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Tag: Eventi estremi

Clime ed eventi estremi: E’ Una scienza priva di “attributi”?

Perdonatemi il titolo non proprio nobilissimo e la sua prossimità con la ben più seria frase di Diogene. Il fatto è che di aumento della temperatura media globale, di modifiche alle dinamiche del clima nel lungo periodo e su ampia scala spaziale possiamo parlare finché vogliamo, ma quello che realmente ci interessa nel quotidiano e dovrebbe interessare anche chi su nostra delega prende le decisioni, è sapere se questo aumento e queste modifiche potranno avere o abbiano già avuto un impatto sugli eventi atmosferici estremi che sia discernibile da quello che questi eventi hanno sempre avuto. Se del caso, inoltre, sarebbe altrettanto lecito chiedersi cosa si può fare per mitigare questo impatto o per aumentare la nostra capacità di resilienza.

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I pallettari

Non importa quanto forte sarà il vostro servizio, quanto profonda la vostra volèe. Il pallettaro doc continuerà imperterrito a fare il metronomo da fondocampo rimandando oltre la rete tutti i vostri tentativi, fino a prendervi per stanchezza. Nel Tennis moderno ci sono stati dei pallettari storici. Quando si incontravano tra loro gli incontri sulla terra rossa potevano durare intere giornate, in qualche caso è stato necessario sospendere e riprendere il gioco il giorno successivo.

La tecnica è semplice, sebbene richieda impegno e grandi qualità fisiche, si deve solo rimandare tutte le palle dall’altra parte.

Oggi parliamo di sport? No, parliamo sempre di clima, anzi, rispolveriamo un argomento a noi molto caro, quello della relazione tra cambiamenti climatici reali o presunti, antropici o naturali che siano e eventi estremi.

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Se rinasco faccio l’esperto consapevole

Dal dizionario di etimologia:

[info]

Espèrto = lat EXPERTUS p.p. di EXPERIRI, provare, ricercare (v. Esperire).

Che ha cognizione di checchessia per esperienza avutane o fatta, ed altresì Che ha provato o sperimentato; altrim. Pratico, Perito, ma si usa anche semplicemente per Consapevole.

[/info]

Un vocabolo fondamentale nella comunicazione dei giorni nostri. Un vocabolo inoltre particolarmente attinente agli argomenti scientifici. Esprime o sottende la conoscenza di qualcosa attravero la pratica della sperimentazione. In alternativa esprime o sottende la consapevolezza circa un determinato argomento.

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Gli artisti del “Buco dell’Orzata”

E così la lunga estate calda sta finendo. Ci ha pensato Beatrice a dare il la (senza Dante che è dato per disperso), ma soprattutto ci penserà l’inesorabile avanzare della stagione e…i prossimi tre/cinque giorni. Un’estate difficile per alcuni aspetti, pochissima acqua e parecchio caldo, ma anche spettacolare per altri, specie di natura turistica.

Dicevamo di Beatrice, o della “burrasca di fine estate” o della “rottura dell’estate” modi classici e pop di chiamare la stessa cosa: il rientro dalle ferie e l’acqua per i funghi – se porcini è meglio. Sul genere musicale da attribuire alla sfiancante nomenclatura delle ondate di calore di questi ultimi due mesi non ho dubbi: si è trattato di un tormentone. Ma a conti ‘quasi’ fatti indubbiamente la stagione è stata anomala, sia nel senso tecnico del termine, ossia con valori massimi e soprattutto minimi costantemente nella parte alta della distribuzione statistica, sia per la percezione che se ne è avuta, in assenza – per fortuna! – di fatti di cronaca che abbiano avuto la forza di attirare i media a tormentarci con qualcos’altro.

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L’AGW c’è, ora c’ho le prove!

Qualche tempo fa, in una breve serie di post che raccoglievano delle opinioni più o meno informate in materia di riscaldamento globale e dinamiche del clima, abbiamo commentato un intervento di John Christy giunto in occasione di una sua audizione davanti al Senato degli Stati uniti. L’elemento che allora aveva destato maggiore interesse, era il discorso sulla scarsa rappresentatività del parametro temperatura media di una data località – e quindi anche di un dataset di località – ai fini della valutazione dell’alterazione del bilancio radiativo indotta dall’accresciuta concentrazione di gas serra in atmosfera.

