prossimo della possibilità di esprimere opinioni scientifiche difformi da quelle del mainstream che forse quanti non sono convinti che stia per arrivare l’armaggeddon climatico non sono proprio dei minus habens. Diversamente, piuttosto che presso la sede del parlamento inglese, Lindzen avrebbe parlato dallo speaker corner di Piccadilly, magari tirando su anche qualche spicciolo.

Judith Curry, che scettica non è, ha trovato la sua esposizione molto interessante, al punto di riassumere il contenuto di molte delle slide presentate sul suo blog.

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Nubi basse, anzi nane, e global warming

Generalmente quando si parla di meteorologia o di clima, per nubi basse si intende specificatamente quella nuvolosità che si forma negli strati più bassi dell’atmosfera e normalmente ricca di vapore acqueo. Nel contesto dell’articolo appena pubblicato su GRL, invece, per basse si intende con un top più basso in generale, qualunque sia lo strato nel quale si formano.

L’altezza che le nubi raggiungono in atmosfera è collegata al bilancio radiativo. Più le nubi vanno in alto, più sono fredde, minore è la quantità di calore che irradiano verso lo spazio, maggiore è il calore che resta in basso in atmosfera.

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