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Tag: Aerosol

Un clima caliginoso ma più chiaro

Immagini tipiche del primo mattino, quando gli strati atmosferici più bassi sono mediamente più stabili. Caligine, non propriamente foschia, piuttosto lontana dalla nebbia, piccolissime particelle solide in sospensione, nella fattispecie di origine organica e quindi naturale, che dal nostro punto di vista limitano la visibilità, ma più in generale abbassano la trasparenza dell’aria, riflettono una parte della radiazione solare e, in determinate condizioni, crescono fino ad assumere le condizioni necessarie per diventare nuclei di condensazione, cioè per consentire la formazione delle gocce e quindi delle nubi.

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Clima e vulcani, anni senza estate ma con molta fame

Questo topic gira sui siti di informazione meteoclimatica da qualche giorno, ma non riuscivo a capire da dove fosse saltato fuori. Ora, con l’uscita di un commento su Science Daily, è stato possibile risalire allo studio che ha originato la discussione.

 

Per chi si occupa di clima e affini, ove con questi ultimi si intenda l’impatto che le variazioni climatiche di breve periodo hanno sulla società, si tratta di un grande classico, il 1816, ovvero l’anno senza estate, quando un clima anomalmente freddo e le abbondanti precipitazioni che ne caratterizzarono i mesi estivi produssero quella che da molte parti è stata definita una vera e propria crisi di sopravvivenza della civiltà occidentale, distruggendo la gran parte dei raccolti e provocando una grave carestia.

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Il fresco profumo della Natura

I prati, le foreste, le aree rurali, chissà quante volte vi sarà capitato di recepire delle sensazioni olfattive particolari girando lontano dagli insediamenti urbani. Bene, quel profumo, scrivono gli autori di una letter appena pubblicata su Nature Geoscience, è in grado di mitigare il riscaldamento globale.

 

Warming-induced increase in aerosol number concentration likely to moderate climate change

 

Si parla di feedback, cioè di quei meccanismi possibilmente innescati dall’aumento delle temperature che possono potenziare o limitare, come in questa fattispecie, l’ampiezza della stessa causa che li ha generati. Come molti sanno e come ci è capitato di scrivere più volte, la potenziale pericolosità del riscaldamento globale non è direttamente ascrivibile alla relazione esistente tra l’incremento dei gas serra e la temperatura, perché questa è tale da generare un aumento delle temperature non molto significativo. Il problema, piuttosto, verrebbe dall’innesco di feedback con prevalente segno positivo, cioè in grado di amplificare l’entità del riscaldamento. Questo almeno è quanto scaturisce dalle simulazioni climatiche, strumenti essenzialmente “istruiti” con una sensibilità climatica – leggi entità del risaldamento del sistema al raddoppio della CO2 – dominata da fattori di amplificazione e quindi piuttosto elevata.

 

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Aerosol: poca trasparenza e molta supponenza

Cina sì, Cina no. India idem. I grandi novelli inquinatori del Pianeta d’ora in poi avranno un grattacapo in meno. Dopo aver imparato a puntino la lezione dal mondo occidentale che li ha preceduti nella corsa al progresso, ora respirano l’aria mefitica che deriva dalle attività industriali, ma almeno non possono essere accusati di concorso di colpa in termini climatici. Vediamo perché.

 

Spunta fuori un nuvo studio condotto da un team della Colorado University circa l’impatto degli aerosol sulle dinamiche del clima negli ultimi dieci anni. L’obbiettivo è quello di cercare di capire perché nonostante il global warming ci sia non si riesca a vederlo, cioè capire perché le temperature abbiano smesso di crescere da tre lustri e oltre, mentre noi continuiamo ad emettere CO2 facendoci beffe di conoscenze da molti ritenute ormai acquisite.

 

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Più sani e più belli, ovvero, non solo CO2.

Renzo Arbore, alias Onliù Caporetto avrebbe detto: “Bella l’Olanda, si sa putesse vedé!”. In realtà lo disse per Milano in una memorabile sequenza cinematografica e non credo che il film abbia avuto molto successo in nord Europa. Penso quindi che si possa escludere che gli autori del paper di cui parliamo oggi possano aver fatto una analoga riflessione.

Cleaner air brings better views,more sunshine and warmer summer days in the Netherlands – Weather. Gennaio 2012. Vol 67 No 1

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Vegetali e omeostasi: Quale ruolo per la “Particella Fredda”?

Per omeostasi si intende la capacità dei sistemi biologici e ambientali di resistere al cambiamento e di mantenersi in una condizione di equilibrio. L’omeostasi è frutto delle capacità di autoregolazione che caratterizzano gli ecosistemi al pari degli organismi e delle popolazioni che li compongono (qui).

Prendendo come esempio le chiome degli alberi di un bosco, al loro interno – cioè nel cosiddetto canopy layer – tutta una serie di caratteristiche (es. temperatura, umidità, velocità del vento, ecc.) risultano smorzate rispetto all’atmosfera esterna. Questo si rivela essenziale perché le piante possano evitare un eccesso di traspirazione o possano con facilità acquisire la CO2 che viene emessa dal terreno e che per le piante stesse è l’alimento primario.

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