Secondo Christy, che porta a supporto di questa sua posizione anche dei recenti lavori di indagine scientifica, il parametro temperatura media (Tmax+Tmin / 2) è inadatto alla misura del riscaldamento globale perché composto da due parametri, la temperatura massima diurna e quella minima notturna, molto diversi tra loro a causa delle differenti dinamiche atmosferiche da cui scaturiscono.

La temperatura minima notturna è infatti rappresentativa di uno strato molto sottile della troposfera di poche decine di metri immediatamente a contatto con il suolo. Uno strato che molto spesso risulta essere completamente isolato dall’aria soprastante, dove è lecito attendersi gli effetti più incisivi dell’azione di contenimento del calore operato dai gas serra. Diverso il discorso per la temperatura massima, che invece scaturisce da processi di rimescolamento della bassa e media troposfera più turbolenti, che in quanto riferiti ad uno strato più ampio, permettono di intercettare meglio il segnale dell’effetto serra.

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Ciliegie d’agosto e pacche sulle spalle

Tra qualche giorno ricorrerà il mio compleanno. Da buon discettatore di clima e affini, devo ricordarmi di ‘prelevare’ dalla torta le ciliegine più gustose. Già, perché ormai va di moda. Se la storia che ho da raccontare non è abbastanza convincente, meglio aggiustarla prelevando qua e là argomenti utili alla bisogna e tralasciare quelli che rischiano di smontarla.

Se poi decidessi di farmi un regalo e provare a sottoporre un lavoro a un team di esperti che ne valuti la consistenza, sarà opportuno che li scelga tra quelli che la pensano come me. Qualora dovesero trovarci qualche stupidaggine – fatto altamente probabile – di sicuro chiuderebbero un occhio.

Se poi qualcuno dovesse chiedermi di riassumere in un linguaggio più generico quel lavoro devo ricordarmi anche di raccontare qualche panzana, anche questo è del resto consentito se si vuole che il proprio messaggio arrivi a segno.

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Il clima come i dadi truccati, chi è che bara?

Ci sono alcuni modi di dire coniati in lingua inglese decisamente inarrivabili per il nostro modo di esprimerci, magari più forbito ma anche molto meno diretto. Loaded dice – dado truccato – è l’ultima trovata mediatica dei sostenitori dell’AGW. Le definizioni dirette, però, hanno il problema della verifica, se infatti dico “riscaldamento globale” e poi per tre lustri non misuro un aumento delle temperature che abbia significato statistico il mio messaggio non funziona più. Se dico “cambiamenti climatici” e poi chi non è d’accordo con me mi tira fuori un giorno sì e l’altro pure delle prove che il clima è sempre cambiato il mio messaggio è fallace. Se dico “disfacimento climatico” e poi il clima non si disfa, idem come sopra.

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I cavalieri dell’apocalisse

Sono a mio agio. Una volta tanto, con buona pace dei nostri detrattori, si parla di una cosa di cui ho piena cognizione di causa. Assistenza meteorologica alla navigazione aerea e sicurezza del volo. Prima di passare a un’altra pagina web, è bene comunque che sappiate che l’argomento è un pretesto.

La pratica, per nulla ortodossa, si rende necessaria perché qualcun altro, altrove, ha fatto la stessa cosa. Proprio su questo argomento.

E’ a tutti gli effetti uno degli ultimi cavalieri dell’apocalisse, naturalmente mancata. Ma questo sembra non importargli più di tanto, così orgoglioso come dev’essere stato del suo ‘volo’ pindarico.

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Manca l’attribuzione? Poco male, c’è la similitudine.

Come ve lo immaginate il Global Warming? Su, dai, non è difficile, gli accaldati scienziati che se ne occupano ce lo descrivono da anni. Cielo opaco, atmosfera rovente, un incendio di là, un campo inaridito di qua, poche polverose foglie a vestire gli alberi sopravvissuti etc etc. E quando tutto questo passa, perché il tempo per fortuna ogni tanto cambia pure, tempeste a go go, tuoni, fulmini e saette, torrenti fangosi in piena e case travolte, insomma, un disastro.

E quando fa freddo come quest’inverno? Regola numero uno, anche se fa freddo comunque da qualche altra parte fa caldo, mentre il contrario non è vero. Regola numero due, fa freddo perché fa caldo, sicché, comunque, è solo un’impressione.

