Salta al contenuto

Tag: Emissioni

Emissioni: La Cina fa il gioco delle tre carte?

Da Nature Climate Change. Nel più perfetto stile della trasparenza delle informazioni, nel computo totale delle emissioni di CO2 cinesi per il 2010, pare manchi all’appello ‘appena’ un miliardo di tonnellate di anidride carbonica. Sommando quanto riportato a livello provinciale con quanto comunicato a scala nazionale il conto non torna. In eccesso, naturalmente.

The gigatonne gap in China’s carbon dioxide inventories

Nell’articolo appena uscito sulla rivista scientifica espressamente dedicata ai temi climatici e a tutto ciò che vi ruota intorno, si cerca di capire quale sia la ragione di questa clamorosa discrepanza.

In termini percentuali la differenza si aggira intorno al 20%, ossia più o meno pari alle emissioni del Giappone, che occupa la quarta piazza nella speciale classifica dei cattivi, dopo appunto la Cina, gli Usa e l’India.

Sarebbero sostanzialmente tre i problemi alla base di quello che comunque si può sommare in una sola parola: caos.

Facebooktwitterlinkedinmail 6 Comments

Nuova ricetta: Pane e CO2.

Si potrebbe rivisitare così la famosa frase di Maria Antonietta: “Maestà il popolo non ha pane. Dategli la CO2″”.

Allora, il volume d’affari della coltivazione e commercio del grano a livello globale è di circa 182 miliardi di dollari. Il volume di affari del mercato del carbon trading è arrivato nel 2011 a 176 miliardi di dollari. Ciò significa che l’aria, o meglio uno dei suoi componenti, nonostante la sua nota inconsistenza anche quando è fritta,  ora vale come il pane.

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

Più che una meteora potè il meteorismo

Ve li siete immaginati da sempre come li ha sceneggiati Steven Spielberg, imponenti, ora feroci, ora mansueti, alti come palazzi o veloci come il vento, comunque liberi e felici. Fino al giorno del giudizio, della sofferenza, della fame  e dell’inedia.

Un disastroso impatto con un corpo celeste proveniente dal cosmo? Un terremoto pre-biblico? Macchè, soltanto una gigantesca, colossale, insopportabile puzza. Per di più autoprodotta.

Ebbene sì, i dinosauri hanno modificato il clima, tanto da rimetterci le penne, forse. Come? Con le loro flatulenze. Ben 520 milioni di tonnellate di metano rilasciate in atmosfera ogni anno, anno dopo anno…altro che mucche, altro che consumo eccessivo di carne, i dinosauri sì che ci sapevano fare.

Facebooktwitterlinkedinmail 9 Comments

La CO2 nel cortile di casa

Le dinamiche della circolazione delle notizie sono strane e imprevedibili almeno quanto quelle del clima. Alcuni giorni fa ho intercettato su Tallbloke il commento ad un articolo scritto da alcuni ricercatori Italiani, un paper comunque attualmente disponibile solo in abstract sui proceedings di EGU.

CO2 fluxes from Earth degassing in Italy – Cardellini et al., 2011

Si tratta dei risultati di una campagna di misura dei flussi di CO2 rilasciati dal terreno, con origini vulcaniche e non vulcaniche. Sebbene come detto si possa consultare solo l’abstract, a questo link c’è una presentazione dello stesso team di ricerca che chiarisce un po’ le idee.

Ad ogni modo, perché ci interessa l’argomento? Vediamo.

Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

Mirror posting: Il capro espiatorio è sempre la Co2

Questo post è uscito venerdì scorso su La Bussola Quotidiana

******************************

Da oltre trent’anni è in atto un’Hiroshima culturale che indica nell’anidride carbonica la responsabile di tutti i mali del pianeta. Se piove poco è colpa della CO2, se piove troppo è sempre colpa della CO2, se fa’ più caldo del normale è colpa della CO2 ed analogamente se fa’ più freddo del dovuto. La CO2 è stata ormai assunta come tracciante di qualsiasi inquinante emesso in atmosfera dall’uomo e la sostenibilità ambientale viene oggi sempre più intesa come sinonimo di bassa emissione di CO2.

Questi concetti, fatti propri dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dai nostri Governi, sono oggi la colonna portante della green economy e come tali vedono l’adesione entusiastica dell’intero sistema economico (industria, terziario, agricoltura, trasporti, ecc.) e sono quindi incessantemente divulgati dai media, andando a costituire una “verità inoppugnabile” contro la quale è pericoloso o quantomeno donchisciottesco cercare di opporsi.

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

Ma i morti di Panama non ci hanno insegnato nulla?

La storia della costruzione del canale di Panama è segnata dalla strage di migliaia persone morte a causa della mancanza di sicurezza nei cantieri, ma soprattutto a causa delle malattie tropicali contratte durante i lavori.

