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Tag: Siccità

La parola fine, finché dura…

E’ probabile che non duri molto, anzi, a dirla tutta, i soliti noti faranno finta di non essersene accorti. Vi starete chiedendo di cosa parlo. E’ presto detto, tra una presa di coraggio e un ripensamento sull’incertezza e sull’attendibilità delle simulazioni climatiche, tra dichiarazioni altisonanti scientificamente non sostenibili e astruse elucubraazioni climatiche degne del miglior Ugo Tognazzi di “Amici miei”, il report dell’IPCC appena pubblicato ha in effetti messo la parola fine sul collegamento tra gli eventi estremi e i cambiamenti climatici, ove con questi si intenda una modifica alle normali dinamiche indotta da cause esterne al sistema.

 

Il processo, pur lento e laborioso, era iniziato con la pubblicazione dello special report espressamente dedicato all’argomento, dove pur con scarso entuusiasmo e senza troppi clamori, era apparso chiaramente che allo stato attuale non è possibile stabilire alcun rapporto di causa-effetto tra ciò che si intende per dinamiche climatiche, tipicamente definite a scale spaziali e temporali molto ampie e quanto si misura in termini di fenomeni intensi, che prendono vita sempre in tempi brevi ed a scala temporale molto limitata. In particolare, se il livello di confidenza per la connessione tra la temperaura del pianeta che è aumentata e alcuni eventi siccitosi o di ondate di calore è accettabile, per quel che riguarda i cicloni tropicali, i tornado, le piogge alluvionali e i temporali intensi il collegamento non c’è. Il quinto report IPCC non li nomina neanche.

 

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Siccità sotto la lente: è più piccola o più grande?

di Luigi Mariani e Guido Guidi

Sulle pagine di CM abbiamo affrontato molte volte il tema della siccità, argomento quanto mai cogente in materia di dinamiche del clima. Il perché è semplice. Da un lato eventuali modifiche di medio o lungo periodo alla frequenza di occorrenza e all’intensità degli eventi siccitosi, ovviamente modifiche peggiorative, avrebbero un impatto molto significativo sul nostro modo di vivere, dall’altro, proprio per questo motivo, negli ultimi anni sono stati molti i tentativi di realizzare il trasferimento del concetto di per sé intangibile del riscaldamento globale nel mondo reale, attraverso appunto la minaccia di un aumento della significatività di questo genere di eventi.

Ne abbiamo avuto un esempio molto eloquente la scorsa estate, sia nel nostro Paese che, in modo molto più incisivo negli Stati Uniti, con l’assenza di piogge e l’aridità che ne è conseguita che hanno causato seri problemi alla produttività agricola. Il relativo impatto, anche ampiamente dibattuto, sulle dinamiche dei prezzi delle materie prime alimentari è stato portato più volte ad esempio del fatto che la catastrofe climatica non sarebbe solo prevista, ma addirittura già in atto. Questi argomenti, con riferimento agli eventi estremi in generale sono come si sa assolutamente speculativi. Ma se c’è una classe di eventi estremi su cui lo stato dell’arte della scienza sarebbe appena un po’ più confidente questa è proprio quella in cui ricadono gli eventi siccitosi.

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In attesa dell’assaggio

Sta iniziando la vendemmia. Per ora solo colture particolari, il grosso arriverà tra un paio di settimane. L’estate è stata calda e decisamente arida, per cui la produzione sarà probabilmente largamente inferiore a quella dello scorso anno e ancora più lontana dal record del 2000.

In attesa che comincino gli allarmi e gli elenchi delle tragiche prospettive, vi invito alla lettura di questo articolo sul Corriere della Sera:

La calda vendemmia della decrescita felice

Calma, è solo un titolo. Ed è anche azzeccato. Click qui sotto per sapere perché.

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Siccità d’Egitto

Venerdì 24 agosto sono incappato per ben due volte in notizie giornalistiche a sfondo catastrofico basate sull’articolo di Bernhardt et al., 2012 “Nile Delta vegetation response to Holocene climate variability”, pubblicato nel luglio scorso sulla rivista Geology.

La prima  era una notizia di coda del Giornale Radio RAI delle ore 6  (qui dal minuto 08:55) che gossomodo diceva quanto segue: La civiltà egizia delle piramidi fu distrutta da una grande siccità accaduta circa 4000 anni orsono. Questa notizia è una magra consolazione di fronte al caldo di quest’estate…  -> in sostanza mi è parso che in modo non particolarmente elegante si volesse dare ad intendere che anche noi stiamo per fare la fine degli egizi (forse ero troppo addormentato per capire ma ad ogni buon conto ho subito toccato ferro…).

La seconda è l’articolo apparso venerdì stesso a pagina 29 del Corriere della sera a firma di Giovanni Caprara (a cui evidentemente si erano ispirati i giornalisti RAI per il loro “scoop”) dall’eloquente titolo “Il mito distrutto dal clima. Fu un improvviso caldo torrido a far crollare il regno egizio. Così finì il tempo delle piramidi”.

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Sull’orlo del disastro

Di catastrofismo ne abbiamo parlato spesso (e malvolentieri). Chi ci conosce sa che preferiamo ragionare a mente fredda sugli eventi, così come sa che invece ci “disturba” la notizia urlata e l’annuncio della catastrofe prossima ventura. Personalmente ritengo che a forza di urlare alla catastrofe, si genera una tale assuefazione nei lettori, tale da ottenere un danno doppio: primo, non gliene importa più niente a nessuno, secondo, quando arrivano le vere catastrofi, nessuno se ne accorge (finchè non sia troppo tardi).

Tutto questo preambolo per dire cosa? E’ semplice: per la terza volta in 5 anni potremmo essere prossimi ad un baratro, ad una catastrofe umanitaria prima e chissà cosa poi.

Che questo 2012 sia stato un anno a dir poco periglioso per i raccolti di mezzo mondo è un dato di fatto innegabile (peraltro Guido Guidi ne ha parlato più volte nelle ultime settimane, qui su CM e in particolare negli ultimi giorni sono stati approfonditi proprio questi stessi temi, a riprova che l’argomento è veramente un hot topic). Che cosa sta per accadere? Prima un breve riassunto dei fatti.

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USA: In arrivo due decenni di siccità naturale, poi ovviamente, disastro antropico!

Che i lettori di CM stiano pure tranquilli, non abbiamo deciso di darci alle previsioni pluridecennali. Anche in questo caso, naturalmente si tratta di un relata refero.

La notizia è arrivata in Italia per il tramite di Andkronos:

Negli Stati Uniti è allarme siccità per i prossimi due decenni, rischi anche per l’Europa

Titolo ripreso da un articolo del Washington Post:

Climate models that predict more droughts win further scientific support (I modelli climatici che prevedono più siccità guadagnano ulteriore supporto scientifico)

Entrambi gli articoli parlano di un nuovo paper pubblicato su Nature Climate Change:

Increasing drought under global warming in observations and models (Siccità in aumento durante il riscaldamento globale nelle osservazioni e nei modelli)

Naturalmente, abbiamo qualcosa da dire 🙂

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UK Met Office: Le conseguenze della siccità saranno virtualmente inevitabili

Ne abbiamo parlato i primi di maggio. Nel breve documento presentato a marzo dallo UK Met Office sull’andamento previsto per il trimestre aprile, maggio, giugno,…

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