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Autore: Sancho Senza Panza

Ci voleva un super eroe!

La notizia spopola sui media, Mario Monti è finito in un fumetto della Marvel Comics che narra le ultime gesta dell’Uomo Ragno. Ma non è quella che ci interessa. Nella stessa storia, che si intitola “La fine del mondo”, compaiono anche molti altri potenti della Terra, insieme naturalmente all’acerrimo nemico di Spiderman, Octopus.

La minaccia globale riguarda lo strato do ozono, ormai sottile come un foglio di carta velina. Octopus promette di avere la ricetta giusta per scongiurare l’imminente distruzione finale, ma in realtà ha l’obbiettivo di favorire il processo e vincere finalmente l’ultima partita.

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Un problema, un funzionario, una soluzione.

La ricetta perfetta. Chi non vorrebbe avere sempre a portata di mano qualcuno che in ogni situazione difficile ti dice cosa devi fare? Una salvezza. Ma se tutto ad un tratto saltasse fuori che chi ti propone la soluzione e’ anche chi si è inventato il problema?

Continua il giornalismo investigativo di Donna Laframboise, già autrice di un libro breve ma estremamente interessante sulla fitta trama di relazioni tra l’IPCC e le multinazionali dell’ambiente. Questa volta si parla della conferenza che si terra’ la prossima settimana: Planet Under Pressure.

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La politica dell’annuncio

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha diffuso un comunicato stampa lo scoro 23 marzo. Il titolo:

WMO annual statement confirms 2011 as 11th warmest on record – Climate change accelerated in 2001-2010, according to preliminary assessment

Dunque, il 2011 è stato l’undicesimo anno più caldo da quando si fanno misurazioni oggettive, cioè con i termometri. Non una gran notizia, ma prepara il terreno al seguito, cioè al fatto che nel decennio 2001-2010 il cambiamento climatico avrebbe accelerato. Difficile capire come possa averlo fatto se nello stesso decennio ha frenato il global warming. Difficile soprattutto perché questa affermazione dovrebbe essere corroborata da specifiche spiegazioni scientifiche, che in realtà non ci sono perché il documento decennale sullo stato del clima di cui si parla in questo press release non è ancora disponibile. Per ora, quindi, ci becchiamo solo la notizia a sensazione, a motivarla c’è sempre tempo.

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Greenwashing e Climaconsapevoli: Delirio e ironia della sorte

Domanda: su cosa ci state leggendo? PC, portatile, tablet, palmare, cellulare? Comunque sulla rete. Su quella fantastica cosa di cui ma potremmo fare a meno. Lo sapevate che la rete può funzionare anche con l’energia che producete pedalando nel vostro salotto? No? Chiedetelo a chi ha scritto questo post, perché è chiaro che deve essere convinto che possa essere così.

O forse no, forse anche lui/lei/loro sanno che per spargere ai quattro venti le loro opinioni, c’è bisogno di energia. E di tecnologia. E di consumi. E di soldi. E di pubblicità. E di….emissioni. Altrimenti non si capisce come si possa scrivere un post in cui si chiede di mettere alla berlina i dieci paesi con le più alte emissioni di CO2 e pubblicarlo in una pagina su cui campeggiano nell’ordine:

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Grazie Gleick!

E’ passata quasi una settimana dal tanto clamoroso quanto imbarazzante caso dei documenti sottratti (e uno falsificato sembrerebbe) dallo Heartland Institute. L’artefice ormai lo conosce il mondo intero, in quanto alla fine ha deciso di fare outing: è il celebre (ex) scienziato Peter Gleick. Nel perfetto stile moderno, di parole ne sono già state scritte a profusione. Noi oggi cercheremo di fare il punto della situazione e proveremo a mettere sul tavolo qualche riflessione in più.

Come è stato possibile il verificarsi di un evento come il “Fakegate”? Uno scandalo che, probabilmente, è il secondo peggior atto di autolesionismo da parte degli ambientalisti, dopo la tristemente famosa pubblicità dei bambini che saltavano in aria, perchè non allineati col pensero ambientalista (ve la ricordate? Se non erro uscì nel periodo del summit di Copenhagen).

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Ventisei contro ventisette, per un pugno di dollari

Il 16 gennaio scorso abbiamo pubblicato un post a firma di Fabio Spina sulla problematica delle emissioni derivate dal trasporto aereo e della regolamentazione unilaterale che la UE si è imposta – imponendola di fatto al resto del mondo – per dare un po’ di ossigeno (scusate il gioco di parole) al mercato del Carbon Trading.

Ieri, dopo un mesetto di consultazioni, si è concluso il consiglio della cosiddetta “Coalizione dei non-volenterosi”, ossia di tutti quei paesi che non hanno nessuna intenzione di piegarsi al diktat della UE e che vorrebbero continuare ad attraversare lo spazio aereo europeo senza dover pagar dazio al mercato dell’ETS.

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La passione delle rinnovabili

Ognuno dia al termine passione il significato che più gli aggrada. Stando alle ultime notizie che si leggono in rete però, non è che ci sia molto da scegliere, a casa nostra come nel resto del mondo.

Un paio di giorni fa Der Spiegel ha pubblicato un articolo in cui si legge la cronaca delle difficoltà che sta incontrando la realizzazione dei parchi eolici nel Mare del Nord, progetto caro all’attuale leadership tedesca e strategia ineludibile in conseguenza delle decisioni post-Fukushima.

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L’inverno non decolla, ma il qualunquismo fa camminare i treni!

Se il carburante non fosse arrivato quasi a due Euro al litro, si potrebbe pensare di prendere la neve caduta in Francia, Svizzera e Austria e portarla sul versante sud delle Alpi. Sarebbero senz’altro felici gli operatori turistici e potremmo al contempo riposare occhi e orecchie in questi tempi di qualunquismo assoluto.

Durante la conferenza di Durban qualcuno ci rammentava che ormai vedere la neve sotto i 2000 metri sarebbe una rarità. Poi ne sono caduti un paio di metri. Ora qualcun altro sentenzia che l’inverno non decolla, più o meno per le stesse ragioni. Entrambi gli ‘esperti’ dimenticano che il nostro Paese è fatto così, che senza la protezione delle Alpi avremmo un clima enormemente diverso e certamente meno favorevole, che se nevica su un versante è molto difficile che nevichi anche sull’altro. Ma, del resto, questo è buon senso, non certo materia da esperti.

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La PNL del WWF

Da Wikipedia. Programmazione Neuro Linguistica (PNL): tecnica che postula la possibilità di influire sugli schemi comportamentali di un soggetto tramite la manipolazione di processi neurologici attuata tramite l’uso del linguaggio.

Dalle pagine del WWF Italia, tra poco inizierà la seduta. Per facilitarvi il compito ho evidenziato in blu le cose vere e in rosso quelle che si appoggiano a quelle verità per essere percepite come tali malgrado non lo siano:

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Climategate 2.0: con una informazione così, dove sarebbe lo scandalo?

Alcuni giorni fa, con l’appoggio del solito server russo irrintracciabile, è comparsa la seconda tranche delle mail trafugate nel novembre del 2009 dai computer della Climatic Reserch Unit (CRU), l’unità di ricerca della Università della East Anglia sede tra l’altro del Working Group II dell’IPCC.

E’ una notizia che ormai dovrebbe essere di dominio pubblico, e invece da noi ne hanno parlato solo l’Ansa, Il Foglio e, naturalmente i blog di settore, tra cui ovviamente anche CM. I media generalisti nostrani non hanno ritenuto opportuno soffermarsi sull’argomento, tutti presi come sono ad accendere i riflettori sulla conferenza di Durban (qui e qui per esempio).

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Incredibile scoperta: Anche alle piante piace stare al caldo.

Non importa se si tratti di steppe siberiane, di foreste pluviali o di vegetazione mediterranea. Le piante campano di CO2 e la sintetizzano con più efficienza…

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