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Tag: Global Warming

Un clima armonico, delle previsioni stonate

Negli ormai quasi cinque anni di attività di Climatemonitor, abbiamo pubblicato parecchi post sull’attività di ricerca di Nicola Scafetta. Alcuni a sua firma, altri, la maggior parte, in forma di commento delle sue pubblicazioni. Se desiderate dare un’occhiata è sufficiente mettere il suo nome nel campo ‘Search‘ in home page, la lista dei contributi è piuttosto corposa.

Il commento più recente riguarda naturalmente il suo ultimo lavoro:

Testing an astronomically based decadal-scale empirical harmonic climate model versus the IPCC (2007) general circulation climate models – Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics

(qui per il download del pdf)

Nel paper c’è una figura particolarmente interessante, quella cioè che mette in comparazione il suo modello di ricostruzione e previsione delle dinamiche delle temperature medie superficiali globali (basato su armoniche che ricostruiscono il forcing solare e planetario) con i modelli climatici impiegati dall’IPCC, allo scopo di confrontarne la performance rispetto al trend più recente delle osservazioni.

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Sole e clima, per ora un pareggio, ma che fatica…

Leggendo la letteratura scientifica in materia di clima, capita spesso di leggere la parola ‘evidence‘, cioè, ‘prova’. Ebbene, nonostante questo vocabolo possa a volte essere interpretato come un false friend, ci sono ai giorni nostri alcune evidenze (non prove) incontrovertibili:

  • Le temperature medie superficiali globali hanno negli ultimi anni bruscamente frenato la loro ascesa; così anche il contenuto di calore degli oceani nello strato superiore, così ha fatto il livello dei mari.
  • La distanza tra le proiezioni climatiche, ovvero il riscaldamento che sarebbe dovuto arrivare in ragione di un forcing antropico che non ha affatto rallentato, e le osservazioni è quindi aumentata; e non di poco.
  • Il Sole, unica fonte di energia di un sistema in perdita costante, è piombato in una fase di quiescenza piuttosto significativa, dopo aver vissuto invece un lungo periodo di intensa attività definito ‘solar grand maximum’.
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Le risposte al global warming: Tempi climatici? No, biblici.

Quanto segue è tratto da un articolo di Willies Eschenbach pubblicato su WUWT un paio di giorni fa. Sì, lo so, quello è un sito di scettici, Eschenbach non è un climatologo e bla, bla, bla. Vi chiedo però un po’ di attenzione al merito.

Sembra che sia uscito recentemente un report dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana. Obbiettivo: rispondere su commissione del governo USA a quache quesito ‘semplice semplice’ in materia di riscaldamento globale e cause dello stesso.

  1. Identificare i fondamenti concettuali su cui si basa l’attuale comprensione degli effetti sul clima della CO2,
  2. Definire quantitativamente l’attendibilità e l’incertezza della nosta conoscenza di questi fattori e processi, e
  3. Riassumere in termini concisi ed oggettivi l’attuale comprensione della relazione anidride carbonica/clima per gli usi dei policy makers.

Un lavoretto mica male. Non solo, un lavoro che, se completato, avrebbe risolto tutti i nostri problemi. Data l’impossibilità di compierlo però, la risposta a questi quesiti non è arrivata. Gli esperti interpellati hanno preferito rispondere diversamente, mettendo a punto una nuova domanda e fornendo la risposta:

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Ma che caldo [non] fa

Il bello di far previsioni non è scoprire di aver ragione. Né capire di aver sbagliato si deve intendere come un fallimento, a patto che la previsione, come deve essere sempre, sia la migliore possibile. A patto cioè che per formularla si sia tenuto conto di tutte le informazioni disponibili. E’ per questo che le previsioni si aggiornano continuamente, perché si rendono disponibili nuove e più ‘fresche’ informazioni. Ma nessuna previsione, buona o cattiva che sia, può prescindere dalla verifica.

ll clima, ovvero le previsioni climatiche, evidentemente fa eccezione. Le previsioni, una volta formulate, sebbene siano inverificabili, diventano pietre. E giù tutto il mondo – almeno così piacerebbe a molti – a orientarsi di conseguenza.

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Non vendete il cappotto

Si chiama Habibullo I. Abdussamatov, ed è certamente un personaggio controverso. Di professione astrofisico, non è certamente un peso leggero nel panorama scientifico del suo paese. Ha un grosso difetto, è clamorosamente scettico in materia di riscaldamento globale di origine antropica. Le sue ‘esternazioni’ sull’effetto serra hanno fatto discutere. Avrebbe potuto risparmiarsele e concentrarsi sul suo specifico settore di applicazone, sul quale invece sconsiglierei di affrontarci una discussione.

