Salta al contenuto

Categoria: Climatologia

Freddo e polvere di stelle

Buttiamola lì, tanto per ripetere qualcosa detto già molte volte: la normalità per il nostro Pianeta è il freddo, non il caldo. Cioè, i periodi glaciali tendono a persistere molto più a lungo di quelli interglaciali. Nella fattispecie adesso dovremmo essere verso la fine di uno di questi ultimi.

Tra tutti quelli che si sono dannati l’anima a cercare di capire quali fossero le dinamiche di queste mega oscillazioni, ove con mega si intendono tanto la scala temporale quanto quella termica, colui che è andato più vicino alla spiegazione di questi meccanismi è Milankovitch, le cui ricostruzioni delle variazioni della componente astronomica, spiegano abbastanza bene le variazioni nella quantità di energia ricevuta dal Sole all’origine della differenza tra Pianeta caldo e Pianeta freddo.

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

Eventi estremi in area alpina: Il solito grazie.

Lo ammetto, fino a qualche ora fa non sapevo cosa fosse HISTALP. Ora lo so, è un dataset di osservazioni provenienti dall’area alpina concernente alcuni dei paramentri atmosferici fondamentali costituito da 58 serie storiche di cui la più giovane arriva al 1831 e la più vecchia addirittura al 1760.

Studiare queste serie deve essere veramente affascinante. Lo hanno appena fatto dei ricercatori dello ZAMG, il Servizio Meteorologico Austriaco, gente che con le Alpi ci sa fare.

Non hanno cercato segnali di lungo periodo, non sono andati a misurare indici climatici di vario genere. La loro analisi ha riguardato le oscillazioni ad alta frequenza dei paramentri atmosferici, quelle che caratterizzano la variabilità interannuale e stagionale. Lo scopo era quello di cercare un impronta del forcing antropico nella frequenza di occorrenza di eventi di freddo e di caldo estremi, per cercare di capire se aumentano, diminuiscono o restano quelli di sempre.

Nell’abstract – unica cosa disponibile in rete e al riguardo chi è in grado di dare una mano a reperire il testo per intero è benvenuto – si legge che sostanzialmente gli highlights del paper sono tre:

Facebooktwitterlinkedinmail 2 Comments

Nature Climate Change: Estate, se non piove farà caldo, ma anche no.

L’intento è chiaro, con la buona stagione alle porte almeno per metà del mondo, c’è qualcuno che si sta portando avanti col lavoro. Si parla di predicibilità climatica a scala stagionale, l’oggetto del desiderio del consumatore generico medio e dei cosiddetti policy makers, ma anche l’incubo di chi fa previsioni.

Che i modelli di previsione stagionale abbiano uno skill piuttosto basso non è un segreto. Che quella che si tira fuori – giusta o sbagliata che si riveli a posteriori – non è una previsione in senso stretto (ma neanche largo) è pure chiaro a tutti gli addetti ai lavori. Lo è invece molto meno per quanti continuano a chiedere candidamente: “Che estate sarà?”. Alla terza ora di premesse e spiegazioni prive di reale interesse per il richiedente, normalmente scatta il sorriso ironico e commiserante, poi, finalmente, il classico “Ah, non si può sapere”.

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

La coltivazione dell’Olivo nel Ducato di Parma e Piacenza durante la PEG

Il capitano Antonio Boccia (nato nel 1741 in Spagna da famiglia del ducato di Parma, appassionato studioso di scienze naturali, geologia e chimica) visitò all’inizio dell’ottocento l’areale montano dei territori di Parma e Piacenza con un viaggio durato un biennio e di cui redasse un resoconto dal titolo “Viaggio ai monti di Parma e Piacenza” conservato nella biblioteca palatina di Parma e la cui parte dedicata ai monti del piacentino è stata recentemente e per la prima volta pubblicata dalla tipografia editoriale piacentina Gallarati.

Mi sono deciso a scrivere questa nota perché il testo di Boccia (che in questi giorni ho la fortuna di poter leggere) è ricchissimo di informazioni socio-economiche, geologiche e sull’uso del suolo. E proprio dall’uso del suolo si ricava un‘interessante informazione. Ma lasciamo parlare il Boccia che così descrive la valle del torrente Ongina:

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Suv e temporali, il mondo è più caldo.

la prossima volta che un temporale estivo vi rovina la giornata di ferie, non prendetevela con Giove Pluvio, ma piuttosto con la vostra auto. E dopo il temporale, se invece di una serata più fresca l’afa vi accoppa, sarà proprio il caso di buttare via le chiavi del Suv e tornare a casa in bibicletta.

Queste, a spanne, le riflessioni di una domenica pomeriggio di maggio moderatamente afosa causa scirocco, con il Suv spento e senza ombra di temporali in giro. Riflessioni suscitate dalla lettura di un nuovo paper uscito sul GRL:

Potential aerosol indirect effects on atmospheric circulation and radiative forcing through deep convection – Fan et al., 2012.

Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Amplificatori nucleari

Alt! Fermate tutti i commenti che già vi frullano per la testa, non si parla di energia, per una volta non ho voglia di litigare. Si parla di clima, ovvero della relazione Sole-Clima.

Da qualche anno a questa parte il nostro esperto di riferimento è Nicola Scafetta. Abbiamo pubblicato dei commenti praticamente a tutti i suoi articoli sull’argomento, prendendoci anche il lusso di ospitare direttamente la sua firma sulle nostre pagine.

L’ultimo articolo di cui abbiamo parlato è quello in cui si ipotizza una relazione tra le maree planetarie, il Sole appunto e le dinamiche climatiche – in termini di temperatura – sul nostro Pianeta. Una delle critiche più accese che è stata mossa al lavoro di Scafetta, è stata quella dell’assenza di un meccanismo fisico che spiegasse questa relazione, dal momento che il forcing indotto dalle maree planetarie sulla nostra stella, sarebbe troppo piccolo per giustificare le oscillazioni della sua attività.

Qualche giorno fa Nicola Scafetta mi ha mandato una copia del suo più recente lavoro:

Facebooktwitterlinkedinmail 28 Comments

Clima freddo? Prepararsi agli eventi estremi.

Saremo anche globalizzati, sarà anche giusto sapere come vanno le cose anche ai nostri antipodi, ma se permettete forse ci interessa e dovrebbe interessare un po’ di più cosa succede alle porte di casa. Dal punto di vista meteorologico, perché se si parla di eventi estremi si deve quasi sempre far riferimento all’ambito meteorologico e non climatico, la ‘porta’ di casa nostra è la Porta di Carcassonne, il valico dal quale si tuffano nel Mediterraneo le perturbazioni che arrivano da nord-ovest, cioè la grande maggioranza dei sistemi perturbati che interessano il nostro territorio.

Facebooktwitterlinkedinmail 4 Comments

Spaghetti galeotti

Ci sono alcune storie che assurgono molto velocemente agli onori della cronaca, altre che ci mettono un po’. Generalmente per quelle del secondo tipo, l’attesa dipende dalla pazienza che i cronisti hanno nel lasciarle sedimentare, nel lasciare che i fatti siano chiariti e che sia uscito tutto quello che deve uscire sull’argomento in questione.

Spesso però si tratta di storie di cui si è già sentito parlare in un modo o nell’altro, argomenti magari sfiorati ma mai debitamente approfonditi. Con riferimento a quello di cui parliamo oggi pare che lo strato di sedimenti sia ormai stabile e si possa fare un’analisi quasi definitiva.

Parliamo di serie storiche di dati di prossimità, di ricostruzioni della temperatura, di climategate, di richieste di informazioni evase solo sotto la minaccia di imminenti decisioni giuridiche sfavorevoli, insomma, parliamo del sottobosco – trattandosi di dati essenzialmente dendrocronologici è decisamente il caso di dirlo – dell’accesa discussione scientifica ma non solo sviluppatasi negli ultimi anni.

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

Tocchiamo ferro pre-romano

Che sia la volta buona? Difficile a dirsi. Certo è che il paper di cui abbiamo avuto notizia ieri da Science Daily promette bene.

Regional atmospheric circulation shifts induced by a grand solar minimum – Nature Geoscience, 2012

Naturalmente per leggerlo occorre la pecunia, per cui vi rimando al testo esplicativo di SD, che adesso riassumiamo.

Si tratta di una ricostruzione delle dinamiche del clima durante quella che definiscono l’età del ferro pre-romana, circa 2800 anni fa. Partendo da sedimenti lacustri di un sito in Germania, hanno estrapolato dati sul Berillio 18Be (un proxy per l’attività solare) e sulla ventilazione. Secondo la loro analisi, dal momento che gli effetti in termini di variazioni climatiche sono ampi rispetto all’entità del forcing solare, i feedback positivi, ovvero capaci di spiegare il peso di questo stesso forcing, sono da ricercare nelle variazioni della circolazione atmosferica.

Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

Il clima è fatto a scale

Dal blog di Jo Nova, l’accento va su un paper di Ross McKitrick pubblicato poco meno di un anno fa. Alcuni tra i nostri lettori/autori saranno probabilmente interessati all’argomento.

Multivariate trend comparisons  between autocorrelated climate series with general trend regressors

Già parecchie volte in passato abbiamo parlato di come l’aumento della temperatura media del Pianeta sia avvenuto a balzi molto più che seguendo un trend lineare. Il più alto di questi salti è senz’altro quello della seconda metà degli anni ’70, quando in coincidenza con una serie di cambiamenti di indici climatici è avvenuto un significativo shift verso l’alto delle temperature.

Facebooktwitterlinkedinmail 3 Comments

Si torna a parlar di mare

Si è appena sopita l’eco della pubblicazione del nuovo dataset delle temperature superficiali globali della Università della East Anglia, da cui abbiamo appreso che sì, in effetti, negli ultimi 10/15 anni il riscaldamento globale si è visto pochino. Qualche entusiasta ha cercato comunque di far passare questa pubblicazione per una conferma del sempre-più-caldo-moriremo-tutti, ma per quanta buona volontà ci si voglia mettere, pare comunque che l’ora fatidica non sia ancora giunta. Per fortuna.

