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Tag: Cambiamenti climatici

Il Global Warming è vivo e lotta insieme a noi

Alcuni giorni fa è uscito sulle pagine di Meteoweb un articolo sulla scia di quelli che abbiamo publicato anche sulle nostre pagine negli ultimi tempi. L’argomento è l’inversione di tendenza che si sta notando sia sulla letteratura scientifica che sull’orientamento dei media in ordine ai temi del catastrofismo climatico.

 

Gli amici di Meteoweb, fanno notare come anche il quotidiano italiano più schierato sui temi del disfacimento climatico – La Repubblica – si sia accennato al pezzo dell’Economist sulla sensibilità climatica che ha praticamente dato il via ad un processo che potremmo definire di “mitigazione della preoccupazione”, così, tanto per restare in argomento.

 

Il periodo del pezzo su Repubblica che in apparenza meglio riassumerebbe questo cambiamento dell’orientamento è il seguente (neretto mio):

 

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Previsioni a doppio taglio

modelvsrealityE’ attualità degli ultimi giorni, prevedere è difficile, soprattutto il futuro. Sicché, se pur conoscendo i limiti intrinseci dei moderni sistemi di simulazione del comportamento dell’atmosfera ci si lancia in proclami a nove colonne con troppo anticipo, la brutta figura è dietro l’angolo. Ognuno è artefice del proprio destino, però, a modestissimo parere di chi scrive, cui ogni tanto capita di fare qualche previsione, il problema non è tanto nei proclami, perché quelli cambiano di segno tanto in fretta da risultare il più delle volte intangibili. Il probelma è nel far credere, o aver fatto credere, fate voi, che fare previsioni del tempo serie con più di 3-5 giorni di anticipo sia sempre possibile. In realtà non lo è quasi mai, perché a tutti gli addetti ai lavori è nota l’inattendibilità degli strumenti d’indagine oggi disponibili. Che sono il meglio che abbiamo, certamente, che hanno fatto fare al settore un salto di qualità incommensurabile, ovviamente, ma hanno dei limiti molto ben definiti.

 

Dopo breve premessa, in cui diversamente dal solito abbiamo parlato di previsioni del tempo, torniamo rapidamente al tema più frequentemente discusso su queste pagine, per trovare una situazione analoga ma con una aggravante. Se infatti con riferimento al clima ed alle previsioni (o proiezioni? Chi è in grado di definirne la differenza in modo che abbia un senso per i destinatari si faccia avanti) climatiche sono stati commessi gli stessi errori, per di più non si è tenuto conto che i limiti degli strumenti utilizzati non si conoscono, ossia che la loro attendibilità non è né nota né ignota, semplicemente non è misurabile, ameno di non avere la pazienza di aspettare un certo numero di decadi e tirare le somme solo alla fine. L’unico test sicuro, infatti, è quello del confronto con la realtà, ma non quella passata, perché è su quella stessa che di fatto si basano le logiche di funzionamento dei modelli, quanto piuttosto sull’attualità e sul futuro. Fino a che non diventa passato.

 

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Monsoni, sorprendente, più che l’AGW pare che ci metta del suo la Natura

Dei Monsoni, l’evento atmosferico e climatico a scala stagionale più significativo per le terre emerse delle latitudini tropicali abbiamo già parlato qualche mese fa, analizzando e leggendo, due lavori usciti in tempi più o meno recenti sull’argomento.

 

Oggi torniamo a parlarne sia pur brevemente perché è uscito un altro paper sui PNAS, ripreso e spiegato su Science Daily, che mette in dubbio il potenziale di cambiamento della circolazione monsonica del contributo antropico alle dinamiche del clima ponendo invce l’accento sulla variabilità naturale.

