La lettura di questo post richiede pazienza, perché ci sara’ da girare parecchio per il web. Cercherò comunque di riassumere la storia per chi non avesse tempo o voglia di approfondire.
Appena un mese fa abbiamo pubblicato il nostro commento ad un lavoro di Spencer e Braswell di recentissima pubblicazione. Si trattava di una analisi comparativa tra le osservazioni satellitari più recenti (e più affidabili) e le previsioni di una selezione di modelli climatici. Scopo del lavoro esplorare ancora una volta il ruolo della nuvolosità per assegnare ad essa eventualmente il ruolo di forcing o di feedback, ovvero arrivare a determinare in questo modo una sensibilità climatica (aumento della temperatura causato da un raddoppio della CO2) il più possibile prossima alla realtà.
Il lavoro era anche di fatto una aperta critica ad un altro analogo tentativo compiuto l’anno scorso da Dessler et al. nel 2010:
A Determination of the CloudFeedback from Climate Variationsover the Past Decade
Di fatto, anche questo studio giungeva a sua volta in risposta ad un altro lavoro di S&B:
On the diagnosis of radiative feedback in the presence of unknown radiative forcing
Con dei tempi di reazione degni di record, Dessler e soci hanno sottomesso e quindi ottenuto la pubblicazione di un rebuttal di S&B 2011 sul GRL:
Cloud variations and the Earth’s energy budget
Appena diciannove giorni per portare a termine il referaggio. Ricevuto l’11 agosto, il lavoro è stato accettato il 29. Un lodevole esempio di efficienza e prontezza che l’editore deve aver caldeggiato considerando di primaria importanza riparare ai danni compiuti da S&B con la loro pubblicazione.
Danni? Beh, si direbbe di sì, dal momento che uno dei titoli che i media e la blogosfera avevano adottato per commentare l’ultimo sforzo di S&B era:
New NASA Data Blow Gaping Hole In Global Warming Alarmism
Addirittura la NASA! Per non parlare poi del comunicato stampa con cui l’università dell’Alabama aveva lanciato la pubblicazione.
Mentre Dessler e soci lavoravano alacremente ad una risposta, il dibattito prendeva forma nella blogosfera a suon di botta e risposta tra Spencer, Dessler stesso e il Team di RealClimate. Oggetto della discussione non già gli aspetti scientifici del lavoro di S&B, quanto piuttosto l’opportunità della pubblicazione, il valore della rivista su cui è stato pubblicato etc etc. Insomma, la risposta immediata e piccata del mondo dell’AGW è stata sin da subito un evidente “Come osate!” e, soprattutto, chi vi credete di essere andando a pubblicare su un giornaletto di geografia questioni di clima.
E infatti, diversamente da quello che avrebbe richiesto l’avvio di un normale dibattito scientifico, la risposta di Dessler et al., non è giunta in forma di commento sulla stessa rivista, procedura che permetterebbe poi a S&B di rispondere in via definitiva e avere nella loro qualità di autori l’ultima parola sull’argomento, quanto piuttosto su altra e ben più blasonata rivista, appunto il GRL. Quest’ultima, ahimè, non accetta commenti. S&B quindi, se vorranno rispondere, e state pur certi che lo faranno, dovranno sottomettere un lavoro ex-novo e passare attraverso il referaggio. Potete star certi che ci vorranno almeno un paio d’anni. Tanti ad esempio ce ne sono voluti per Lindzen e Chou per ottenere la pubblicazione del loro ultimo lavoro.
Ad ogni modo, al di là della solita solfa dei due pesi e due misure che il mondo della scienza del clima adotta a seconda che abbia a che fare con chi sostiene o avversa l’ipotesi AGW, e al di là dei tempi record della risposta del nocciolo duro dell’AGW stesso, quello in corso è comunque un dibattito scientifico. Quindi non può che fare del bene al progresso della conoscenza, anche perché se S&B 2011 si concludeva sottolineando che con i dati a disposizione che pure lasciano immaginare una sensibilità climatica molto meno accentuata di quanto la si stimi nelle simulazioni, la diatriba sulle nubi come forcing o come feedback, non è ancora risolta, anche in Dessler et al. 2011, non sono contenute risposte risolutive.
Però, evidentemente colpito da amnesia circa i fatti del climategate, il wonder team dell’AGW non è contento, e quindi spinge sull’acceleratore per ottenere a suo dire la gogna per S&B, mettendoci dentro anche John Christy, altro scienziato del clima colpevole di essere fondamentalmente scettico.
