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Mese: Dicembre 2011

Tibet e Global Warming, quando si dice l’isolamento

Oggi facciamo un esperimento, anticipiamo le critiche che da scettici impenitenti quali siamo, ci saranno rivolte in relazione a quanto sto per raccontarvi.

  • Il Tibet è climaticamente isolato.
  • I dati proxy provenienti dagli anelli di accrescimento degli alberi presentano grossi problemi di rappresentatività.
  •  La Cina ha tutto l’interesse a smontare l’ipotesi dell’AGW, per cui quanto viene da lì è da prendere con le pinze.
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135 pagine di pillole di saggezza

Lo si potrebbe definire un mini rapporto Stern il documento prodotto dalla divisione climatica del Met Office reso pubblico nei giorni scorsi. Molti paesi, tra cui l’Italia, sono stati oggetto di studio sulle variazioni climatiche dei tempi recenti e, naturalmente, su quelle che verranno. Il tutto viene poi valutato in termini di impatto sulla salute pubblica, sulla sicurezza, sulla produttività, insomma su tutto.

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Ce l’hanno fatta sì o no?

Perfetto, oggi è il giorno di chiusura della conferenza sul clima a Durban. Già dalle prime ore dell’alba, i media italiani facevano rimbalzare la notizia che l’accordo fosse stato raggiunto. Singolare la posizione dei media italiani (solita eccezione Il Foglio che ne ha scritto in abbondanza) che, per ben quindici giorni, hanno ignorato questa conferenza. E’ come il tifoso ormai stanco e pigro che guarda la partita della propria squadra del cuore, soltanto alla fine, a risultato consolidato.

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Un clima preso all’AMO

In quel di Durban si fanno le valige e si prendono accordi per la prossima kermesse climatica dopo aver trascorso due settimane a discettare di emissioni, target di temperatura e termostati del Pianeta. Per ripenderci dalla noia mortale di questi argomenti, non c’è niente di meglio che un bel tuffo nel mondo reale. Quello dei dati, delle teleconnessioni, del tempo e del clima nel breve periodo, quello che di fatto ci condiziona la vita.

E così, in questo ultimo scorcio di un autunno decisamente mite per il Mediterraneo, una stagione iniziata col botto ma il cui attuale placido scorrere è tutto da imputare alla persistenza di correnti atlantiche ben orientate ovest-est, giunge inattesa una interessante novità.

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L’economia va giù, le emissioni invece no

Se domani vi sveglierete e guadagnerete di più (ok, è solo un esempio…) ci saranno dei beni che non acquisterete più (la vostra domanda di quel bene diminuisce), ma ci saranno anche dei beni che finalmente potrete acquistare o acquisterete in quantità superiore (la vostra domanda di quel bene aumenta). In economia si distinguono varie tipologie di bene, nella fattispecie stiamo parlando di beni normali e di beni inferiori.

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Giochiamo d’anticipo

La premessa la prendiamo dall’ultimo report IPCC sugli eventi estremi:
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There is medium confidence that there will be a reduction in the number of extra-tropical cyclones averaged over each hemisphere. While there is low confidence in the detailed geographical projections of extra-tropical cyclone activity, there is medium confidence in a projected poleward shift of extra-tropical storm tracks. There is low confidence in projections of small spatial-scale phenomena such as tornadoes and hail because competing physical processes may affect future trends and because current climate models do not simulate such phenomena. [3.3.2, 3.3.3, 3.4.5]

Si riscontra medium confidence che ci sarà una diminuzione nel numero medio dei cicloni extra-tropicali in entrambi gli emisferi. Mentre c’è low confidence nelle proiezioni geografiche dettagliate dell’attività dei cicloni tropicali, c’è medium confidence nella previsione di uno spostamento verso nord delle traiettorie dei cicloni extra-tropicali. C’è low confidence nelle proiezioni dei fenomeni a ridotta scala spaziale come i Tornado e la grandine a causa di processi in competizione tra loro che potrebbero avere impatto sui trend e a causa del fatto che gli attuali modelli climatici non simulano questo genere di fenomeni.
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Durban: Italia 1, Gabon 1 (gli altri, zero).

Cosa staranno mai facendo in Sudafrica i Sigg. Mangari-Mangari e D’Antonio? Possiamo immaginarceli alti e grossi come dei Marcantoni, mentre si aggirano per le sale della COP17 alla ricerca di guastatori e protestatori da rendere innocui. Oppure possiamo immaginarceli tranquillamente seduti al bar, a scambiarsi storielle e consigli riguardo la loro professione, forse anche a mettersi d’accordo per una scazzottata in palestra così, per tenersi in forma.

D’altronde, i Sigg. Giovanni D’Antonio (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e Sylvère Mangari-Mangari (Ministero dell’Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile) hanno una cosa in comune: fra tutti i delegati ufficiali alla COP-17 a Durban, sono gli unici presenti in qualità di…guardie del corpo (“bodyguard”, leggere per credere).

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Sensibilità climatica: ritorno al futuro guardando al passato

Non sarebbe un futuro roseo comunque quello che porebbe prospettarsi in base a quanto dicono alcuni ricercatori dell’università di Southampton, ma andiamo con ordine.

La sensibilità climatica è tecenicamente intesa come reazione del sistema al variare della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Per convenzione, in questo come nella gran parte degli studi che si sono occupati di questo aspetto, compresa la modellistica climatica, il valore di riferimento è l’aumento di temperatura atteso al raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto all’era pre-industriale.

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Global Warming: I ruggenti anni 2000

I negoziati a Durban proseguono freneticamente, ma c’è qualcosa di ancora più frenetico. Da quando è iniziata la Cop17, si susseguono senza sosta allarmi climatici uno più spaventevole dell’altro. Nella sola rassegna di ieri di Science Daily hanno trovato posto questi due articoli (per favore restate seri):

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Super Tornado? Ci vuole il Supergetto!

La scorsa primavera nelle cronache meteorologiche hanno tenuto banco l’outbreak di Tornado negli Stati Uniti centrali. Un anno prima, invece, era stata la volta delle alluvioni, per le quali ebbe un ruolo importante anche il disgelo della grande quantità di neve caduta nei mesi invernali.

Inutile dire che anche allora, come accade ormai più o meno regolarmente, l’indiziato numero uno per l’intensità degli eventi registrati è stato il cambiamento climatico. Oggi, per la precisione ieri e oggi, al meeting dell’American Geophysical Union, due meteorologi americani hanno presentato un poster con il quale attribuiscono l’intensità di quegli eventi alla sovrapposizione del getto polare e di quello sub-tropicale. Tecnicamente questo evento si definisce ‘merging’.

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