Salta al contenuto

Tag: Raggi Cosmici

Un bicchiere di Sole

Ultimamente mi sono imbattuto in una ricerca indiana sulcontributo dei raggi cosmici sul riscaldamento globale.

Contribution of changing galactic cosmic ray flux to global warming – (pdf)

La rivista non è molto conosciuta ma è inseritra nella lista ISI.

Cito:

[info]

La correlazione ben consolidata tra il livello delle nuvole basse e l’intensità dei raggi cosmici, che fungono da nuclei di condensazione per le nuvole, mostra chiaramente che una diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici si traduce in un minore copertura nuvolosa bassa. La riduzione dell’albedo, a causa della minore nuvolosità a bassa quota, comporta un aumento della temperatura superficiale sulla terra perché diminuisce la radiazione riflessa nello spazio.

L’estrapolazione della intensità della radiazione cosmica galattica sulla base delle misure in 10Be proxy delle carote di ghiaccio, mostra chiaramente che l’intensità dei raggi cosmici è diminuito del 9% nel corso degli ultimi 150 anni, a causa del continuo aumento dell’attività solare. Presentiamo elementi atti a dimostrare che la componente della forzatura radiativa dovuta alla diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici nel corso degli ultimi 150 anni è di 1,1 Wm-2, che è circa il 60% di quella dovuta all’aumento del CO2. Concludiamo che la previsione futura del riscaldamento globale presentato da IPCC4 richiede una revisione per tener conto dell’effetto dovuto ai cambiamenti a lungo termine dell’intensità dei raggi cosmici galattici.

[/info]

Facebooktwitterlinkedinmail 14 Comments

Analisi spettrale della copertura nuvolosa nei dati HISTALP

[info]

Per un errore di editing (mio) il post è uscito con la mia firma e non con quella dell’autore reale. Ora ho corretto. Chiedo venia.

gg

[/info]

In seguito ad un post su CM, anche io ho scoperto l’esistenza del dataset HISTALP, una collaborazione tra istituti di nazioni che gravitano attorno alle Alpi e coordinata dal Servizio Meteorologico Austriaco (ZAMG). Il database ha richiesto una intensa attività di coordinamento per ottenere e omogenizzare dati ottenuti da soggetti diversi, spesso nemici, con tecniche diverse, ad ore diverse, con strumenti non omogenei. È sufficiente pensare alle due guerre mondiali e, più recentemente, alle vicissitudini della ex Iugoslavia per immaginare le difficoltà, anche di carattere politico, che si sono dovute superare per avere, oggi, un insieme di dati meteorologici omogeneo che comprende la Greater Alpin Region (GAR), sia nelle zone di maggiore elevazione che in quelle, più basse, con maggiore densità di stazioni meteo e di osservazioni estese nel tempo.

I dati disponibili sono divisi in quattro zone geografiche (NE,SE,NW,SW) e due zone distinte per altezza delle stazioni (ALPIN, per le altezze maggiori) e LOW (altezze minori), comme appare nell’immagine sotto, presa dal sito di HISTALP:

Facebooktwitterlinkedinmail 8 Comments

Se il tempo non fosse il massimo

Di sicuro non ci sarà ancora Hannibal, il sedicente anticiclone africano atteso nei prossimi giorni, ma ci sta che questa prima festa primaverile, oltre che tra polemiche sull’apertura o meno degli esercizi commerciali, oltre che tra le prime fave e pecorino della stagione, possa passare anche con un po’ di sole.

Hannibal o il suo fratello minore Asdrubale, arriveranno comunque dopo.

Per inciso questa pratica di nominare i soggetti atmosferici la trovo stucchevole, spesso disinformante e alquanto provinciale.

Facebooktwitterlinkedinmail 7 Comments

Piccole nuvole crescono

Enrik Svensmark, lo scienziato che per primo ha formulato l’ipotesi che il flusso dei raggi cosmici proveniente dalla spazio possa essere in relazione con le temperature perché facilita la formazione delle nubi, sta per pubblicare un altro paper.

Lo studio, del quale abbiamo avuto notizia dal blog di Nigel Calder, è disponibile in pre-print su Arxiv, sebbene debba ancora essere accettato dalla rivista cui è stato proposto, cioè Physical Review Letters. A leggere il commento di Calder, sembra che questo lavoro possa fornire nuovo ‘carburante’ all’ipotesi di Svensmark, sulla quale stanno lavorando alacremente anche al CERN di Ginevra con l’esperimento CLOUDS, i cui risultati, sebbene confortanti, continuano ad essere controversi.

Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

La Terra è una trottola, ma se si scalda è sempre colpa del tuo SUV.

Perdonatemi il titolo privo di senso, non me ne veniva uno migliore per descrivere l’ultimo volo pindarico della scienza del clima. Esce sul Journal of…

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger... 1 Comment

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »