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Il Caval Barbero e i Cavalli Frisoni – Note a margine di uno scritto di Cook et al, 2013

di Luigi Mariani e Gianluca Alimonti

 

Gli autori ringraziano il professor Ernesto Pedrocchi per aver loro segnalato lo scritto di Cook et al e per gli utilissimi commenti.

 

L’articolo di Cook et al., 2013

Con l’articolo “Quantifying the consensus on anthropogenic global warming in the scientific literature”, uscito il 15 maggio 2013 su Environmental research letters, gli autori si propongono di verificare il livello di consenso rispetto alla teoria dell’Anthropogenic Global Warming (AGW) attraverso un progetto che si autodefinisce di “citizen science” (scienza civica) e che è stato avviato dai volontari del sito web Skeptical science (www.skepticalscience.com). L’obiettivo del lavoro è dichiaratamente “politico” in quanto, come traspare dai primi passi dell’introduzione, si propone di evidenziare il consenso esistente rispetto alla teoria AGW onde evitare che prenda corpo quel “clima d’incertezza” che potrebbe rendere l’opinione pubblica meno propensa a “politiche del clima” volte a ridurre le emissioni di CO2 ed altri gas serra.

 

 

L’articolo di Cook et al. è frutto del lavoro di un team di 24 reviewers anonimi che hanno letto gli abstract di 11944 lavori scientifici redatti da 29083 autori ed apparsi su riviste scientifiche referate nel periodo 1991-2011 (21 anni). I lavori da indagare  sono stati individuati effettuando una ricerca su ISI web of science e ricercando lavori che avevano nell’abstract le parole chiave “global climate change” o  “global warming”. I lavori (il cui elenco completo è disponibile nel  supplementary material – a questo linkfile erl460291datafile.txt)1  sono stati classificati in una delle tre seguenti categorie:

 

 

  • Lavori che accreditano la teoria AGW.
  • Lavori che confutano la teoria AGW.
  • Lavori che non prendono posizione rispetto alla teoria AGW.

 

Dal lavoro dei 24 reviewers emerge che fra i lavori scrutinati,  il 66.4% non prende posizione pro o contro l’AGW, il 35.5% accredita la teoria AGW e lo 0.7% la confuta. Gli estensori dell’articolo hanno altresì scritto al primo autore di ognuno dei lavori scrutinati chiedendogli di indicare cosa emerge dall’articolo (self rating). Su 8547 autori interpellati le risposte sono state 2142 (tabella 5) e di queste il 62.7% accredita la teoria AG, il 35.5% non prende posizione e l’1.8% la confuta.

 

I risultati sono sintetizzati in modo efficace nell’abstract: “We analyze the evolution of the scientific consensus on anthropogenic global warming (AGW) in the peer-reviewed scientific literature, examining 11 944 climate abstracts from 1991–2011 matching the topics ‘global climate change’ or ‘global warming’. We find that 66.4% of abstracts expressed no position on AGW, 32.6% endorsed AGW, 0.7% rejected AGW and 0.3% were uncertain about the cause of global warming. Among abstracts expressing a position on AGW, 97.1% endorsed the consensus position that humans are causing global warming. In a second phase of this study, we invited authors to rate their own papers. Compared to abstract ratings, a smaller percentage of self-rated papers expressed no position on AGW (35.5%). Among self-rated papers expressing a position on AGW, 97.2% endorsed the consensus. For both abstract ratings and authors’ self-ratings, the percentage of endorsements among papers expressing a position on AGW marginally increased over time. Our analysis indicates that the number of papers rejecting the consensus on AGW is a vanishingly small proportion of the published research.”

 

Si noti In particolare come, in sede di abstract, venga enfatizzato il fatto che fra i lavori che prendono posizione in merito alla teoria AGW,  la accrediti il 97.1% in caso di valutazione affidata ai reviewers ed il 97.2% nel caso di self-rating.

 

Commenti all’articolo

Il primo commento sarà affidato ad una frase di Galileo “Se il discorrere circa un problema difficile fusse come il portar pesi, dove molti cavalli porteranno più sacca di grano che un caval solo, io acconsentirei che i molti discorsi facesser più che un solo; ma il discorrere è come il correre, e non come il portare, ed un caval barbero solo correrà più che cento frisoni.” (Il saggiatore – pagina 438)2.

 

Galileo ci dice in sostanza che la scienza non è un processo democratico, in cui conta la maggioranza, ma è viceversa uno strumento che serve per appurare se una teoria sia vera o meno, il che si ottiene confrontando tale teoria con la realtà (misurata e/o osservata). In tal senso la teoria dell’Anthropogenic Global Warming (AGW), che sostiene che la CO2 è la principale  manopola di controllo del macchina del clima (Lacis et al, 2010) potrà essere dichiarata invalida se a fronte di una prosecuzione dell’aumento monotonico di CO2 in atmosfera non si osserverà per alcuni decenni un corrispondente aumento delle temperature globali.

 

Alla suddetta frase di Galileo corre subito la mente quando si legge l’affermazione di Cook et al. (2013) secondo cui “fra gli abstract che esprimono una posizione sull’Anthropogenic global warming il 97.1% affermano che sia l’uomo a causare l’AGW”. Tuttavia quella “galileiana” non è l’unica obiezione che viene da fare all’articolo di Cook et al. Primo argomento che vogliamo portare  è la “legittima suspicione” per un’indagine condotta da una struttura (il sito Skeptical science) che è tutto tranne che su posizioni di indipendenza rispetto alla teoria AGW, schierandosi costantemente fra i suoi più acerrimi sostenitori.

 

Inoltre ad una critica radicale si presta la tecnica del self rating, adottata da Cook et al. per spingersi oltre gli abstract scendendo nel corpo degli articoli scientifici. Infatti sussiste a nostro avviso il fondato timore che i dati raccolti inviando email agli autori abbia creato un campione non rappresentativo e dunque inutilizzabile per descrivere la popolazione degli 11944 articoli indagati. In sostanza si è verificato qualcosa di simile a quanto accade quando si valutano i risultati elettorali utilizzando i dati che arrivano dai primi seggi scrutinati. Vi sarete infatti tutti accorti che le stime così ottenute sono in genere assai peggiori di quelle prodotte dalle agenzie specializzate in sondaggi, le quali operano con riferimento a campioni rappresentativi dell’intero corpo elettorale. Strano che i referi della rivista in questione non abbiano colto un problema tanto lampante e che emerge confrontando i grafici di figura 1 (valutazione dei 24 reviewers sugli abstract) con quelli di figura 2 (self rating). In sintesi e’ nostra opinione che i dati derivanti dal giudizio dei 24 reviewers anonimi siano gli unici utilizzabili per esprimere valutazioni e pertanto a tali dati ci atterremo di qui in avanti per formulare le nostre ulteriori critiche, la prima delle quali è quella per cui sbandierare il 97% di consenso alla teoria AGW da parte dei lavori indagati è quantomeno forviante. Proseguendo con il paragone elettorale è come se in un’elezione democratica il vincitore parlasse di “adesione plebiscitaria” in una situazione in cui si astiene il 66.4% degli aventi diritto e lo 0.7% vota contro.

 

E visto che “gli astenuti sono nettamente maggioritari” occorre interrogarsi su cosa voglia dire non prendere posizione in sede di abstract. Il fenomeno non può a nostro avviso che essere letto come indice del fatto che il lavoro non è giunto a evidenze dell’influenza dell’uomo sul clima. Non dimentichiamo infatti che un articolo scientifico non è un pamphlet ma è viceversa uno strumento che serve per affermare una verità limitata e basata sui dati e sulle analisi condotte sui dati stessi. Spiace vedere che una tale conclusione, che emerge a nostro avviso in modo lampante dai dati, sia totalmente sorvolata dagli autori che proprio per evitarla si infilano nel vicolo cieco del “self rating”.

 

Dobbiamo poi stigmatizzare il fatto che nella parte finale della discussione gli autori esprimono il dubbio (rispetto al quale citano parecchia letteratura) secondo cui gli scienziati sarebbero per loro cultura portati ad adottare una visione conservativa sottostimando gli impatti del global warming. Questo in alcuni casi potrà anche essere vero. Gli autori dimenticano tuttavia di evidenziare che esiste una quota rilevante della comunità scientifica incline al pessimismo, in quanto il paventare catastrofi imminenti è un modo magari poco serio ma certamente molto facile per ottenere fondi (Mullis, 2000). Un esempio in proposito è offerto dai modelli GCM di IPCC AR4 (2007) le cui “previsioni” hanno offerto all’opinione pubblica una visione oltremodo pessimistica se confrontate con l’andamento stazionario delle temperature al suolo registrato negli ultimi 17 anni.

 

Degno di critica è infine il fatto che in sede di conclusioni si riporti una frase che mostra la natura prettamente ideologica del lavoro di Cook et al. Si cita infatti il caso della Western Fuels Association che avrebbe condotto una campagna investendo 510mila dollari per con lo scopo di “riposizionare il global warming da dato di fatto a teoria”.  Si tratta di una notizia tesa a gettare discredito sulle teorie alternative a quella AGW (la teoria solare in primis) e che appare del tutto risibile se confrontata con gli investimenti in ricerca sul clima, che a livello internazionale (Unione Europea, Stati Uniti, ecc.) sono stati in questi anni pesantemente mirati a corroborare la teoria AGW.

 

In altri termini la comunità internazionale ha ormai da anni aderito alla teoria AGW3. Volete una piccola dimostrazione? Nel 7° Programma Quadro dell’UE figurava la voce Climate Change e l’incipit della call recitava fra l’altro “There is no scientific doubt that human-induced climate change is a fact and that society is facing enormous challenges.” E se questa è la premessa al programma di ricerca, sfido chiunque a presentare un progetto critico rispetto alla teoria AGW. E per capire poi quanti denari ruotino attorno a questi progetti europei si veda il rapporto del 2009 European research Framework Progamme, Research in climate change, report prepared for the third wirld Climate Conference (WCC-3= and the UNFCCC Conference of the Parties (COP-15) – EUR 23609, 356 pp., il cui PDF è reperibile a questo indirizzo. Nella premessa  a tale documento il direttore generale della DG Ricerca dell’UE indica in 543 milioni di Euro la cifra complessiva erogata dall’Unione Europea nell’arco di un decennio con il 6° e 7° programma quadro  per studiare il cambiamento climatico4.