 

Northern Hemisphere summer monsoon intensified by mega-El Niño/southern oscillation and Atlantic multidecadal oscillation

 

 

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Messaggi in bottiglia: un nuovo proxy geologico dell’Arctic Oscillation mostra una ciclicità a 1500 anni analoga a quella degli eventi di Bond e di Dansgaard-Oeschger

Un titolo esoterico per un articolo che si propone di porre l’accento su alcuni interessanti elementi legati sia all’evoluzione del clima europeo nel corso della glaciazione di Wurm e dell’Olocene sia alla prevedibilità del clima stesso.

Ma procediamo con ordine vedendo anzitutto di chiarire cosa si intende per eventi di Bond e di  Dansgaard–Oeschger.

 

Gli eventi di Bond (Bond et al., 1997) sono fluttuazioni climatiche del Nord Atlantico che si sono verificate mediamente ogni ≈ 1470 ± 500 anni lungo l’intero Olocene (info qui).  In base soprattutto allo studio delle oscillazioni nei depositi di detriti trasportati dai ghiacci oceanici (i messaggi in bottiglia del titolo) sono stati identificati un totale di 8 eventi che possono a ragione essere considerati i parenti interglaciali degli eventi di Dansgaard-Oeschger, riscaldamenti improvvisi manifestatisi in numero di circa 25 nel corso della glaciazione di Wurm.

Agli studi di Bond si richiama la letter di Darby et al  (2012) pubblicata sul numero di dicembre di Nature geoscience, in cui si descrive quello che può essere considerato come un nuovo proxy dell’AO (Artic oscillation) e  dunque del NAO (un analogo di AO) valido per gli ultimi 9000 anni.

 

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Uso del suolo e climate change

Molte volte, per molti degli argomenti che proponiamo su CM, più che la diffusione delle informazioni quello che cerchiamo di fare è acquisirne di nuove. Sono innumerevoli le occasioni in cui i commenti e le discussioni ai post superano di gran lunga quello che le ha originate. Mi piacerebbe che questa fosse una di quelle occasioni.

 

E’ un argomento di cui so molto poco, il Land Use Change o cambiamento nell’uso del suolo. Ha un ruolo significativo ma probabilmente sottovalutato nel dibattito sulle origine delle variazioni climatiche di origine non naturale. E’ anche un argomento indissolubilmente intrecciato con la sostenibilità ambientale, con la produzione di cibo e, quindi, con i temi demografici.

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Antò, fa caldo…

Era la frase chiave di un riuscitissimo spot pubblicitario. Troppo caldo per fare certe cose evidentemente. Ma si potrebbe anche prendere ad esempio il testo dell’altrettanto ben riuscita canzone di Pino Daniele “Voglio di più“, che recita: “…mentre a sud il caldo ti ammazza e ti viene voglia di cambiare”.

 

Pare che li dovremo rispolverare entrambi, almeno così dice il Corriere, perché lo dice Nature Climate Change, perché lo dice la NOAA.

 

Reductions in labour capacity from heat stress under climate warming – Dunne et al., 2013

 

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Uomo avvisato…

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post in cui parlavamo della scorciatoia che molti rappresentanti del mainstream scientifico – e con loro dei media molto entusiasti – cerchino di prendere per trasporre nella realtà quotidiana delle teorie sui cambiamenti climatici altrimenti non percepibili, collegando ogni evento atmosferico estremo alle dinamiche del clima.

 

Lo stato dell’arte della conoscenza scientifica sulla relazione tra tempo e clima è noto ed è stato anche recentemente ben inquadrato dal report IPCC pubblicato l’anno scorso. Fatta eccezione per le ondate di calore, tra l’altro con un segnale molto disomogeneo, per nessun altro genere di evento intenso, sia esso una pioggia alluvionale, siano essi uragani, tornado o quant’altro, è possibile ad oggi identificare dei trend che mostrino una qualche relazione con le dinamiche recenti del clima, proprio quelle che si vorrebbero collegare in via esclusiva all’impatto delle attività umane.

 

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Il clima cambia e le Procavie se la fanno sotto

Si chiamano Rocky Hirax (Procavia Capensis), sono piccoli roditori della famiglia degli ungulati. Pare siano molto abitudinari, nel senso che certe cose, come ad esempio…

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