Il progetto iniziale del 1875 fu dei francesi, ma fallirono nell’impresa sia Ferdinand de Lesseps, già costruttore del Canale di Suez, sia Gustave Eiffel. Uno tra i motivi più importanti del fallimento fu l’incapacità di controllare e limitare l’insorgenza delle malattie tropicali, soprattutto delle febbri trasmesse dagli insetti pungitori cioè: malaria, febbre emorragica, febbre gialla etc. Morirono 22.000 persone tra tecnici e operai per lo più provenienti dal caribe, una vera ecatombe.

Facebooktwitterlinkedinmail 9 Comments

Vento a un tot (e che tot!) al Kilowatt

I blog clima-energetici anglosassoni sono in subbuglio. La GWPF (Global Warming Policy Foundation) ha pubblicato il report di un esperto di energia inglese. Facendo un po’ di conti, l’energia eolica si rivela altamente non remunerativa. Di più, i costi per centrare gli obbiettivi di riduzione delle emissioni che la Gran Bretagna si è data si prospettano nel migliore dei casi insostenibili, nel peggiore da autentica debàcle economica e finanziaria.

Why Wind Power is so expensive?

Senza entrare nel dettaglio, cosa che se volete potete fare semplicemente consultando il report di cui sopra, tra l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per ridurre le emissioni di quanto richiesto includendo l’eolico nel mix energetico piuttosto che impiegando delle centrali a gas a ciclo combinato c’è una differenza di un ordine di grandezza, dieci volte tanto. E per quel tanto si intende 120 milardi di sterline contro 13.

Facebooktwitterlinkedinmail 20 Comments

Ventisei contro ventisette, per un pugno di dollari

Il 16 gennaio scorso abbiamo pubblicato un post a firma di Fabio Spina sulla problematica delle emissioni derivate dal trasporto aereo e della regolamentazione unilaterale che la UE si è imposta – imponendola di fatto al resto del mondo – per dare un po’ di ossigeno (scusate il gioco di parole) al mercato del Carbon Trading.

Ieri, dopo un mesetto di consultazioni, si è concluso il consiglio della cosiddetta “Coalizione dei non-volenterosi”, ossia di tutti quei paesi che non hanno nessuna intenzione di piegarsi al diktat della UE e che vorrebbero continuare ad attraversare lo spazio aereo europeo senza dover pagar dazio al mercato dell’ETS.

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

Lotta alle emissioni e aviazione: Incoscienza (in)consapevole

E poi nessuno ci venga a raccontare che non lo sapeva. Premessa.

Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un post in cui si parlava della recente introduzione nella UE di una carbon tax specificatamente diretta al mondo dell’aviazione civile. Questo sta rischiando di innescare una guerra commerciale tra l’Unione e il resto del mondo per l’aggravio dei costi che le compagnie saranno costrette a subire per operare nel territorio UE.

No Aviation Without Taxation – di Fabio Spina

Oggi abbiamo delle novità.

Ecco qua, da Androkronos:

Quote di emissioni di CO2 come azioni di borsa, ecco come speculare in cielo

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Principio di precauzione sì, ma per guai veri.

Iniziamo questo post con una citazione:

[blockquote]Ci ritroveremo sempre più a gestire problemi ecologici come il riscaldamento globale, non a risolverli. Potremmo fare qualche passo avanti nel limitare le emissioni, ma se lo faremo sarà attraverso l’innovazione delle tecnologie energetiche e implementandole a livello nazionale e regionale, non attraverso limitazioni internazionali provenienti dall’alto.[/blockquote]

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

Il Caciucco climatico

Oppure zuppa di pesce. Va bene lo stesso, purché ci siano crostini a piacere e, soprattutto, grandi quantità di vino. Già, perchè altrimenti la cena non viene bene.

Questo deve aver pensato (e fatto) chi ha scritto questo articolo scovato su Arxiv prima e su Technology Review poi.

How Likely Is a Runaway Greenhouse Effect on Earth?

Per runaway greenhouse effect si intende un aumento inarrestabile dell’effetto serra, una serie di meccanismi di amplificazione del riscaldamento che fanno salire le temperature fino e oltre il limite dell’immagine, fino a provocare la completa evaporazione degli oceani – di cui il caciucco è appunto lo stadio intermedio.

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

Siamo salvi, la Co2 è bipartisan

E sono salvi anche i lettori di CM. Neanche questa volta trasformeremo le nostre pagine in un’arena politica. Si tratta di ben altra partigianeria, che però rimanda curiosamente alla sempiterna opposizione di fase tra destra e sinistra.

La faccenda rientra nella categoria “studio quello che mi piace ma lo posso fare solo se mi finanziano e perciò ci metto comunque di mezzo il clima e i suoi derivati“. Più che i risultati di questo studio però, che fioriscono in un campo di cui sono assolutamente ignorante, direi che un plauso debba andare al colpo di genio con cui si è materializzato il volo pindarico tra la CO2, cioè il clima e i suoi derivati, e lo specifico settore di applicazione oggetto di questa ricerca.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail 4 Comments

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »