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Mese: Ottobre 2012

Dieci buone regole (da non dimenticare mai)

Lo so, lo so. Questo sito è frequentato principalmente da fisici, climatologi, meteorologi, per non parlare di geologi, chimici e tutti coloro interessati alle scienze della Terra e dell’Atmosfera. Bel preambolo, ma per dire cosa? Questa volta tenterò di mutuare dall’economia una serie di principi che dovrebbero valere per modelli e previsioni. Certo, in questo momento almeno il 99% dei lettori salterà sulla sedia: come è possibile, una previsione che funziona in economia?

Visti i tempi, non mi sento di essere in disaccordo, ma le regole e i principi li salvo e provo a fare un parallelo con il mondo della climatologia, vedrete che non siamo così lontani come potrebbe sembrare. Queste regole, in ambito economico e finanziario, sono state stilate dal grande economista David Rosenberg Chief Economist & Strategist presso Gluskin Sheff.

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Cercasi Nobel disperatamente

Nel dibattito sul clima continuano a volare gli stracci. Gli ultimi sono finiti in faccia a Michael Mann, ormai noto alle cronache molto più per i suoi discutibili atteggiamenti che per il peso delle sue determinazioni scientifiche.

Michael Mann è l’autore del famigerato Hockey Stick, ovvero del grafico divenuto l’icona del riscaldamento globale di origine antropica. Una ricostruzione molto contestata e, soprattutto, più volte aggiornata, tanto da aver perso gran parte della sua rappresentatività scientifica.

Qualche tempo fa ha anche pubblicato un libro il nostro Mann, un volume nel quale dichiara di sentirsi letteralmente in guerra con quelli che non la pensano come lui. Insomma, nel suo lavoro, così come nelle sue varie forme di divulgazione scientifica, Mann ha l’abitudine di esagerare un po’ le cose e di condire i risultati delle sue ricerche con quelli che il Conte Mascetti di “Amici miei” avrebbe definito “rinforzini”.

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Indovina cos’è

Nelle ultime due settimane si è fatto un gran parlare di temperature globali, verrebbe da dire come al solito. E, come al solito, i nuovi dati pubblicati dalla Climatic Research Unit possono offrirsi a interpretazioni di segno opposto.

Il riscaldamento continua o si è fermato? E’ più corretto parlare di attenuazione del rateo di aumento delle temperature o di inversione del segno del trend?

A queste domande non ci sono risposte univoche, perché i dati rappresentati nello spazio e nel tempo dipendono appunto dalla variabile spazio-temporale. In poche parole rappresentazioni grafiche e commenti dipendono fortemente dalle date di inizio e fine del calcolo e dalla dimensione spaziale dell’aggregazione. Ogni discorso insomma va contestualizzato.

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Il Buco Ballerino

Gli appuntamenti ambiental-climatici ormai sono calendariali come le feste comandate. Ci sono Natale, Pasqua, il 25 aprile, il 1° maggio e ferragosto e c’è il minimo dei ghiacci artici, quello dei ghiacci antartici (solo se diminuiscono però), la stagione dei tornado, quella degli uragani (solo in America però, il resto del mondo non fa notizia, a meno che un monsone non sia un po’ più devastante del solito) e c’è infine il buco dell’ozono.

Nel 1987 il Protocollo di Montreal, poi scimmiottato con scarsissimo successo da quello di Kyoto ma in materia climatica, fu il primo fulgido esempio di impegno globale per la salvaguardia dell’ambiente. Dito puntato sui CFC, elementi chimici allora largamente usati in campo industriale ritenuti responsabili di un processo chimico in grado di depauperare il contenuto di ozono nella stratosfera, generando così il famoso “buco” nello schermo che l’ozono costituisce nei confronti della radiazione UV.

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Secchi, SST e…Campanelli – Parte II

Gli stessi campanelli della prima parte di questo post, si sono rivelati preziosi nell’affrontare un altro problema che è strettamente collegato a quello delle SST nel periodo 1940/1945. Si tratta di un lavoro a firma di Ernst-Georg Beck pubblicato su ENERGY & ENVIRONMENT VOLUME 19 No. 7, 2008.

50 Years of continuous measurement of CO2 on Mauna Loa

Per capire bene il lavoro di Beck, inoltre, si può consultare anche quest’altro lavoro.

In questi lavori Beck, spulciando i risultati di diverse migliaia di analisi chimiche su campioni d’aria, contesta i risultati cui è giunto Keeling a proposito dell’evoluzione della concentrazione di CO2 nell’atmosfera sulla base del record di Mauna Loa. Secondo Beck la concentrazione di CO2, nel passato, anche recente, ha conosciuto picchi molto più alti di quelli universalmente accettati. Uno di questi picchi (più di 400 ppmv) registrato intorno agli anni ’40, in concomitanza dell’anomalo andamento delle SST di cui abbiamo parlato in precedenza, a suo giudizio, sarebbe stato una conseguenza dell’aumento delle temperature globali. Ciò avrebbe avvalorato l’ipotesi che la concentrazione di CO2 aumenta in seguito all’aumento della temperatura e non viceversa.

Anche in questo caso i famosi campanellini hanno tintinnato piuttosto violentemente spingendomi a cercare di vederci più chiaro. Dopo aver letto i lavori di Beck mi sono reso conto che molte erano le debolezze delle tesi che li caratterizzavano per cui non mi sento di condividerne le conclusioni. Gran parte dell’articolo del 2008 è dedicata a dimostrare che Keeling e Callendar hanno deliberatamente trascurato i risultati delle analisi chimiche eseguite nel corso del 19° secolo e nella prima parte del 20°. Essi, a tali risultati, prima del 1958, hanno preferito i dati proxy derivanti dalle carote di ghiaccio. Beck reputa questi dati meno precisi di quelli di origine chimica.

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I dati NOAA aggiornati a settembre 2012

Le anomalie di temperatura media mondiale terra+oceano (GHCN-M 3.2.0) scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di settembre 2012.

Sono ormai note e discusse le modifiche al software di gestione delle disomogeneità nel passaggio da GHCN-M 3.1.0 a GHCN-M 3.2.0 (informazioni qui.

Si può trovare una descrizione dell’aggiornamento precedente (agosto 2012) qui e qualche commento qui.
Tutti i grafici e i dati numerici sono disponibili qui.

Dal post precedente risulta chiaro che il passaggio alla versione 3.2 di GHCN è un salto importante e tale da rendere senza senso il confronto con novembre 2011, primo dataset disponibile della versione 3.1. Da questo mese tutti i confronti vengono fatti fatti rispetto ad agosto 2012 e viene azzerata la descrizione dell’evoluzione temporale dei parametri.
La differenza di anomalia tra agosto ’12 e settembre ’12 (pdf) è

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Basta con le chiacchiere, parlano i dati

Avevo pensato e deciso che di questo non avrei parlato più. Mi sembrava – e per molti aspetti é ancora così – che i dati fossero così evidenti (evidence=prova e l’uso del termine non é casuale), da costringere anche i credenti più ferventi ad un passo indietro. Piccolo magari, ma indietro.

Facciamolo noi, così, per dare una mano. Alcuni giorni fa é stato pubblicato l’ultimo release del dataset delle temperature medie superficiali oceano-terre emerse della Climatic Research Unit. Dati incontrovertibili: il trend dal 1997 ad oggi, periodo in cui secondo le proiezioni mainstream il mondo avrebbe dovuto scaldarsi di due decimi di grado per decennio é talmente al di sotto di questa ampiezza da non essere per nulla significativo. Anzi, é un trend di un ordine di grandezza inferiore al margine di errore di questo genere di ricostruzioni. Ergo, il mondo NON si é scaldato, le proiezioni erano e sono in errore.

Ancora, gran parte della comunità scientifica, scettica o credente che sia, é concorde nell’attribuire questi recenti sviluppi alla variabilità naturale. Insieme sconfinato di meccanismi troppo a lungo dimenticati dalla visione CO2-centrica del problema. Ergo, la scienza é tutt’altro che prossima ad essere definita. Se ne facciano una ragione quanti, anche tra le fila dei credenti nostrani, solo pochi mesi fa andavano in giro dicendo che ormai si discute dei dettagli. Su questo tra l’altro, non ho dubbi: che si discutesse sui dettagli ignorando la big picture a noialtri scettici impenitenti era chiaro da un pezzo; come é del resto chiaro che sui dettagli si fanno le regole e sul design di queste ultime le carriere. Peccato che tutto ciò non abbia un accidente a che fare col problema.

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Secchi, SST e … campanelli

Negli anni ormai lontani dei miei studi universitari imparai due lezioni molto importanti di cui ancora oggi sono grato ai miei vecchi professori. La prima riguarda le misurazioni e gli errori nelle misurazioni. Mi fu insegnato che la misurazione non è mai precisa, ma sempre affetta da errori (sistematici e/o accidentali). A meno che, come amava dire il compianto prof. E. Vitelli, l’Arcangelo Gabriele, mosso a compassione, non venisse a suggerirci il valore esatto della misura.

L’altra lezione riguardava lo scopo stesso dell’istruzione universitaria ad indirizzo scientifico. Il prof. M. Pagano, in proposito, amava dire che il suo compito era quello di creare, nella nostra mente, una rete a maglie quadre costituita da fili all’incrocio dei quali vi era un campanellino il cui scopo era quello di tintinnare quando qualcosa non quadrava. Uno di questi campanelli tintinnò nell’aprile del 2009 durante la lettura di un articolo pubblicato sul n° 488 di “Le Scienze”:

[info]

La discontinuità del 1945
La curva delle temperature globali degli ultimi 150 anni presentava un picco inspiegabile intorno al 1940. Analizzando i dati si è scoperto che era dovuto a una discontinuità nei rilevamenti delle temperature marine.

Di Antonio Zecca e Luca Chiari

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Agricoltura Biologica e lotta al Global Warming

Sull’ultimo numero della rivista agricola online Teatro naturale esce un articolo che vi invito a leggere di cui di cui si riporta qui di seguito l’incipit:

[info]

L’agricoltura biologica può contribuire significativamente all’accumulo di riserve di carbonio organico nel suolo, così limitando il riscaldamento climatico globale.

Secondo uno studio svizzero, condotto da Andreas Gattinger, e che si basa sui set di dati provenienti da 74 diverse sperimentazioni, i terreni coltivati in regime biologico sarebbero in grado di accumulare 3,5 tonnellate ad ettaro in più di carbonio organico nel suolo, con un tasso di sequestro di 0,45 tonnellate/ettaro/anno, in più rispetto alle coltivazioni tradizionali.

[/info]

In termini generali mi viene spontaneo dire che il sonno delle ragione genera mostri1 e che in campo agricolo i più emblematici “mostri” partoriti negli ultimi decenni si chiamano “agricoltura biologica” e “agricoltura biodinamica”, e mi spiego.

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  1. o, per dirla con Karl Marx, la “religione” – da intendere qui come “ideologia” – è l’oppio dei popoli. []
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L’Outlook di CM: Si riparte!

Le attuali dinamiche della circolazione oceano-atmosferica e i possibili risvolti per la prossima stagione invernale

Come in ogni libro che si rispetti l’introduzione rappresenta l’espressione della sostanza del pensiero che poi troverà le argomentazione nei successivi capitoli, così con questo articolo cominciamo l’esercizio di prognosi dell’andamento della prossima stagione invernale anticipando, o meglio introducendo, gli ormai noti outlook di Climate Monitor.

Settembre e ottobre sono i mesi strategici per cercare di prevedere l’assetto atmosferico nel vivo della stagione autunnale e invernale. Infatti è proprio in questo periodo che il vortice polare stratosferico inizia i suoi primi vagiti e, proprio per la sua “fragilità”, subisce i forcing indotti dagli assetti oceanico e atmosferico suggerendoci dove andrà gradualmente ad approfondirsi. Le anomalie di altezza del geopotenziale che vanno evidenziandosi tenderanno ad accentuarsi nel corso dei prossimi mesi condizionando la circolazione generale e le zone del pianeta sottostanti, almeno fino a quando non cambieranno intensità e segno i vari forcing.

Iniziamo la nostra introduzione con l’analisi dei vari indici di interesse.

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Talebani e climate change

Appena qualche giorno fa all’International Donors Conference per l’Afghanistan sono stati stanziati 16 miliardi di dollari fino al 2015. Questo e molto altro l’impegno della comunità internazionale per la popolazione afgana. La notizia è significativa perché testimonia la continuità di un impegno che dura ormai da anni.

Facendo ricorso alla solita googolata non sono riuscito a trovar traccia di questa notizia sui nostri media, forse qualcuno dei lettori saprà far meglio. Curiosamente però, appena qualche giorno fa, la Repubblica riportava una notizia al cui confronto quanto appena detto finisce decisamente in secondo piano.

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Afghanistan: dall’Onu 6 mln per combattere il Climate Change, 11:02

Il Programma ambientale delle Nazioni Unite e il governo afghano hanno lanciato la prima iniziativa nella storia del paese nella lotta contro il cambiamento climatico

(Rinnovabili.it) – L’Afghanistan è uno dei paesi più vulnerabili a livello mondiale per ciò che concerne gli effetti degli impatti dei cambiamenti climatici. Per dare una mano alla nazione e alla lotta che già oggi il territorio afghano si trova a dover intraprendere, le Nazioni Unite hanno deciso di collaborare con il governo per dar vita ad un’iniziativa da 6 milioni di dollari. Il progetto si propone di operare nelle comunità più vulnerabili ‘puntellando’ la capacità delle istituzioni afgane d’affrontare autonomamente i rischi provocati dai cambiamenti del clima. Un’azione necessaria se si considera come si tratti d’un Paese dove le catastrofi e gli eventi meteo estremi – tra cui siccità, tempeste di sabbia, e rigidi inverni – hanno influenzato oltre 6,7 milioni di persone dal 1998. Il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) collaborerà direttamente con l’Agenzia Nazionale per la protezione dell’ambiente (NEPA) sfruttando i finanziamenti provenienti dal Fondo mondiale per l’ambiente (Global Environmental Facility, GEF) è il meccanismo di finanziamento delle principali convenzioni nel settore ambientale, approvate in occasione del Vertice di Rio. Gli interventi dell’iniziativa si concentreranno sulla gestione delle acque e dei bacini idrografici, sul miglioramento dei sistemi agro-forestali e pastorali, accanto ad una componente di formazione e sensibilizzazione. “Il governo dell’Afghanistan sta mostrando un notevole impegno a lavorare con le comunità per un approccio orizzontale che affronti i cambiamenti climatici nel paese”, ha commentato il Coordinatore delle Nazioni Unite in Afghanistan,Michael Keating, in occasione del lancio dell’iniziativa, che si è tenuto a Bamiyan, 200 km a ovest della capitale, Kabul. “Accogliamo con favore anche la possibilità di aiutare le istituzioni afgane ad affrontare meglio gli shock e i pericoli ambientali, e ad aumentare la resilienza”.

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Per cui, nell’ordine, registriamo che:

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