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Tag: Cambiamenti climatici

Ma che caldo [non] fa

Il bello di far previsioni non è scoprire di aver ragione. Né capire di aver sbagliato si deve intendere come un fallimento, a patto che la previsione, come deve essere sempre, sia la migliore possibile. A patto cioè che per formularla si sia tenuto conto di tutte le informazioni disponibili. E’ per questo che le previsioni si aggiornano continuamente, perché si rendono disponibili nuove e più ‘fresche’ informazioni. Ma nessuna previsione, buona o cattiva che sia, può prescindere dalla verifica.

ll clima, ovvero le previsioni climatiche, evidentemente fa eccezione. Le previsioni, una volta formulate, sebbene siano inverificabili, diventano pietre. E giù tutto il mondo – almeno così piacerebbe a molti – a orientarsi di conseguenza.

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Scienza, ipocrisia e autogol – Aggiornamento

Come volevasi dimostrare. Il subbuglio della blogosfera climatica riguardo la pubblicazione dei documenti appartenenti all’Heartland Institute si è rivelato per quello che è: il più grosso autogol della storia.

Peter Gleick, esimio scienziato, co-fondatore del Pacificic Institute, indefesso sostenitore della teoria della fine del mondo da cambiamenti climatici ha confessato di essere l’autore della frode ai danni dell’HI, pur evitando di fare alcun riferimento al documento più scottante, quello che minerebbe pesantemente la reputazione dell’istituto ma che è ormai assodato che sia un falso. Eppure non è un segreto che la sua confessione si sia resa necessaria perchè le tracce lasciate sul documento in questione portavano proprio a lui ed al Pacific Institute, l’organizzazione della quale è co-fondatore. Nella loro lista di ‘donors’ del 2009, tra l’altro, figurano molti enti pubblici ma anche molte, moltissime fondazioni private, proprio come per i ‘donors’ dell’HI che lui evidentemente intendeva sputtanare. Chissà se i suoi finanziatori sono d’accordo con questo impiego del loro denaro. Chissà se gli enti pubblici, cioè i contribuenti, approvano che si faccia uso delle risorse che rendono disponibili per screditare il lavoro altrui. Non è forse questo quel che Gleick voleva dimostrare con i documenti che ha trafugato e reso pubblici? Oppure chissà se lo approvano i suoi finanziatori privati. Forse sì, diranno quelli bravi, perchè sono privati buoni e la pecunia in questo caso non olet, anzi, profuma. Ed abbonda, tanto che ora partiranno certamente le campagne per sostenere la battaglia legale del reo confesso, per ricomprargli la camicia, perché si può star certi che gliela toglieranno. Nessuno però potrà ricomprargli una reputazione scientifica. Eh, sì, ha fatto proprio un bel lavoro.

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This is the end

[blockquote cite=”The End – The Doors”]This is the end, beautiful friend / This is the end, my only friend, the end / Of our elaborate plans, the end / Of everything that stands, the end / No safety or surprise, the end / I’ll never look into your eyes Again[/blockquote]

Beh, almeno il Climategate era vero.

Volano gli stracci nel dibattito sul clima. E vola anche la carta bollata. Mail, messaggi, documenti confidenziali e quant’altro poi, volavano già da un pezzo. Da anni si dice che il dibattito sia concluso, pare invece che un dibattito non ci sia proprio mai stato.  E non perché non ce ne sia la sostanza, quanto piuttosto perché si è passati direttamente allo scontro esacerbato. Ne abbiamo avuto prova anche su queste pagine, anche molto recentemente. Una occasione in cui la pubblicazione di un nostro post ha suscitato reazioni a dir poco smisurate degli ambienti mainstream. Accuse, delazioni, derisione, tutto, ma proprio tutto, tranne la discussione sul merito. Cosa che per fortuna è invece avvenuta proprio in calce al post per l’intervento di due delle firme dell’articolo scientifico che si discuteva. E meno male.

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Nulla di nuovo sotto il “nevone” (….o quasi).

