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Mese: Aprile 2014

Quando l’ozono viene dall’alto

Nell’immaginario collettivo l’ozono è quasi semrpe associato all’omonimo buco, ossia a quella zona della stratosfera polare meridionale dove lo strato di ozono che scherma la radiazione ultravioletta su tutto il pianeta si assottiglia fin quasi a scomparire del tutto durante l’inverno. Ne consegue che l’ozono è più o meno per tutti un gas ‘buono’.

L’ozono è però un gas altamente nocivo ma, per nostra fortuna, negli strati più bassi dell’atmosfera, in particolare in quello a contatto con la superficie è quasi sempre in concentrazioni molto basse. L’ozono è però anche prodotto da reazioni chimiche di chiara origine antropica per cui nella bassa atmosfera è di fatto una sostanza inquinante soggetta a monitoraggio e regolamentazione.

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Chi l’avrebbe detto…forse c’è il Sole nel clima!

E’ un argomento sul quale bene o male si ritorna periodicamente. Le proiezioni climatiche, salvo un timido cambiamento di opinione del mainstream scientifico dell’ultimo periodo, sono costruite assegnando al sole un ruolo assolutamente secondario nelle dinamiche delle temperature medie superficiali globali. Nel novero delle forzanti che agirebbero nel lungo periodo il sole è considerato una costante, laddove la variazione della radiazione solare totale (TSI), varia in effetti molto poco al susseguirsi dei cicli solari.

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El Niño indiano

Nella lingua hindi bambinello si traduce così: छोटे बच्चे; questa invece è la fonetica: Chōṭē baccē. L’hindi è, insieme all’inglese, la lingua ufficiale scelta dal governo indiano, sebbene siano state rilevate più di 30 lingue diverse e circa 2.000 dialetti. A queste lingue e dialetti andrebbero aggiunte quelle dell’Indonesia e dell’Africa orientale per avere un’idea di come si potrebbe definire un evento climatico piuttosto simile a El Niño che ha però luogo nell’Oceano Indiano. La scienza ha risolto alla sua maniera chiamandolo Indian Ocean Dipole, cioè dipolo dell’Oceano Indiano.

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Buone notizie dal Polo.

Dunque, in valore assoluto trattasi di buone notizie. Qualcuno però le troverà indigeste, perché non vanno nella direzione della “spirale di morte” in cui pare sia ormai avvitato il ghiaccio artico, almeno stando alle previsioni ed ai presagi che lo riguardano.

Quello delle forzanti che agiscono sulle dinamiche dell’estensione dei ghiacci artici è un argomento che abbimo affrontato spesso. Ad esempio appena un paio di settimane fa con questi due post davvero ben fatti firmati da due graditi ospiti delle nostre pagine (qui e qui). In quelle occasioni, pur lasciando correttamente sospeso il giudizio circa il peso delle eventuali modifiche inflitte a queste forzanti dalla attività antropiche, è stata fatta molta chiarezza su quanto avviene ed è avvenuto nelle ultime decadi oltre il Circolo Polare per dinamiche largamente ascrivibili alla variabilità naturale. Il dito è puntato non già sullo sbandieratissimo aumento delle temperature medie superficiali globali, quanto piuttosto sui flussi di calore trasportati dagli oceani e sulal disposizione delle figure bariche di riferimento per l’area oggetto di attenzione.

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Un mese di meteo – Marzo 2014

Mese caratterizzato da una certa variabilità primaverile con piovosità nella norma e temporanea stabilizzazione nella seconda decade per effetto di un promontorio anticiclonico di blocco da sudovest che ha dato luogo ad una moderata anomalia positiva nelle temperature massime al centro-nord.

Andamento circolatorio (**)

Nella prima e terza decade del mese di marzo l’area italiana è stata interessata da fasi perturbate legate sia a saccature atlantiche in transito sull’area sia a minimi mediterranei che da tali strutture circolatorie sinottiche si sono isolati. In particolare la topografia media del livello barico di 850 hPa della prima decade del mese mostra una struttura depressionaria centrata sulla nostra area mentre  l’analoga topografia delle terza decade mostra il nostro territorio interessato da un regime di correnti occidentali diffluenti e a curvatura ciclonica.

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1997-2014 Pericolose analogie

Ne abbiamo parlato già in un paio di post nelle ultime settimane, per esempio qui, le probabilità che durante i prossimi mesi si inneschi un El Niño nel Pacifico equatoriale sembrano aumentare ogni giorno di più. La Kelvin Wave innescatasi già circa un mese fa continua ad avanzare e, con la velocità di propagazione che mediamente assumono queste dinamiche l’energia che sta trasportando in direzione ovet-est lungo l’equatore potrebbe propagarsi al settore orientale dell’Oceano Pacifico già per la fine di aprile.

Fcst El Nino

Questa immagine è tratta dall’ultimo update settimanale della NOAA. La media della previsione di ensemble mostra un innesco di condizioni con indice ONI (Oceanic Niño Index) già a partire appunto dalla fine di questo mese. Qui c’è l’ultimo update mensile nel quale è stato assegnato un 50% di probabilità ad un evento El Niño consolidato tra l’estate e l’autunno prossimi.

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