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Mese: Giugno 2012

Apocalypse Now

Quel pazzo furioso di William “Bill” Kilgore, il comandante della Cavalleria dell’Aria del cult movie da cui ho immeritatamente rubato il titolo di questo post, avrebbe saputo cosa fare: suonare la Cavalcata delle Valkirie a manetta e fare surf in mezzo ai colpi di mortaio. Al diavolo il nemico, al diavolo l’AGW, al diavolo tutti. Colonnello Kurtz compreso ovviamente.

Invece ci tocca leggere l’ennesimo pistolotto spaventevole fresco di stampa da Le Scienze:

L’Apocalisse dietro l’angolo: abbiamo superato i limiti dello sviluppo?

Per carità, non che manchi di spunti gradevoli questo pezzo, specie all’inizio, quando fa il paragone tra Will Coyote e l’umanità. Sospesi entrambi sul baratro, in attesa di precipitare nel canyon, subito dopo aver preso coscienza dell’ultima fesseria. Un’abitudine per Will, che tra l’altro ne esce sempre malconcio ma incolume, un punto di non ritorno per noialtri, nell’incoscenza dei più nonostante i moniti dei giusti.

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Freddo e polvere di stelle

Buttiamola lì, tanto per ripetere qualcosa detto già molte volte: la normalità per il nostro Pianeta è il freddo, non il caldo. Cioè, i periodi glaciali tendono a persistere molto più a lungo di quelli interglaciali. Nella fattispecie adesso dovremmo essere verso la fine di uno di questi ultimi.

Tra tutti quelli che si sono dannati l’anima a cercare di capire quali fossero le dinamiche di queste mega oscillazioni, ove con mega si intendono tanto la scala temporale quanto quella termica, colui che è andato più vicino alla spiegazione di questi meccanismi è Milankovitch, le cui ricostruzioni delle variazioni della componente astronomica, spiegano abbastanza bene le variazioni nella quantità di energia ricevuta dal Sole all’origine della differenza tra Pianeta caldo e Pianeta freddo.

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Una Rotating Storm sulla Pianura Veneta – Aggiornato

Frequenti ma non così tanto tutto sommato. Gli eventi convettivi a mesoscala cominciano ad affacciarsi sul nostro territorio, segnando ancora, qualora mai ce ne fosse bisogno, il fatto che la stagione stia progredendo ma continui a mostrare il suo lato meno gradevole.

L’episodio è avvenuto nella notte e nelle prime ore del mattino della giornata di giovedì. Già questo, ovviamente, aiuta ad escludere qualsiasi genere di contributo termico allo sviluppo del sistema nuvoloso. L’origine quindi è stata tutta dinamica, sebbene, come spesso accade per questi soggetti atmosferici, i segnali fossero tutt’altro che chiari.

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Eventi estremi in area alpina: Il solito grazie.

Lo ammetto, fino a qualche ora fa non sapevo cosa fosse HISTALP. Ora lo so, è un dataset di osservazioni provenienti dall’area alpina concernente alcuni dei paramentri atmosferici fondamentali costituito da 58 serie storiche di cui la più giovane arriva al 1831 e la più vecchia addirittura al 1760.

Studiare queste serie deve essere veramente affascinante. Lo hanno appena fatto dei ricercatori dello ZAMG, il Servizio Meteorologico Austriaco, gente che con le Alpi ci sa fare.

Non hanno cercato segnali di lungo periodo, non sono andati a misurare indici climatici di vario genere. La loro analisi ha riguardato le oscillazioni ad alta frequenza dei paramentri atmosferici, quelle che caratterizzano la variabilità interannuale e stagionale. Lo scopo era quello di cercare un impronta del forcing antropico nella frequenza di occorrenza di eventi di freddo e di caldo estremi, per cercare di capire se aumentano, diminuiscono o restano quelli di sempre.

Nell’abstract – unica cosa disponibile in rete e al riguardo chi è in grado di dare una mano a reperire il testo per intero è benvenuto – si legge che sostanzialmente gli highlights del paper sono tre:

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Storie di storia di ghiaccio

Funziona così: fai una ricerca, scopri qualcosa che non va proprio nella direzione della catastrofe climatica, scrivi un comunicato stampa in cui fai continui riferimenti a un cambiamento climatico che la tua ricerca smentisce. Se poi il media che diffonde il comunicato fa seguire al tuo un altro comunicato stampa che invece il disastro lo paventa eccome sei a posto.

Nella rassegna di Science Daily di ieri è andata così.

Prima un pezzo che racconta di uno studio in cui analizzando una serie di rilievi fotografici e dati satellitari è stato scoperto che 80 anni fa i ghiacciai della Groenlandia si scioglievano come e più di ora.

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