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Autore: Guido Guidi

Perché aumentano i costi dei disastri naturali?

Ogni volta che capita un evento di forte maltempo si torna a sentire la solita litania dell’aumento degli eventi intensi che accmpagnerebbe i cambiamenti climatici, ovviamente solo quelli che avrebbero origine nelle attività umane. E questo accade nonostante sia ormai noto che l’associazione tra le recenti dinamiche del clima – a prescindere dalla loro origine, e gli eventi meteorologici estremi non è possibile, soprattutto per indisponibilità di dati.

 

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Il gelo negli USA, il global warming e i dilettanti allo sbaraglio

 La notizia è sulla bocca di tutti, mentre il Mediterraneo si crogiola al calduccio in un inverno giovane ma sin qui piuttosto clemente, nel resto dell’emisfero la stagione fredda si sta facendo sentire come non avveniva da decenni. Onde alte come palazzi sulle coste del Nord Atlantico e nevicate accompagnate da temperature da incubo negli Stati Uniti e sul Canada.

 

I media naturalmente ci vanno a nozze, compresi quelli ad uso anche domestico, che stanno ormai rimpiazzando quelli tradizionali. Qui sotto un tweet di Donald Trump, che è famoso per molte cose, ma non per le sue conoscenze in campo meteo-climatico.

 

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World Bank, il clima (e i soldi) nelle mani giuste

Soltanto qualche giorno fa abbiamo rilanciato sulle nostre pagine un articolo apparso sul Il Foglio e firmato da Piero Vietti circa l’ultima fatica della parte più attiva del movimento salvapianeta, ovvero la pubblicazione di uno studio che avrebbe messo a nudo l’esistenza di una cartello di finanziamenti oscuri per sostenere la propaganda anti AGW, una banda di sordidi cospiratori intenzionati quindi a fregarsene del clima che cambia e cambia male per continuare a perseguire i loro loschi affari. Non è mia intenzione ritornare sulla totale assenza di senso del ridicolo del solito ricorso al cospirazionismodi questo genere di approcci, basti pensare per esempio che gli ordini di grandezza tra quanto viene speso per la ricerca e per la cosiddetta lotta ai cambiamenti climatici e quanto impiegato invece per chi sulla faccenda nutre qualche leggittimo dubbio sono talmente tanti da non poter essere calcolati.

 

Nel prossimo futuro, più precisamente a partire dal 27 gennaio e per la bellezza di quattro settimane avremo l’ennesima riprova di questa differenza. La World Bank, istituto sovranazionale che non credo necessiti di presentazioni, ha lanciato una massiccia iniziativa di propaganda climatica, il MOOC (Massive Open Online Course), ovvero un corso on-line appunto di quattro settimane la cui presentazione, rivolgendosi direttamente ai potenziali discepoli, suona così:

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Quando c’era il Sole sul clima

Beh, per la verità il Sole sul c’è sempre stato e, con buona approssimazione, continuerà anche ad esserci al di là della nostra capacità di…previsione. E’ che non si capisce perché ad un certo punto della storia recente qualcuno ha deciso che ne dovesse uscire.

 

Qualche giorno fa su WUWT è uscita una ‘chicca’ climatica, il commento ad un articolo pubblicato su Science nel 2001, quindi neanche così datato, in cui si dimostrava piuttosto efficacemente l’esistenza di una elevata sensibilità del clima dell’emisfero nord ad un forcing solare anche relativamente piccolo. Tale sensibilità ,vrebbe luogo per il tramite di modifiche alla circolazione atmosferica tracciabili negli indici barici più significativi, l’Oscillazione Artica (AO) e la North Atlantic Oscillation (NAO), rispettivamente rappresentativi della tendenza del flusso perturbato principale a disporsi più o meno decisamente lungo i paralleli e della posizione latitudinale dello stesso flusso. Questo ragionamento, i lettori più assidui di CM lo ricorderanno, fa il paio con le discussioni che più volte abbiamo portato avanti circa la posizione media nel lungo periodo del fronte polare, cioè della zona di separazione tra l’aria polare e l’aria delle medie latitudini, unico vero metronomo del tempo nel breve periodo e, a quanto pare, anche del clima per periodi più lunghi.

 

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E meno male che c’è il global warming…

Chissà se stanno pensando questo a bordo della Akademik Shokalskiy la nave intrappolata tra i ghiacci dell’Antartide ancora incredibilmente abbondanti nonostante l’estate australe. A 1700 km da Hobart, in Australia, con le navi rompighiaccio spedite in soccorso che non riescono ad arrivare a causa dello spessore troppo elevato della copertura glaciale.

 

Ancora un anno decisamente anomalo per i ghiacci dell’emisfero sud, con l’elemento di novità fornito dal fatto che quest’anno non se l’è passata troppo male neanche l’Artico. Da Cryosphere today, una carrellata di immagini e informazioni che vorrei tanto che qualcuno ci spiegasse in chiave riscaldamento globale.

 

Cominciamo con l’estensione attuale (di inizio estate) del ghiaccio marino antartico:

 

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Ghiaccio artico in recupero, e non solo di estensione

Quest’anno non si è parlato molto dei ghiacci artici. Dopo il minimo storico del 2012 – considerato tale per il periodo in cui si compiono misurazioni satellitari – complice una circolazione atmosferica stagionale favorevole, l’estensione minima della stagione calda 2013 è stata decisamente superiore, pur mantenendosi comunque sotto la media di riferimento. Questo, inevitabilmente, conferma il trend negativo del lungo periodo, sempre considerando come tale quello dell’era dei satelliti. Questo, a quanto pare, non fa notizia.

 

Ora, quando manca davvero poco al termine dell’autunno, escono i dati rilevati dal satellite Cryosat, i cui sensori sono in grado di investigare anche lo spessore e quindi il volume della massa ghiacciata. Sono dati molto sorprendenti, perché rivelano che nel 2013 il recupero non ha riguardato solo l’estensione superficiale, anzi, ad essere aumentato è soprattutto il volume del ghiaccio, specialmente con riferimento al ghiaccio pluriennale, che avrebbe visto un incremento di spessore che varia da 20 a 30cm. In sostanza, al 13 dicembre 2013, sono stati stimati con i dati Cryosat circa 9000 Km3 di ghiaccio, contro i circa 6000 dell’anno scorso.

 

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Merry Christmastorm

L’hanno battezzato così il maltempo che allieta questo Natale. Roba più autunnale che invernale, considerata la quantità d’acqua, lo scirocco e quindi le temperature abbastanza miti.…

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