Salta al contenuto

Categoria: Ambiente

Il Paese dei balocchi, dei farlocchi, e dei (chiusi) cento occhi.

Appena ieri abbiamo pubblicato un post linkando alcuni articoli che affrontano in modo a dir poco critico il tema dello sviluppo della filiera delle risorse rinnovabili nel nostro Paese.

Un tema assai scottante, non solo perché tocca il più importante dei settori strategici, ma anche perché, piaccia o no, sia avvenuto con merito o no, il business del vento, del sole di poco altro ancora, e’ ormai una fetta importante dell’economia nazionale, con tutto quello che questo comporta anche in termini occupazionali. Con prospettive, come abbiamo letto, tutt’altro che rosee.

Poteva quindi questo settore sfuggire all’endemica attitudine italica di farsi del male da soli anche in termini di cura del territorio e relativa gestione ‘sportiva’ ove non addirittura malversata della cosa pubblica?

Naturalmente no. A lanciare il segnale, per la verità già sentito, sono stati sempre ieri Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sulle pagine del Corriere della Sera.

Quelle pale eoliche come grattacieli davanti alla piccola Pompei dei Sanniti (il link e’ della rassegna stampa ENEA).

Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

L’insostenibile leggerezza del calcolo

Questo e’ un post sulla sostenibilità, vocabolo di gran moda e molto spesso abusato. Lo affronteremo con calma, grattando appena la superficie, sperando che si voglia scendere più a fondo nel dibattito che seguirà.

Cominciamo con una domanda da bar. Considerato il modo in cui si sente continuamente parlare della disponibilità di risorse e della scarsità delle stesse in un contesto di insistente crescita demografica, secondo voi, le risorse alimentari disponibili su questo pianeta, sono sufficienti a sfamare tutti? In poche parole, il fatto che ci siano ancora circa un miliardo di persone in condizioni di denutrizione e’ frutto dell’assenza di cibo?

La risposta e’ semplice: no. E non sarebbe così neanche se al mondo fossimo da uno a tre miliardi in più.

Facebooktwitterlinkedinmail 10 Comments

Nel 2100 un’Africa con più boschi, più praterie e meno deserti…e tutto per merito della CO2

La letter di Higgins e Scheiter (che d’ora in avanti chiameremo per comodità H&S) pubblicata qualche giorno orsono su Nature

Atmospheric CO2 forces abrupt vegetation shifts locally, but not globally”, Nature, doi:10.1038/nature11238

è ricca di spunti interessanti e che giustificano il commento che su sollecitazione di Guido mi sono deciso a scrivere.

H&S descrivono infatti il comportamento passato e futuro (dal 1850 al 2100) della vegetazione africana utilizzando un modello di simulazione dinamico, l’aDGVM (adaptive Dynamic Global Vegetation Model) fatto girare sia su dati pregressi sia su dati previsti ottenuti applicando il modello climatico GCM ECHAM5 allo scenario emissivo A1B dell’IPCC.

Facebooktwitterlinkedinmail 6 Comments

Siete troppi e dovete sparire da questo pianeta

Rio+20 sta per iniziare e tutto sommato ci sembra che stia ricevendo una copertura mediatica superiore al fallimentare summit di Durban. Ovviamente ciò non esclude l’eventuale fallimento anche di questi colloqui di Rio. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad ogni tipo di intervento volto a convicere l’opinione pubblica e soprattutto i politici ad intraprendere scelte mirate a salvaguardare la salute del nostro pianeta. Mettetela come volete: possiamo parlare di orsi polari, galline prataiole, desertificazione, alluvioni, meno neve ma anche più neve, tuttavia dietro queste altissime aspirazioni, ce n’è una ancora più alta. Sempre la stessa. Riporto dal Guardian:

Rich countries need to reduce or radically transform unsustainable lifestyles, while greater efforts should be made to provide contraception to those who want it in the developing world

Traduzione: “Le nazioni ricche devono ridurre o radicalmente trasformare i propri stili di vita insostenibili, mentre sforzi maggiori andrebbero compiuti per offrire metodi contraccettivi a chi ne fa richiesta nei paesi in via di sviluppo”.

Esatto, siamo sempre alle solite. Con la scusa di dover salvare il mondo e con il paravento della sostenibilità, ecco che riescono sempre ad infilarci in mezzo il vero obiettivo: la decrescita, ottenuta tramite due strade: le masse occidentali vanno impoverite (mi pare che ci stiano riuscendo bene). Le masse terzomondiali vanno private del diritto di generare una prole. Siamo 6 miliardi, siamo troppi e i potenti non ci vogliono. E quindi o utilizzate i contraccettivi, oppure dovete rientrare in un programma di contenimento della popolazione.

Facebooktwitterlinkedinmail 19 Comments

No, no… allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?

Ecce Bombo, era il 1978, ben 14 anni prima della conferenza di Rio del ’92. Ora siamo prossimi a Rio+20, ma il dubbio è rimasto lo stesso. Del resto l’appuntamento è mondano, quasi estetico, lecito quindi avere dubbi al riguardo. Però, al termine di lunghe riflessioni, pare che la gran parte delle incertezze sia ormai fugata.

Dall’ANSA:

Facebooktwitterlinkedinmail 6 Comments

Più sani e più belli, ovvero, non solo CO2.

Renzo Arbore, alias Onliù Caporetto avrebbe detto: “Bella l’Olanda, si sa putesse vedé!”. In realtà lo disse per Milano in una memorabile sequenza cinematografica e non credo che il film abbia avuto molto successo in nord Europa. Penso quindi che si possa escludere che gli autori del paper di cui parliamo oggi possano aver fatto una analoga riflessione.

Cleaner air brings better views,more sunshine and warmer summer days in the Netherlands – Weather. Gennaio 2012. Vol 67 No 1

Facebooktwitterlinkedinmail 22 Comments

Mirror posting: La repubblica Verde tende al fallimento

Questo post di Vito Punzi è uscito ieri l’altro su La Bussola Quotidiana.

******************************

La realtà industriale tedesca legata alla produzione di energia solare sta vivendo una situazione per certi versi drammatica: appena qualche giorno fa ha annunciato l’avvio della procedura d’insolvenza il gruppo Q-Cells e si tratta del quarto grande fallimento nel giro di pochi mesi in Germania, dopo Solarhybrid, Solar Millennium e Solon. Per provare a capire cosa stia succedendo nel contesto della politica energetica tedesca occorre ripartire da Fukushima, dalle ripercussioni che quell’evento ha avuto in Germania. Va detto subito: l’avaria subita da quella centrale nucleare, l’anno scorso, non ha provocato alcun cambiamento nel contesto delle centrali nucleari tedesche.

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

Sempre la stessa storia…

Premetto che ho dedicato alla ricerca sul web sull’argomento di questo post non più di dieci minuti. Se fossero stati di più probabilmente avrei trovato anche molto altro, ma direi che basta. Sì, basta perché non se ne può più. E’ decisamente ora di liberarci di questi ciarlatani, di questi spargitori di allarme, di questi venditori di fumo.

Facebooktwitterlinkedinmail 10 Comments

Ma i morti di Panama non ci hanno insegnato nulla?

La storia della costruzione del canale di Panama è segnata dalla strage di migliaia persone morte a causa della mancanza di sicurezza nei cantieri, ma soprattutto a causa delle malattie tropicali contratte durante i lavori.

Il progetto iniziale del 1875 fu dei francesi, ma fallirono nell’impresa sia Ferdinand de Lesseps, già costruttore del Canale di Suez, sia Gustave Eiffel. Uno tra i motivi più importanti del fallimento fu l’incapacità di controllare e limitare l’insorgenza delle malattie tropicali, soprattutto delle febbri trasmesse dagli insetti pungitori cioè: malaria, febbre emorragica, febbre gialla etc. Morirono 22.000 persone tra tecnici e operai per lo più provenienti dal caribe, una vera ecatombe.

Facebooktwitterlinkedinmail 9 Comments

Orsetti polari alla riscossa

Diciamocelo: per anni ci hanno fatto sentire in colpa perchè noi, terribili esseri umani, stavamo mettendo a repentaglio la vita di quegli orsetti bianchi, very tender, very soft. In realtà questa è l’idea un po’ troppo romantica di certa parte di ambientalismo. Gli orsi polari non fanno altro che fare il loro mestiere: vivono, si riproducono e sbranano per cibarsi. Quindi in realtà sono meno bianchi di quanto vogliano farci credere. E da oggi possiamo dire che sono anche meno a rischio estinzione di quanto ci hanno fatto credere, per farci sentire in colpa.

In questi giorni sono arrivati i risultati di una approfondita indagine sulla popolazione di orsi polari, nell’Artico canadese. Il censimento è stato condotto lungo ben 8000 km di territorio. Prendiamo ad esempio la Baia di Hudson. Mille orsi c’erano all’inizio degli anni 2000, mille orsi ci sono adesso. In barba alle catastrofiche previsioni di molti ambientalisti che volevano la popolazione di orsi già quasi dimezzata nel 2011.

Facebooktwitterlinkedinmail 4 Comments

Piante e Clima – Parte IV

Il Rapporto CO2 – Piante – Clima: Verso un’ipotesi complessiva

Un modello

Figura 1 - Diagramma di flusso che illustra gli effetti dell'aumento della vegetazione sul clima globale. Il diagramma è ovviamente non esaustivo. Abbreviazioni utilizzate: H:flusso di calore sensibile, LE=flusso calore latente, G=flusso di calore nel suolo, RN=radiazione entta frutto del bilancio radiativo di superficie, Rglob=radiazione solare globale, RL1 e RL2=termini a onda lunga (emissione terrestre e radiazione del cielo) del bilancio radiativo di superficie.

La flowchart in figura 1 riassume i diversi effetti che derivano dall’aumento della CO2 e dal conseguente incremento globale della biomassa vegetale globale. Come si noterà i primi effetti a valle di tale incremento sono:

Facebooktwitterlinkedinmail 5 Comments

Piante e Clima Globale – Parte III

CO2 e Produttività Globale dei Vegetali

Per i nostri scopi è interessante anzitutto evidenziare gli strettissimi legami esistenti fra livelli atmosferici di anidride carbonica e produttività globale dei vegetali. In tal senso sono qui di seguito riportate alcune interessanti evidenze.

Anzitutto i proxy data presenti in carote glaciali antartiche pubblicati da Prentice et al (2011) indicano che la produttività dell’ecosistema globale nell’ultimo massimo glaciale (Last Glacial Maximum – LGM) era inferiore del 25/40% rispetto a quella dell’Olocene Pre-industriale (Pre Industrial Holocene PIH) e inoltre un valore coerente con tali misure (-30%) è risultato da simulazioni svolte con modelli matematici. Tale fenomeno è probabilmente frutto dei soli ecosistemi terrestri, poiché quelli marini evidenziano solo variazioni marginali nella transizione da LGM a PIH.

Facebooktwitterlinkedinmail 17 Comments

Piante e Clima Globale – Parte II

Albedo, Scabrezza e Ciclo dell’Acqua: Così le Piante Modificano il Clima Globale

Da tempo mi porto in borsa un’analisi di scenario svolta con GCM che leggo a tempo perso perché confesso che non cessa mai di affascinarmi. Si tratta di una serie di simulazioni svolte da un gruppo di ricerca dell’università di Amburgo i cui risultati sono stati pubblicati nel 2005 con il suggestivo titolo “Green planet and desert word”.

Ovviamente si tratta di scenari e gli autori stessi, con un atteggiamento culturale che oggi è merce rara scrivono a chiare lettere quanto segue:

[success]

“Here a note of caution is in order. The analysis of extreme boundary conditions like green planet versus desert world clearly exhibits potential model inadequacies. Thus, model intercomparison for such cases may improve the insight into possible model deficiencies notwithstanding a better view on the underlying physical processes and feedbacks at work.”

[/success]

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Corrono gli alberi (o forse no)

Da una ricerca appena presentata a Cambridge:

Gli alberi non sono così velocemente invasivi dell’Artico come precedentemente previsto”

Si parla della “linea (artica) degli alberi”, quel confine ideale oltre il quale fa troppo freddo perché crescano alberi. Se l’Artico si riscalda, tale linea deve andare verso il Nord. O no? E quanto velocemente si sta spostando? Ecco quanto dicono gli autori:

[info]

“Per generalizzare i nostri risultati, la linea degli alberi sale decisamente verso nord, in media, ma non vediamo alcuna prova per velocità cosí elevate come 2 km l’anno in nessun punto lungo l’Artico.”

[/info]

e

Facebooktwitterlinkedinmail 8 Comments

Piante e Clima Globale – Premessa e Parte I

[blockquote cite=”Anonimo del XXI secolo”]

Molte cose sono aumentate in modo relativamente monotono negli ultimi due secoli: non solo la CO2 ma anche la popolazione mondiale, la produzione agricola globale, l’attività solare, la biomassa vegetale globale, il numero globale di bovini e di animali domestici, la percentuale della popolazione alfabetizzata ed il livello di dettaglio delle carte geografiche.

[/blockquote]

[blockquote cite=”Suarez Miranda, Viaggi di uomini prudenti, libro quarto, cap. XLVI, Lérida, 1658″]

In quell’Impero l’arte divinatoria raggiunse una tale perfezione che i collegi degli auguri giunsero a partorire un macchinario di dimensioni ciclopiche e in grado di produrre previsioni meteorologiche per i successivi cent’anni. Dedite allo studio della divinazione, le generazioni successive compresero che quell’opera era del tutto inutile e non senza empietà l’abbandonarono all’inclemenza del sole e degli inverni. Nei deserti dell’ovest rimangono lacere rovine di quell’antico macchinario, abitate da lemuri e mendichi; in tutto il Paese non vi è altra traccia delle discipline divinatorie.

[/blockquote]

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail 5 Comments

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »