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Autore: Guido Guidi

Le solide basi dell’AGW

“Molti uomini, compresi quelli che hanno a che fare con problemi di grande complessità, potrebbero raramente accettare anche la più semplice e più ovvia verità, se questa fosse tale da obbligarli ad ammettere l’erroneità di convinzioni che si sono divertiti a spiegare ai loro colleghi, che hanno orgogliosamente insegnato e che hanno tessuto, filo dopo filo, nella fabbrica delle loro vite.”

Tolstoy

VeneziaSoltanto alcuni mesi fa sembrava che l’offensiva mediatica che ha accompagnato la pubblicazione del 4° Rapporto dell’IPCC avesse difatto raggiunto il suo scopo, spazzare via ogni possibilità di valutare criticamente l’enorme mole di informazioni sul riscaldamento globale prodotta negli ultimi anni. Un solo motto: Il tempo del dibattito è finito, è ora di passare all’azione.

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Teorie consolidate

Sarà perchè l’estate è alle porte ma mi è tornata la voglia di parlare di sole. Alcuni giorni fa ho visto un lancio d’agenzia dell’ANSA, nel quale Phil Chapman, ex fisico del MIT, nonchè primo astronauta della NASA di nazionalità australiana che partecipò anche al programma dell’Apollo 14, lanciava un insolito allarme di imminente glaciazione, a suo dire causata dalla mancata ripresa dell’attività solare. Nello stesso giorno, dallo stesso organo di stampa, arrivava puntuale il parere rassicurante di un esperto Italiano che, giustamente, fugava ogni dubbio e cancellava ogni preoccupazione per questo presunto “ritardo” nell’inizio del nuovo ciclo solare. Ad un primo impatto mi è sembrata una maldestra operazione di debunking (la prima, non la seconda), poi sono giunto alla conclusione che si è trattato semplicemente del tentativo di restituire la giusta dignità alle teorie delle forzanti astronomiche del clima. Insomma, un sasso nello stagno ma, visto che la suddetta superficie liquida è tutt’altro che calma, praticamente nessuno si è accorto di nulla. Cioè, nessun altro media ha raccolto nè la prima, nè la seconda notizia.

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Il clima e le eruzioni vulcaniche

[photopress:Eruzione.jpg,thumb,pp_image]La scienza di cui discutiamo su CM è enormemente vasta. Le forze in gioco sono moltissime e dannatamente intricate, al punto di rendere veramente difficile una visione globale del problema. Non c’è dubbio che le difficoltà che si incontrano oggi nella discussione sul riscaldamento globale siano dovute in gran parte proprio a questo. Ci sono alcuni settori di cui si sa ancora molto poco, ma ce ne sono altri i cui esperti, pur con le dovute riserve, possono dare un grande contributo. E’ capitato oggi. Abbiamo pubblicato un post sull’eruzione del vulcano Chaiten, ed uno dei nostri lettori, un geologo, ha aggiunto dei commenti decisamente interessanti. Ho deciso di farne un post, per facilitare tutti gli altri nostri lettori nell’apprendimento di queste informazioni.

Non aggiungerò altro, vi lascio agli approfondimenti di Max the Wild Cat.

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Quando ci si mette la sfortuna…

[photopress:eruzione.jpg,thumb,alignleft] Il 2 maggio scorso il vulcano Chaiten ha dato spettacolo entrando in fase eruttiva. Notizie ed immagini che hanno invaso la rete e delle quali trovate qui una bella raccolta dal sito web di Repubblica. E Naturalmente non poteva mancare You Tube. Le eruzioni vulcaniche sono a volte molto importanti per il clima. Quantità molto abbondanti (soprattutto biossido di zolfo) di cenere vulcanica in atmosfera possono cambiare gli equilibri del contributo della litosfera all’intero sistema.

