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Tag: Temperature

Una rappresentazione dei dati climatici

Franco Zavatti legge CM. Questo è l’unico suo difetto di cui sono a conoscenza. Laureato in Astronomia, già ricercatore universitario al Dipartimento di Astronomia Università di Bologna. Si è occupato di stelle variabili, struttura dei nuclei galattici, deconvoluzione di immagini, didattica dell’astronomia. Ha insegnato all’Università di Bologna, dal 1992 al 2010 Esperimentazioni di Fisica per Astronomia; dal 1996 al 2000 Calcolo delle Probabilità e Statistica per Scienze dell’informazione (Cesena). Dal 2001 a tutt’ora: Libera Università di Bolzano, Facoltà di Scienze della Formazione.

Dopo la nostra discussione circa il progressivo ‘riscaldamento’ delle serie storiche della NOAA, ha tirato giù un po’ di dati e li ha visualizzati. Una rappresentazione interessante.

Buona lettura.

gg

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Feed-back (complessivamente) positivi che regolano il sistema Terra? Uhm…

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Oggi pubblichiamo un guest post firmato da Agrimensore, uno dei nostri lettori. L’argomento è molto interessante e si colloca, con un approccio sia tecnico che divulgativo, nel contesto della discussione sui feed-back che abbiamo affrontato anche pochi giorni fa.

Buona lettura.

gg
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Sul blog di Anthony Watts, ho trovato un articolo molto interessante in merito alla valutazione del tipo di feed-back che regola il sistema climatico terrestre:

No new strange attractors: strong evidence against both positive feedback and catastrophe

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Dov’è l’Hockey Stick?

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Guido Travaglini è un ricercatore dell’Università La Sapienza di Roma, Facoltà di Giurisprudenza, Istituto di Economia e Finanza. Ha pubblicato e postato sul web articoli di vario genere: macroeconomia, macrocriminologia, analisi delle componenti principali e climatologia. Ha un approccio econometrico dovuto agli insegnamenti di K.D. West (University of Wisconsin, Madison) e di M. Aoki (UCLA, Los Angeles). Il suo ultimo lavoro ha un titolo simile a quello di questo post:

Climate Change: Where is the Hockey Stick? Evidence from Millennial-Scale Reconstructed and Updated Temperature Time Series. (PDF)

Su mia richiesta ha accettato di riassumerne i contenuti per un guest post su CM. Buona lettura.

gg
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Ho di recente divulgato sul web un articolo intitolato “Climate Change: Where is the Hockey Stick? Evidence from Millennial-Scale Reconstructed and Updated Temperature Time Series”. Obiettivo dell’articolo è verificare se le temperature medie della Terra si siano significativamente modificate negli ultimi mille+ anni dando luogo ad un trend ascendente culminante nell’attuale “Global Warming” o “Recent Warming Period” (RWP), oppure abbiano manifestato fasi cicliche attorno ad un trend stazionario.

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Temperature globali: News dal CNR

Abbiamo parlato tante volte di omogeneizzazione delle serie storiche e di rappresentatività dei dati. Dal comunicato stampa del CNR che riportiamo di seguito, alcune interessanti notizie in ordine ad un progetto di analisi dei vari metodi di trattamento dati volto a generare tecniche standardizzate e, soprattutto, un datset globale trasparente ed affidabile.

Buona lettura.

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La realtà non è in un software, è nell’aria.

Questa storia la ripendiamo pari pari da WUWT e da World Climate Report. A dire il vero la seguiamo già da quasi tre anni, da quando cioè è stato pubblicato su Nature il lavoro di Steig et al. con cui si ‘ribaltava’ la storia. L’Antartide si scalda, né più né meno come il resto del Pianeta.

Dati scarsi, contraddittori e farraginosi, ma opportunamente riordinati e decifrati. Risultato, una suggestiva copertina della rivista scientifica più accreditata e un tam tam mediatico che ha dato origine ad un mantra che da allora nessuno è stato in grado di scalfire.

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Un piccolo promemoria

Beh, com’è andato il 2011? Avete avuto freddo o caldo? Presumo entrambe le cose. Strano però che in un mondo misurato a colpi di medie si debba ancora fare i conti con la realtà delle variazioni. E in tutti i sensi poi!

Capirei se almeno facesse sempre più caldo. Che so, se almeno le temperature medie superficiali rispettassero le previsioni. Che diavolo, tutta quella fatica, tutti quei summit, tutti quei soldi spesi e poi dobbiamo scoprire che il mondo va come gli pare, e se ne frega di noi e della CO2.

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Global warming: era più freddo prima o è più caldo adesso?

C3 Headlines è un sito di scettici climatici. Ma non solo, è anche un sito dove troppo spesso i pur giusti argomenti che sostengono lo scetticismo sono confusi con dissertazioni di carattere smaccatamente politico e ideologico. Per questa ragione è molto raro che si possa leggere sulle nostre pagine di argomenti tirati fuori e/o approfonditi da quel sito.

Quanto vi racconterò brevemente non fa eccezione, ma l’argomento è forse troppo importante per essere trascurato. Sulle nostre pagine abbiamo spesso affrontato il tema della precisione della misura, della cura del dato, dell’approssimazione inevitabile delle misure strumentali e della conseguente inutilità di compilare classifiche annuali in termini di freddo o caldo sulla base di differenze dell’ordine di centesimi, quando non millesimi di grado.

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L’apprendista stregone

Merlino era un principiante. Altro che scope che puliscono da sole, fabbricare il caldo dal freddo è meglio della scoperta della pietra filosofale. E se nel farlo si nega gran parte di quello che si è sostenuto in passato la capriola è ancora più spettacolare.

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Le serie di temperatura si ostinano a non salire? Niente paura, basta correggerle opportunamente. Vediamo, cosa può avere disturbato il loro incedere sospinte da un inarrestabile forcing antropico? Ma certo, il Sole e le basse temperature di superficie dell’Oceano Pacifico, cioè indice ENSO frequentemente positivo, con in aggiunta un po’ di attività vulcanica.

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Il Santo Graal della Climatologia

Negli ultimi anni l’universo della scienza del clima è diventato così vasto da aver richiesto una sempre maggiore specializzazione. Sono nati così tantissimi centri di ricerca che hanno deciso di massimizzare i propri sforzi in settori specifici. Tra questi, l’Università di Huntsville in Alabama, è quello che si occupa delle misurazioni della temperatura provenienti dai sensori a bordo dei satelliti e, più precisamente, dalle Advanced Microwave Sounding Units del satelliti NOAA e NASA.

Nel novembre scorso, più precisamente il giorno 16, le serie di dati disponibili per questo parametro hanno compiuto 33 anni, cioè circa un terzo di secolo.

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Una speranza vana…

Qualcuno avrà il coraggio di dire “ho sbagliato”?

Ieri mi sono imbattuto in un tweet della World Bank che rilanciava un press release dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Titolo:

Malaria deaths are down, but progress remains fragile.

Nel corpo leggiamo che in totale nel mondo le morti per malaria sono diminuite del 25%, un dato che sale al 33% per la sola Africa.

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Alberi nel frigorifero

Ecco qua, fresca fresca da Science Daily la catastrofe climatica quotidiana. I ghiacciai svedesi si ritirano, sotto spuntano gli alberi. Attenzione, non quelli che crescono perché il suolo si libera dal ghiaccio, ma i resti di quelli che c’erano prima che il ghiaccio arrivasse.

Circa 600 metri in più di quota rispetto ad oggi, questo pare fosse il limite per lo sviluppo di questa vegetazione. Ciò significa, secondo loro, che la zona dovesse avere temperature medie di almeno 3,5°C più alte di quelle attuali.

Quando? Beh, prima si pensava che l’avanzata di quei ghiacciai risalisse all’ultima glaciazione, ora pare che il legname (non fossili, legname) ritrovato risalga a 4.500 anni fa. Questo significa che quell’ipotetico calduccio lì lo faceva in tempi anche relativamente recenti.

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Tibet e Global Warming, quando si dice l’isolamento

Oggi facciamo un esperimento, anticipiamo le critiche che da scettici impenitenti quali siamo, ci saranno rivolte in relazione a quanto sto per raccontarvi.

  • Il Tibet è climaticamente isolato.
  • I dati proxy provenienti dagli anelli di accrescimento degli alberi presentano grossi problemi di rappresentatività.
  •  La Cina ha tutto l’interesse a smontare l’ipotesi dell’AGW, per cui quanto viene da lì è da prendere con le pinze.
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Global Warming: I ruggenti anni 2000

I negoziati a Durban proseguono freneticamente, ma c’è qualcosa di ancora più frenetico. Da quando è iniziata la Cop17, si susseguono senza sosta allarmi climatici uno più spaventevole dell’altro. Nella sola rassegna di ieri di Science Daily hanno trovato posto questi due articoli (per favore restate seri):

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Scienza e Blog: questo matrimonio s’ha da fare?

Qualche giorno fa mentre gironzolavo nel sito di J. Curry, la mia attenzione è stata attratta da un link che rimandava a due articoli pubblicati su arxiv.org.

  1. Long-Term Instrumental and Reconstructed Temperature Records Contradict Anthropogenic Global Warming
  2. How Natural is the Recent Centennial Warming? An Analysis of 2249 Surface Temperature Records

I due lavori, contraddistinti dalla sigla LU ed LL, portano la firma del prof. H.J. Lüdecke, del Prof. F.K. Ewert e del Dr. R. Link. I testi e la discussione che ne è seguita, dimostrano che la blogosfera può contribuire in modo determinante alla divulgazione scientifica e al progresso della conoscenza. Si parla in sostanza di analisi di alcune serie di temperature che coprono un arco di circa duemila anni.

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Un clima meno sensibile, un paper un po’ più chiaro, una ostilità oscura.

Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un post circa la pubblicazione di un nuovo articolo scientifico in cui si abbassa in modo consistente la stima della sensibilità climatica, fattore cruciale nella discussione sul peso dell’impatto antropico sulle dinamiche del clima. Qui il nostro post.

Gironzolando per il clima-web, ieri ho trovato una intervista a una delle firme dell’articolo, Natan Urban. E’ una lettura interessante, perché fornisce un chiaro approfondimento dell’argomento e anche del materiale utile alla comprensione del loro lavoro.

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