In assenza di un riscaldamento dell’aria che i media possano cucinare a puntino, meglio tornare a parlare dell’acqua, chissà che magari non sopra, ma sotto la superficie, non possa nascondere qualche ‘calda’ sorpresa. Non si parla più di temperature quindi, ma di contenuto di calore degli oceani, parametro se volete molto ma molto più rappresentativo della temperatura dell’aria in quanto largamente più conservativo e quindi rappresentativo dell’evoluzione del sistema, al punto forse da poterne rappresentare l’integrale.

Facebooktwitterlinkedinmail 5 Comments

Guardar la temperatura dell’aria dalla parte delle radici: bilancio radiativo di superficie e trappole per fotoni

La temperatura dell’aria misurata dalle stazioni meteorologiche è frutto di tre principali processi:

  1. Il flusso di energia dalla superficie sottostante, che a sua volta è frutto del bilancio energetico di superficie (in proposito vale grossomodo il detto secondo cui il sole non riscalda l’aria ma viceversa riscalda la superficie la quale a sua volta riscalda l’aria).
  2. Il trasporto orizzontale di aria calda o fredda (avvezione), fenomeno complesso e che ci rimanda alla circolazione atmosferica alle diverse scale.
  3. Il trasporto verticale di aria calda da parte delle masse d’aria (convezione), fenomeno anch’esso complesso perché tira in causa le dinamiche della convezione nello strato limite e nella libera atmosfera.

In questa sede trascurerò i processi 2 e 3 e mi limiterò ad analizzare in modo sommario il processo 1 (bilancio energetico di superficie).

Facebooktwitterlinkedinmail 9 Comments

Il Periodo Caldo Romano a confronto con quello attuale

Quando ho sentito parlare per la prima volta di riscaldamento della Terra ero un adolescente e correvano gli anni ’70 del secolo scorso. Una supplente di un mio insegnante assente lesse, da una rivista in suo possesso, che la Terra, in futuro, avrebbe aumentato la sua temperatura. Nel corso degli anni, quello che sembrava un allarme isolato, è diventato sempre più pressante fino a influenzare pesantemente la nostra esistenza. Ho iniziato ad interessarmi in modo costante di queste problematiche da quasi due anni e, quello che più mi ha colpito, è stata l’idea che il riscaldamento che oggi registriamo sia “senza precedenti”.

Uno dei motivi per cui non ho remore a dichiarare il mio scetticismo in merito all’ipotesi del riscaldamento globale di origine antropica (AGW), deve ricercarsi proprio nel concetto di “senza precedenti”. Sulla base di quanto ho letto sino ad oggi, infatti, mi sono reso conto che non esistono prove incontrovertibili che le temperature che oggi misuriamo siano le più alte in assoluto. Altri dubbi sono stati generati dal fatto che l’unico responsabile di tale incremento di temperatura sia la CO2 di origine antropica, cioè l’uomo.

Lo scorso mese di dicembre su “Quaternary Science Reviews” è stato pubblicato un articolo a firma di Liang Chen et al. dal titolo molto eloquente:

Short term climate variability during “Roman Classical Period” in the eastern Mediterranean

Facebooktwitterlinkedinmail 24 Comments

Temperatura e CO2, il termostato c’è ma non lo controlliamo noi

Sulle nostre pagine, ma anche sulla maggior parte delle aree di discussione di materia climatica, si fa spesso riferimento alla complessità del sistema Pianeta, al suo essere unitario, in un continuum indistinguibile tra i suoi sottosistemi, di cui il clima di per se’ non è che una manifestazione parziale.

Un sistema che va osservato in tutti i suoi molteplici aspetti il cui studio non può che essere altamente multi-disciplinare. Non solo climatologia quindi, ma anche geologia, biologia e quant’altro possa venire in mente. Non è un caso, infatti, se alcuni dei contributi più interessanti anche per le nostre piccole discussioni, siano giunti ad esempio proprio da chi si occupa di geologia. Nella fattispecie, qualcuno potrà ricordare che spesso questi contributi si posizionano in chiave scettica circa le origini antropiche delle recenti dinamiche del clima. Non credo e non so se si possa dire altrettanto per la lettura che sto per consigliarvi, perché l’autore, affrontando il tema delle dinamiche di mantenimento dell’equilibrio del sistema a dispetto di molteplici eventi perturbanti, ci tiene a precisare che “non è alla scala della vita umana che si ristabiliscono gli equilibri perturbati”, e che “Pochi gradi centigradi in più o in meno signifi cano caldo umido o freddo secco su tutta la Terra, ma già dieci gradi in più o in meno possono signifi care lo scompenso degli equilibri che regolano la vita. Stiamo quindi attenti a non giocherellare con il termostato della Terra”.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail 8 Comments

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »