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Autore: Luigi Mariani

La coltivazione dell’Olivo nel Ducato di Parma e Piacenza durante la PEG

Il capitano Antonio Boccia (nato nel 1741 in Spagna da famiglia del ducato di Parma, appassionato studioso di scienze naturali, geologia e chimica) visitò all’inizio dell’ottocento l’areale montano dei territori di Parma e Piacenza con un viaggio durato un biennio e di cui redasse un resoconto dal titolo “Viaggio ai monti di Parma e Piacenza” conservato nella biblioteca palatina di Parma e la cui parte dedicata ai monti del piacentino è stata recentemente e per la prima volta pubblicata dalla tipografia editoriale piacentina Gallarati.

Mi sono deciso a scrivere questa nota perché il testo di Boccia (che in questi giorni ho la fortuna di poter leggere) è ricchissimo di informazioni socio-economiche, geologiche e sull’uso del suolo. E proprio dall’uso del suolo si ricava un‘interessante informazione. Ma lasciamo parlare il Boccia che così descrive la valle del torrente Ongina:

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Guardar la temperatura dell’aria dalla parte delle radici: bilancio radiativo di superficie e trappole per fotoni

La temperatura dell’aria misurata dalle stazioni meteorologiche è frutto di tre principali processi:

  1. Il flusso di energia dalla superficie sottostante, che a sua volta è frutto del bilancio energetico di superficie (in proposito vale grossomodo il detto secondo cui il sole non riscalda l’aria ma viceversa riscalda la superficie la quale a sua volta riscalda l’aria).
  2. Il trasporto orizzontale di aria calda o fredda (avvezione), fenomeno complesso e che ci rimanda alla circolazione atmosferica alle diverse scale.
  3. Il trasporto verticale di aria calda da parte delle masse d’aria (convezione), fenomeno anch’esso complesso perché tira in causa le dinamiche della convezione nello strato limite e nella libera atmosfera.

In questa sede trascurerò i processi 2 e 3 e mi limiterò ad analizzare in modo sommario il processo 1 (bilancio energetico di superficie).

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Mirror posting: Il capro espiatorio è sempre la Co2

Questo post è uscito venerdì scorso su La Bussola Quotidiana

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Da oltre trent’anni è in atto un’Hiroshima culturale che indica nell’anidride carbonica la responsabile di tutti i mali del pianeta. Se piove poco è colpa della CO2, se piove troppo è sempre colpa della CO2, se fa’ più caldo del normale è colpa della CO2 ed analogamente se fa’ più freddo del dovuto. La CO2 è stata ormai assunta come tracciante di qualsiasi inquinante emesso in atmosfera dall’uomo e la sostenibilità ambientale viene oggi sempre più intesa come sinonimo di bassa emissione di CO2.

Questi concetti, fatti propri dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dai nostri Governi, sono oggi la colonna portante della green economy e come tali vedono l’adesione entusiastica dell’intero sistema economico (industria, terziario, agricoltura, trasporti, ecc.) e sono quindi incessantemente divulgati dai media, andando a costituire una “verità inoppugnabile” contro la quale è pericoloso o quantomeno donchisciottesco cercare di opporsi.

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Natura madre, Natura matrigna

Alle radici del millenarismo sta forse anche l’incapacità di rapportarci positivamente con i fenomeni naturali?

Secondo statistiche accreditate, Il 50% circa della popolazione mondiale vive ormai nelle città, una percentuale mai raggiunta in passato. Dal punto di vista antropologico l’inurbamento si traduce nella crescente difficoltà nello stabilire un rapporto sereno e razionale con l’ambiente esterno alle metropoli, il che fa prendere corpo a scenari di mondi artificiali che fin qui ritenevamo prerogativa dei soli libri di fantascienza. A fronte di un tale contesto, i ponti di primavera sono ancor oggi per molti cittadini un’occasione di contatto con lo spazio rurale e forestale e dunque possono rivelarsi il momento giusto per una riflessione serena sul nostro rapporto con la natura, riflessione cui questo articolo si propone di contribuire con alcuni spunti.

E come primi elementi di riflessione propongo ai lettori quelli che per molti saranno solo aridi elenchi e che ricostruisco così, a memoria, senza aprire testi che avrebbero come unico risultato di farmeli di molto allungare.

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La forza delle coincidenze

“Ancora una volta gli uccelli delle coincidenze si erano posati sulle sue spalle” scrive Milan Kundera nell’Insostenibile leggerezza dell’essere e suo è anche il paragone con “gli uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi”.

Ed eccole allora le coincidenze che scendono sulle nostre spalle a scandire l’ultimo ventennio del XX secolo come epoca topica, croce e delizia di chi si occupa di climatologia. Perché è lì che succede tutto:

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Il sistema climatico in un unico diagramma

Mi è venuto in mente di scrivere un pezzo per CM dedicato al diagramma della radiazione entrante e uscente in funzione della latitudine poiché tempo fa, in occasione di una conferenza, ebbi l’occasione di commentarlo ed un amico fisico mi fece osservare che era un grafico bellissimo perché riassumeva in modo estremamente compatto tutti gli elementi chiave del sistema climatico.

Già, per gente come me che vive affogata nei diagrammi non capita spesso di riflettere sulla “bellezza” di uno di questi per cui le parole dell’amico fisico mi hanno fra l’altro spinto a meditare sul significato del lavoro che facciamo, poiché produrre un grafico o una carta belli e cioè in grado di appagare al contempo la nostra curiosità scientifica e il nostro senso estetico è un obiettivo costante, almeno per quel che mi riguarda.

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Piante e Clima – Parte IV

Il Rapporto CO2 – Piante – Clima: Verso un’ipotesi complessiva

Un modello

Figura 1 - Diagramma di flusso che illustra gli effetti dell'aumento della vegetazione sul clima globale. Il diagramma è ovviamente non esaustivo. Abbreviazioni utilizzate: H:flusso di calore sensibile, LE=flusso calore latente, G=flusso di calore nel suolo, RN=radiazione entta frutto del bilancio radiativo di superficie, Rglob=radiazione solare globale, RL1 e RL2=termini a onda lunga (emissione terrestre e radiazione del cielo) del bilancio radiativo di superficie.

La flowchart in figura 1 riassume i diversi effetti che derivano dall’aumento della CO2 e dal conseguente incremento globale della biomassa vegetale globale. Come si noterà i primi effetti a valle di tale incremento sono:

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Piante e Clima Globale – Parte III

CO2 e Produttività Globale dei Vegetali

Per i nostri scopi è interessante anzitutto evidenziare gli strettissimi legami esistenti fra livelli atmosferici di anidride carbonica e produttività globale dei vegetali. In tal senso sono qui di seguito riportate alcune interessanti evidenze.

Anzitutto i proxy data presenti in carote glaciali antartiche pubblicati da Prentice et al (2011) indicano che la produttività dell’ecosistema globale nell’ultimo massimo glaciale (Last Glacial Maximum – LGM) era inferiore del 25/40% rispetto a quella dell’Olocene Pre-industriale (Pre Industrial Holocene PIH) e inoltre un valore coerente con tali misure (-30%) è risultato da simulazioni svolte con modelli matematici. Tale fenomeno è probabilmente frutto dei soli ecosistemi terrestri, poiché quelli marini evidenziano solo variazioni marginali nella transizione da LGM a PIH.

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Piante e Clima Globale – Parte II

Albedo, Scabrezza e Ciclo dell’Acqua: Così le Piante Modificano il Clima Globale

Da tempo mi porto in borsa un’analisi di scenario svolta con GCM che leggo a tempo perso perché confesso che non cessa mai di affascinarmi. Si tratta di una serie di simulazioni svolte da un gruppo di ricerca dell’università di Amburgo i cui risultati sono stati pubblicati nel 2005 con il suggestivo titolo “Green planet and desert word”.

Ovviamente si tratta di scenari e gli autori stessi, con un atteggiamento culturale che oggi è merce rara scrivono a chiare lettere quanto segue:

[success]

“Here a note of caution is in order. The analysis of extreme boundary conditions like green planet versus desert world clearly exhibits potential model inadequacies. Thus, model intercomparison for such cases may improve the insight into possible model deficiencies notwithstanding a better view on the underlying physical processes and feedbacks at work.”

