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Mese: Settembre 2013

Geo-ingegneria? Grazie, forse più tardi!

Davos, Luglio 2013. Riunione del Comitato esecutivo IAMAS (International Association of Meteorology and Atmospheric Sciences): tra le diverse cose in discussione Andrea Flossmann presenta una risoluzione dell’ICCP (International Commission on Clouds and Precipitation) sulla geo-ingegneria denominata ‘Statement on Radiation Management Climate Engineering.

Differenti strategie possono essere proposte per ridurre il rischio di cambiamento climatico laddove la riduzione delle emissioni sono una possibile soluzione sul lungo termine ma si hanno difficoltà oggettive nel raggiungimento di questa riduzione.
L’adattamento è una possibile azione ma sapendo che questa non eviterà una perdita di biodiversità.

 

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Proprio non ce la possono fare…

Allora, lo avevamo anticipato nei giorni scorsi, il ghiaccio marino dell’Artico ha invertito il trend stagionale. Di qui in avanti potrà solo aumentare, fino al picco invernale. Come già anticipato qualche giorno fa il bilancio di quest’anno è nettamente migliore di quello dell’anno scorso e, per molti aspetti, anche degli anni più recenti.

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Una semplice domanda…a cui non giungerà risposta

L’amico Fabrizio Giudici mi ha segnalato un articolo uscito tra le inchieste del quotidiano la Repubblica. Nel pezzo si lamenta l’arresto dei provvedimenti normativi con cui si dovrebbe cercare di fronteggiare il disfacimento climatico giudicato ormai in atto sul nostro territorio.

 

Uragani nel Mediterraneo e alluvioni lampo Senza fondi il piano per il clima impazzito

 

E’ un classico caso di consulenza scientifica verso i decisori, ossia nei confronti di chi fa le policy. Nell’occhiello una parte ‘saliente’ del pezzo. Vediamola:

 

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Un clima mari e monti

Nelle nostre discussioni in tema di clima, è capitato spesso di riferirsi all’Antartide come ad un continente a se stante anche dal punto di vista climatico oltre che geografico. La ragione di questo isolamento è da ricercarsi soprattutto nella circolazione oceanica, ossia nei flussi di profondità e di superficie che attraversano tutti gli oceani.

 

L’antartide è infatti circondato da una fascia di correnti marine che scorrono sia in profondità che in superficie. Tanto la redistribuzione del calore, quanto la ‘cattura’ e successivo deposito di carbonio operate dagli oceani, avvengono attraverso questo circolazione. Di fondamentale importanza sono quindi i movimenti verticali delle acque, che trasferiscono salinità e calore. Su Nature è apparso recentemente un nuovo interessante articolo in cui sono resi i noti i risultati di una campagna di ricerca che ha investigato il rimescolamento verticale nel Drake Passage:

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La truffa dei report IPCC allo 0,0084%

Questo post è un pochino più lungo del solito e prosegue il ragionamento iniziato col mio precedente articolo, ma ritengo opportuno affrontare diverse questioni apparentemente sconnesse in un unico post, per poter dare una visione quanto più completa delle dinamica e delle difficoltà della scienza moderna. Quindi invito cortesemente i lettori interessati ad armarsi di pazienza e di una calcolatrice.

 

Nel mio ultimo post ho messo in evidenza un qualcosa che ad alcuni è apparso strano, l’esistenza di una disciplina come la climatologia e la contemporanea non esistenza dei climatologi, intesi ovviamente nel senso classico del termine, cioè come coloro che sono esperti di climatologia. A tal riguardo è stato fatto il paragone con la figura del medico il quale, pur operando in un campo complesso quale quello della medicina, non si può dire che non esista; in effetti, ma a ben vedere nemmeno il medico esiste. A questo punto in molti penseranno che il discorso stia prendendo la via dell’assurdo, come si può affermare che i medici non esistono se tutti noi ne conosciamo parecchi e all’occorrenza li consultiamo, ammesso di non esserlo noi stessi, insomma comunque la si ponga vi verrebbe esclamare che non si può dire che i medici non esistono, eppure non esistono, hanno smesso di esistere molto tempo fa.

 

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Antartide, galeotto fu il vento

Questi di metà settembre sono sempre giorni ‘caldi’ per l’argomento ghiaccio e dintorni. Siamo infatti probabilmente al giro di boa per l’estensione del ghiaccio marino artico, con l’NSIDC che a breve confermerà il termine della stagione di scioglimento. Una stagione con bilancio in positivo perché il ghiaccio, pur mantenendosi ben sotto la media di riferimento, ha fatto segnare una notevole ripresa rispetto al minimo storico della stagione estiva 2012, con un’estensione rimasta praticamente per tutto l’anno, ma soprattutto in queste ultime settimane comodamente dentro le due deviazioni standard.

 

In attesa di mettere il punto al Polo Nord, registriamo anche un altro anno in cui il ghiaccio marino antartico è rimasto saldamente sopra la media di riferimento, confermando un trend di segno opposto a quello del ghiaccio marino artico. Al riguardo su Science Daily è passata qualche giorno fa la notizia della pubblicazione imminente di un nuovo paper con il quale si è cercato di spiegare le origini di questa discrepanza, ossia, tanto per cambiare, si è cercato di spiegare perché il ghiaccio dell’emisfero sud cresce ‘nonostante’ il riscaldamento globale. E’ proprio questo infatti il tono dell’articolo con cui su SD danno conto della pubblicazione, inserendo come sempre ampi virgolettati degli autori del paper. Vediamone qualcuno, ma prima sgombriamo il campo da ogni dubbio.

 

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Autunno/Inverno 2013, un’occhiata al cielo

Così, tanto per occupare la domenica, con questa tramontana benigna che allontana l’autunno nonostante sia appena passato l’equinozio. In questi giorni l’anticiclone atlantico ha deciso di fare una gita in Europa con puntata quasi fino a Capo Nord; la spinta meridiana, con il getto in uscita dal Canada che scava in Atlantico centrale, potrebbe finire per indebolirne la base e consentire che si isoli un gyre sull’Europa centro-settentrionale, così avremmo l’aria continentale che scorre sul bordo orientale dell’anticiclone da una parte e quella atlantica che entra sul Mediterraneo dall’altra. Interessanti prospettive! Se non altro, almeno per ora, sono scongiurate le sciroccate autunnali cui dobbiamo i recod alluvionali sul nostro Paese, meglio così.

 

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Global Warming solo quinto, la catastrofe segna il passo.

Qualche giorno fa Andrew Montford (Bishop Hill) ha rilanciato un interessante articolo di Eduardo Porter, giornalista del New York Times. Porter fa sostanzialmente due conti, andando a calcolare quale dovrebbe essere il costo della tonnellata di CO2 in relazione ai disastri paventati qualora gli scenari di riscaldamento prospettati dai modelli climatici dovessero avverarsi, per far sì che l’investimento nella mitigazione di questi disastri si riveli redditizio.

 

Salta fuori un costo esorbitante, superiore alle quotazioni attuali della CO2 che vengono dal mondo reale, di oltre un ordine di grandezza e molto superiore anche le più rosee (e mai verificatesi) prospettive delle proiezioni su cui si è basato lo sviluppo del mercato di scambio dei crediti di emissione. Si pone dunque un problema di ordine ideologico: assumendo che le origini delle dinamiche del clima più recenti siano antropiche e assumendo anche che si possa riparare il danno, che genere di ritorno in termini di danni evitati dovrebbe avere l’investimento nella mitigazione? Gli intendimenti sono andati sin qui nella direzione del ‘costi quel che costi’ ottenendo davvero poco, il mercato, cioè il mondo reale, pretende invece che l’investimento sia redditizio in modo soddisfacente. Leggiamo:

 

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Un mese di meteo – Agosto 2013

IL MESE DI AGOSTO 2013

 

Andamento circolatorio (*)

La topografia media del livello barico di 850 hPa del mese di agosto consente di individuare come principale centro d’azione responsabile delle condizioni atmosferiche sull’area italiana un promontorio anticiclonico subtropicale da sudovest che ha influenzato le condizioni atmosferiche su tutta l’area. Fra tale struttura ed il ciclone d’Islanda scorre il flusso perturbato atlantico (westerlies).
Nel contesto di tale quadro circolatorio medio si sono manifestate una serie di strutture meteorologiche a più bassa persistenza fra cui una serie di anticicloni di blocco e quattro perturbazioni (tabella 1).

 

01-31 agosto 2013 850 hPa

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Ciclo solare 24 : massimo non pervenuto

Sulle pagine di CM parlavamo dell’anomalia del ciclo solare 24 già nel 2009, quando in pochi se ne interessavano e ancor meno persone davano peso alla possibile influenza sul clima terreste della diminuzione dell’attività solare.

 

Tralasciando per il momento gli effetti sul clima terreste, oggi vorremmo fare il punto sulla situazione del ciclo solare 24.
Teoricamente, secondo le previsioni NOAA/NASA dovremmo trovarci nel massimo di attività del ciclo undecennale della nostra stella. Ma le cose non sono andate e non stanno andando come avevano previsto negli Stati Uniti.

 

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Un tema caldo alquanto raffreddato

L’immagine qui sopra viene dal Center for Science&Technology Policy Research e rappresenta la copertura mediatica dei temi climatici sull’intero pianeta (sono disponibili anche informazioni parzializzate).…

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