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Tag: Gas serra

Letture per il week end

Qualche consiglio di lettura, qualche spunto di riflessione, qualche ovvietà, qualche catastrofica predizione, insomma tutti gli ingredienti ideali per affrontare un week end che non si prospetta molto assolato, con un po’ di letteratura scientifica. Il tutto, come spesso accade, veicolato dalle pagine di Science Daily.

 

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Metà metano

Il titolo è un gioco di parole ovviamente ma non è molto lontano dalla realtà che sta emergendo dalle ultime ricerche sulla concentrazione del metano atmosferico. Su Nature dei ricercatori americani hanno pubblicato un paper dove abbinano il declino della concentrazione di etano atmosferico a quella del rateo della concentrazione di metano atmosferico, evidenziando il fatto che i due trend sono strettamente correlati.

Quello che segue è il titolo del paper, da cui estraiamo la figura 4.

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Co2 e ghiaccio: Oggi me la aggiusto così

Ghiaccio artico, gas serra, Max Plank Institute. Ci sono tutti gli ingredienti necessari. Il primo diminuisce, i secondi aumentano, il terzo tira le somme.

Non è la solita simulazione modellistica a individuare nell’accresciuto effetto serra l’origine della diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino al Polo Nord. No, il ragionamento è più complesso, si va infatti per esclusione.
Dall’analisi delle oscillazioni annuali e pluriennali del periodo 1950-1970, evidentemente naturali, hanno desunto che quanto accaduto dopo naturale non può essere. Il fatto che 20 anni di dati non oggettivi difficilmente si possano mettere a confronto con altrettanti anni di dati oggettivi evidentemente dal punto di vista scientifico non e’ limitante. Quindi, fuori uno. Leggendo poi i dati sulla radiazione solare, che nelle ultime decadi sarebbe stata stabile o in lieve diminuzione, hanno desunto che neanche il Sole può averci messo lo zampino. Quindi, fuori due.

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Discontinuità nel tasso atmosferico di CO2 nel 1976 e nel 1994

La sedicente saggezza convenzionale continua a riempire giornali, radio e TV con anticipazioni di un estremo riscaldamento globale – entro il secolo. Sostengono che probabilmente è dovuto alla combustione di carbone, gas e petrolio producendo anidride carbonica che accentua l’effetto serra. La EPA, agenzia USA per la protezione dell’ambiente, ha scioccamente classificato questo gas (CO2) fra quelli dannosi e inquinanti. Se non ci fosse, la terra sarebbe gelida, non crescerebbero piante, non ci sarebbe l’umanità.

I miei amici climatologi non sono d’accordo. Fanno i calcoli giusti e spiegano molti fenomeni in modi sempre migliori. Gli altri climatologi (che sbagliano arrogantemente) continuano a cercare di calcolare quanto sarà l’aumento della temperatura atmosferica in funzione del tasso di CO2. Questo certo influisce, ma i fattori rilevanti sono moltissimi. Asseriscono che la causa del riscaldamento è antropica e che hanno ragione loro perché sono in maggioranza. Trascurano che nelle loro file non hanno potuto contare: Tom Gold, Freeman Dyson, Luigi Mariani, H. Tennekes, Lord Monkton, Roger Pielke e altri “cani grossi”. Pretendono di sapere che limitando l’aumento di anidride eviteremmo che la temperatura cresca più di due gradi.

È vero che il tasso di CO2 nell’atmosfera nell’ultimo mezzo secolo è cresciuto di quasi il 25% (da 315 a 392 parti per milione). Però l’anidride carbonica costituisce ancora meno di metà dell’uno per mille dell’atmosfera.

Se consideriamo la serie storica dei tassi di CO2 (misurati a MaunaLoa nelle Hawaii) dal 1959 a oggi, vediamo che ci sono state 2 discontinuità. Dal 1959 al 1976 l’aumento medio annuo era di 0,95 parti per milione (ppm). Dal 1976 al 1994 cresce  a 1,48 ppm e dal 1994 al 2011 cresce ancora a 1,81 ppm.

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Nubi basse, anzi nane, e global warming

Generalmente quando si parla di meteorologia o di clima, per nubi basse si intende specificatamente quella nuvolosità che si forma negli strati più bassi dell’atmosfera e normalmente ricca di vapore acqueo. Nel contesto dell’articolo appena pubblicato su GRL, invece, per basse si intende con un top più basso in generale, qualunque sia lo strato nel quale si formano.

L’altezza che le nubi raggiungono in atmosfera è collegata al bilancio radiativo. Più le nubi vanno in alto, più sono fredde, minore è la quantità di calore che irradiano verso lo spazio, maggiore è il calore che resta in basso in atmosfera.

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Sensibilità climatica: ritorno al futuro guardando al passato

Non sarebbe un futuro roseo comunque quello che porebbe prospettarsi in base a quanto dicono alcuni ricercatori dell’università di Southampton, ma andiamo con ordine.

La sensibilità climatica è tecenicamente intesa come reazione del sistema al variare della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Per convenzione, in questo come nella gran parte degli studi che si sono occupati di questo aspetto, compresa la modellistica climatica, il valore di riferimento è l’aumento di temperatura atteso al raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto all’era pre-industriale.

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Al GORE e il Global Warming Zoogenico

Nel suo ultimo libro “La Scelta” Al Gore attacca la zootecnia e l’agricoltura accusandole di : “essere una delle maggiori cause di inquinamento responsabili del…

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