Ha pubblicato di recente un nuovo paper, il titolo è tutto un programma:

Bicentennial Decrease of the Total Solar Irradiance Leads to Unbalanced Thermal Budget of the Earth and the Little Ice Age

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Questi hanno proprio il chiodo fisso

Non c’è proprio niente da fare: i toni rimangono accesi e catastrofici. E poi vengono a dire a noi scettici che siamo più tondi di una campana. Di cosa sto parlando? Del fatto che una certa parte del movimento ambientalista ed ecologista leghi i cambiamenti climatici al controllo delle nascite. O meglio ancora, la salvezza dalle catastrofiche conseguenze dei cambiamenti climatici, passa proprio attraverso la pianificazione delle famiglie. Chiaramente, va innanzitutto dimostrato che i cambiamenti climatici saranno catastrofici, e già su questo punto vedete bene voi che tipo di dibattito specioso venga portato avanti dalle elite ecologiste.

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A scuola di pensiero unico

Il prossimo passo saranno le veline, non quelle di striscia la notizia, ma quelle che circolavano nel ventennio, perché a nessuno venisse in mente di avere una propria opinione.

Dal blog di Roger Pielke Sr, una notizia che ha dell’incredibile, ma che ci si ferma un attimo a riflettere, rientra perfettamente nel quadro di una dichiarata necessità di cementare nell’opinione pubblica o in quelli che con essa possono avere a che fare, magari in veste di ‘esperti’, tutti i dogmi del riscaldamento globale, cambiamento climatico, disfacimento climatico di origine antropica. Già, dogmi, proprio quelli che la scienza non è in grado di chiarire, ma di cui non si può fare a meno se si vuol fomentare l’isteria da clima che cambia.

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Correlation is not causation, o forse sì.

Questa è simpatica. Non è nuova ma è simpatica.

Le temperature aumentano e la CO2 anche? Ecco che con una pur traballante correlazione spunta fuori un robusto rapporto di causa effetto.

E cosa succede se si trova una correlazione meno traballante tra le temperature e qualcos’altro? Forse un rapporto di causa effetto più robusto? No, perché nella fattispecie i due elementi sono del tutto scollegati.

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Dov’è l’Hockey Stick?

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Guido Travaglini è un ricercatore dell’Università La Sapienza di Roma, Facoltà di Giurisprudenza, Istituto di Economia e Finanza. Ha pubblicato e postato sul web articoli di vario genere: macroeconomia, macrocriminologia, analisi delle componenti principali e climatologia. Ha un approccio econometrico dovuto agli insegnamenti di K.D. West (University of Wisconsin, Madison) e di M. Aoki (UCLA, Los Angeles). Il suo ultimo lavoro ha un titolo simile a quello di questo post:

Climate Change: Where is the Hockey Stick? Evidence from Millennial-Scale Reconstructed and Updated Temperature Time Series. (PDF)

Su mia richiesta ha accettato di riassumerne i contenuti per un guest post su CM. Buona lettura.

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Ho di recente divulgato sul web un articolo intitolato “Climate Change: Where is the Hockey Stick? Evidence from Millennial-Scale Reconstructed and Updated Temperature Time Series”. Obiettivo dell’articolo è verificare se le temperature medie della Terra si siano significativamente modificate negli ultimi mille+ anni dando luogo ad un trend ascendente culminante nell’attuale “Global Warming” o “Recent Warming Period” (RWP), oppure abbiano manifestato fasi cicliche attorno ad un trend stazionario.

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Tutta colpa di Charlie Chaplin

Non fosse mai entrato in quella fabbrica! Non avesse mai dato inizio ai ‘Tempi moderni’. Ci saremmo potuti godere una glaciazione come si deve, una drastica riduzione della popolazione mondiale e, soprattutto, dei ghiacciai finalmente in crescita.

Meno male che la realtà supera sempre l’immaginazione, perché alla fantasia dell’approccio CO2 dipendente non c’è davvero limite.

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Come cambia il vento

Ah, i capricci del clima! E questo vento poi, che continua a cambiare direzione facendo sventolare le opinioni di qua e di là. Non so se ci sia più realismo, qualunquismo o cinismo nelle dichiarazioni rilasciate dalla Segretaria di Stato all’Ambiente del governo inglese. C’è però sicuramente voglia di cambiare direzione rispetto al passato.

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Global warming: era più freddo prima o è più caldo adesso?

C3 Headlines è un sito di scettici climatici. Ma non solo, è anche un sito dove troppo spesso i pur giusti argomenti che sostengono lo scetticismo sono confusi con dissertazioni di carattere smaccatamente politico e ideologico. Per questa ragione è molto raro che si possa leggere sulle nostre pagine di argomenti tirati fuori e/o approfonditi da quel sito.

Quanto vi racconterò brevemente non fa eccezione, ma l’argomento è forse troppo importante per essere trascurato. Sulle nostre pagine abbiamo spesso affrontato il tema della precisione della misura, della cura del dato, dell’approssimazione inevitabile delle misure strumentali e della conseguente inutilità di compilare classifiche annuali in termini di freddo o caldo sulla base di differenze dell’ordine di centesimi, quando non millesimi di grado.

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Global Warming: I ruggenti anni 2000

I negoziati a Durban proseguono freneticamente, ma c’è qualcosa di ancora più frenetico. Da quando è iniziata la Cop17, si susseguono senza sosta allarmi climatici uno più spaventevole dell’altro. Nella sola rassegna di ieri di Science Daily hanno trovato posto questi due articoli (per favore restate seri):

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