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Categoria: Climatologia

Il Sole freddo: Perché non ci sarà il disastro climatico.

E’ questo il suggestivo titolo del libro di Fritz Vahrenholt, chimico, fino a ieri uomo di punta di RWE, colosso industriale delle fonti rinnovabili in Germania. Un passato e un presente di impegno nell’ambientalismo, sia come politico che come manager. Non è scettico Fritz Vahrenholt, anzi, è convinto che l’uomo abbia ci abbia messo del suo nelle dinamiche del clima. Ma non vuole più fidarsi dell’IPCC e, ovviamente, anche di tutto il movimento salva-pianeta da cui il Panel è stato a suo dire ideologicamente contaminato.

Il perché lo spiega lui, ed è semplice. Come esperto di rinnovabili ha partecipato al processo di revisione dell’ultimo Report del Panel ONU sulle risorse rinnovabili, trovando più di qualcosa che non andava. I suoi rilievi, racconta, sono stati semplicemente messi da parte. Questo gli ha fatto sorgere il dubbio che l’approccio potesse essere simile anche nel report per i cambiamenti climatici, e quindi ha fatto un po’ di ricerca.

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Tranquilli, se avete freddo è solo un’impressione

“A breve la Terra aumenterà la sua temperatura di tre o quattro gradi e questo comporterà effetti allarmanti. Buona parte del nostro paese sarà a rischio desertificazione, al sud ci saranno sempre meno piogge”. Questa una piccola parte dell’intervento del fisico Antonello Pasini, riportata dal settimanale Cattolico “il Ponte” del 18 maggio 2008, in un convegno tenuto a Cattolica insieme all’europarlamentare Giulietto Chiesa, il quale cercò di convincere la platea che “il pericolo più grande è l’ottimismo”.

Fa piacere leggere i toni più moderati di Antonello Pasini in una sua recente intervista pubblicata sul quotidiano Avvenire in data 7 febbraio dal titolo “Troppo caldo, troppo freddo?I misteri del clima impazzito”, a firma di Vito Salinaro. L’intervista segue la pubblicazione dell’articolo (Published online 7 November 2011 in Wiley Online Library) che vuole mostrare una relazione statistica tra forzanti antropogeniche e riscaldamento globale, cioè che i gas serra prodotti dall’uomo hanno ‘causato’ la temperatura (nel senso di Granger). In questo periodo freddo l’articolo trova disponibilità di  molto spazio sui mass-media come se fosse una rassicurazione che, seppur in presenza di un’ondata eccezionale di freddo, l’allarme “global warming” non cessa anche se ormai sono circa dieci anni che la temperatura globale non cresce (vedi “Anno 2011: nono estratto sulla ruota della NASA, dodicesimo sulla ruota giapponese.”).

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Antartide e Global Warming: il mistero continua

Un mondo sempre più caldo prevede che ci sia sempre meno ghiaccio. Se guardiamo a nord questa equazione torna, i ghiacci artici hanno subito una consistente diminuzione, i ghiacciai montani anche e le coste della Groenlandia seguono a ruota. Se guardiamo a sud l’equazione non torna. A sud c’è l’Antartide, un intero continente di ghiaccio. Terra coperta da chilometri di ghiaccio antichissimo, mare che lo circonda la cui superficie ghiacciata aumenta da quando la si misura per mezzo dei satelliti.

Non molto tempo fa abbiamo pubblicato un breve reminder della somma totale dell’estensione del ghiaccio marino sul Pianeta. Allora il bilancio era leggermente positivo, ora è tornato ad essere negativo, soprattutto perché l’Artico sta pagando pegno all’irruzione di aria calda alle alte latitudini che ha innescato la discesa del gelo sull’Europa orientale. In uno dei commenti un lettore ci ha fatto notare che avremmo dovuto parlare di volume più che di estensione. Nella fattispecie si parlava di albedo e bilancio radiativo, per cui il volume c’entrava poco o niente, in quanto la radiazione viene riflessa dalla superficie. Però è giusto affrontare anche questo argomento, e lo spunto lo riceviamo dalla pubblicazione di un articolo sul GRL:

Insignificant change in Antarctic snowmelt volume since 1979 – GRL, Munneke et al., 2012
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L’inizio della Piccola Era Glaciale

Ci saremmo arrivati, lo sapevate voi e lo sapevamo anche noi: è stata individuata la data precisa di inizio della Piccola Era Glaciale. Come la scuola anglosassone ci insegna, in questo caso lo studio è nordamericano, possiamo e dobbiamo mettere una etichetta a tutto. In questo caso il fondamentale dato che mancava al panorama paleoclimatologico era la precisa data di inizio della PEG. Lo studio condotto dal professor Gifford Miller1 della UCB (University of Colorado at Boulder) non si limita solamente a individuare quando e perchè si sarebbe innescata la PEG, ma grazie a nuovi e potenti modelli matematici ci spiega anche come sia possibile una durata così lunga nel tempo. E le conclusioni, credetemi, sono davvero stupefacenti, ma ne parleremo più avanti.

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  1. http://www.agu.org/pubs/crossref/2012/2011GL050168.shtml []
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I conti tornano, basta farli in casa

Alcuni giorni fa abbiamo parlato di uno studio di recente pubblicazione in cui sono state riviste le misurazioni dellla radiazione totale uscente dal top dell’atmosfera (TOA) e i dati provenienti dalla rete osservativa oceanica ARGO, stabilendo che l’incertezza delle misure di fatto autorizza a credere che il mare abbia stabilmente continuato ad immagazzinare quella quantità di calore che necessariamente deve essere nel sistema in base all’alterazione del bilancio radiativo causata dal forcing antropico.

Climate change e oceani, niente ‘calore scomparso’ o niente calore?CM 30 gennaio 2012

L’assorbimento consisterebbe in 0,50 ± 0,43Wm2. Nonostante l’incertezza sia pari quasi alla misura, aspetto questo che dovrebbe di per se invalidare le conclusioni, questa quantità di calore riporterebbe la situazione in pareggio, giustificando l’assenza di riscaldamento misurato negli ultimi 10/15 anni nonostante la forzante antropica non abbia perso un colpo.

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Geomagnetismo, oceani e climate change

Non passa giorno che non si affacci sul panorama delle infinite dinamiche del sistema Pianeta qualcosa di nuovo. Ogni volta il pensiero corre alla ormai celeberrima quanto risibile affermazione “The science is settled”, il karma del movimento salva-pianeta.

L’argomento che proponiamo oggi è intrigante, proprio come lo definiscono gli autori della ricerca oggetto del nostro commento.

Geomagnetic South Atlantic Anomaly and global sealevel rise: Adirect connection? – De Santis et al., 2011 – Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics

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Climate change e oceani, niente ‘calore scomparso’ o niente calore?

Alcuni giorni fa i blog meteo-climatici si sono animati attorno ad una annosa discussione circa il contenuto di calore degli oceani. A suscitare questo ritorno di attenzione è stata la pubblicazione di un paper su Nature Geoscience:

Observed changes in top-of-the-atmosphere radiation and upper-ocean heating consistent within uncertainty – Loeb et al., 2012 (qui il commento su Science Daily)

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Quando l’albedo da neve rema contro

Da un feed-back negativo fin qui sottovalutato un freno al GW e un contributo alle previsioni stagionali

Iniziare una pubblicazione scientifica con due affermazioni volutamente imprecise non è proprio il massimo. Continuare con il solito ‘inchino’ al mainstream scientifico e concludere ripetendolo non migliora la situazione. Ma se poi nel corpo dell’articolo si provvede a smontare i pilastri dell’ipotesi AGW forse quella pubblicazione merita di essere letta. Nonostante tutte le contraddizioni in essa contenute.

Quello che segue è il titolo, mentre a questo link è possibile (una volta tanto) consultarla liberamente.

Arctic warming, increasing snow cover and widespread boreal winter cooling – Cohen et al., 2012

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Anno 2011: nono estratto sulla ruota della NASA, dodicesimo sulla ruota giapponese.

ANSA: Secondo gli scienziati della NASA, la temperatura superficiale media nel 2011 è stata la NONA più calda dal 1880. La temperatura media di tutto il mondo nel 2011 è stata di 0,51°C più calda della metà del XX secolo.

NOAA: Secondo gli scienziati della NOAA, la temperatura superficiale media nel 2011 è stata l’UNDICESIMA più calda dal 1880. La temperatura media di tutto il mondo nel 2011 è stata di 0,51°C più calda della metà del XX secolo. Gli anni più caldi sono stati il 2010 e 2005 con l’anomalia di 0.64°C (1.15°F).