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Bla, bla e ancora bla…

[photopress:nargis_mpa_2008125.jpg,thumb,pp_image] Ricorderemo questi ultimi giorni per il ciclone Nargis che ha devastato la Birmania. Non c’è voluto molto perchè Al Gore si gettasse nella mischia dichiarando che questo evento, come quello dell’autunno scorso in Bangladesh e ancora come accaduto due anni fa in Cina, sono la conseguenza del riscaldamento globale (ci ha risparmiato Katrina, non deve essersela sentita dopo la pesante bocciatura dell’Alta Corte Britannica). A questo link trovate un approfondimento. Del resto, quale occasione migliore del lancio della sua TV commerciale in Italia per fare un pò di sano proselitismo? Conferenza stampa a Roma, ospite al TG1 ieri sera ed a Radio Deejay questa mattina.

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Anidride Carbonica e dintorni

[photopress:miracle3.jpg,thumb,pp_image] Recentemente mi sono imbattuto in alcuni approfondimenti sulla solubilità dell’anidride carbonica negli oceani come funzione delle temperature di superficie. Tra le migliaia di pagine che circolano sulla rete, ci sono due studi in particolare piuttosto chiari e leggibili. Affrontando questo tema in modo analitico e da prospettive abbastanza differenti, sia il Dr. Roy Spencer dell’Università dell’Alabama che il Prof. Lance Endersbee della Monash University in Australia, giungono a conclusioni molto simili: il fattore di correlazione tra le temperature di superficie degli oceani, largamente condizionate dalle fluttuazioni di medio e lungo periodo quali ENSO e PDO e la concentrazione di CO2 in atmosfera, è ben più alto di quanto non risulti dal confronto tra i medesimi valori di concentrazione e le ricostruzioni del trend della temperatura media globale.

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Non ce la possiamo fare

[photopress:Comics.JPG,thumb,pp_image]E’ da un pò che circola la voce che il clima stia andando verso un periodo di raffreddamento e che questo potrebbe anche essere già iniziato, tenuto conto del fatto che dal 1998 le Temperature Medie Globali hanno smesso di crescere e, più recentemente, hanno anche cominciato a scendere.

Sarà per il forcing interno esercitato dai bacini oceanici, sarà per il condizionamento esterno dell’attività solare attualmente in fase di declino, ma il raffreddamento in atto è sì per ora breve, ma è anche incontrovertibile, in quanto ampiamente documentato dalle serie di temperatura di superficie, dai telerilevamenti satellitari delle temperature del mare e della bassa troposfera e, ultime ma non meno importanti, anche dalle temperature delle profondità oceaniche.

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In vacanza su un’isola……di calore!

[photopress:population_small.gif,thumb,pp_image]Uno degli aspetti più controversi del dibattito sull’effettiva profondità della nostra impronta ambientale è senz’altro la comprensione del mix di variazione di destinazione d’uso del suolo, cementificazione, produzione di calore per attività industriali etc. etc., che la letteratura ambientale conosce come “Isola di calore urbana”. Eppure arrivare a comprendere quanto effettivamente possa essere pesante questo effetto è assolutamente necessario per comprendere il comportamento del clima anche a scala globale. Gli ultimi 150 anni, già sul banco degli imputati per aver visto crescere a dismisura le attività industriali e le conseguenti emissioni di gas ad effetto serra, hanno anche visto aumentare moltissimo l’urbanizzazione del territorio, e dove le popolazioni non si sono spostate in massa verso le città, in pratica sono queste ultime ad essersi spostate verso di loro. Pensiamo ad esempio alla Pianura Padana, una vasta area rurale divenuta ormai una zona urbana densamente popolata. Se dovessimo prendere in esame il trend della temperatura, quando esattamente si dovrebbe cominciare ad applicare delle correzioni ai valori osservati per essere sicuri di eliminare il “rumore” del calore prodotto dalle attività urbane?

