[info]
La traduzione dell’articolo che segue arriva a poche ore da quella che sarà una forte ondata di maltempo per il nostro Paese. Al riguardo non aggiungo altro perché c’è già chi sta seguendo con attenzione gli eventi a livello istituzionale, informazioni cui vi rimando per dovere di cronaca e, soprattutto, per gli aspetti connessi alla salvaguardia delle persone e delle cose. Abbiate perciò cura di seguire la situazione (qui e qui).
Ma passerà, si spera in fretta, e arriverà il tempo dei commenti. Contrariamente alle mie abitudini ora farò una previsione, ma è facile: gli “esperti” faranno a gara per attribuire gli effetti di questa perturbazione autunnale al clima che cambia. Leggere le prossime righe perciò vi aiuterà a vedere le cose in una chiave diversa, quella di chi fa scienza sul serio. Già, perché di analisi come quella condotta da Pielke jr, basate su dati reali e non su fumose quanto inverificabili proiezioni, qui da noi ancora non se ne parla. Però si fanno in compenso un sacco di chiacchiere.
Buona lettura.
[/info]
Climate spin is rampant – Denverpost, 10 ottobre 2012
Nel corso degli anni, il dibattito politico sul cambiamento climatico è stata condotto su molti fronti. A più riprese al centro del dibattito, abbiamo visto posti di lavoro verdi, SUV, Al Gore e i “negazionisti” climatici. L’ultimo fronte in questa battaglia sono gli eventi meteorologici estremi.
All’inizio di questa settimana, Munich Re, una grande azienda di riassicurazione tedesca, ha alimentato il dibattito con una relazione sostenendo di aver individuato “il primo impatto del cambiamento climatico nei dati da catastrofi naturali” nei danni causati da temporali negli Stati Uniti dal 1980. USA Today ha amplificato questa dichiarazione annunciando in prima pagina, “Il cambiamento climatico dietro l’aumento dei disastri naturali.” Un grosso problema con l’affermazione di Munich Re e la sua amplificazione da parte dei media è che nessuno dei due quadra con la vera scienza dei cambiamenti climatici e delle catastrofi.