Accade così che su The Daily Climate, Kevin Trenberth, John Abraham, and Peter Gleick, pubblichino un post d’opinione attaccando personalmente Spencer e Christy. La frase più cordiale e meno arrogante del pezzo è:
[…] Nel corso degli anni, Spencer e Christy hanno acquisito la reputazione di commettere errori seriali che altri scienziati sono stati costretti e scoprire […]
Davvero un eccellente segno di apertura al dibattito tra pari, da parte di una prima firma, Trenberth, che occupa una posizione istituzionale, è lead author dell’IPCC e siede nel progetto GEWEX. Proprio questa ultima partecipazione sembra però fornire la chiave di lettura di questo inutile post d’opinione. Dentro GEWEX c’è anche Wolfgang Wagner, editore di Remote Sensing, la rivista su cui è stato pubblicato S&B 2011, il quale con un mirabile atto di contrizione applaudito a scena aperta dal Team dell’AGW, ha rassegnato le dimissioni scusandosi per aver accettato la pubblicazione del lavoro.
Nell’editoriale con cui comunica agli amici di aver compreso i suoi errori, Wagner difende comunque il lavoro di referaggio compiuto su S&B 2011, ma lamenta di non aver prestato attenzione al fatto che tra i revisori ci fossero dei soggetti potenzialmente “scettici”, e quindi di non aver in effetti fatto buona guardia.
Il problema quindi non è che nel lavoro di S&B potessero esserci degli errori, questo Dessler e quanti altri vorranno devono ancora dimostrarlo dal momento che la contesa è appena iniziata e si svolge secondo i normali canoni del dibattito scientifico, quanto piuttosto che nella altamente ideologicizzata e politicizzata scienza del clima, devono essere rispettate sempre e comunque le minoranze. E’ tutta da ridere. Sarà per questo che i lavori degli “scettici” impiegano anni ad essere accettati. I loro punti di vista sono così fortemente difesi in sede di referaggio che la battaglia diviene interminabile. Sarebbe interessante sapere quante “minoranze” sono state interpellate per compiere il processo di revisione lampo di Dessler et al. 2011. Se si dovesse scoprire che erano tutti sostenitori dell’AGW magari ci potrebbero scappare le dimissioni dell’editore del GRL, hai visto mai.
Lesa maestà, questo è l’atteggiamento di Trenberth e soci, che per litigare e letteralmente insultare il prossimo devono firmare in tre un post d’opinione, secondo la logica sempiterna del collettivo. Una logica cui per fortuna sfuggono tutti gli altri commentatori dell’altra parte della barricata, che hanno ovviamente coperto ampiamente il problema.
E’ proprio a loro quindi che vi rimando per approfondire ulteriormente, ad iniziare da Judith Curry (ben tre post qui, qui e qui), per seguire con Steve McIntyre (qui), con Roger Pielke Sr (qui) e con WUWT, che di fatto raccoglie tutti questi interventi.
Da notare che più o meno tutti sono concordi nel dire che il lavoro di S&B era (ed è) passibile di critica, ma che il post d’opinione di Trenberth è di fatto un autogol, perché non farà altro che alzare i toni dello scontro, mettendo da parte l’obbiettivo finale, ovvero quello di capirci di più sul ruolo della nuvolosità nel bilancio radiativo del Pianeta.
Insomma, l’ennesima storia di difesa dei bastioni del castello, di pressione sulle linee editoriali delle riviste, di utilizzo del proprio ruolo per indirizzare le scelte editoriali e demonizzare gli interlocutori non allineati. In una parola, all’epoca sinistra, oggi quanto mai azzeccata, il climategate, ovvero tutto quello che non avremmo mai voluto vedere nel settore della scienza del clima.
Aggiornamento
Roy Spencer ha pubblicato una risposta preliminare al paper di Dessler. La trovate qui.
Spencer suggerisce ci possano esserci inattesi sviluppi: I have been contacted by Andy Dessler, who is now examining my calculations, and we are working to resolve a remaining difference there.
E magari riuscissero a scrivere un papero assieme!!!
