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Mese: Gennaio 2013

Finché c’é maltempo c’é speranza

Roger Pielke jr sta continuando le sue analisi e riflessioni in ordine all’impatto degli eventi estremi sulla società civile. Nella fattispecie si parla ovviamente di uragani, con la stagione 2012 terminata da un mese e con l’eco dei danni causati da Sandy ancora viva nel comune sentire.

Già qualche settimana fa avevamo pubblicato un commento all’intreccio tra scienza, politica e mercato delle assicurazioni, dinamiche complesse ed a serio rischio di generare la classica beffa dopo il danno per quanti hanno avuto la sventura di trovarsi sul percorso dell’uragano.

La nostra attenzione non é frutto di esterofilia, piuttosto si tratta di vivo interesse per un sistema economico tutto sommato simile al nostro che sta già da tempo confrontandosi con i temi della protezione dal rischio degli eventi atmosferici calamitosi, aspetti questi dei quali qui da noi si sta cominciando a parlare soltanto di recente.

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El Azizia 13 settembre 1922, 58°C: un record da cancellare.

Gli appassionati di meteorologia sanno bene di cosa parlo, il 13 settembre del 1922, quando fiorivano (si fa per dire) le attività coloniali del belpaese, in un avamposto situato a pochi chilometri dalla costa libica, appunto nella località di El Azizia, fu misurata una temperatura massima di 58°C. Una misura che ha resistito per 90 anni come record assoluto di caldo sul Pianeta, almeno con riferimento a quanto è stato mai misurato in condizioni cosiddette standard.

Ma questo record, probabilmente, è un falso. Anzi, dato che appena tre mesi fa c’è stato un pronunciamento ufficiale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, si può fugare ogni dubbio: a El Azizia, in quel lontano giorno di fine estate ha fatto caldo sì, ma non più caldo che mai.

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Che tristezza…

Una volta avrei scritto che viviamo tempi interessanti, oggi quello che sto per raccontarvi mette solo tristezza. Il genere umano, intendendo con esso tutte le sue sfaccettature oggi più che mai libere di mostrarsi nelle forme più assurde, mettendo a nudo tutti i limiti del nostro essere e del sistema di scambio delle informazioni che ci siamo dati, decisamente non merita tante possibilità.

Se il prezzo da pagare per essere continuamente informati, per ragionare su ogni cosa e per fare proprie le opinioni e le idee che diversamente non avremmo mai conosciuto é quello di dover leggere assurdità come quelle che vi proporrò tra poco, penso decisamente che sia troppo alto.

Certe cose, inevitabilmente, ci portano indietro di secoli, anzi, potremmo anche scoprire che prima certi limiti non sarebbero stati superati. Alcuni mesi fa ho letto al riguardo un commento interessante di uno dei top manager di google, persona che evidentemente di comunicazione se ne intende, che approssimativamente suonava così: ormai dobbiamo renderci conto che il mondo é pieno di pazzi disadattati, una volta le loro madri gli portavano da mangiare nelle loro camerette, ora invece hanno l’adsl.

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Il massimo spettrale a 2.87 anni in alcuni dataset

di Franco Zavatti

In un commento a un mio post su CM, relativo all’aggiornamento dei dati NOAA (GHCN-M 3.2.0) a novembre 2012, Donato Barone scriveva :“… ho notato un picco intorno ai tre anni che tende ad aumentare negli ultimi mesi: è un’anomalia statistica o una cosa più seria?
Devo riconoscere che non avevo mai prestato attenzione a quel massimo ma, dopo il suggerimento di Donato Barone e dopo aver verificato che era effettivamente presente in tutti gli spettri a partire da novembre 2011, in una posizione (con un periodo) piuttosto stabile attorno a 2.87 anni, mi sono chiesto se fosse un segnale reale di qualche fenomeno climatico riconoscibile.

Intanto la Fig.1 suggerisce che il comportamento della potenza del picco (in arancione nel pannello di sinistra) non è dissimile da quello degli altri massimi, almeno nella struttura generale; e che anche il periodo è variato in modo del tutto simile al picco di 21-22 anni (qui, fig.9), il che da subito mi aveva fatto pensare che fosse una struttura reale e non una fluttuazione numerica.

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Fig.1: Il picco di 2.87 anni confrontato con gli altri massimi del dataset NOAA. Il pannello di destra mostra l’andamento temporale della potenza e del periodo.

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Vieni avanti cretino!

La seconda bozza del prossimo report IPCC, comparsa sui blog climatici appena una settimana fa, sta facendosi lentamente strada anche sulla carta stampata estera. E non è un bel cammino.

Su WUWT, il blog che per primo ha diffuso la bozza, c’è una rassegna delle headlines di varie testate. In modo tutt’altro che sorprendente, sono tutti o quasi commenti dal sapore critico, ovvero pezzi che mettono in risalto quello che pare essere un passo indietro del panel delle Nazioni Unite in materia di catastrofismo. La fine per arrosto climatico insomma sembra essere meno certa di quanto non lasciasse intendere il report precedente e, considerato il fatto che si diceva in giro che il dibattito scientifico fosse chiuso, questa non è una cosa di poco conto. Sicchè la stampa mainstream per ora tace, magari confidando nel fatto che la versione definitiva del report comunque consentirà di lanciare qualche bel messaggio in tema di fine del mondo, materia preziosa specialmente ora che è passata anche la bufala Maya.

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Il livello del mare non cresce così rapidamente come previsto (quello medio globale, però)!

di Donato Barone

Solo pochi giorni  or sono ho scritto un post (pubblicato qui su CM il 24/12/2012) in cui si parlava di hot spot in cui il livello del mare cresce in modo più veloce di quanto previsto dai modelli matematici. Nel post si chiariva, però, che in altre zone dell’oceano il livello del mare cresce meno rapidamente del previsto. In modo piuttosto sbrigativo, pertanto, si potrebbe dedurre che mediamente la velocità con cui aumenta il livello del mare non ha subito né aumenti né diminuzioni. Questa conclusione, poco rigorosa e poco logica, però, sarebbe sensata: è la stessa a cui, applicando metodi di indagine molto più rigorosi, sono giunti J. M. Gregory et al. nel loro articolo pubblicato da AMS Journals Online:

Twentieth-century global-mean sea-level rise: is the whole greater than the sum of the parts?

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Un mese di meteo: Dicembre 2012

di Guido Guidi e Luigi Mariani

 

Introduzione

Dopo la sperimentazione di un commento settimanale da questo mese abbiamo deciso di cimentarci con un commento meteorologico mensile che renda ragione di andamenti ed anomalie riscontrate con riferimento ad una normale climatica che per le temperature massime e minime è costituita dalla media ventennale 1993-2012 e per le precipitazioni dalla media 1995-2012 riferita ai dati della banca dati agrometeorologica nazionale di CRA-CMA (www.cra-cam.it). I dati del periodo in corso sono stati attinti sia dalla banca dati CRA-CMA che dalla banca dati NOAA-GSOD.

 

L’analisi circolatoria si è riferita a dati NOAA NCEP.

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Pali eolici o spine nel fianco ?

Tra tutte le forme di generazione di energia rinnovabile, quella eolica è sicuramente la più contestata. E i motivi sono molteplici: innanzitutto, diciamocelo, sono orribili. E’ apprezzabile il lavoro di marketing svolto dalle lobby verdi che hanno convertito le centrali eoliche in “Campi eolici”. Direste mai di un campo di girasoli che sia brutto? No, mai. Anzi, è un perfetto capolavoro della natura. E allora ecco qui, ti servo un campo di bellissimi steli d’acciaio (e pale rotanti). In pochi istanti, incredibilmente, questa operazione di marketing fa sì che i più accaniti ambientalisti e paesaggisti dimentichino, ma solo per le pale eoliche, ogni tipo di lotta portata avanti nei decenni precedenti per qualsiasi cosa andasse a cozzare con il loro concetto di ambiente a misura di… ambiente (l’uomo è una virgola da non considerare). Tuttavia gli aspetti estetici e le contraddizioni palesi con cui devono confrontarsi gli ambientalisti sono solo alcuni dei motivi che rendono così odiose le pale eoliche.

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Outlook inverno 2012-2013 – Aggiornamento del 4 gennaio 2013

di Carlo Colarieti Tosti

Nell’ultimo outlook del 28 dicembre scorso ci eravamo lasciati con lo sviluppo di un probabile MMW a seguito di un intenso riscaldamento stratosferico avviato negli ultimi giorni di dicembre alla quota isobarica di 10hPa sul comparto siberiano. E’ nostra intenzione fare un aggiornamento al fine di cercare di prevedere le conseguenze degli imminenti avvenimenti stratosferici a livello troposferico.

Innanzi tutto vorrei sgombrare il campo sulla classificazione displacement o split del MMW che allo stato dei fatti credo investirà solo un interesse puramente accademico. La precisazione è necessaria visto che nello spazio di poche ore si avranno entrambi gli eventi con lo split che indubbiamente avrà un ruolo primario per le successive dinamiche, non fosse altro per il lunghissimo tempo che lo vedrà vivo nel cuore dell’artico stratosferico. Ovviamente tutti gli indici esaminati nel precedente outlook non hanno compiuto variazioni significative e quindi in questa sede ne tralasceremo l’analisi tenendo valido quanto già esposto precedentemente.

Per le sorti e dinamiche dello split, comunque ormai dato per certo, dipenderà molto il ruolo offerto dalla seconda onda. A tal fine la figura 1 ci indica l’evoluzione dell’onda convettiva equatoriale che ci fornisce delle indicazioni indirette sulla riattivazione della wave2.

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Performance dei vegetali coltivati e aumento della CO2 atmosferica

di Luigi Mariani

Ho l’impressione che se tutte le catastrofi che si sono paventate nell’ultimo dopoguerra si fossero realizzate il mondo sarebbe già sparito da tempo, per cui il fatto stesso che oggi siamo qui a scrivere avendo superato le piogge acide, l’olocausto nucleare, il cibo che uccide e ora la profezia dei Maya è senza dubbio da considerare un miracolo di resistenza umana.

Certo, la prima notizia tranquillizzante risiede nel fatto che la vita media delle nostre popolazioni sia in continuo aumento e che la stessa qualità della vita sia migliorata in modo abissale. Io ho 55 anni e sono nato nel 1957 in un paese del piacentino, Rivergaro, non molto diverso da tanti altri paesi della nostra dolce Italia. Quand’ero piccolo mi ricordo vecchi (e mi riferisco a persone di 60-70 anni) che erano veramente vecchi, cioè con tutti i sintomi di decrepitezza indotta dalle fatiche di una vita passata al freddo, mangiando quel che capitava e con un’assistenza medica che lasciava alquanto a desiderare. Io sono nato in casa e la levatrice si era dimenticata la forbice, per cui ho rischiato di lasciarci le penne per il fatto che avevo il cordone ombelicale avvolto attorno al collo per cui la vita la devo al medico condotto dottor Negri che è intervenuto risolvendo la cosa in modo magari poco democratico ma oltremodo efficace. L’acqua non arrivava in casa (ci si arrangiava alla fontanella) e il riscaldamento invernale era quel che era, per cui le malattie da raffreddamento picchiavano duro.

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