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Una rappresentazione dei dati climatici

Franco Zavatti legge CM. Questo è l’unico suo difetto di cui sono a conoscenza. Laureato in Astronomia, già ricercatore universitario al Dipartimento di Astronomia Università di Bologna. Si è occupato di stelle variabili, struttura dei nuclei galattici, deconvoluzione di immagini, didattica dell’astronomia. Ha insegnato all’Università di Bologna, dal 1992 al 2010 Esperimentazioni di Fisica per Astronomia; dal 1996 al 2000 Calcolo delle Probabilità e Statistica per Scienze dell’informazione (Cesena). Dal 2001 a tutt’ora: Libera Università di Bolzano, Facoltà di Scienze della Formazione.

Dopo la nostra discussione circa il progressivo ‘riscaldamento’ delle serie storiche della NOAA, ha tirato giù un po’ di dati e li ha visualizzati. Una rappresentazione interessante.

Buona lettura.

gg

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Feed-back (complessivamente) positivi che regolano il sistema Terra? Uhm…

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Oggi pubblichiamo un guest post firmato da Agrimensore, uno dei nostri lettori. L’argomento è molto interessante e si colloca, con un approccio sia tecnico che divulgativo, nel contesto della discussione sui feed-back che abbiamo affrontato anche pochi giorni fa.

Buona lettura.

gg
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Sul blog di Anthony Watts, ho trovato un articolo molto interessante in merito alla valutazione del tipo di feed-back che regola il sistema climatico terrestre:

No new strange attractors: strong evidence against both positive feedback and catastrophe

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Il Caciucco climatico

Oppure zuppa di pesce. Va bene lo stesso, purché ci siano crostini a piacere e, soprattutto, grandi quantità di vino. Già, perchè altrimenti la cena non viene bene.

Questo deve aver pensato (e fatto) chi ha scritto questo articolo scovato su Arxiv prima e su Technology Review poi.

How Likely Is a Runaway Greenhouse Effect on Earth?

Per runaway greenhouse effect si intende un aumento inarrestabile dell’effetto serra, una serie di meccanismi di amplificazione del riscaldamento che fanno salire le temperature fino e oltre il limite dell’immagine, fino a provocare la completa evaporazione degli oceani – di cui il caciucco è appunto lo stadio intermedio.

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Dacci oggi la nostra ANS(i)A quotidiana, specie se finta.

Quelle vere non mancano, ne abbiamo di scorta, passate e recenti. E se ne aggiungono sempre di nuove. Che bisogno c’è di aggiungerne altre? Eccone un paio fresche fresche:

Nature Climate Change (e a seguire l’ANSA)

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Vegetali e omeostasi: Quale ruolo per la “Particella Fredda”?

Per omeostasi si intende la capacità dei sistemi biologici e ambientali di resistere al cambiamento e di mantenersi in una condizione di equilibrio. L’omeostasi è frutto delle capacità di autoregolazione che caratterizzano gli ecosistemi al pari degli organismi e delle popolazioni che li compongono (qui).

Prendendo come esempio le chiome degli alberi di un bosco, al loro interno – cioè nel cosiddetto canopy layer – tutta una serie di caratteristiche (es. temperatura, umidità, velocità del vento, ecc.) risultano smorzate rispetto all’atmosfera esterna. Questo si rivela essenziale perché le piante possano evitare un eccesso di traspirazione o possano con facilità acquisire la CO2 che viene emessa dal terreno e che per le piante stesse è l’alimento primario.

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L’allarminsmo climatico del Museo Oceanografico di Monaco

Per le vacanze di fine anno sono andato con la famiglia in costa azzurra, un giorno siccome pioveva, siamo andati al Museo Oceanografico di Monaco. Vi devo segnalare la sala d’entrata con una serie di pannelli, uno più catastrofista dell’altro, su quattro allarmi principali:

  • Il primo sullo scioglimento dei ghiacciai; ovviamente non poteva mancare il rischio estinzione degli orsi polari che, per alcuni zoologi, senza ghiaccio artico non potrebbero più cacciare le foche dagli anelli, quindi morirebbero di fame. Tesi però smentita dalle popolazioni in crescita degli orsi polari siberiani che vivono benissimo anche senza ghiaccio.
  • Il secondo sull’acidificazione dei mari con un allarme particolare per il mediterraneo.
  • Il terzo sulla proliferazione di alghe e meduse dovuta all’eutrofizzazione e all’aumento delle temperature marine.
  • Il quarto tema invece non riguarda i cambiamenti climatici, ma l’over fishing cioè il rischio concreto che la pesca e l’inquinamento causino l’impoverimento, fino al rischio di estinzione, delle popolazioni di alcune specie ittiche molto pescate come il tonno, il pesce spada, gli squali, le aragoste ecc..
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