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E’ solo questione di mercato…

[photopress:biocarburanti.jpg,full,pp_image] …Perchè il mondo si svegli. Si terrà a breve un meeting della FAO (Food and Agricolture Organization) per valutare l’impatto ambientale dell’impiego dei biocarburanti. Nell’attesa il relatore speciale dell’ONU per il diritto al cibo ha già affondato il colpo, con dichiarazioni di ostilità al massiccio impiego di biocarburanti che non lasciano molto spazio al dibattito. Soltanto pochi giorni fa l’intervento del Presidente Lula che invece ne difende a spada tratta la produzione. Tutto innescato dall’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di base che stanno perdendo molto del loro appeal agli occhi dei produttori, sempre più entusiasti di produrre vegetali per la mobilità piuttosto che per l’alimentazione.

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Ad ognuno il suo Venerdì…

[photopress:Il_venerd__.jpg,thumb,pp_image]…Ma quello di “Repubblica” stavolta merita un commento. Edizione della settimana scorsa, non disponibile on line, con due interventi notevoli in argomento AGW. Il primo, in tempi di fresco e di battuta d’arresto del riscaldamento globale è tutto un programma: “Luomo che fa milioni vendendo fumo”. Si parla di Richard Sandor, il proprietario della European Climate Exchange, la compagnia che gestisce l’86% dello scambio dei certificati di emissione, ovvero l’obbiettivo finale degli innumerovoli codici e codicilli che hanno fatto della già scientificamente fallimentare operazione Kyoto, quello che in effetti voleva essere: una miniera d’oro.

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Bias o distrazione?

[photopress:monthly.png,thumb,pp_image] La fonte dalla quale abbiamo tratto quanto stiamo per raccontarvi non è nuova ad offrire spunti interessanti. Anzi si può dire che sia un’autentica spina nel fianco del movimento dell’AGW. Si tratta di Steve McIntyre, cioè colui che ha smascherato le nefandezze dell’Hockey Stick di Mann e soci e che ha costretto recentemente la NASA a rivedere le ricostruzioni dell’andamento della temperatura del secolo scorso, assegnando la palma (si fa per dire) di anno più caldo dei tempi recenti al 1934 e non al 1998, seppur con riferimento a quella piccola porzione di mondo che occupano gli Stati Uniti d’America. Insomma, un vero seccatore.

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British Bias Corporation

[photopress:Gore.jpg,thumb,pp_image]Qualche giorno fa il mondo ha riscoperto la Niña. La monellaccia, raffreddando a più non posso la superficie dell’Oceano Pacifico orientale ha rinfrescato tutto il pianeta e, almeno per un pò, addio riscaldamento globale. Avremo una primavera piovosa ed un’estate tiepida, hanno tuonato i media. Beati loro che lo sanno, beati noi se sarà così. Nel frattempo le previsioni stagionali continuano ad indicare che invece le temperature saranno leggermente sopra la media e che di pioggia ne vedremo pochina. Una noia mortale.

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Mauna Loa

[photopress:co2_trend_mlo.png,thumb,pp_image]Più e più volte su queste pagine abbiamo parlato delle proiezioni climatiche, dei modelli di simulazione, dell’aumento di temperatura. Non torneremo proprio ora su questo argomento, anche se, in tutta evidenza, il recente e temporaneo raffreddamento, non fa che confermare le perplessità sollevate sull’attendibilità di queste previsioni. Ci basta ricordare che tutto il castello della teoria dell’AGW si basa sull’evidenza del continuo aumento della concentrazione di anidride carbonica di origine antropica in atmosfera. Un incremento molto lineare che non ha mai visto, sin dall’inizio delle osservazioni a Mauna Loa, valori medi annuali più bassi dell’anno immediatamente precedente.

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Se la terra è piatta

Qualche tempo fa molti quotidiani Italiani hanno riportato una notizia allo stesso tempo comica e sconcertante. Un Astronomo iracheno ha sostenuto in televisione che la terra è piatta. Con molta ironia tutte le fonti che vi hanno dedicato spazio hanno messo l’accento sui danni che può fare un’informazione così smaccatamente truffaldina. Curiosamente però, all’insaputa di molti, questo accade più o meno quotidianamente anche da noi quando vengono affrontate le problematiche del clima.

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