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Ho letto Maurizio. La prima impressione però è che la fretta sia stata cattiva consigliera per Dessler. Non capisco poi bene come funzioni la procedura di pubblicazione: L’articolo è in press, con tanto di DOI e possibilità di scaricarlo. Nonostante ciò potrebbe ancora essere soggetto a modifiche, alcune formali, altre sostanziali. E tutto questo dopo l’accettazione? Boh…
gg
Come ti permetti? L’articolo e’ di Dessler, quindi di Trenberth, e dunque le quisquilie della revisione non si applicano.
Com’era l’altro post? Tutti pazzi per il clima, vero? Credo che G. Guidi abbia doti divinatorie. Detto, fatto. La salute mentale del genere umano comincia a vacillare, mi sembra.
Appena ieri sera mi chiedevo come diavolo facessimo a commentare un articolo ancora non pubblicato. Oggi la situazione diventa ancora più misteriosa perchè, oltre ai commenti, cominciano ad arrivare notizie di correzioni e rettifiche di un articolo che verrà pubblicato. Si badi bene modifiche e rettifiche generate non dalla revisione tra pari ma dalle discussioni nei vari blog! E pensare che agli albori del mio interessamento alle questioni climatiche qualcuno mi invitò a lasciar perdere i blog se volevo farmi una mia idea personale delle problematiche climatiche. Meno male che non gli ho dato retta! Comunque, come funzioni questo benedetto meccanismo di revisione, di accettazione e pubblicazione è un mistero. Forse, però, solo per me ignorante presuntuoso che vuole mettere naso negli arcani reconditi della comunità scientifica. Comunque una cosa è certa: come ha scritto qualcuno sul blog di R. Pielke jr con questa vicenda il meccanismo della revisione tra pari si è preso un bell’occhio nero.
Ciao, Donato.
Fermi tutti! Il legame Trenberth-GEWEX-Wagner l’ho scoperto io (risolvendo il mistero delle scuse inviate dal miserrimo Wolfgang al dio Kevin), per cui gonfio come un tacchino vi passo il link originale 😎 …
…dove anche si vede come Wagner si sia dimesso per protesta contro la visibilità data all’articolo, dopo aver cercato di vendere Remote Sensing come rivista ad alta visibilità…
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Quel che e’ giusto e’ giusto Maurizio.
gg
Reduce da un tour nei vari blog citati nel post di G. Guidi ed in altri in cui mi sono imbattuto durante la navigazione, voglio esprimere pubblicamente un sentimento di leggero disgusto per quanto sta avvenendo nel mondo della climatologia. Nei mesi scorsi, su questo blog, abbiamo ricevuto la visita di personaggi che ci bacchettavano e, se tutto andava bene, ci definivano ignoranti. Non parliamo di quel che si dice di CM e di chi lo frequenta negli altri blog italiani di fede AGW! Una delle accuse che più di frequente vengono mosse a G. Guidi e, di riflesso, a noi frequentatori del blog, è quella di contestare la metodologia della revisione paritaria che rappresenta la base dell’attuale struttura del sistema scientifico. Non nascondo che in qualche occasione ho avuto l’impressione (sbagliata, debbo riconoscere a posteriori) che questa critica fosse fondata. Con il passare del tempo, infatti, ho potuto rendermi conto che il processo di revisione paritaria funziona in modo differente a seconda della branca scientifica in cui si applica. Qualche commentatore in qualche occasione mi ha apostrofato chiedendomi di spiegargli a che titolo, io che non facevo parte della comunità scientifica, osavo mettere becco in discussioni di carattere scientifico. Qualcun altro ha cercato di spiegarmi che in ambito scientifico non vige la democrazia, ma la dittatura della ragione e della matematica. Dopo la mia “gitarella” di ieri sera e di stasera ho potuto farmi un’idea molto precisa di come funzionano le cose nella “comunità scientifica” (almeno quella climatologica). Voglio partire da un commento di J. Curry: nè il lavoro di Spencer e Braswell nè quello di Dessler sono in grado di stabilire dei punti fermi nella scienza del clima. In altre parole nessuno dei due lavori è, come dire, fondamentale. Entrambi i lavori, è opinione comune nel web (nella blogosfera per usare un neologismo che mi è parecchio antipatico), sono serviti più ai media schierati pro e contro l’AGW per scambiarsi bordate polemiche che a garantire un effettivo progresso delle conoscenze scientifiche. Sono, diciamo così, delle teste di ponte per mettere in difficoltà gli avversari.
Ciò che mi ha disgustato, però, è l’attacco all’uomo che viene condotto da persone che per posizione sociale (cattedratici e ricercatori di fama mondiale) dovrebbero rappresentare un punto di riferimento alto per tutti noi altri mortali; sono i mezzucci tipici dei bassifondi e dei piccoli centri di provincia (la calunnia, l’insinuazione, l’intimidazione, il pettegolezzo, il complotto) utilizzati anche nel mondo accademico e della ricerca. E questo, si badi bene, avviene da un lato e dall’altro.
Vediamo, ora, come ciò che ho detto si adatta alla vicenda di cui stiamo discutendo. Spencer e Braswell pubblicano un lavoro che spariglia le carte sul tavolo. Ci si aspetta una contestazione del lavoro stesso, dei numeri, dei calcoli, delle conclusioni. No, si critica la rivista su cui il lavoro viene pubblicato, si contesta il meccanismo di revisione, si fanno pressioni sulla rivista che ha pubblicato il lavoro, si contesta agli autori di non aver tenuto conto di lavori peer-reeview che giungevano a conclusioni diverse dalle loro e li si denigra definendoli autori di “errori seriali”. Gli errori commessi? Lievi, secondo illustri scienziati e climatologi. Dessler invia per la pubblicazione il suo lavoro di critica a Spencer e Braswell. Mentre è ancora in fase di stampa già parte il coro dei detrattori e dei sostenitori. Domanda, forse sciocca, ma necessaria: se il lavoro ancora non è stato pubblicato come diavolo si fa a criticarlo? Vogliamo prima studiarlo e poi ne parliamo con cognizione di causa? Neanche per idea! Come al solito sembra che le parole più sensate siano quelle di J. Curry: lavori pensati e prodotti ad uso e consumo della stampa e dei polemisti di entrambi gli schieramenti. In altri settori scientifici le cose vanno diversamente. Un esempio a caso. Credo tutti ricordiamo il caso del batterio “alieno” scoperto dalla NASA che aveva sostituito il fosforo con l’arsenico. Una bufala colossale che aveva tratto in inganno addirittura i revisori di “Science”. Nessuno, però, ne ha fatto un dramma. Non si è dimesso l’editore di “Science” o il redattore, i nomi dei revisori non sono stati resi noti e gli autori dell’articolo ne hanno tratto le conseguenze del caso. In climatologia le cose non possono andare così. No. Bisogna drammatizzare, alzare polveroni e strapparsi i capelli. Essendo un semplice commentatore di blog estraneo alla comunità scientifica (meno male, mi verrebbe da dire) potrei dire una sciocchezza ma, mi sembra, che se un articolo pubblicato dopo regolare revisione paritaria viene reputato non meritevole di pubblicazione viene ritrattato. In altri termini la rivista su cui è stato pubblicato comunica che gli autori hanno ritirato l’articolo o, se non lo fanno di loro sponte, è la rivista a chiedergli di farlo. In questo modo il lettore è tutelato. Perché Wagner non ha chiesto il ritiro dell’articolo di Spencer e Braswell se lo reputava indegno di pubblicazione invece di dimettersi? Mi sembra che il processo di revisione paritaria faccia acqua da tutte le parti. Almeno in questo caso. Anche nel caso dell’articolo di Dessler le cose non sono tanto chiare. Come si spiega il fatto che l’articolo che rende conto dell’esperimento CLOUD del CERN è stato pubblicato dopo oltre un anno dall’invio mentre quello di Dessler dopo solo diciannove giorni?
Ciao, Donato.
Donato – come si sa Trenberth e compari, come gli esagitati de’ noantri, sono politicamente inetti, nel senso che fino ad ora non hanno ottenuto niente di concreto. I messaggi del Climategate mostrano anche come le loro capacita’ di socializzazione e confronto con gli altri siano scarsissime.
Quindi nessuna meraviglia per i mezzucci tipici dei bassifondi e dei piccoli centri di provincia.
D’altronde se sono diventati scienziati, e non politici o volontari della Croce Rossa, ci sara’ pur stato un motivo.
Nuovo su questo sito: molto interessante, complimenti!
Aggiungo i miei 2 Cents. La critica maggiore che Dessler fa a Spencer e’ di aver usato sei modelli su quattordici ai due estremi della sensitivita’ perche’ piu’ si discostavano dalle osservazioni dei satelliti (cherrypicking), mentre due modelli non usati nella loro area d’incertezza (seppure molto generosa)si avvicinano ai dati satellitari.
Questa critica e’ stata ripresa da vari sostentori dell’ AGW su vari blog.
Ora Spencer nella sua risposta ha riportato la media di tutti e 14 i modelli che ancora una volta e’ fortemente discordante con i dati osservati dai satelliti. Visto che le previsioni usate dall’IPCC sono proprio la media dei modelli, quale migliore dimostrazione che i governi sono consigliati e prendono decisioni con implicazioni finanziarie allucinanti sulla base di dati farlocchi?
Ho dato un’occhiata frettolosa alla replica di Spencer. Se quello che dice Spencer nel suo post dovesse risultare vero, ci sarebbe da ridere. R. Spencer sostiene che Dessler nel suo papier ha commesso degli errori di calcolo che portano a sopravvalutare di un fattore 10 (!) i suoi risultati: un vero strafalcione. Non c’è male per uno che fa della correzione degli strafalcioni altrui una delle sue principali attività! Un altro punto debole individuato da Spencer nel papier di Dessler è rappresentato dalle basi scientifiche della confutazione dei risultati di S&B 2011: Dessler avrebbe usato dei modelli climatici che NON consentono alle nuvole di produrre variazioni di temperatura per dimostrare che le nuvole NON fanno aumentare la temperatura. Alla fine Dessler conclude il suo lavoro con un’affermazione a dir poco disarmante: se le nuvole nel lungo periodo influenzano le temperature, non lo hanno fatto negli ultimi dieci anni. Non ho potuto fare a meno di mostrare queste chicche. Rirorno a vagabondare nel web e, se sarà il caso, tornerò sull’argomento.
Ciao, Donato.
Non sono certo un esperto di clima, ma per mestiere qualcosina di scienza ho imparato a capirlo. Ebbene: questo bell’articolo di Guido Guidi rende benissimo un’idea fondamentale. Può darsi che gli scienziati scettici sulle responsabilità dell’uomo nei cambiamenti del clima commettano talvolta errori o almeno valutazioni soggettive o imperfette: è proprio della ricerca il dover affrontare anche ciò che evidente non è. Ma può altrettanto darsi che errori li commettano — perché no? — anche coloro che al contrario credono nel riscaldamento globale antropogenico.
Ad analizzare le diatribe con ragionevolezza, s’afferra al volo una grossa forzatura da parte di questi ultimi: vogliono dar a bere alla gente che la scienza è unanime nel pensarla come loro, o in subordine che lo è la scienza “seria”. Io credo che al contrario un buon risultato sia già mettere nell’orecchio dell’uomo della strada la classica pulce, cioè il sospetto che quell’unanimità sia semplicemente contrabbandata. In altre parole, che il gran baccano contro l’uso del petrolio e, in definitiva, contro il modo di vivere occidentale (l’american way of life, come si diceva una volta) rientri nella solita “disinformacia”, sopravvissuta al crollo dell’ideologia sovietica. Morto un papa, se ne fa un altro: morti Lenin, Stalin e i loro epigoni, disfattosi il loro regime, ci vuole pur qualcosa ancora per mettere i bastoni fra le ruote al libero sviluppo della società e dell’economia. E dire che, se c’era chi se n’infischiava bellamente delle emissioni di biossido di carbonio e dell’ambiente in generale, era proprio l’Unione Sovietica. Inoltre, se è vero che esiste la lobby dei petrolieri, è anche vero che esistono le lobby dei produttori di pannelli solari e pale eoliche, e pure quella dei tantissimi ricercatori che non riceverebbero fondi se il problema del riscaldamento causato dall’uomo si sgonfiasse.
[…]
Reply
Gianni, per cortesia, qui non si fanno nomi, né si affrontano temi politici d’attualità.
Grazie,
gg
in tutto questo, poi, Trenberth ha più trovato il calore che cercava ? 🙂
(per non parlare della vicenda di Chris Landsea, che ha visto Trenberth in una posizione che io considero inqualificabile, tanto che Landsea si dimise…)
“[…] Nel corso degli anni, Spencer e Christy hanno acquisito la reputazione di commettere errori seriali che altri scienziati sono stati costretti e scoprire […]”
Io mi sono ripromesso di ripassarmi/studiarmi con metodo tutti gli errori formali ed informali del ragionamento logico (p.es. http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_fallacies). Sarebbe interessante, se uno ne avesse il tempo, analizzare quanti errori di questo tipo ci sono nelle botte & risposte come quella citata da Guidi.