 

E’ chiaro che una tale valanga di quattrini, elargita ai sostenitori della teoria AGW, non possa che aver dato luogo a un’alluvione di lavori favorevoli alla teoria stessa. In proposito sarebbe anche interessante valutare la classe d’età di coloro che sviluppano lavori critici rispetto alla teoria AGW. Temo che emergerebbe che gran parte di questi lavori scientifici sono stati sviluppati da persone che lo stanno facendo a livello di bricolage e cioè senza alcun finanziamento. Purtroppo di queste persone ce ne sono sempre meno (nel senso che i ricercatori non schierati a favore dell’AGW sono per lo più anziani e dunque se ne vanno gradualmente in pensione) e sempre meno ve ne saranno in futuro.

 

Conclusioni

Nonostante tutti gli sforzi condotti da Cook et al. per attestare il contrario, l’articolo ci mostra un dato che appare stupefacente e che appare decisamente in controtendenza rispetto all’innata abitudine dei ceti intellettuali di adeguarsi ai dettami della cultura dominante (Accetto, 1641). Infatti, nonostante anni di campagne di stampa condotte dai media, nonostante l’aperta adesione alla teoria AGW di Nazioni Unite, Unione Europea e quasi tutti gli  Stati del mondo, nonostante infine i finanziamenti sempre più pesantemente orientati a favore della teoria dominante, esiste ancora una piccola minoranza di ricercatori che la confuta (0.7%, per un totale di 78 lavori) ed una larga maggioranza di  ricercatori (il 66.4%, per un totale di 7930 lavori) che non si pronuncia. Ironicamente verrebbe da dire, parafrasando Al Gore, che la società deve difendersi da questi mostri di negazionismo o ponziopilatismo.  Perché non pensar dunque alla prigione o a lindi campi di rieducazione? Un’idea alternativa sempre riportata sul filo dell’ironia, potrebbe esser quella di far firmare agli autori di tutti gli articoli scientifici una dichiarazione preventiva di adesione alla teoria AGW onde da un lato favorire la futura realizzazione di statistiche unbiased e dall’altro dar finalmente modo alle grandi mandrie di “cavalli frisoni” che popolano le praterie della ricerca di aver partita vinta, con buona pace di Galileo.

 

_____________________________

 

Note

  1. Per inciso consultando il materiale supplementare, si è scoperto che fra gli 11900 lavori scientifici valutati c’è anche un articolo di Gilioli e Mariani uscito nel 2011 su Malaria Journal e che costituisce un ottimo esempio, perché redatto da uno degli autori di questo post. Qui si riporta il record:
    2011, Sensitivity Of Anopheles Gambiae Population Dynamics To Meteo-hydrological Variability: A Mechanistic Approach,Malaria Journal,Gilioli| G; Mariani| L,4,4
    Si noti che i codici 4,4 presenti a fine record sono da leggere alla luce dei criteri classificatori Category ed Endorsement, così come sotto definiti:
    Category: 2,Impacts; 3,Mitigation; 4,Methods; 5,Paleoclimate; 8,Not climate related; 9,Not Peer-Reviewed; 10,No Abstract
    Endorsement: 1,Explicitly endorses and quantifies AGW as 50+%; 2,Explicitly endorses but does not quantify or minimize; 3,Implicitly endorses AGW without minimising it 4,No Position; 5,Implicitly minimizes/rejects AGW; 6,Explicitly minimizes/rejects AGW but does not quantify; 7,Explicitly minimizes/rejects AGW as less than 50%:
    In sostanza l’articolo di Gilioli e Mariani, in base all’analisi dell’abstract, è stato correttamente classificato in classe di category (metodi: in effetti si propone un modello epidemiologico innovativo per Anopheles gambiae) ed in classe 4 di Endorsement (in effetti l’articolo non prende posizione nè a favore nè contro l’AGW nel senso che gli autori dimostrano che un eventuale aumento delle temperature che avesse in futuro a verificarsi in Kenya non avrà conseguenze catastrofiche sulla malaria). Oltre all’analisi degli abstract è stata fatta anche un’inchiesta fra gli autori allo scopo di verificare se nel corpo dell’articolo vi fosse o meno endorsement dell’AGW. Gilioli, interpellato come primo autore, ha ricevuto il questionario ma non ha risposto.
  2. Ovviamente la frase di Galileo va contestualizzata: Galileo la riferiva infatti alla teoria dominante, quella geocentrica di Tolomeo (che, qualora si fosse votato fra gli scienziati d’allora, avrebbe probabilmente raggiunto livelli di consenso bulgari) e nello specifico al gesuita Sarsi, sostenitore della teoria tolemaica e con il quale Galileo era in polemica.
  3. In proposito si ricorda l’amara affermazione del compianto Marcel Leroux “Come professore di climatologia il mio datore di lavoro è la repubblica Francese, la quale ha adottato  la  religione  ufficiale  del “cambiamento  climatico”  a  cui  io  non aderisco  […]  Ho  un’inclinazione  naturale  a discutere le cose e sono fondamentalmente un cartesiano  che  adotta  il  precetto  primario  di Cartesio  secondo  cui  “nulla  può  essere assunto come vero se non ci appare come tale in  modo  evidente  (Cartesio, 1637, Discorso  sul  metodo)” [Leroux M., 2005.  Global  warming, myth  of  reality.  The  erring  ways  of climatology, Springer Paxis, 2005].
  4. Il 6° programma quadro ha coperto il periodo 2002-2006, il 7° il periodo 2007-2013.

 

Bibliografia

 

  • Accetto T., 1641. Della dissimulazione onesta – Rime, BUR – Rizzoli, edizione 2012, pp. 277.
  • Cook et al, “Quantifying the consensus on anthropogenic global warming in the scientific literature”, Environmental research letter, 8, 2013.
  • Galileo  G., 1623. Il saggiatore, http://google.it/books?id=-U0ZAAAAYAAJ&hl=it
  • Lacis A.A., Schmidt G.A., Rind D., Ruedy R.A., 2010. Atmospheric CO2: Principal Control Knob Governing Earth’s Temperature, Science 330, 356-359.
  • Kary Mullis, Ballando nudi nel campo della mente, Milano, Baldini & Castoldi, 2000

 

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Published inAttualità

35 Comments

  1. Bene, nel ringraziare tutti quanti hanno ritenuto utile esprimere un loro parere, direi che la discussione può considerarsi chiusa. Con questo eviteremo anche di ‘scadere’ nel botta e risposta puramente dialettico giustamente indicato da Alvaro.
    Grazie,
    gg

  2. A. de Orleans-B.

    Ehm… [cortese colpo di tosse], permettetemi un commento: forse stiamo scadendo in un “botta e risposta” dialettico che ormai aggiunge poco al tema.

    Al Sig. Zullino mi sentirei di offrire tre commenti espressi a titolo strettamente personale:

    1. Grazie per il Suo intervento. La foga evidente è segno che per Lei il tema è molto importante e lo tratta con passione. E’ vero che Lei ci colloca tra gli ignoranti — colpito e affondato, per quanto mi riguarda — ma è anche vero che, se frequenta spesso queste pagine, avrà visto una banda di curiosi che, soprattutto, vorrebbero sapere come stanno e andranno realmente le cose, di fronte ad un aumento monotonico della concentrazione di CO2 consistente e velocissimo in qualsiasi scala dei tempi lo si voglia considerare — e di fronte alle conclusioni di alcune ricerche che spesso appaiono, come dire, non completamente condivisibili sotto il profilo metodologico.

    2. Nel lavoro del Sig. Cook sembra che si possano apprezzare delle inconsistenze, alcune veramente spinose; conclusioni logiche circolari e conclusioni del tipo “In Germania crolla la fertilità e in Germania sono quasi sparite le cicogne, ergo è provato che le cicogne portano i bambini”, quello che persone molto più capaci di me etichettano con il sofisma “post hoc ergo propter hoc”. E’ anche vero che il trattamento statistico delle opinioni è un tema veramente molto difficile e pieno di trabocchetti logici!

    3. Se lo ritiene utile, torni spesso su queste pagine e troverà le sue opinioni, soprattutto quelle opposte, tanto rispettate quanto Lei rispetterà quelle degli altri, e trarrà così un gran vantaggio dal vecchio aforisma:” Non si impara mai molto dalle persone con le quali si è d’accordo”.

    4. Avevo detto tre commenti, ma, visto il Suo buon inglese, godiamoci insieme questa stupenda frase di Robert Heinlein (o Mark Twain, secondo alcuni): “Never try to teach a pig to sing. It wastes your time and annoys the pig.”

    • Ecco spiegato il caratteraccio di Zurlì e sodali.

  3. MIchele Zullini

    E dunque, Morabito, che vuole di più? Un Lucano?

    • Qualcuno ha mai conosciuto un allarmista senza problemi alla digestione?

    • Michele Zullini

      Mi era parso di capire che lei non fosse un “allarmista”.

    • Guido Botteri

      MIchele Zullini, mi spiega a chi dovremmo credere, al consenso del (presunto) 97%
      o alle lamentele dei sostenitori dell’AGW sulla poca efficacia della loro propaganda ?
      Può spiegarlo anche in semplice italiano, lo capisco benissimo, senza bisogno di dotte frasi in lingue estere…. venga al punto:
      vasto consenso, o poca penetrazione della propaganda ?
      Ne scelga una delle due, così mi regolo.

    • MIchele Zullini

      Lei è libero di leggere o meno i miei interventi. Io sono libero di scriverli come più mi piace. Ora ha la possibilità di “regolarsi”. Alla peggio, può iscriversi ad un corso di inglese.

    • Guido Botteri

      Ok, I see you don’t want to answer my questions. What about learning English ? I’ll think about it.
      By the way, do you teach English lessons ? just to know… if price is cheap. 🙂
      Но теперь я предпочитаю совершенствовать русский язык, у вас есть, может быть, хорошая книга ?

  4. Andrea G.

    Gentile Zullini, dall’alto di quale verità lei ritiene di poter definire le opinioni altrui “sciocchezze”?

  5. Diego

    E già che siete, potete cimentarci anche con lo studio di J.R. Powell (qui: http://www.jamespowell.org).
    Riassunto: “From Nov. 12, 2012 through December 31, 2013. I found 2,258 articles, written by a total of 9,136 authors. Only one article, by a single author in the Herald of the Russian Academy of Sciences, rejected man-made global warming”. E quell’uno cosa dice nell’abstract? “The switch of world powers first to decreasing the use of fossil fuel and then to carbon-free energy within the framework of the Kyoto Protocol may lead to economic collapse for Russia as a consequence of the reduction and, probably, even loss of the possibility to sell oil and natural gas on the world market.”
    Si attendono sagaci commenti galileiani.

