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Tag: Antartide

Il ghiaccio marino e l’albedo, conta più l’Artico o l’Antartico?

Appena qualche giorno fa, abbiamo pubblicato un post elencando una serie di argomenti in ordine alle vicende del clima per i quali nel recente report dell’IPCC sussiste maggiore incertezza di quanta non ce ne fosse nel report precedente, quello del 2007. Tra questi, quello che viene normalmente definito il ‘puzzle’ più complesso per chi si occupa di scienza del clima, ovvero il fatto che, pur in presenza di un forcing tuttora persistente e di un pianeta che si è scaldato, il ghiaccio marino artico sia diminuito e quello antartico sia invece aumentato.

 

Nelle estremamente complesse dinamiche del clima, il ghiaccio marino è importante perché regola la quantità di calore che può essere assorbita – e dunque riemessa ed eventualmente intercettata e nuovamente riemessa dai gas serra – alle alte latitudini. Una copertura glaciale estesa limita molto questo assorbimento, perché riflette la gran parte della radiazione luminosa ricevuta. Viceversa, acque libere dai ghiacci, assorbono una grande quantità di energia. La restituzione all’atmosfera di questa energia attiva il feedback dell’albedo (la quantità di radiazione totale riflessa, dal ghiaccio, dalla sommità delle nubi etc etc.). Se questa quantità aumenta c’è meno energia disponibile per il riscaldamento, se invece diminuisce l’energia ritenuta aumenta e con essa aumentano le temperature.

 

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Il posto più freddo del mondo

La notizia ha del sensazionale, un gruppo di ricercatori impegnati da anni a raccogliere dati in Antartide, avrebbe misurato la temperatura più bassa mai registrata sul Pianeta, tra -92 e -94°C, al minimo circa 3°C più bassa del record della stazione antartica di Vostok, del 21 luglio 1983. Qui sotto, il comunicato stampa dell’NSIDC:

 

 Landsat 8 helps unveil the coldest place on Earth

 

Si tratta però di misurazioni satellitari ovvero di dati provenienti dalla sonda MODIS del satellite Aqua e dal satellite Landscat 8, appena entrato nella sua vita operativa. Il paragone, quindi, rischia di essere piuttosto difficile.

 

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Nature Geoscience: Come ti scaldo l’Antartide

Qualche tempo fa, più precisamente appena prima di Natale, ha iniziato a circolare per la rete la classica notizia del dipartimento “è peggio del previsto”: l’Antartide, anzi, la porzione occidentale del continente per l’esattezza, si starebbe scaldando – e quindi prima o poi anche sciogliendo – con una velocità doppia di quanto si pensasse.

Sui nostri media questa ennesima catastrofica novità non ha fatto molta presa, del resto siamo in inverno e parlare di caldo, anche se glaciale, non è proprio il massimo che ci si potrebbe attendere tra caffè e cornetto al primo mattino. La ritroviamo infatti solo qui e su poche altre fonti d’informazione. All’estero è andata molto meglio. Il primo a lanciare un grido di dolore è stato il New York Times, poi sono arrivati di gran carriera la BBC, l’NBC e altri media generalisti, tutti, più o meno con lo stesso tono: temperature che salgono, ghiacci che si sciolgono, mari che si alzano, catastrofe che arriva.

L’origine della notizia è un articolo uscito su Nature Geoscience, cioè non proprio Topolino. Ecco qua:

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Antartide più caldo e più sottile, ma anche no.

Una passione decisamente irresistibile quella per le porzioni ghiacciate del Pianeta. Tutti lì a misurare, studiare, analizzare e…prevedere.

Da Nature:

Lower satellite-gravimetry estimates of Antarctic sea-level contribution – King et al., 2012 – doi:10.1038/nature11621

Si tratta di una nuova analisi dei dati gravimetrici forniti dai sensori dei satelliti GRACE, dati cui è stata applicata un nuovo modello di correzione isostatica. Ne risulterebbe un sensibile ridimensionamento sia del margine di incertezza che del totale della massa che il continente starebbe perdendo. In particolare le nuove stime sarebbero pari da un terzo alla metà di quelle più recentemente pubblicate. La perdita di massa, poi, sarebbe concentrata sulla Costa di Amudsen, sede del bacino di drenaggio del Pine Island Glacier, mentre l’Antartide occidentale sarebbe praticamente in equilibrio e quello orientale in guadagno di massa, anche in questo caso soprattutto sulla costa.

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Il Polpo nell’acqua sua

Eh sì, pare proprio che questi simpatici animali tendano a prediligere le acque di casa propria. Mi si perdoni il riferimento culinario ma spero si capisca che è solo un detto popolare. Di quelli che raramente risultano privi di fondamento.

A parte le pescherie (ops…l’ho fatto di nuovo) di cefalopode ne abbiamo visto uno alle prese addirittura con le previsioni sul risultato delle partite dei mondiali. Mi pare si chiamasse Paul. Animali eclettici si direbbe.

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La scoperta dell’acqua calda

Che non suoni ironico o peggio canzonatorio, non ho fatto ricorso al più classico dei modi di dire, si tratta letteralmente di acqua calda che è stata scoperta. Mi spiego meglio. La British Antartic Survey (BAS) è un gruppo di studio permamente che si occupa di ricerca in Antartide. Nei giorni scorsi hanno pubblicato un paper su Nature con il titolo che segue:

Antarctic ice-sheet loss driven by basal melting of ice shelves

In breve. Dalle loro analisi, basate su dati satellitari e modellistica del comportamento della superficie ghiacciata, hanno desunto che la perdita di massa cui sono soggette alcune aree del continente antartico, più precisamente zone costiere ovviamente, sarebbe imputabile non tanto al riscaldamento atmosferico, per’altro assente su gran parte del continente, quanto piuttosto all’azione di correnti marine più temperate. A questo scioglimento, si dovrebbe poi imputare l’accelerazione dei ghiacciai che dall’entroterra si gettano in mare lungo la costa che è stata riscontrata nelle zone soggette a diminuzione di massa. L’arrivo di correnti più calde poi, gli autori lo attribuiscono ad un cambiamento del regime dei venti che sarebbe stato osservato nei tempi recenti.

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Sempre la stessa storia…

Premetto che ho dedicato alla ricerca sul web sull’argomento di questo post non più di dieci minuti. Se fossero stati di più probabilmente avrei trovato anche molto altro, ma direi che basta. Sì, basta perché non se ne può più. E’ decisamente ora di liberarci di questi ciarlatani, di questi spargitori di allarme, di questi venditori di fumo.

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Raggiunto il lago Vostok

Diciamola tutta: questa storia sembra uscita dalla penna del visionario H.P. Lovecraft. Gli ingredienti ci sono tutti: un misterioso continente, l’Antartide, un relitto geologico vecchio di milioni di anni, esploratori coraggiosi e paure ancestrali. Di seguito l’indimenticabile incipit di “At the Mountain of Madness” (“Alle montagne della follia”, nell’edizione italiana):

Sono costretto a parlare perché gli uomini di scienza hanno deciso di ignorare i miei avvertimenti senza approfondirne le ragioni. Contro la mia volontà, dunque, esporrò i motivi per i quali mi oppongo alla prevista invasione dell’antartico, e in particolare alla ricerca di fossili su larga scala,alla fusione delle antiche calotte polari e all’interruzione della sterminata monotonia di quelle regioni.

Ormai è notizia nota, in quanto risale a qualche giorno fa, noi di CM abbiamo preferito attendere un po’ prima di parlarne, nella speranza che oltre allo scarno annuncio offerto in rete, potesse emergere qualche dettaglio e così purtroppo non è stato.

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Antartide e Global Warming: il mistero continua

Un mondo sempre più caldo prevede che ci sia sempre meno ghiaccio. Se guardiamo a nord questa equazione torna, i ghiacci artici hanno subito una consistente diminuzione, i ghiacciai montani anche e le coste della Groenlandia seguono a ruota. Se guardiamo a sud l’equazione non torna. A sud c’è l’Antartide, un intero continente di ghiaccio. Terra coperta da chilometri di ghiaccio antichissimo, mare che lo circonda la cui superficie ghiacciata aumenta da quando la si misura per mezzo dei satelliti.

Non molto tempo fa abbiamo pubblicato un breve reminder della somma totale dell’estensione del ghiaccio marino sul Pianeta. Allora il bilancio era leggermente positivo, ora è tornato ad essere negativo, soprattutto perché l’Artico sta pagando pegno all’irruzione di aria calda alle alte latitudini che ha innescato la discesa del gelo sull’Europa orientale. In uno dei commenti un lettore ci ha fatto notare che avremmo dovuto parlare di volume più che di estensione. Nella fattispecie si parlava di albedo e bilancio radiativo, per cui il volume c’entrava poco o niente, in quanto la radiazione viene riflessa dalla superficie. Però è giusto affrontare anche questo argomento, e lo spunto lo riceviamo dalla pubblicazione di un articolo sul GRL:

Insignificant change in Antarctic snowmelt volume since 1979 – GRL, Munneke et al., 2012
[info]

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