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Categoria: Energia

Incentivi che Passione

Notare la P maiuscola. Trattasi di analogia con la Passione pasquale, non di innamoramento con la politica degli incentivi. Innamoramento che in effetti c’è stato, ma che sembra giunto ad una crisi tipo quella del settimo anno nelle relazioni coniugali.

La notizia arriva dalla Global Warming Policy Foundation, sebbene almeno sin qui non abbia trovato conferme. Non che queste fossero attese così, nell’immediato, perché in effetti si tratta di un articolo che parla della bozza di un documento della Commissione Europea che dovrebbe essere reso pubblico dal Commissario per l’energia il mese prossimo.

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Abbasso il nucleare (epic cit.)

Poche settimane fa è stato celebrato l’anniversario del terribile terremoto cui è seguito un devastante tsunami che ha colpito e messo in ginocchio una regione del Giappone. In un assurdo susseguirsi kafkiano degli eventi, i morti per il terremoto e lo tsunami sono stati presto dimenticati a causa delle esplosioni presso il reattore nucleare di Fukushima. Da quel momento in poi, si è parlato solo di radiazioni. Oggi non vogliamo parlare di tutte le polemiche sortite da quell’evento, piuttosto vogliamo porre l’attenzione sul fatto che, ad un anno di distanza, il Giappone abbia spento tutti i propri reattori nucleari.

In molti hanno gioito per questa decisione, ma per motivi diversi. In Giappone la gente se l’è (giustamente) fatta addosso e ora festeggiano la fine del loro “incubo” nucleare. In Occidente invece gli ambientalisti stanno facendo le danze di gioia perchè vedono un movimento più ampio contro il nucleare. Prima la Germania, poi il Giappone e domani chissà.

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Reazione solare a catena

Vi ricordate della First Solar (ne abbiamo parlato qui)? E’ stata un’azienda sulla cresta dell’onda fotovoltaica per qualche tempo, finchè ha seguito il destino di tutte le altre: un inesorabile tracollo. Avevamo lasciato la First Solar con la pesante decisione di chiudere un importante stabilimento produttivo in Germania. Ora invece è arrivata la trimestrale.

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Il Contrapasso di Eolo

Su Nature Climate Change è apparso un nuovo paper:

Impacts of wind farms on land surface temperature – Zhou et al., 2012-04-30

Si legge nell’abstract (neretto aggiunto):

[info]

L’industria eolica ha sperimentato una considerevolmente rapida espensione di capacità negli anni recenti e questa veloce crescita si prevede continui in futuro. Nel convertire l’energia cinetica del vento in elettricità, le turbine eoliche modificano gli scambi superficie-atmosfera e il trasferimento di energia, di momento, di massa e di umidità all’interno dell’atmosfera. Tali cambiamenti, se sufficientemente ampi dal punto di vista spaziale, potrebbero avere un impatto notevole sul tempo e sul clima a livello locale e regionale. Si presenta qui una evidenza osservativa di tale impatto, basandosi su analisi di dati satellitari per il periodo 2003-2011 su di una regione nel Texas centro-occidentale, dove sono quattro tra le più grandi centrali eoliche del mondo. I nostri risultati mostrano un significativo trend di riscaldamento di 0,72°C per decade, con particolare riferimento alle ore notturne sulle aree delle centrali rispetto alle zone limitrofe prive di installazioni. Si attribuisce principalmente tale trend alle centrali eoliche dal momento che la sua diimensione spaziale coincide molto bene con la distribuzione geografica delle installazioni.

[/info]

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Mirror posting: La repubblica Verde tende al fallimento

Questo post di Vito Punzi è uscito ieri l’altro su La Bussola Quotidiana.

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La realtà industriale tedesca legata alla produzione di energia solare sta vivendo una situazione per certi versi drammatica: appena qualche giorno fa ha annunciato l’avvio della procedura d’insolvenza il gruppo Q-Cells e si tratta del quarto grande fallimento nel giro di pochi mesi in Germania, dopo Solarhybrid, Solar Millennium e Solon. Per provare a capire cosa stia succedendo nel contesto della politica energetica tedesca occorre ripartire da Fukushima, dalle ripercussioni che quell’evento ha avuto in Germania. Va detto subito: l’avaria subita da quella centrale nucleare, l’anno scorso, non ha provocato alcun cambiamento nel contesto delle centrali nucleari tedesche.

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Il “rinascimento nucleare” dopo Fukushima

Come già spiegato in altri articoli, pubblicati tempo fa su CM (ad esempio qui), è oggi in atto il cosiddetto “rinascimento nucleare”. Dopo una stasi durata un ventennio, infatti, in tutto il mondo sta riprendendo l’edificazione di nuove centrali nucleari. Tuttavia, proprio all’inizio di questa nuova fase, il catastrofico terremoto e maremoto del Tohoku ha causato il disastro nucleare della centrale di Fukushima-I. Ammettiamolo senza tanti giri di parole: una certa imperizia umana c’è stata, dato che in contemporanea la centrale di Fukushima-II, sottoposta alle medesime condizioni estreme, non ha subito alcun incidente minimamente paragonabile. Solo un decennio di sviluppo tecnico, ha fatto la differenza tra le due centrali (rispettivamente di 6 e 4 reattori). Questi avvenimenti hanno dimostrato sia la necessità di severissime misure di sicurezza per le centrali, comunque da tempo alla nostra portata (vedesi appunto il “successo” di Fukushima-II), sia di reattori moderni e non spinti troppo oltre la loro vita utile (i reattori di Fukushima-I erano progettati negli anni ’60 per durarne 20).

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Energia: La beffa della tariffa bioraria

Carte fedeltà dei carburanti, dei supermercati, campagne promozionali. Il boom delle offerte per risparmiare che in realtà sono solo incentivi al consumo, fattore ultimamente alquanto depresso. Personalmente devo ammettere di essere un disastro in questo campo.

Però con l’energia elettrica mi ci sono messo d’impegno. Si vuole e si deve cambiare l’attitudine al consumo ti dicono. Dobbiamo imparare a impiegare l’energia con consapevolezza, dobbiamo essere più efficienti e risparmiosi. Pronti. Lucchetti agli elettrodomestici di giorno, lampade a basso consumo (e alto mercurio), banditi i dispositivi di raffreddamento/riscaldamento elettrici.

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I data center alimentati da centrali solari sono veramente verdi?

Sin dalla sua prima introduzione nel mondo dell’informatica, avvenuta anni fa con termini differenti, la tecnologia delle “cloud” ha promesso, tra le altre cose, un minor impatto ambientale. Il concetto è che qualche grande multinazionale crea grossi “data center”, cioè centri operativi con un gran numero di computer, e “ospita” a pagamento il software che un cliente (un privato o un’azienda) vuol far girare. A parte enormi problemi di privacy, sotto certi punti di vista è un vantaggio per i clienti, i quali possono evitare di comprare dei PC da tenere “in casa”, visto che questi dispositivi notoriamente perdono valore molto velocemente. Ma l’economia di scala di un grande data center permetterebbe anche un grande risparmio energetico: consumerebbero meno dell’equivalente in PC “sparsi” per aziende e case.

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Dalla Green Economy alla “Rainbow Economy”.

Convertitevi fratelli, l’Apocalisse è vicina!Ricordatevi che tutti dobbiamo morire!

Fino a pochi giorni fa la possibilità di salvarsi era alla nostra portata, sembrava di sentire il monaco Zenone nell’Armata Brancaleone, saggio predicatore medioevale:«Abbiate fede ne lo cavalcone! Isso è forte!». Per “lo cavalcone”, naturalmente, si intende la green-economy, l’unica in grado di salvare noi ed il pianeta dalla terribile anidride carbonica.

Questo l’incipit con cui a maggio 2010, e poi nuovamente a marzo 2011, iniziava il post “L’Unep lancia l’allarme: le risorse della green economy non sono infinite – Aggiornamento” con cui su CM si iniziava a scrivere riguardo il fatto che anche le “terre rare”, indispensabili alla green-economy ed alle tecnologie “più sofisticate”, non sono infinite. Proprio come i combustibili fossili.

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Vento a un tot (e che tot!) al Kilowatt

I blog clima-energetici anglosassoni sono in subbuglio. La GWPF (Global Warming Policy Foundation) ha pubblicato il report di un esperto di energia inglese. Facendo un po’ di conti, l’energia eolica si rivela altamente non remunerativa. Di più, i costi per centrare gli obbiettivi di riduzione delle emissioni che la Gran Bretagna si è data si prospettano nel migliore dei casi insostenibili, nel peggiore da autentica debàcle economica e finanziaria.

Why Wind Power is so expensive?

Senza entrare nel dettaglio, cosa che se volete potete fare semplicemente consultando il report di cui sopra, tra l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per ridurre le emissioni di quanto richiesto includendo l’eolico nel mix energetico piuttosto che impiegando delle centrali a gas a ciclo combinato c’è una differenza di un ordine di grandezza, dieci volte tanto. E per quel tanto si intende 120 milardi di sterline contro 13.

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Numbers

Ieri ho fatto una scoperta interessante, cui – e qui rivelo una buona dose di ignoranza – ne sono seguite altre che alcuni troveranno sconcertanti altri forse riusciranno a stento a trattenere uno sbadiglio. Forse perché si tratta di cose note.

La prima scoperta è un blog nuovo. Lo cura Tom Fuller, già noto agli ambienti meteo-climatici per aver fornito parecchi contributi sulle interfaccia tra le problematiche climatiche e quelle energetiche. Il suo è il punto di vista di un credente nell’AGW. E’ quindi certo che il fattore antropico porterà il sistema alla rovina. Bontà sua, questo potrebbe già frenare non poco l’entusiasmo dei lettori. Il fatto però che ne sappia di energia e lavori nel settore delle rinnovabili (solare fotovoltaico), fa tornare verso l’alto il termometro dell’interesse.

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