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Tag: Vortice polare

Prossimo inverno, le valutazioni del gruppo di ricerca sull’OPI -PARTE II – Possibile fase fredda sotto le feste natalizie

[box type=”info”] Alessandro Pizzuti, Riccardo Valente e Andrea Zamboni, del gruppo di ricerca sull’indice OPI, hanno aggiornato il loro punto di vista sulla stagione in…

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Gli effetti del forte riscaldamento stratosferico “tradotti” in troposfera

Questo post è uscito in originale su Meteotime a firma di Matteo Sacchetti il 21 aprile scorso.

In primavera avanzata, i riscaldamenti in alta stratosfera sono dinamiche normali che progressivamente conducono alla sostituzione del vortice polare con una cella altopressoria. Sulla base di quelle che sono le tempistiche si suole distinguere i Final Warmings in late ed early.

Tuttavia quando tali riscaldamenti sono accompagnati ad evidenti anomalìe positive (fig. 1) e portano anzitempo ad una sostituzione dei venti zonali anche al di sotto dei 65/60°N si può parlare anche in questo caso di Major Warmings (fig. 2).

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Dal ‘movimento meteo’: Interessante analisi delle dinamiche invernali

Il post che segue mi è stato segnalato da uno dei nostri lettori. Si tratta di una interessante analisi delle dinamiche troposferiche dell’emisfero settentrionale, sia in termini generali che con riferimento specifico ai primi due mesi di questa stagione invernale. In particolare si pone l’accento su quella che viene definita una scarsa rappresentatività di un indice teleconnettivo cui facciamo riferimento molto spesso nelle nostre discussioni, l’Oscillazione Artica. Al riguardo il concetto di ‘diminuzione’ della rappresentatività dell’AO non mi trova particolarmente d’accordo, specie perché, come leggerete, questa diminuzione scaturirebbe da una avvenuta modifica del sistema terra-mare-atmosfera in area polare, cioè, dal trend negativo dell’estensione dei ghiacci artici. Una diminuzione di estensione certamente avvenuta, ma sui cui feedback in termini di distribuzione della massa atmosferica c’è decisamente ancora molto da capire. Pur trovandomi assolutamente concorde sulla chiave di lettura impostata proprio sulla distribuzione della massa e della conseguente circolazione atmosferica, più che pensare ad una diminuzione della rappresentatività dell’AO sarei dell’idea che l’indice, che descrive l’intensità della circolazione zonale, debba essere guardato con occhi diversi a pari valore assunto, in relazione alle dinamiche di lungo periodo della latitudine attraverso la quale scorre il fronte polare, cioè in relazione a quanto è più o meno estesa verso sud l’aria polare durante la stagione invernale. Questa mia è tuttavia solo una breve introduzione. Il contenuto dell’articolo, come vedrete, è ben più ricco di spunti interessanti e merita davvero attenzione. Buona lettura.

 

L’Arctic Oscillation e le “defaillances” di un indice – di Matteo Sacchetti e Antonio Pallucca

Si discute già ormai da diversi anni circa le “performance” descrittive di un importante indice teleconnettivo il cui utilizzo viene assunto per descrivere lo “stato di salute” del vortice polare troposferico.

In realtà l’Arctic Oscillation (fig. 1) definito da una proiezione ortogonale delle slp (1000 mb) dai 20° verso il polo, misura, come detto, il gradino barico tra queste latitudini e il valore è stato standardizzato dalle deviazioni standard (base NCEP/GFS) del modello su basi annuali 1979/2000.

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Outlook inverno 2013-2014 – Verso il cambio di pattern atmosferico

Con questo articolo si aggiornano brevemente la situazione e le possibili prospettive. Prima di tutto un brevissimo riepilogo delle “puntate” precedenti. Nell’aggiornamento dello scorso 18 dicembre segnalai la genesi di un probabile warming classificato come Minor e atteso tra la fine di dicembre e i primissimi giorni di gennaio. Nell’aggiornamento successivo del 31 dicembre segnalai la possibilità di un evento Major verso la fine della seconda decade di gennaio derivante dalla situazione stratosferica allora prevista. In realtà questo secondo evento non si verificherà, almeno in quei termini, e i motivi principali sono da attribuire all’eccesso di conservazione di moto zonale che il vortice polare sta tutt’ora mantenendo rispetto alle attese derivate dalle conseguenze del Minor Warming e dai continui disturbi offerti da una sempre buona presenza di attività d’onda. Infatti l’elevata zonalità (cosa comunque segnalata poi in sede di commento) ha inibito l’inserimento dei flussi di calore a carico della seconda onda verso il cuore del vortice polare stratosferico alla quota isobarica di 10hPa.

 

La situazione permane comunque molto fluida anche perchè l’attività d’onda al confine tra troposfera e stratosfera tende a produrre continui elementi perturbatori. La situazione potrebbe però trovare uno via di sblocco, ora vediamo perché.

 

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Arriva l’inverno gente, quello vero.

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Negli ultimi giorni si è cominciato a parlare di inverno. Lo ha fatto lo UK Met Office, presagendo un’altra stagione difficile per l’Europa e più nello specifico per la Gran Bretagna, arrivando a dire che quello prossimo potrebbe essere per loro l’inverno più freddo degli ultimi 100 anni. Bontà loro, se le classifiche ex-post hanno poco senso, quelle ex-ante ne hanno ancora meno. Da noi lo ha fatto il CNR IBIMet, notizie riprese entrambe da Meteoweb (qui e qui), andando sempre nella direzione del freddo ma immaginando pattern atmosferici più continentali – e dunque siberiani – che non artici, come previsto invece dagli amici inglesi.

Il comune denominatore è dunque il freddo, ma gli approcci sono distanti in termini di dinamiche della circolazione emisferica. Difficile che si possa sperimentare un mix tra le due cose, anche se l’esperienza insegna che l’atmosfera ha sempre qualcosa di nuovo da mostrare.

Per parte nostra, proseguiamo nel solco tracciato negli anni scorsi e recentemente ripreso con il post di introduzione ai nostri outlook dell’ottobre scorso. Come leggerete, ci associamo al comune denominatore di cui sopra, ma l’analisi e le considerazioni sono abbastanza diverse e sono scisse in due parti, con il discorso che torna ad unirle alla fine. Quello che segue è forse il post di argomento meteorologico (con una strizzata d’occhio al clima stagionale) più interessante e meglio argomentato che abbiamo mai pubblicato, perciò, mettetevi comodi e, visto che si tratta pur sempre anche di una previsione, incrociamo le dita!

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Outlook inverno 2012 – 2013

di Carlo Colarieti Tosti

La situazione stratosferica nei piani medio-alti (tra 30 e 1hPa) è caratterizzata da una anomalia negativa di geopotenziale espressa attraverso l’indice NAM (Northern Annular Mode) con il recente avvicinamento alla soglia di +1,5. In letteratura tale circostanza suggerisce la possibile propagazione verso la troposfera della consistente vorticità stratosferica accelerando e chiudendo in sede artica il Vortice Polare Troposferico (VPT) instaurando quindi un periodo di Oscillazione Artica  (AO) positivo. Le conseguenze alle medie latitudini sono note e possono riassumersi in una generale tendenza a configurazione ad elevato indice zonale.

La situazione però non è così semplice da poter essere licenziata in breve. Spieghiamo perché.

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Previsioni stagionali: Scaldiamo i motori per l’inverno!

I nostri lettori abituali penseranno che siamo impazziti, immaginando che contrariamente alle nostre abitudini, non solo ci gettiamo nella mischia delle previsioni, cosa che su queste pagine non accade quasi mai, ma addirittura lo facciamo con un anticipo che ogni meteorologo sano di mente giudicherebbe ridicolo. Così non è in effetti. Non abbiamo nessuna intenzione di fare presagi di nessun genere.

Lo spunto per il nostro titolo di oggi e per il contenuto di questo post, viene da una recente pubblicazione scientifica in materia di previsioni stagionali della quale ci ha dato notizia Science Daily:

Seasonal Forecast for northern emisphere winter 2009/2010 – IOp Science, Environmental Research Letters.

Si tratta di uno studio di rianalisi delle performance del modello di previsione stagionale in uso presso lo UK Met Office, il modello GloSea4, cui si aggiungono degli interessanti spunti previsionistici per l’immediato futuro.

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Da tenere a mente. Aspettando l’inverno.

Eppure sui libri di meteorologia era spiegato bene. Ad esempio, il vecchio caro e popolare Bernacca in uno dei suoi libri spiegava semplicemente che durante l’estate, quando il sole riscalda i poli e le differenze di temperatura nord sud sono minime, il sistema meteorologico si “spegne”, i massimi ed i minimi pressori sono meno accentuati, le isobare sono meno tondeggianti attorno ai centri pressori e divengono più irregolari….ma è mai possibile che nessuno degli appassionati meteo si accorga che d’estate non si vedono alte pressioni di 1050 hPa o poderosi minimi depressionari?

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Cosa significa non voler capire che la musica è cambiata

Il 2011 è agli sgoccioli, un anno che non si è certo risparmiato dal punto di vista meteorologico, anche nel recentissimo passato. All’inizio dell’autunno piogge torrenziali, perturbazioni atlantiche entrate nel Mediterraneo come un coltello nel burro, territorio flagellato da una tipica circolazione meridiana, con il Paese è flagellato da eventi che non si vedevano dagli anni ’60 e ’70. Se sei sotto l’aria calda sub-tropicale ti viene voglia di andare al mare e aspetti le rondini. Se sei sul bordo discendente del flusso corri a controllare l’attrezzatura invernale. Per gli ottimisti gli sci, per tutti gli altri pneumatici invernali.

E ti dicono che è colpa del riscaldamento globale.

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