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Tag: Cambiamenti climatici

L’Aurora Illumina Nature

“Le Aurore sono tra gli eventi più spettacolari che si possono osservare nel cielo. L’ovale delle aurore copre la maggior parte delle aree artiche e antartiche sulla Terra, tipicamente tra 10° e 20° dai poli magnetici. Le aurore sono eventi di tempo spaziale regolati dal Sole, dall’eliosfera e dalla magnetosfera terrestre. Le aurore generate dalle eruzioni solari più potenti possono occasionalmente essere osservate alle medie e basse latitudini, con beneficio delle numerose serie temporali, relative in particolare ai paesi dell’Europa centrale e meridionale.”

 

Quelle appena riportate sono le prime righe dell’ultimo lavoro di Nicola Scafetta, un paper recentemente pubblicato e leggibile sulla pagina web personale dell’autore.

 

Planetary harmonics in the historical Hungarian aurora record (1523–1960) – Scafetta & Wilson 2013.

 

Come abbiamo già avuto modo di leggere e commentare anche con contributi diretti proprio di Nicola Scafetta, con questo lavoro prosegue l’esplorazione del filone di ricerca che riguarda la modulazione dell’attività solare – e quindi anche del clima terrestre – operata dai moti planetari.

 

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Per dovere di cronaca…anche quella inconsistente.

La notizia l’ha ripresa il Guardian qualche giorno fa, ma gira da un po’ di tempo: Finalmente smascherati i perfidi finanziatori dello scetticismo climatico, scoperto un fondo, anzi due, che raccolgono soldi per sostenere quanti non si dicono convinti che l’arrosto climatico sia dietro l’angolo.

 

Da noi la riportano La Stampa e altri media, più o meno pari pari.

 

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Il livello del mare crescerà molto più del previsto (peggio di quanto pensassimo)!

Qualche settimana fa, qui su CM, sono stati pubblicati due post (qui e qui) in cui si commentavano le conclusioni di due articoli che analizzavano l’andamento del livello del mare (regionale nel primo caso e globale nel secondo). Di recente sono stati pubblicati altri due articoli:

 

 

Entrambi gli articoli analizzano il trend di aumento del livello medio del mare negli anni futuri.

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Lavorare meno raffreddarsi tutti

L’ultimo uovo di colombo in materia di lotta al clima che cambia, con l’uso del termine lotta fa il paio con il titolo  di questo post. Viene dal Center for Economic and Policy Research la soluzione a tutti i nostri mali: per limitare le emissioni di gas serra e quindi avere a che fare con meno cambiamenti climatici (sic!), sarebbe sufficiente ridurre le ore di lavoro. Trattasi naturalmente di un report nuovo di pacca:

 

Reduced Work Hours as a Means of Slowing Climate Change

 

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Se non ti piace che tempo fa qui aspetta un minuto…

In certi posti basta un minuto perché il tempo cambi. E, in quel minuto, pare cambi anche la “fede” nel clima che cambia.

Curioso, da quando la temperatura  media globale ha smesso di crescere malgrado le profezie di sventura e malgrado un contributo antropico sempre più pressante, il riscalamento globale e i sui sottoprodotti – cambiamenti climatici, disfcimento climatico e eventi estremi – sono diventati terra di conquista di studi sociologici.

 

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Clima e eventi estremi, un articolo sul WMO Bullettin

Leo Hickman, giornalista del Guardian una testata tutt’altro che tenera sui temi dei cambiamenti climatici, ha pubblicato un pezzo sul WMO Bullettin, la rivista semestrale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

L’argomento è quello degli eventi estremi e della loro attribuzione alle oscillazioni del clima, naturalmente partendo dal presupposto che queste debbano essere ascritte alle attività umane.

Senza girarci troppo intorno, nell’articolo di Hickman, l’approccio è quello giusto, lo svolgimento no. In sostanza Hickman ci dice che ogni volta che un evento intenso si palesa, c’è sempre qualcuno pronto ad attribuirlo al climate change e qualcun altro che dice che non si può ascrivere un singolo evento atmosferico al clima. Ma, aggiunge, data l’attualità, con la siccità negli USA la scorsa estate per esempio, sembra proprio che questa opposizione cominci ad essere meno solida.

Per accertarlo Hickman chiede cosa ne pensano a otto “esperti” di clima, tutti rigorosamente appartenenti al mainstream scientifico.

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Che tristezza…

Una volta avrei scritto che viviamo tempi interessanti, oggi quello che sto per raccontarvi mette solo tristezza. Il genere umano, intendendo con esso tutte le sue sfaccettature oggi più che mai libere di mostrarsi nelle forme più assurde, mettendo a nudo tutti i limiti del nostro essere e del sistema di scambio delle informazioni che ci siamo dati, decisamente non merita tante possibilità.

Se il prezzo da pagare per essere continuamente informati, per ragionare su ogni cosa e per fare proprie le opinioni e le idee che diversamente non avremmo mai conosciuto é quello di dover leggere assurdità come quelle che vi proporrò tra poco, penso decisamente che sia troppo alto.

Certe cose, inevitabilmente, ci portano indietro di secoli, anzi, potremmo anche scoprire che prima certi limiti non sarebbero stati superati. Alcuni mesi fa ho letto al riguardo un commento interessante di uno dei top manager di google, persona che evidentemente di comunicazione se ne intende, che approssimativamente suonava così: ormai dobbiamo renderci conto che il mondo é pieno di pazzi disadattati, una volta le loro madri gli portavano da mangiare nelle loro camerette, ora invece hanno l’adsl.

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Vieni avanti cretino!

La seconda bozza del prossimo report IPCC, comparsa sui blog climatici appena una settimana fa, sta facendosi lentamente strada anche sulla carta stampata estera. E non è un bel cammino.

Su WUWT, il blog che per primo ha diffuso la bozza, c’è una rassegna delle headlines di varie testate. In modo tutt’altro che sorprendente, sono tutti o quasi commenti dal sapore critico, ovvero pezzi che mettono in risalto quello che pare essere un passo indietro del panel delle Nazioni Unite in materia di catastrofismo. La fine per arrosto climatico insomma sembra essere meno certa di quanto non lasciasse intendere il report precedente e, considerato il fatto che si diceva in giro che il dibattito scientifico fosse chiuso, questa non è una cosa di poco conto. Sicchè la stampa mainstream per ora tace, magari confidando nel fatto che la versione definitiva del report comunque consentirà di lanciare qualche bel messaggio in tema di fine del mondo, materia preziosa specialmente ora che è passata anche la bufala Maya.

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