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Tag: Cicloni Tropicali

Bloomberg e Sandy: Chi la fa l’aspetti

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il bello della comunicazione globale è che ogni stupidaggine può essere confutata con la stessa velocità e lo stesso impatto con cui è stata diffusa. E così Antony Watts ha modificato la copertina di Bloomberg Businessweek in modo che possa avere un senso.

Se però la faccenda non dovesse convincervi, date un’occhiata al grafico sotto, rappresenta il numero di Cicloni Tropicali che hanno colpito gli Stati Uniti dal 1951 ad oggi messo a confronto con la concentrazione di CO2.

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Tempesta tropicale Sandy e microfoni facili

Qualcuno penserà che nel titolo ci sia un’errore, perché una tempesta tropicale è una cosa e un’uragano un’altra. La prima è un gradino sotto nella scala Saffir Simpson. Vero, ma il titolo è corretto, perché Sandy quando ha toccato la costa orientale USA era una tempesta tropicale, cioè con vento sotto la soglia dei 63 nodi, più precisamente in media 50 nodi.

Questo non significa che non abbia fatto danni, come è sotto gli occhi di tutti, né che non detenga un record. E’ stata infatti la tempesta con il maggior diametro registrato da quando le misurazioni sono oggettive. Tuttavia la differenza non è banale, perché, ad esempio nel 1938 (faceva caldo ma non c’era l’AGW), l’uragano di categoria 3 che ‘atterrò’ sulla costa del New England fece 600 vittime. Da allora è sicuramente migliorata la resilienza, ma sono anche clamorosamente aumentate le infrastrutture esposte al danneggiamento. Di qui, per fortuna, la diminuzione delle vittime e l’aumento dei danni.

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Più clima, meno Tornado

Solo pochi giorni fa Luigi Mariani esprimeva in un commento il suo parere circa la relazione tra le oscillazioni del clima e gli eventi stremi.ne riporto qui sotto i tratti salienti:

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[..] penso che dobbiamo intenderci su cosa si intende per evento estremo, nel senso che la definizione di evento estremo che usiamo oggi è del tutto antropocentrica. Quando Lindzen indica che in un pianeta più caldo diminuisce il gradiente termico equatore-polo e dunque cala l’energia per li eventi estremi, penso che questo vada riferito ad eventi tipo cicloni tropicali o perturbazioni delle medie latitudini o piogge estreme. Nel caso delle grandi siccità, legate alle grandi anomalie circolatorie (quali i blocchi anticicolonici), penso che la considerazione di Lindzen non sia applicabile e che dunque durante le fasi calde (come la nostra) la siccità sia un rischio da tenere presente, come ci insegna la lezione dei gradi optimum sopra citata. Il concretizzarsi di tale rischio dipenderà ad esempio dalla frequenza e persistenza dei blocchi o dall’intensità del monsone o…..

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Alla faccia di Caligola

E così, mentre da questa parte dell’Atlantico si inventano nomi diversi sempre per la stessa cosa, cioè l’estate, la NOAA, che i nomi li assegna soltanto ai Cicloni Tropicali per ovvie ragioni di coerenza nella comunicazione, ha appena aggiornato il suo outllok per la stagione degli uragani (qui il nostro post sul primo outlook del 25 maggio).

La stagione é quasi a metà strada, visto che il periodo canonico va dal 1° giugno al 30 novembre. Fatto sta che sin qui ci sono state 6 tempeste che hanno raggiunto i valori necessari all’assegnazione del nome, due delle quali sono diventate Uragani veri e propri, mentre le altre non sono andate oltre lo status di Tempesta Tropicale.

La tipologia dell’annuncio è comunque alquanto curiosa, sia con riferimento al comunicato stampa della NOAA, sia per come è stato ripreso da Science Daily.

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Il tempo non è il clima ma ci scappa la scommessina

Tra pochi giorni si tornerà a parlare di Uragani, la stagione attiva per il bacino atlantico inizia infatti nominalmente il 1° giugno. Per tutti quelli che non campano di pane e meteo, si potrebbe anche fare a meno di parlarne, perché comunque sono affari che per fortuna non ci riguardano. Per tutti gli altri, e non sono pochi, sta salendo la febbre dell’outlook, cioè della previsione ufficiale della NOAA per la stagione 2012 il cui rilascio è atteso a giorni.

La Colorado University invece, sede del progetto Tropical Meteorology Project, ha emesso la sua previsione già il 4 aprile scorso. Secondo loro si tratterà di una stagione lievemente sotto media, sia per il numero di Mayor Hurricanes (3,4,5 della scala Suffir Simpson), sia per le probabilità che qualcun di queste arrivi ad interessare le coste USA, sia per il numero in totale degli eventi che saranno ‘nominati’, cioè che riceveranno la targa di Tempesta Tropicale o Uragano vero e proprio. Analogamente, la previsione del Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine (ECMWF), il cui prodotto è però squisitamente numerico e viene emesso e aggiornato tutto l’anno senza soluzione di continuità stagionale, va nella direzione di una stagione in media o lievemente sotto media (accessibile solo agli utenti).

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Maltempo, eventi estremi, ricerca e divulgazione.

Prima di cominciare questo post vorrei che leggeste con attenzione le frasi che seguono. Vengono dal Sunnary for Policy Makers dello Special Report dell’IPCC sull’esposizione al rischio da eventi estremi (SREX – SPM).

Si prende atto:

[info]

Le incertezze nelle serie storiche dei cicloni tropicali, l’incompleta comprensione dei meccanismi fisici che collegano i parametri dei cicloni al cambiamento climatico e l’ampiezza della variabilità dei cicloni tropicali genera soltanto un basso livello di confidenza per l’attribuzione di cambiamenti misurabili dell’attività dei cicloni tropicali all’influenza antropogenica. L’attribuzione di un singolo evento estremo al cambiamento climatico è un’azzardo.

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Poi quasi con rammarico si chiarisce:

[info]

C’è un basso livello di confidenza nell’osservazione di ogni genere di aumento di lungo periodo (40 anni o più) nell’attività dei Cicloni Tropicali (intensità, frequenza, durata), dopo aver tenuto conto dei cambiamenti intervenuti nella capacità di osservazione. E’ probabile che ci sia stato uno spostamento verso nord delle rotte principali delle tempeste extratropicali. C’è un basso livello di confidenza nei trend osservati dei fenomeni a ridotta scala spaziale come i tornado e la grandine a causa della disomogeneità dei dati e dell’inadeguatezza dei sistemi di monitoraggio.

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E infine si prevede:

[info]
E’ probabile che a scala globale la frequenza dei cicloni tropicali possa diminuire o restare essenzialmente invariata.
[/info]

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Dacci oggi la nostra ANS(i)A quotidiana, specie se finta.

Quelle vere non mancano, ne abbiamo di scorta, passate e recenti. E se ne aggiungono sempre di nuove. Che bisogno c’è di aggiungerne altre? Eccone un paio fresche fresche:

Nature Climate Change (e a seguire l’ANSA)

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