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Mese: Marzo 2013

Ai nastri di partenza una nuova fase climatica? – Parte II

Con il precedente articolo abbiamo osservato gli andamenti dell’anomalia della temperatura globale, l’anomalia della copertura nevosa dell’emisfero nord negli ultimi quattro mesi e l’anomalia della copertura nevosa in zona euroasiatica a partire dal 1967.

 

La temperatura globale a partire dal 1880 (inizio serie del dataset dell’NCDC) ha subito due aumenti importanti, il primo tra il 1912 e il 1944 (32 anni) e il secondo tra il 1977 e il 1998 mantenendosi tale fino al 2010 (33 anni). Tra il 1944 e il 1977 (33 anni) si è invece osservato un periodo in cui le temperature hanno subito una lieve flessione. Per quanto riguarda la copertura nevosa in zona euroasiatica abbiamo osservato una tendenza netta alla diminuzione dal 1967, inizio serie, fino al 1990-1991. A seguire, pur rimanendo sostanzialmente sotto media, si è registrata una tendenza ad una timida ripresa.

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Problemi spinosi spiegati male

Qualche giorno fa, riprendendo una pubblicazione dell’Earth Policy Institute, l’Ansa ha lanciato l’agenzia che segue:

 

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A fossili fondi 3 volte superiori a rinnovabili

Epi, nel 2011 ben 620 miliardi di dollari contro appena 88

ROMA – Troppi fondi alle energie fossili: secondo l’Earth Policy Institute (EPI), che si basa sui dati della International Energy Agency (IEA) nel 2011 alle fonti convenzionali sono andati ben 620 miliardi di dollari, mentre alle rinnovabili appena 88. L’Epi nel sottolineare come i combustibili fossili godano di aiuti pubblici tre volte superiori alle energie alternative, punta il dito contro le politiche dei governi che a parole combattono il cambiamento climatico e nei fatti erogano sussidi alle fonti maggiormente responsabili.

Secondo le indagini gli Stati, con in testa Iran, Arabia Saudita, Russia, India e Cina, avrebbero aumentato nel 2011 del 20% i sussidi pubblici ai combustibili fossili a 623 miliardi di dollari, di cui 100 alla produzione e 523 al consumo. I sussidi alle fossili hanno assunto varie forme riconducibili a due tipologie: gli incentivi alla produzione (franchigie e altri sgravi fiscali a chi estrae petrolio, gas e carbone ad esempio) e incentivi al consumo (sconti sulle bollette o sul pieno alla stazione di rifornimento). Resta il petrolio la fonte piu’ ”sostenuta” con 285 miliardi di dollari. Segue il gas con 104 miliardi, mentre si conferma la ”cenerentola” il carbone con 3 miliardi di dollari. In testa ai paesi mecenati delle fonti sporche sono gli stessi produttori, Emirati arabi, Kuwait, Katar e Arabia Saudita in testa.

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Ai nastri di partenza una nuova fase climatica?

Con questo articolo, diviso in più parti, a dire la verità non cercheremo di fornire una risposta certa alla domanda posta nel titolo ma cercheremo di indicare alcuni dei molti elementi che certo non aiutano a dipanare con successo la teoria del global warming per causa antropica.

 

Come noto il riscaldamento globale che interessa il nostro pianeta è iniziato attorno alla metà del 1800 (questo bisogna ricordarlo perché spesso lo si attribuisce erroneamente solo all’ultimo trentennio) quando la copertura glaciale giunta alla sua massima estensione iniziò una nuova fase di regressione che in maniera tutt’altro che omogenea continua anche nei nostri giorni (vedi, ad esempio, la discrasia della massa glaciale tra Artico e Antartico). Il periodo compreso tra il XVII secolo e il XIX secolo, nella sua massima eccezione, è stato comunemente chiamato Piccola Età Glaciale e il clima ha subito un raffreddamento rispetto al precedente periodo e all’attuale periodo. In letteratura vi sono numerose ricerche che dimostrano come il raffreddamento intercorso in quei due secoli ha coinvolto l’intero pianeta e certamente non attribuibile a fattori di ambito locale.

 

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Monsoni, sorprendente, più che l’AGW pare che ci metta del suo la Natura

Dei Monsoni, l’evento atmosferico e climatico a scala stagionale più significativo per le terre emerse delle latitudini tropicali abbiamo già parlato qualche mese fa, analizzando e leggendo, due lavori usciti in tempi più o meno recenti sull’argomento.

 

Oggi torniamo a parlarne sia pur brevemente perché è uscito un altro paper sui PNAS, ripreso e spiegato su Science Daily, che mette in dubbio il potenziale di cambiamento della circolazione monsonica del contributo antropico alle dinamiche del clima ponendo invce l’accento sulla variabilità naturale.

 

Northern Hemisphere summer monsoon intensified by mega-El Niño/southern oscillation and Atlantic multidecadal oscillation

 

 

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Segnali di crisi

Non che ce ne sia bisogno, visto che volendo scherzarci su si può tranquillamente dire che la crisi sia tutto intorno a noi, ma vale la pena riflettere su quanto segue, ovvero un breve post pubblicato sul blog di Assoelettrica.

 

Terna ha diffuso oggi i dati, ancora provvisori, sulla domanda elettrica di febbraio. La flessione dei consumi rispetto al mese di febbraio dello scorso anno è stata molto marcata segnando un -8,1%, un dato che anche depurato dei fattori di calendario (lo scorso anno era bisestile) e degli effetti di temperatura si mantiene molto negativo e pari al -5,1%. Un calo che si è differenziato sul territorio nazionale -7,2% al Nord, -7,9% al Centro e -10,0% al Sud.Nel mese di febbraio 2013 l’energia elettrica richiesta in Italia è stata pari a 25,7 miliardi di kWh e si registra un impressionante calo della produzione da termoelettrico (-23,9%) mentre sono aumentate la produzione di idroelettrico (+43%), eolico (+19,1%) e fotovoltaico (+11,2%). Non si è fatto attendere il commento Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, che ha definito ‘catastrofici’ i dati relativi alla domanda di energia elettrica nello scorso mese di febbraio ed ha stigmatizzato come questi siano un sintomo delle gravissime condizioni nelle quali versa l’economia del paese, ad iniziare, naturalmente, dal settore elettrico e termoelettrico in particolare. Il presidente di Assoelettrica ha inoltre evidenziato come la serie negativa proceda costante da ormai più di un anno e mezzo e che il drastico calo della produzione da termoelettrico registrata a febbraio sia un elemento che pone urgentemente all’ordine del giorno una revisione delle regole che garantiscono la sicurezza del sistema elettrico. I produttori termoelettrici, chiamati comunque a mettere a disposizione la potenza dei loro impianti, in particolare per bilanciare le fonti rinnovabili non programmabili, rischiano infatti di non essere più in grado di coprire i costi variabili, dopo che per più di un anno hanno visto azzerarsi i margini operativi. Insomma: la situazione del settore da pesante va facendosi insopportabile.

 

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Messaggi in bottiglia: un nuovo proxy geologico dell’Arctic Oscillation mostra una ciclicità a 1500 anni analoga a quella degli eventi di Bond e di Dansgaard-Oeschger

Un titolo esoterico per un articolo che si propone di porre l’accento su alcuni interessanti elementi legati sia all’evoluzione del clima europeo nel corso della glaciazione di Wurm e dell’Olocene sia alla prevedibilità del clima stesso.

Ma procediamo con ordine vedendo anzitutto di chiarire cosa si intende per eventi di Bond e di  Dansgaard–Oeschger.

 

Gli eventi di Bond (Bond et al., 1997) sono fluttuazioni climatiche del Nord Atlantico che si sono verificate mediamente ogni ≈ 1470 ± 500 anni lungo l’intero Olocene (info qui).  In base soprattutto allo studio delle oscillazioni nei depositi di detriti trasportati dai ghiacci oceanici (i messaggi in bottiglia del titolo) sono stati identificati un totale di 8 eventi che possono a ragione essere considerati i parenti interglaciali degli eventi di Dansgaard-Oeschger, riscaldamenti improvvisi manifestatisi in numero di circa 25 nel corso della glaciazione di Wurm.

Agli studi di Bond si richiama la letter di Darby et al  (2012) pubblicata sul numero di dicembre di Nature geoscience, in cui si descrive quello che può essere considerato come un nuovo proxy dell’AO (Artic oscillation) e  dunque del NAO (un analogo di AO) valido per gli ultimi 9000 anni.

 

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