    • Luigi Mariani

      Caro Guido,
      In effetti nel sito da te segnalato si riportano vari casi di articoli di scettici che negano l’AGW e che sono stati invece erroneamente classificati come favorevoli alla teoria.
      Personalmente ho verificato solo la posizione di Shaviv, per il cui articolo nei materiali accessori di Cook et al si riporta in effetti quanto segue: “2005,On Climate Response To Changes In The Cosmic Ray Flux And Radiative Budget,Journal Of Geophysical Research-space Physics,Shaviv| Nj,4,2” con il codice 4 che sta per “Methods” ed il 2 che sta per “Explicitly endorses but does not quantify or minimise”.
      Pertanto appare motivata la reazione di Shaviv, il quale dice: “Nope… it is not an accurate representation. The paper shows that if cosmic rays are included in empirical climate sensitivity analyses, then one finds that different time scales consistently give a low climate sensitiviity. i.e., it supports the idea that cosmic rays affect the climate and that climate sensitivity is low. This means that part of the 20th century should be attributed to the increased solar activity and that 21st century warming under a business as usual scenario should be low (about 1°C). I couldn’t write these things more explicitly in the paper because of the refereeing, however, you don’t have to be a genius to reach these conclusions from the paper.””.
      Ad onor del vero debbo tuttavia dire che leggendo l’abstract (unica cosa che i referi attivati da Cook hanno letto) trovo la frase “Subject to the above caveats and those described in the text, the CRF/climate link therefore implies that the increased solar luminosity and reduced CRF over the previous century should have contributed a warming of 0.47 ± 0.19°K, while the rest should be mainly attributed to anthropogenic causes. Without any effect of cosmic rays, the increase in solar luminosity would correspond to an increased temperature of 0.16 ± 0.04°K.”, frase che in effetti accredita l’AGW quantificandolo in grossomodo in 0.4°C in un secolo (la stima la deduco io dai dati oferti da Shaviv).
      Quello evidenziato in tal modo è a mio avviso un ulteriore elemento critico dell’indagine, in quanto credo di poter dire senza tema di smentita che nessuno scienziato neghi l’impatto umano sul clima (sia esso dovuto a modificazioni nell’uso del suolo sia ad emissioni di CO2 o CH4 che sono gas serra sia a …). L’oggetto del contendere è casomai l’entità assunta in passato e che sarà assunta in futuro dall’effetto antropico.
      In altri termini agendo in questo modo Cook et al hanno creato il sistema perfetto per taggiungere il 100% di consenso, inbarcando sulla grande nave degli accreditarori dell’AGW tutti, ma proprio tutti.

    • Michele Zullini

      Quello che si chiama “shifting the goalposts”.

    • No, si chiama “quel lavoro di Cook e’ una ciofeca da molti punti di vista” e “se fai la domanda giusta ottieni il risultato che vuoi da qualunque sondaggio”.

      Per la cronaca, se ricordo bene i criteri anche io rientro nel famoso 97%, e sono in ottima compagnia con Bishop Hill, Willis Eschenbach, Anthony Watts, Luigi Mariani, Guido Guidi, etc etc..

    • flavio

      no, si chiama “senso della misura”
      anche un bambino delle medie può capire che se io da seduto mi alzo in piedi modifico la rotazione della terra, ancora di più se poi mi risiedo in macchina e mollo la frizione dopo averla accesa, si tratta di capire se l’entità della modifica è rilevante
      o dovremmo arrestare per omicidio premeditato tutti i padani che, vedendo la nuvoletta di vapore condensato ogni volta che respirano, non smettono di farlo

  6. Per fortuna ci ha raggiunto un professorone. Purtroppo pero’, nella foga di prendersela con gli argomenti altrui, ha dimenticato di verificare il proprio.

    Un lavoro sul clima che non menzioni o mostri interesse riguardo la causa del global warming non espone evidentemente evidenze dell’influenza dell’uomo sul clima.

    E’ vero che alcuni di quei lavori (la maggioranza, probabilmente) assumera’ tale influenza aprioristicamente. Ma ripetiamo insieme: se il risultato R e’ raggiungto considerando per vera la tesi T, R non e’ prova di T, perche’ T e’ stata considerata vera in partenza.

    Altrimenti come detto staremmo qui a parlare di frenologia, o flogisto, o chissa’ cos’altro.

    Santo Galileo aiutaci tu.

    • Michele Zullini

      Morabito, noto il suo specialismo in “unknown unknows”. Mi dica (o ripeta, se preferisce), che cosa è qui R e che cosa T?

    • Se l’abstract descrive un lavoro che e’ stato scritto prendendo come fatto accertato il riscaldamento globale antropogenico, ne’ l’abstract ne’ il lavoro possono essere considerati prova del riscaldamento globale antropogenico.

      Se un quadro di Napoleone a cavallo e’ stato prodotto prendendo per vero che il cavallo di Napoleone fosse bianco, il fatto che il cavallo nel quadro sia bianco non e’ prova che il cavallo di Napoleone fosse bianco.

      Se il personaggio interpretato da Di Caprio in Django Unchained mostra due fossette intracraniche nella testa di un suo antico schiavo dicendo che la frenologia le indica come prova dell’indole sottomessa degli afro-americani, la presenza di due fossette intracraniche nella testa di chicchessia non puo’ essere usata come prova che la frenologia abbia ragione, e che due fossette intracraniche nella testa indichino un’indole sottomessa.

    • MIchele Zullini

      Noto che sia lei sia Guidi avete un debole per l’ippica. Pour cause.

    • MIchele Zullini

      “Se l’abstract descrive un lavoro che e’ stato scritto prendendo come fatto accertato il riscaldamento globale antropogenico, ne’ l’abstract ne’ il lavoro possono essere considerati prova del riscaldamento globale antropogenico.”

      Morabito, lei ha capito ben poco. Ci dorma sopra, perché “In nocte consilium”.

  7. MIchele Zullini

    “E visto che “gli astenuti sono nettamente maggioritari” occorre interrogarsi su cosa voglia dire non prendere posizione in sede di abstract. Il fenomeno non può a nostro avviso che essere letto come indice del fatto che il lavoro non è giunto a evidenze dell’influenza dell’uomo sul clima. ”

    Per cortesia – self-described Galileians – astenetevi dallo scrivere sciocchezze del genere. “Non prendere posizione” qui significa, né più né meno, che nell’abstract non vi è “menzione” di AGW (“Does not address or mention the cause of global warming”). Il vostro “argomento” è, nella migliore delle ipotesi, un non-sequitur. Più probabilmente è espressione di wishful thinking (altrimenti, che scrivereste a fare su “Climatemonitor”?).

    “Non dimentichiamo infatti che un articolo scientifico non è un pamphlet ma è viceversa uno strumento che serve per affermare una verità limitata e basata sui dati e sulle analisi condotte sui dati stessi.”

    E un non-sequitur contraddittorio, dal momento che il “vostro avviso” (un “avviso” che come “Galileiani” dovreste essere più cauti ad esprimere), renderebbe “pamphlets” tutti i papers che “menzionano” AGW (endorsing, not-endorsing or expressing uncertainty about AGW). Altro che “Happy Few”!

    Infine, la vostra osservazione secondo cui “sussiste a nostro avviso il fondato timore che i dati raccolti inviando email agli autori abbia creato un campione non rappresentativo e dunque inutilizzabile per descrivere la popolazione degli 11944 articoli indagati.” mostra quanto ignoramus siate del paper che ambite di censurare sul piano metodologico.

    • Luigi Mariani

      Rispondo in modo sintetico alle sue considerazioni facendole osservare che il meccanismo di self rating in cui il rispondere o meno è lasciato al buon cuore dei rispondenti, è un sistema infallibile per produrre campioni non rappresentativi della popolazione indagata.
      Tuttavia ammesso (e non concesso) che il self rating abbia dato un campione rappresentativo, faccio osservare che in media il 35% dei giudizi espressi con tale meccanismo è improntato alla “No AGW position or undecided” (table 5) e che tale percentuale, del 30% circa per lavori antecedenti al 2000, si porta al 40% per lavori successivi a tale data (figura 2b). Si tratta di percentuali di assoluto rilievo e sulle quali non si può fare a meno di riflettere, alla luce del fatto che quel che resta impresso nell’immaginario collettivo e che viene citato dai media è unicamente un dato: 97.2% di favorevoli all’ipotesi AGW. Tenga peraltro conto che un mio articolo fa parte degli 11944 valutati da Cook et al. e che lo stesso era improntato alla “No AGW position or undecided”. Anche per questo ci terrei che tale posizione (largamente maggioritaria in quanto rappresenta il 62,5% dei paper referati ed il 35.5% dei self rated) fosse tenuta nella dovuta considerazione.

    • Michele Zullini

      Mariani, back to basics. Lei non ha risposto alle mie obiezioni. Questo argomento:

      “E visto che “gli astenuti sono nettamente maggioritari” occorre interrogarsi su cosa voglia dire non prendere posizione in sede di abstract. Il fenomeno non può a nostro avviso che essere letto come indice del fatto che il lavoro non è giunto a evidenze dell’influenza dell’uomo sul clima. ”

      è un non sequitur (nella migliore delle ipotesi).

    • Luigi Mariani

      “Lei non ha risposto alle mie obiezioni. ” -> non ho risposto a una sua obiezione e le rispondo ora.
      Le regole editoriali delle riviste, di cui si fanno poi garanti i referi, prevedono in modo esplicito che l’abstract debba essere rappresentativo dei risultati “robusti” ottenuti all’articolo.
      In modo più esplicito, facendo io il refero per varie riviste internazionali, quando esprimo il mio giudizio su un lavoro, sono tenuto a rispondere alla seguente domanda dell’editor: “l’abstract è rappresentativo dei risultati?”
      Questo mi induce a ritenere che, almeno nella gran parte dei casi, se un risultato che indica l’influsso antropico sul clima non è poi riportato nell’abstract è perché lo stesso non rientra fra i risultati “robusti” della ricerca oggettodell’articolo.

    • Michele Zullini

      “Questo mi induce a ritenere che, almeno nella gran parte dei casi, se un risultato che indica l’influsso antropico sul clima non è poi riportato nell’abstract è perché lo stesso non rientra fra i risultati “robusti” della ricerca oggetto dell’articolo.”

      Di conseguenza, tutti i saggi che nell’abstract non menzionano AGW, sono correttamente classificabili come “No position”, cioè: “Do(es) not address or mention the cause on global warming”. Apprezzo l’onestà intellettuale di Mariani e il fatto che abbia finalmente compreso che il criterio di classificazione dei saggi adottato in Cook et al.