[/success]

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Gelate Storiche: Potzdam 1893-2012

Quando ho visto i dati di Potzdam messi in formato grafico dal DWD non ho potuto resistere a fare la seguente operazione:

  1. Creare per ogni gelata storica un Indice di Gelata IG = – intensità x durata (ad esempio il big one 1929 ha intensità di -25 e durata di 33, per cui l’indice è IG=25×33=825) ottenendo i risultati che seguono.

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Piante e Clima Globale – Premessa e Parte I

[blockquote cite=”Anonimo del XXI secolo”]

Molte cose sono aumentate in modo relativamente monotono negli ultimi due secoli: non solo la CO2 ma anche la popolazione mondiale, la produzione agricola globale, l’attività solare, la biomassa vegetale globale, il numero globale di bovini e di animali domestici, la percentuale della popolazione alfabetizzata ed il livello di dettaglio delle carte geografiche.

[/blockquote]

[blockquote cite=”Suarez Miranda, Viaggi di uomini prudenti, libro quarto, cap. XLVI, Lérida, 1658″]

In quell’Impero l’arte divinatoria raggiunse una tale perfezione che i collegi degli auguri giunsero a partorire un macchinario di dimensioni ciclopiche e in grado di produrre previsioni meteorologiche per i successivi cent’anni. Dedite allo studio della divinazione, le generazioni successive compresero che quell’opera era del tutto inutile e non senza empietà l’abbandonarono all’inclemenza del sole e degli inverni. Nei deserti dell’ovest rimangono lacere rovine di quell’antico macchinario, abitate da lemuri e mendichi; in tutto il Paese non vi è altra traccia delle discipline divinatorie.

[/blockquote]

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Quando l’albedo da neve rema contro

Da un feed-back negativo fin qui sottovalutato un freno al GW e un contributo alle previsioni stagionali

Iniziare una pubblicazione scientifica con due affermazioni volutamente imprecise non è proprio il massimo. Continuare con il solito ‘inchino’ al mainstream scientifico e concludere ripetendolo non migliora la situazione. Ma se poi nel corpo dell’articolo si provvede a smontare i pilastri dell’ipotesi AGW forse quella pubblicazione merita di essere letta. Nonostante tutte le contraddizioni in essa contenute.

Quello che segue è il titolo, mentre a questo link è possibile (una volta tanto) consultarla liberamente.

Arctic warming, increasing snow cover and widespread boreal winter cooling – Cohen et al., 2012

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Vegetali e omeostasi: Quale ruolo per la “Particella Fredda”?

Per omeostasi si intende la capacità dei sistemi biologici e ambientali di resistere al cambiamento e di mantenersi in una condizione di equilibrio. L’omeostasi è frutto delle capacità di autoregolazione che caratterizzano gli ecosistemi al pari degli organismi e delle popolazioni che li compongono (qui).

Prendendo come esempio le chiome degli alberi di un bosco, al loro interno – cioè nel cosiddetto canopy layer – tutta una serie di caratteristiche (es. temperatura, umidità, velocità del vento, ecc.) risultano smorzate rispetto all’atmosfera esterna. Questo si rivela essenziale perché le piante possano evitare un eccesso di traspirazione o possano con facilità acquisire la CO2 che viene emessa dal terreno e che per le piante stesse è l’alimento primario.

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Nel Dryas recente le radici dei miti del Diluvio e del Giardino dell’Eden? La rivoluzionaria scoperta di Göbekli Tepe.

La segnalazione apparsa su CM di un documentario dedicato alla scoperta archeologica dell’area religiosa di Göbekli Tepe mi ha molto incuriosito.

Ho così fatto una ricerca in rete ed ho facilmente trovato lo speciale della rivista NEO-LITHICS (pdf) dedicato a tale scoperta che è frutto di una campagna di scavo condotta dal Deutsches Archäologisches Institut di Berlino e coordinata da Klaus Schmidt.

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