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Mese: Febbraio 2012

La valeriana delle piogge

Il maltempo, nell’immaginario collettivo è associato ad un sistema arrabbiato, quando non addirittura irato. Nell’antichità si credeva che Zeus scagliasse i fulmini dalla vetta dell’Olimpo per manifestare la sua ira, provocando disgrazia agli uomini che in qualche modo ne avevano suscitato lo sfavore.

Del resto il freddo ci fa soffrire, i temporali ingrossano i fiumi, il vento, se impetuoso, è capace di portar via le case, perciò è difficile fare associazioni di idee differenti. Oggi sappiamo che non esiste un tempo buono o cattivo, esiste solo il tempo, cioè le manifestazioni delle dinamiche del sistema. Che hanno una sola sorgente, l’energia che il sistema stesso riceve dal Sole. Dato che questa distribuzione di energia è disomogenea, per trovare l’equilibrio il sistema ‘si mette in moto’, e le sue componenti si attivano per redistribuirla.

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Crescere o decrescere? Il dibattito continua, per fortuna.

Dallo scambio di opinioni libero e incondizionato non possono che scaturire effetti postitivi. Appena pochi giorni fa abbiamo messo in evidenza l’articolo di Antonio Pascale, un pezzo molto critico nei confronti dei predicatori della ‘decrescita felice’. E ne abbiamo condiviso una parte consistente.

Gli risponde Umberto Sandro Veronesi, sempre dalle pagine del Corriere, con taluni argomenti altrettanto condivisibili. Del resto, se Pascale ha avuto il merito e il coraggio di mettere alla berlina un certo atteggiamento piuttosto ipocrita di chi auspica una sostanziale decrescita a carico di terzi, Veronesi sottolinea, con altrettanto merito e coraggio, che ci sono grosse fette di mondo dove la possibilità di crescere è negata, forse proprio perché c’è chi si occupa solo della propria voglia di crescere. Ed è un atteggiamento questo altrettanto ipocrita.

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Grazie Gleick!

E’ passata quasi una settimana dal tanto clamoroso quanto imbarazzante caso dei documenti sottratti (e uno falsificato sembrerebbe) dallo Heartland Institute. L’artefice ormai lo conosce il mondo intero, in quanto alla fine ha deciso di fare outing: è il celebre (ex) scienziato Peter Gleick. Nel perfetto stile moderno, di parole ne sono già state scritte a profusione. Noi oggi cercheremo di fare il punto della situazione e proveremo a mettere sul tavolo qualche riflessione in più.

Come è stato possibile il verificarsi di un evento come il “Fakegate”? Uno scandalo che, probabilmente, è il secondo peggior atto di autolesionismo da parte degli ambientalisti, dopo la tristemente famosa pubblicità dei bambini che saltavano in aria, perchè non allineati col pensero ambientalista (ve la ricordate? Se non erro uscì nel periodo del summit di Copenhagen).

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Ipocriclima

La blogosfera climatica (marò com’è antipatico questo modo di dire…) continua ad essere in subbuglio. Nel giro di una settimana si è passati da quella che sembrava dovesse essere un’autentica resa dei conti – sia nel senso figurato che in quello letterale del termine – tra credenti e scettici, con i primi a segnare finalmente il golden gol, al più clamoroso autogol della storia, con il re dei credenti che avendo già perso i vestiti con il climategate, ora più che essere nudo è trasparente.

Di tutte queste polemiche, che con il clima non hanno veramente nulla a che fare, quel che più disturba è la sfrontatezza con cui si riconosce a se stessi l’umana debolezza di lasciarsi condizionare dalla propria ideologia nel compiere attività che dovrebbero essere prive di qualsiasi condizionamento, leggi ricerca scientifica, dichiarando al contempo di farlo per cercare un confronto che si è invece ideologicamente evitato da sempre.

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Non vendete il cappotto

Si chiama Habibullo I. Abdussamatov, ed è certamente un personaggio controverso. Di professione astrofisico, non è certamente un peso leggero nel panorama scientifico del suo paese. Ha un grosso difetto, è clamorosamente scettico in materia di riscaldamento globale di origine antropica. Le sue ‘esternazioni’ sull’effetto serra hanno fatto discutere. Avrebbe potuto risparmiarsele e concentrarsi sul suo specifico settore di applicazone, sul quale invece sconsiglierei di affrontarci una discussione.

Ha pubblicato di recente un nuovo paper, il titolo è tutto un programma:

Bicentennial Decrease of the Total Solar Irradiance Leads to Unbalanced Thermal Budget of the Earth and the Little Ice Age

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Chi di Wiki ferisce di Wiki perisce

Ammettiamolo, ogni volta che se presenta l’occasione, siamo tutti pronti a mostrarci diffidenti circa le informazioni che è possibile reperire su Wikipedia. Allo stesso tempo, però, sono anche convinto che vuoi per comodità, vuoi per pigrizia, vuoi anche soltanto per iniziare una ricerca, ne facciamo tutti un uso estensivo.

Si dice che la garanzia circa l’affidabilità delle informazioni reperibile su Wikipedia sia assicurata dal fatto di essere un sistema open, cioè sempre disponibile alla correzione di voci eventualmente compilate in modo inaccurato. Questo a mio parere è vero sulla carta ma non nella sostanza, perché se cerco una informazione, vuol dire che non la possiedo, e se non la possiedo non sono in grado di capire se quel che leggo è o meno affidabile. Perciò 1) perché questo avvenga devo avere la fortuna che qualcuno che ne sa più di abbia controllato quella specifica informazione, oppure 2) come probabilmente accade in taluni casi, deve esserci qualcuno che ha deciso di mettere il proprio sapere a disposizione e si occupa in pianta stabile di generare voci su specifici argomenti. A questo punto però, occorrerà comunque fidarsi della buona fede di quel qualcuno, o semplicemente della qualità del suo sapere.

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Gli shift climatici ed il calore degli oceani

Alcuni giorni fa Roger Pielke sr ha portato all’attenzione dei suoi lettori la pubblicazione di un nuovo articolo molto interessante. L’argomento trattato è riassunto nel titolo di questo post. Si parla di rapidi cambiamenti di modalità climatiche e possibilità di intercettarli attraverso i dati disponibili sul contenuto di calore degli oceani (OHC).

Ocean heat content and Earth’s radiation imbalance. II. Relation to climate shifts – Douglass & Knox, 2012 – (qui sulla rivista Physics Letters, qui in versione pdf).

Tra quanti si appassionano alle vicende del clima, è noto ad esempio lo shift climatico della metà degli anni ’70, un cambiamento che ha visto il sistema virare bruscamente da modalità ‘fredda’ a modalità ‘calda’, dando inizio agli anni ruggenti del global warming, cioè proprio le ultime decadi del secolo scorso. Su CM ne abbiamo parlato ormai più di tre anni fa: I Cicli pluriennali del clima: lo shift del 1976.

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Ventisei contro ventisette, per un pugno di dollari

Il 16 gennaio scorso abbiamo pubblicato un post a firma di Fabio Spina sulla problematica delle emissioni derivate dal trasporto aereo e della regolamentazione unilaterale che la UE si è imposta – imponendola di fatto al resto del mondo – per dare un po’ di ossigeno (scusate il gioco di parole) al mercato del Carbon Trading.

Ieri, dopo un mesetto di consultazioni, si è concluso il consiglio della cosiddetta “Coalizione dei non-volenterosi”, ossia di tutti quei paesi che non hanno nessuna intenzione di piegarsi al diktat della UE e che vorrebbero continuare ad attraversare lo spazio aereo europeo senza dover pagar dazio al mercato dell’ETS.

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In questo manicomio succedono cose da pazzi! (Totò)

L’ultima volta che mi sono occupato di frutta su CM è stato in “Una mela al giorno toglie il pensiero unico “radical-chic” di torno”, nei giorni scorsi una notizia molto diffusa, orgoglio italiano, è stata quella relativa al record storico per le esportazioni di vino italiano nel mondo: per la prima volta, infatti, è stato superato l’importo record di 4 miliardi di euro, in aumento del 13 per cento rispetto allo scorso anno. Il vino è diventata la voce piu’ importante dell’export agroalimentare nazionale con oltre la metà del fatturato all’estero che viene realizzato nei Paesi dell’Unione Europea, con la Germania (+10%) in testa tra i paesi comunitari che apprezzano il vino Made in Italy seguita dalla Gran Bretagna (+10%). Poco meno di un quarto del fatturato estero è stato però ottenuto negli Stati Uniti con un aumento record in valore del 16% nel 2011. La vera sorpresa viene pero’ dai paesi asiatici a partire dalla Cina dove le esportazioni di vino sono praticamente raddoppiate (+80%) mentre continua a crescere la Russia (+16%) (fonti qui e qui).

Insomma grande soddisfazione per l’esportazione del vino a “Km20000”, prodotto in Italia e bevuto in Cina.

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Scienza, ipocrisia e autogol – Aggiornamento

Come volevasi dimostrare. Il subbuglio della blogosfera climatica riguardo la pubblicazione dei documenti appartenenti all’Heartland Institute si è rivelato per quello che è: il più grosso autogol della storia.

Peter Gleick, esimio scienziato, co-fondatore del Pacificic Institute, indefesso sostenitore della teoria della fine del mondo da cambiamenti climatici ha confessato di essere l’autore della frode ai danni dell’HI, pur evitando di fare alcun riferimento al documento più scottante, quello che minerebbe pesantemente la reputazione dell’istituto ma che è ormai assodato che sia un falso. Eppure non è un segreto che la sua confessione si sia resa necessaria perchè le tracce lasciate sul documento in questione portavano proprio a lui ed al Pacific Institute, l’organizzazione della quale è co-fondatore. Nella loro lista di ‘donors’ del 2009, tra l’altro, figurano molti enti pubblici ma anche molte, moltissime fondazioni private, proprio come per i ‘donors’ dell’HI che lui evidentemente intendeva sputtanare. Chissà se i suoi finanziatori sono d’accordo con questo impiego del loro denaro. Chissà se gli enti pubblici, cioè i contribuenti, approvano che si faccia uso delle risorse che rendono disponibili per screditare il lavoro altrui. Non è forse questo quel che Gleick voleva dimostrare con i documenti che ha trafugato e reso pubblici? Oppure chissà se lo approvano i suoi finanziatori privati. Forse sì, diranno quelli bravi, perchè sono privati buoni e la pecunia in questo caso non olet, anzi, profuma. Ed abbonda, tanto che ora partiranno certamente le campagne per sostenere la battaglia legale del reo confesso, per ricomprargli la camicia, perché si può star certi che gliela toglieranno. Nessuno però potrà ricomprargli una reputazione scientifica. Eh, sì, ha fatto proprio un bel lavoro.

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