L’imponente “Nevone” del 1929, quando fortunatamente non c’era ancora il riscaldamento globale, i più giovani lo ricordano dalle scene di Federico Fellini, nel film AMARCORD, relative all’allegra Rimini sepolta dalla neve.

Nel 1956 l’Italia era molto diversa dall’attuale perché si possano paragonare i disagi causati da una nevicata con quanto accaduto in questi giorni. Poche erano le auto, i voli aerei in numero ridotto, i treni viaggiavano lenti ed alcuni ancora non avevano elettricità; a Roma ancora non era finito il grande raccordo anulare e chi vi lavorava viveva, salvo rare eccezioni, sempre nella città; infine non esisteva ancora la “Protezione Civile”.

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Il (con)senso del pudore

Alcuni giorni fa abbiamo parlato dell’intervento in chiave scettica di un gruppo di scienziati sul Wall Street Journal in materia di clima e ideologia ad esso correlata. In quella sede, pur condividendone i contenuti, abbiamo criticato la forma, soprattutto per la dichiarata volontà di mescolare il dissenso scientifico con gli aspetti ideologici della questione. E infatti, abbiamo dovuto segnalare e commentare, seppur brevemente, l’immediata risposta dell’altra parte della barricata.

La saga, naturalmente, continua. E infatti sempre il WSJ ha pubblicato il 1° febbraio scorso una lettera firmata da Kevin Trenberth e altri numerosi scienziati. L’intento è controbattere alla perniciosa affermazione secondo la quale “Non c’è bisogno di panico in materia di global warming”. Evidentemente, si ritiene che invece ce ne sia. Ne prendiamo atto. Ad ogni modo qualcuno ha interpretato questo intervento come assunzione di un obbligo di pubblicare una lettera di smentita, a me sembra invece che si sia voluto dar voce a tutte le opinioni, dimostrando, come organo di informazione, di non avere preconcetti ma di lasciare ai propri lettori lo spazio per formare una propria opinione. Capisco che questo possa per alcuni essere difficile da comprendere ma, tant’è, a ognuno i suoi problemi.

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Niente minimo solare, siamo inglesi!

Alcuni giorni fa, abbiamo pubblicato un post dal titolo un po’ drammatico:

Se il Sole muore – CM 25 gennaio 2012

Già dalle prime righe, tuttavia, ci siamo anche affrettati a specificare che non c’ea alcun bisogno di essere tragici, piuttosto che di una dipartita, per la nostra stella si potrebbe trattare di poco più di un raffreddore.

Lo spunto alquanto criptico in realtà, serviva per introdurre il commento ad un paper di recente pubblicazione in cui si presagisce una decisa diminuzione dell’attività solare per il prossimo ciclo, il 25°. In calce al commento, che se volete potete rileggere, una breve considerazione: se davvero dovesse andare così, si potrà definitivamente dire addio al Periodo Caldo Moderno, cioè al global warming ruggente.

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Il Doomsday Clock sarà svizzero? Non si direbbe!

Nel gennaio di due anni fa Teodoro Georgiadis scriveva un post per CM con questo titolo:

Il Delirio Prossimo venturo – CM 19/01/2010

Già allora, il qualunquismo e lo scollamento della realtà di chi si occupa di pubblicare l’ora segnata da Doomsday Clock, l’orologio del giorno del giudizio, suscitavano non poca incredulità.

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Squali ibridi: Greenreport ci torna su.

I lettori ricorderanno che alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un post in merito alla scoperta di un elevato numero di squali ibridi nelle acque prospicenti l’Australia orientale. Una ibridazione, si leggeva su vari media, attribuibile alla necessità di adattarsi ad un ambiente reso più caldo dal riscadamento globale.

Uno squalo in un bicchier d’acqua – CM 7 gennaio 2012

Avendo constatato che il comunicato ufficiale dell’università del Queensland non faceva alcun riferimento né al GW né ai cambiamenti climatici e dopo aver letto una smentita ufficiale di una ricercatrice che ha partecipato al programma di studio, abbiamo chiesto a corriere.it e greenreport.it se non fosse il caso di rettificare la notizia.

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Come cambia il vento

Ah, i capricci del clima! E questo vento poi, che continua a cambiare direzione facendo sventolare le opinioni di qua e di là. Non so se ci sia più realismo, qualunquismo o cinismo nelle dichiarazioni rilasciate dalla Segretaria di Stato all’Ambiente del governo inglese. C’è però sicuramente voglia di cambiare direzione rispetto al passato.

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Uno squalo in un bicchier d’acqua

E’ stata una delle notizie più gettonate di questi primi giorni dell’anno. Un team di ricercatori ha ‘scoperto’ un discreto numero di squali ibridi nelle acque della costa orientale dell’Australia. Si tratta di una specie risultante dall’accoppiamento tra esemplari di squalo pinna nera comune con un ‘parente stretto’ ma di più piccole dimensioni tipico di quella zona. Sembra che questi esemplari siano più robusti degli squali australiani, e inoltre avrebbero sviluppato la capacità di adattarsi ad acque più calde, ampliando così l’areale della specie.

La fonte principale della notizia è stata l’AFP, un’agenzia di stampa mondiale che fornito il materiale praticamente a tutti i media del mondo. A seguire sono arrivati il Business Insider e, naturalmente, anche alcuni media nostrani: il Corriere, Ecologiae.com e Greenreport.

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Un piccolo promemoria

Beh, com’è andato il 2011? Avete avuto freddo o caldo? Presumo entrambe le cose. Strano però che in un mondo misurato a colpi di medie si debba ancora fare i conti con la realtà delle variazioni. E in tutti i sensi poi!

Capirei se almeno facesse sempre più caldo. Che so, se almeno le temperature medie superficiali rispettassero le previsioni. Che diavolo, tutta quella fatica, tutti quei summit, tutti quei soldi spesi e poi dobbiamo scoprire che il mondo va come gli pare, e se ne frega di noi e della CO2.

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Darfur, la prima guerra climatica – Mirror posting

Ospitiamo oggi un articolo apparso su Geopoliticalcenter.com . Come i nostri lettori ormai sanno, Climatemonitor parla principalmente di climatologia, tuttavia ad oggi il campo è diventato talmente vasto da essere prettamente interdisciplinare. Clima, società, ambiente, economia sembrano argomenti separati all’apparenza, tuttavia un sottile filo rosso li lega tutti insieme. Quali che siano le cause dei cambiamenti climatici (ma sapete bene come la pensiamo qui su CM), nel mondo e in particolare in Africa si sono consumate e si stanno consumando delle tragedie di proporzioni devastanti. Più che riflettere sui cambiamenti climatici, con questo mirror posting, vorremmo riflettere su questioni troppo spesso accantonate in angoli remoti della nostra memoria.

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Informazione ‘Terra Terra’.

Quella che vedete qui sopra è una foto risalente allo scorso dicembre in Inghilterra, più precisamente a Londra. Eravamo alle porte di una glaciazione poi non avvenuta perché il clima ha fortunosamente ripreso il suo corso.

Ora ci risiamo, ma con un rischio dal segno opposto. Saremmo infatti sulla soglia dell’inferno climatico. Una riflessione inevitabile che viene leggendo le pagine del quotidiano ecologista “Terra”, secondo il quale il sole di cui stiamo godendo a dicembre (con alterne fortune tra l’altro di cui in redazione non devono essersi accorti) sarebbe una diretta conseguenza del riscaldamento globale.

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Un clima meno sensibile, un paper un po’ più chiaro, una ostilità oscura.

Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un post circa la pubblicazione di un nuovo articolo scientifico in cui si abbassa in modo consistente la stima della sensibilità climatica, fattore cruciale nella discussione sul peso dell’impatto antropico sulle dinamiche del clima. Qui il nostro post.

Gironzolando per il clima-web, ieri ho trovato una intervista a una delle firme dell’articolo, Natan Urban. E’ una lettura interessante, perché fornisce un chiaro approfondimento dell’argomento e anche del materiale utile alla comprensione del loro lavoro.

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