In questi bollenti giorni d’inizio estate, con Hannibal, Caronte e Minosse – tre maschere dello stesso personaggio, l’anticiclone nord-africano – tra gli accaldati suddetti impazza un motto, anzi due:

  1. Ve lo avevamo detto;
  2. E’ così che ci immaginiamo il global warming.
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Eventi estremi in area alpina: Il solito grazie.

Lo ammetto, fino a qualche ora fa non sapevo cosa fosse HISTALP. Ora lo so, è un dataset di osservazioni provenienti dall’area alpina concernente alcuni dei paramentri atmosferici fondamentali costituito da 58 serie storiche di cui la più giovane arriva al 1831 e la più vecchia addirittura al 1760.

Studiare queste serie deve essere veramente affascinante. Lo hanno appena fatto dei ricercatori dello ZAMG, il Servizio Meteorologico Austriaco, gente che con le Alpi ci sa fare.

Non hanno cercato segnali di lungo periodo, non sono andati a misurare indici climatici di vario genere. La loro analisi ha riguardato le oscillazioni ad alta frequenza dei paramentri atmosferici, quelle che caratterizzano la variabilità interannuale e stagionale. Lo scopo era quello di cercare un impronta del forcing antropico nella frequenza di occorrenza di eventi di freddo e di caldo estremi, per cercare di capire se aumentano, diminuiscono o restano quelli di sempre.

Nell’abstract – unica cosa disponibile in rete e al riguardo chi è in grado di dare una mano a reperire il testo per intero è benvenuto – si legge che sostanzialmente gli highlights del paper sono tre:

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Eventi estremi e Climate Change: Anche in Spagna nulla di fatto

Non è certo la prima volta che parliamo di cambiamenti climatici, eventi estremi e danni da essi provocati. Le analisi che abbiamo avuto modo di commentare sin qui hanno però quasi sempre riguardato l’oltre oceano a firma di Roger Pielke jr, sebbene qualcosa di più generale abbia trovato spazio anche nel recente report IPCC dedicato proprio a questo argomento.

Oggi ci avviciniamo un po’ a casa, più precisamente andiamo in Spagna. Su Natural Hazards and Earth System Sciences  è stato pubblicato un articolo focalizzato sui danni causati dagli eventi alluvionali.

Assessing trends in insured losses from floods in Spain 1971–2008

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Il tempo non è il clima ma ci scappa la scommessina

Tra pochi giorni si tornerà a parlare di Uragani, la stagione attiva per il bacino atlantico inizia infatti nominalmente il 1° giugno. Per tutti quelli che non campano di pane e meteo, si potrebbe anche fare a meno di parlarne, perché comunque sono affari che per fortuna non ci riguardano. Per tutti gli altri, e non sono pochi, sta salendo la febbre dell’outlook, cioè della previsione ufficiale della NOAA per la stagione 2012 il cui rilascio è atteso a giorni.

La Colorado University invece, sede del progetto Tropical Meteorology Project, ha emesso la sua previsione già il 4 aprile scorso. Secondo loro si tratterà di una stagione lievemente sotto media, sia per il numero di Mayor Hurricanes (3,4,5 della scala Suffir Simpson), sia per le probabilità che qualcun di queste arrivi ad interessare le coste USA, sia per il numero in totale degli eventi che saranno ‘nominati’, cioè che riceveranno la targa di Tempesta Tropicale o Uragano vero e proprio. Analogamente, la previsione del Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine (ECMWF), il cui prodotto è però squisitamente numerico e viene emesso e aggiornato tutto l’anno senza soluzione di continuità stagionale, va nella direzione di una stagione in media o lievemente sotto media (accessibile solo agli utenti).

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Sting Jet: Un Tempo da Scorpioni

Non e’ un motorino, non e’ un cantante, è, ma forse si dovrebbe dire dovrebbe essere perché se ne sa molto poco, un fenomeno meteorologico. Ed è anche di quelli che quando arrivano poi tendono ad essere ricordati.

Si parla di vento al suolo, e già chi di meteo se ne intende un po’ dovrebbe storcere il naso, perché parlare di getto per un vento nei bassi strati non è ortodosso. Eppure è questo il nome che chi lo ha ‘scoperto’ e in parte spiegato gli ha dato. Per due ragioni. Innanzi tutto l’intensità, decisamente paragonabile a quella delle correnti a getto. E poi la provenienza, dato che si origina nella media troposfera.

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