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Categoria: Meteorologia

Eventi estremi in area alpina: Il solito grazie.

Lo ammetto, fino a qualche ora fa non sapevo cosa fosse HISTALP. Ora lo so, è un dataset di osservazioni provenienti dall’area alpina concernente alcuni dei paramentri atmosferici fondamentali costituito da 58 serie storiche di cui la più giovane arriva al 1831 e la più vecchia addirittura al 1760.

Studiare queste serie deve essere veramente affascinante. Lo hanno appena fatto dei ricercatori dello ZAMG, il Servizio Meteorologico Austriaco, gente che con le Alpi ci sa fare.

Non hanno cercato segnali di lungo periodo, non sono andati a misurare indici climatici di vario genere. La loro analisi ha riguardato le oscillazioni ad alta frequenza dei paramentri atmosferici, quelle che caratterizzano la variabilità interannuale e stagionale. Lo scopo era quello di cercare un impronta del forcing antropico nella frequenza di occorrenza di eventi di freddo e di caldo estremi, per cercare di capire se aumentano, diminuiscono o restano quelli di sempre.

Nell’abstract – unica cosa disponibile in rete e al riguardo chi è in grado di dare una mano a reperire il testo per intero è benvenuto – si legge che sostanzialmente gli highlights del paper sono tre:

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Eventi estremi e Climate Change: Anche in Spagna nulla di fatto

Non è certo la prima volta che parliamo di cambiamenti climatici, eventi estremi e danni da essi provocati. Le analisi che abbiamo avuto modo di commentare sin qui hanno però quasi sempre riguardato l’oltre oceano a firma di Roger Pielke jr, sebbene qualcosa di più generale abbia trovato spazio anche nel recente report IPCC dedicato proprio a questo argomento.

Oggi ci avviciniamo un po’ a casa, più precisamente andiamo in Spagna. Su Natural Hazards and Earth System Sciences  è stato pubblicato un articolo focalizzato sui danni causati dagli eventi alluvionali.

Assessing trends in insured losses from floods in Spain 1971–2008

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Suv e temporali, il mondo è più caldo.

la prossima volta che un temporale estivo vi rovina la giornata di ferie, non prendetevela con Giove Pluvio, ma piuttosto con la vostra auto. E dopo il temporale, se invece di una serata più fresca l’afa vi accoppa, sarà proprio il caso di buttare via le chiavi del Suv e tornare a casa in bibicletta.

Queste, a spanne, le riflessioni di una domenica pomeriggio di maggio moderatamente afosa causa scirocco, con il Suv spento e senza ombra di temporali in giro. Riflessioni suscitate dalla lettura di un nuovo paper uscito sul GRL:

Potential aerosol indirect effects on atmospheric circulation and radiative forcing through deep convection – Fan et al., 2012.

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Il Global Warming c’è, ora c’ho le prove!

E’ Natale? No. Siamo in Svezia? Nemmeno. Siamo in Italia, area alpina, ed è, anzi ieri era, il 16 di maggio. Vigo di Cadore è una ridente località cadorina, forte di 1553 anime, più non quantificati gatti (più di quattro) e cani, tutte viventi sopra i 951 metri slm, quota alla quale si staglia il Campanile della Chiesa.

Il tempo non è il clima, questo lo sappiamo e lo sanno anche quelli dell’altra sponda. Ma il clima, è la sommatoria del tempo. Spazio e tempo cronologico, ovviamente ampio il primo e lungo il secondo, scelti a piacere. E’ clima un trentennio, ma lo è anche un decennio, ma lo è anche un anno, e lo è infine, una stagione. Che stagione è quella che al 16 di maggio vede 32°C sotto zero viaggiare alla media troposfera e portare la neve sulle margherite di Vigo, ma non solo?

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Sting Jet: Un Tempo da Scorpioni

Non e’ un motorino, non e’ un cantante, è, ma forse si dovrebbe dire dovrebbe essere perché se ne sa molto poco, un fenomeno meteorologico. Ed è anche di quelli che quando arrivano poi tendono ad essere ricordati.

Si parla di vento al suolo, e già chi di meteo se ne intende un po’ dovrebbe storcere il naso, perché parlare di getto per un vento nei bassi strati non è ortodosso. Eppure è questo il nome che chi lo ha ‘scoperto’ e in parte spiegato gli ha dato. Per due ragioni. Innanzi tutto l’intensità, decisamente paragonabile a quella delle correnti a getto. E poi la provenienza, dato che si origina nella media troposfera.

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Clima freddo? Prepararsi agli eventi estremi.

Saremo anche globalizzati, sarà anche giusto sapere come vanno le cose anche ai nostri antipodi, ma se permettete forse ci interessa e dovrebbe interessare un po’ di più cosa succede alle porte di casa. Dal punto di vista meteorologico, perché se si parla di eventi estremi si deve quasi sempre far riferimento all’ambito meteorologico e non climatico, la ‘porta’ di casa nostra è la Porta di Carcassonne, il valico dal quale si tuffano nel Mediterraneo le perturbazioni che arrivano da nord-ovest, cioè la grande maggioranza dei sistemi perturbati che interessano il nostro territorio.

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Guardar la temperatura dell’aria dalla parte delle radici: bilancio radiativo di superficie e trappole per fotoni

La temperatura dell’aria misurata dalle stazioni meteorologiche è frutto di tre principali processi:

  1. Il flusso di energia dalla superficie sottostante, che a sua volta è frutto del bilancio energetico di superficie (in proposito vale grossomodo il detto secondo cui il sole non riscalda l’aria ma viceversa riscalda la superficie la quale a sua volta riscalda l’aria).
  2. Il trasporto orizzontale di aria calda o fredda (avvezione), fenomeno complesso e che ci rimanda alla circolazione atmosferica alle diverse scale.
  3. Il trasporto verticale di aria calda da parte delle masse d’aria (convezione), fenomeno anch’esso complesso perché tira in causa le dinamiche della convezione nello strato limite e nella libera atmosfera.

In questa sede trascurerò i processi 2 e 3 e mi limiterò ad analizzare in modo sommario il processo 1 (bilancio energetico di superficie).

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Che tempo fa: Europa-USA 1-0

E’ buffo, non avrei mai pensato di leggere un post come quello segnalato dal blog di Judith Curry. Siamo così abituati ad arrivare secondi rispetto agli Stati Uniti che leggere di essere un bel po’ davanti a loro e leggerlo proprio da loro è decisamente sorprendente. E nella nostra materia poi!

Ecco qua, Cliff Mass (della cui esistenza apprendo ora), uno degli innumerevoli meteorologi di una delle innumerevoli aziende che della meteorologia e delle previsioni hanno fatto un business molto redditizio negli States, e Judith Curry, che di sicuro non ha bisogno di presentazioni, condividono la stessa opinione: Con i modelli di previsione meteorologica (e quindi con le previsioni in generale) in Europa siamo molto più bravi che negli Stati Uniti.

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E il Clima che dice? Boh!

Il riscaldamento globale sta causando un’estremizzazione del clima.

Vero? Falso? “Boh!” dice una voce in mezzo alla sala. In mezzo? Anzi no, è una voce che viene dal palco.

Ma come, il palco è stato occupato da negazionisti?

No. Il palco è sempre occupato dall’IPCC. Solo che questa volta, un suo rapporto ha detto (in maniera molto convoluta) una verità scientifica molto scomoda: che dopo quattro decenni di climatologia a tutto spiano, non possiamo ancora rispondere a una semplice domanda:

E’ vero che il Clima sta diventando più estremo?

E se non possiamo rispondere, cosa possiamo dedurne se non che tutti coloro che si sono riempiti la bocca, la carta stampata e i blog riguardo un clima sempre più estremo e magari per cause antropogeniche, non hanno evidentemente alcuna idea né di quale sia lo stato-dell’-arte della climatologia, né di come funzioni la scienza?

Ed ecco allora un estratto, e poi, per chi volesse, il testo completo del rapporto SREX:

[success]

FAQ 3.1 È vero che il Clima sta diventando più estremo? […] Nessuno degli strumenti [qui menzionati] è stato ancora sufficientemente sviluppato per consentirci di rispondere confidentemente alla domanda qui posta.

[/success]

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Dalla Teoria ai Fatti – Ci torniamo su

Qualche settimana fa è uscito su queste pagine un mio breve commento che analizzava alcuni aspetti delle dinamiche della circolazione emisferica con specifico riferimento alla prevalenza o meno di flussi ad elevato indice zonale nel medio e lungo periodo. Un post nato per rispondere a quello che sembra essere un cambio di direzione di quanti sotengono l’ipotesi AGW. Dopo aver lungamente annunciato che avremmo assistito ad una sostanziale prevalenza di eventi riconducibili al caldo, scopriamo che questa ipotesi torna buona anche per gli eventi di freddo. In sostanza non solo “il tempo non è il clima finché non lo diciamo noi”, ma anche “il freddo viene dal caldo”. Da quel post è nata una discussione protrattasi fino ai giorni scorsi. Quanto segue intende essere una risposta di più ampio respiro – quindi più facilmente pubblicabile in forma di post – alle eccezioni sollevate da uno dei lettori che per comodità di lettura riportiamo di seguito:

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SREX IPCC: arriva la versione integrale – Aggiornamento

Oggi, 28 marzo 2012, sarà resa disponibile per il download e quindi ufficialmente pubblicata, la versione integrale del report IPCC sugli eventi estremi .- SREX.

Sulle pagine di CM ne abbiamo parlato qui, ma si trattava del solo Summary for Policy Makers. Benché questo sia di fatto il documento che tutti leggono, ritengo sia doveroso divulgare soprattutto il report vero e proprio.

Il media advisory dell’IPCC, diffuso dal focal point per l’Italia, lo trovate qui, mentre il documento è sulla home page dell’IPCC. Buona lettura.

Aggiornamento

Non resisto, il post di Roger Pielke jr è troppo bello e troppo vero e la sua idea è geniale. Ha infatti lanciato un’iniziativa, la creazione di un pulsante di risposta rapida “Handy Bullshit Button on Disasters and Climate Change“. Mi perdonerete la traduzione frettolosa spero. I termini tecnici della nomenclatura IPCC non li ho tradotti per non alterarne il significato specifico.

A Handy Bullshit Button on Disasters and Climate Change – di Roger Pielke jr

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Tutte le strade portano a Rio

E’ appena di ieri l’altro il nostro commento al comunicato stampa dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale circa l’imminente pubblicazione del report decadale sullo stato del clima. Il cambiamento climatico starebbe accelerando, specie con riferimento agli eventi estremi. Fa eco a questo annuncio un lavoro di fresca stampa su Nature Climate Change a firma di alcuni ricercatori del PIK, il cui commento è apparso sempre ieri su Science Daily. Anche questo lavoro sembra in qualche modo preparatorio del summit Rio+20 che si terrà nel prossimo giugno.

A decade of weather extremes

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Abstract

Il numero verosimilmente elevato di recenti eventi meteorologici estremi ha innescato molta discussioni, sia interne che esterne alla comunità scientifica, circa la possibilità che essi siano collegati al riscaldamento globale. In questa sede si procede ad una revisione delle prove e si argomenta che per alcuni tipi di eventi estremi – soprattutto ondate di calore ma anche altro genere di eventi – sono ora disponibili delle forti evidenze che collegano eventi specifici o un aumento del loro numero all’influenza umana sul clima. Per altri tipi di eventi, come le tempeste, le evidenze disponibili sono meno certe, ma basandosi sui trend osservati e su concetti di fisica di base è tuttavia plausibile attenderne un aumento.

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Meno ghiaccio ma più neve: variabilità stagionale o climatica?

Alcuni giorni fa su Science Daily è comparso il commento ad un nuovo paper pubblicato sui PNAS tra le cui firme compare anche Judith Curry. Il lavoro è interessante, sebbene a prima vista potrebbe sembrare uno dei soliti lavori di sostegno all’ipotesi AGW.

Impact of declining Arctic sea ice on winter snowfall – PNAS – Jiping Liu et al., 2012

In effetti non dobbiamo essere stati i soli ad avere questa prima impressione, tanto che un media australiano ha subito risolto l’equazione titolando: Il riscaldamento globale sta rendendo il mondo più freddo. Sommersi dalle risa dei lettori, hanno poi velocemente cambiato il titolo del pezzo: Lo scioglimento dell’Artico causa inverni più nevosi in Europa e negli USA. A seguire la BBC, con il noto giornalista scientifico devoto alla causa della catastrofe climatica, Richard Black, che ne ha fatto subito una prova di disastro alle porte: L’Artico che si scioglie è collegato a inverni freddi e nevosi in UK.

Vediamo di cosa si tratta.

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La memoria del tempo non è solo in Europa

Nelle nostre lunghe discussioni climatiche lo avremo scritto un migliaio di volte. Una cosa è misurare i parametri atmosferici come facciamo da un secolo e mezzo circa, altra è tentare di derivare questa misura da dati di prossimità.

Del resto, per cercare di comprendere cosa possa essere accaduto in passato, ovvero per disporre di un termine di paragone con il presente, non ci sono molte altre alternative. Anzi, forse ce n’è una sola e non può neanche funzionare da sola. Stiamo parlando della memoria storica, degli scritti, delle cronache, delle osservazioni che gli studiosi dei tempi antichi collezionavano con fatica e dedizione.

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La valeriana delle piogge

Il maltempo, nell’immaginario collettivo è associato ad un sistema arrabbiato, quando non addirittura irato. Nell’antichità si credeva che Zeus scagliasse i fulmini dalla vetta dell’Olimpo per manifestare la sua ira, provocando disgrazia agli uomini che in qualche modo ne avevano suscitato lo sfavore.

Del resto il freddo ci fa soffrire, i temporali ingrossano i fiumi, il vento, se impetuoso, è capace di portar via le case, perciò è difficile fare associazioni di idee differenti. Oggi sappiamo che non esiste un tempo buono o cattivo, esiste solo il tempo, cioè le manifestazioni delle dinamiche del sistema. Che hanno una sola sorgente, l’energia che il sistema stesso riceve dal Sole. Dato che questa distribuzione di energia è disomogenea, per trovare l’equilibrio il sistema ‘si mette in moto’, e le sue componenti si attivano per redistribuirla.

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