      Sto scherzando. Mariani, lei proprio non vuole capire. “No position” significa che nell’abstract non è presente nulla, ma proprio nulla, che possa indicare che quel particolare saggio contenga qualsiasi argomento o riferimento ad AGW, sia esso: 1) Explicit endorsement with quantification; 2) Explicit endorsement without quantification; 3) Implicit endorsement; 4) Uncertain; 5) Implicit rejection; 6) Explicit rejection without quantification; 7) Explicit rejection with quantification.

      La persistenza di questo argomentare conferma la mia ipotesi che siamo in presenza di un caso di “wishful thinking” o probabilmente anche di una anfibolia (dove l’ambiguità della frase di Mariani sta in quel: “se un risultato che indica l’influsso antropico sul clima”). Nulla di strano, s’intende. La qualifica di “Professore” non rende immuni dalle tipiche fallacie cognitive e del ragionamento.

    • In merito a questa discussione, per la quale ringrazio gli autori del post, non mi sento di dire gran che, se non che sarà un vero spasso vedere quel 97,2% fare le capriole quando, per sottrazione di sostegno politico, mediatico ed economico causa evidente inattendibilità della teoria sostenuta, dovranno riallinearsi. Faccio presente ai depositari della verità prontamente intervenuti che il processo è già in atto e il sipario del circo si sta sollevando. Consiglio quindi di iniziare il riscaldamento.
      Al riguardo, la maleducazione potrebbe non dare molti risultati, ma mi rendo conto che di clima e affini si può imparare fino a un secondo prima di passare a miglior vita, la capacità di stare al mondo e il rispetto dei propri simili si imparano da piccoli, se il treno passa non c’è più niente da fare. Peccato, chissà quante belle cose potremmo imparare se solo si riuscisse a parlare e ascoltare.
      gg

    • MIchele Zullini

      “Iniziare il riscaldamento”. Non è necessario, quello c’é già.

    • Concordo sul fatto che ci sia (stato). E così, all’imporovviso, ecco anche il mio self rating. Sono contento di rientrare tra i sostenitori del colore bianco del cavallo bianco di Napoleone.
      gg

    • Gianluca

      Caro Zullini,
      cerco di rispondere senza entrare in polemica e cercando di evitare quella maleducazione che mi sembra di percepire, ma qui in effetti potrei sbagliarmi, dal suo scritto.

      Sin dall’introduzione gli autori chiariscono che scopo del lavoro e’ dimostrare che, a differenza di quanto ritiene la maggior parte della popolazione americana, vi sia un consenso scientifico totale su AGW e chiariscono che la percezione pubblica su tale punto e’ un necessario elemento di supporto per la politica climatica.

      Ovviamente il primo risultato ottenuto, circa i 2/3 dei lavori non esprimono una decisa posizione, non soddisfa i requisiti degli autori. Si osservi peraltro che affermazioni generiche e difficilmente confutabili tipo “humans are contributing to global warming without quantifying the contribution” fanno rientrare il lavoro nella categoria che supporta AGW!…

      Tornando ai 2/3 che non esprimono posizione, concordo con lei nel ritenere che “Il fenomeno non può a nostro avviso che essere letto come indice del fatto che il lavoro non è giunto a evidenze dell’influenza dell’uomo sul clima” possa essere una conclusione un po’ “forte” ma non del tutto pellegrina e, mi permetta, certamente non una sciocchezza, alla luce del fatto che 1/3 degli autori, stimolati da specifica richiesta, ribadiscono la propria posizione di “neutralita’”. Ora, ammesso e non concesso che le risposte provenienti dal 60% del 14% dell’intero campione abbia un significato statistico, e che queste si possano considerare “unbiased”, rimane pur sempre il dato che 1/3 degli studiosi nel settore non prende posizione (dato peraltro in crescita, arrivando a superare il 40% negli ultimi anni).

      Non e’ forse questa una posizione da ritenersi lecita su tematica tanto complessa? A tal proposito mi sovviene una delle scritte che leggo su una colonna del bar di Fisica: “Dubium sapientiae initium.”

      Ovviamente neanche avere ridotto ad 1/3 del totale la posizione di neutralita’ puo’ soddisfare le richieste degli autori e non mi dica di non sentire un forte stridere di unghia sugli specchi nel leggere la spiegazione trovata: “This result is expected in consensus situations where scientists ‘. . . generally focus their discussions on questions that are still disputed or unanswered rather than on matters about which everyone agrees ’”

      Ammettendo pure che la maggioranza abbia qualche senso nella scienza, ma Tolomeo, se non le piace Galileo, o la teoria del calorico non insegnano nulla?!, e riconoscendo quindi che alla fine stiamo discutendo di lana caprina perche’ la reale comprensione dei complessi fenomeni climatici non dipende certo da maggiornaze o “larghe intese”, direi che il lavoro in esame, piu’ che evidenziare un totale consenso su AGW, dimostri ancora una volta che il sapere popolare ha spesso un fondo di forte verita’!

    • Michele Zullini

      Caro Gianluca,
      mi chiedo se lei abbia anche solo una minima conoscenza della terminologia e dei “toni” spesso utilizzati nelle discussioni presenti nella letteratura scientifica internazionale e anglosassone, in particolare (si tratti di “scienze dure” o di “scienze morbide” – contento signor Botteri?) Se dovessimo applicare i suoi criteri di “buona educazione”, probabilmente quasi tutte le riviste scientifiche internazionali dovrebbero chiudere i battenti per “cattiva condotta”.

      Non escludo che a lei non sia chiara la distinzione fra episteme e doxa che nel nostro contesto si traduce nella differenza fra la “robustezza” delle acquisizioni scientifiche rispetto ai diversi parametri metodologici del caso e l’impatto che possono avere tali acquisizioni sulla società in generale ovvero, per esempio, sull’opinione pubblica. La sociologia della scienza (o anche sociologia della conoscenza scientifica), a cui il saggio di Cook et al. può essere ricondotto, si occupa non solo del rapporti fra scienza e società ma anche della dinamica “interna” delle comunità scientifiche, di cui il “consensus” rappresenta uno degli aspetti più interessanti. Tutto ciò per dire, non solo a lei, ma anche agli altri partecipanti a questa discussione, che il saggio di Cook et al. ha poco a che fare con la dimensione strettamente epistemica e molto – anzi direi, quasi esclusivamente – con quella “sociologica”. Spero che queste brevissime note la possano aiutarla ad interpretare correttamente la natura della discussione intorno al saggio di Cook et al.

      Quanto al resto, noto che anche a lei – anche se in modo forse meno evidente di Mariani – piace la “sciocchezza” (va bene tra virgolette?) secondo cui “No AGW position” equivarrebbe – grosso modo – a “rejection” (la frase di Mariani e Alimonte è: “il lavoro non è giunto a evidenze dell’influenza dell’uomo sul clima”). Il che se non rappresenta un’affermazione “pellegrina” a me par chiaro che possa essere definita “peregrina”. Su questo specifico argomento – e non solo – Mariani e Alimonte sono completamente fuori strada.

      Che altro posso dirle? Posso invitarla a leggere sine ira et studio il saggio di Cook, in particolare la parte metodologica. Forse, ciò le consentirebbe di correggere i fraintendimenti e gli errori contenuti nel suo intervento. Se non le dovessero essere chiari alcuni punti, scriva a Cook. Forse potrà aiutarla meglio di me.

  8. crescenti uberto

    In linea con la frase di Galileo mi pare possa considerarsi anche l’opinione di Bertrand Russell :” Il fatto che una opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamnete assurda”. Credo che sarebbe interessante conoscere la apparternenza scientifica di coloro che si sono espressi a favore dell’AGW. Potrebbe ad esempio verificarsi che coloro che hanno una approccio storico con lo studio del clima (ad es. geologi, geomorfologi, storici del clima, ecc.) siano favorevoli in numero limitato all’AGW.

  9. A. de Orleans-B.

    Perché tanto scalpore? Cook et al non si pronunciano sull’AGW, misurano solo come si sono pronunciati gli scienzati che hanno studiato l’AGW o i suoi effetti.

    In altre parole, benvenuti nell’epoca scientifica post-Galileiana, denominata ad interim The Facebook Science Era.

    Infatti, da piccolo mi insegnavano che la verità è una affermazione non contraddicibile nel contesto nel quale fu formulata — una definizione ormai troppo rigida e complicata, oggi il concetto di verità è evoluto, “in sintonia con
    ben più moderni canoni culturali e risponde ad evidenti requisiti socio-economici”.

    Dobbiamo allinearci, amalgamarci: il consenso è ormai la vera fonte della verità, la dimostrazione un accessorio vetero-facoltativo che si usava quando le parole ancora non erano di gomma.

    Prometto che al mio prossimo esame di Analisi dimostrerò il teorema di Bolzano Weierstrass postandolo sul mio Facebook account ed esibendo il 100% di “mi piace”!

    Peraltro, per sapere veramente che succede con l’AGW, nel prossimo futuro bisognerà semplicemente riconoscere l’umana propensione a comandare — chi riuscirà a controllare l’emissione della CO2 sarà un vero Padrone — e distinguere la sua corte di opinionisti dai veri studiosi, che non mancheranno mai perché la curiosità scientifica alla fine ha sempre superato ogni dirigismo.

  10. Famosa e’ rimasta la polemica contro Cook et al da parte di un autore, l’economista Richard Tol, che ha contestato aspramente la classificazione data ai suoi articoli.

    Comunque ho recentemente trovato la chiave di lettura del sito SkS, dove si usa un linguaggio parascientifico per dimostrare come abbiano miracolosamente sempre ragione i catastrofisti. Appena potete, guardate la scena in Django Unchained dove Leo Di Caprio “dimostra” la scientificita’ della frenologia.

    E’ un discorso ordinato, ragionato, ben illustrato con un esempio pratico e tanti particolari. Peccato sia tutto anche scientificamente insensato, proprio come SkS.

  11. Guido Botteri

    da:
    http://nofrakkingconsensus.com/2013/06/22/media-fail-john-cooks-atom-bombs/
    “John Cook (…) is the creator of the misleadingly-titled SkepticalScience.com website (it’s a ferocious defender of non-skeptical climate thought).”
    appunto, uno crea un sito, lo chiama “SkepticalScience” e poi è un acacnitissimo denigratore degli scettici…
    oh, però, quando gente distratta o poco attenta alle questioni climatiche (cioè la maggioranza delle persone, che vive altri problemi) legge il nome, pensa che le affermazioni che vengono da quel sito siano di fonte scettica… e si fa presto a concludere
    “se lo dicono anche gli scettici, allora è vero”
    ecco, sbaglierò, ma io credo che questa sia disonestà intellettuale
    come se io facessi un sito che si chiamasse, che so ?, “Sostenitori del Riscaldamento Globale”….
    non sarebbe disonesto ?
    Secondo me.

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