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Autore: Guido Guidi

Pillole di saggezza in un mare di Yuan

Da corriere.it: La Cina punta forte sulle rinnovabili.

Valerio Rossi Albertini, professore di chimica fisica dei materiali innovativi e ricercatore del Cnr, racconta al corriere la sua esperienza al al summit di fine ottobre a Dalian, dal titolo Leading the green economy: returning to harmony with nature.

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Mirror posting: Italia, ci vuole il «geologo condotto»

Riccardo Cascioli raccoglie il pensiero di Uberto crescenti su “La Bussola Quotidiana“. Da leggere.

Italia, ci vuole il «geologo condotto»

«Cambiamenti climatici? Non c’entrano niente. La prevenzione? Sarebbe semplice, ma si preferisce ricostruire dopo le tragedie perché in questo modo girano più soldi». Il professor Uberto Crescenti è molto netto nei suoi giudizi a proposito della tremenda alluvione che nei giorni scorsi ha colpito Liguria e Toscana, in particolar modo la zona delle Cinque Terre, e rilancia la proposta di un “geologo condotto” che sostiene da almeno dieci anni. Docente di Geologia applicata all’Università di Chieti e già presidente della Società Geologica Italiana, Crescenti studia da una vita il fenomeno del dissesto idrogeologico italiano.

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Tirare l’acqua al proprio mulino

Certo, di questi tempi parlare d’acqua non è proprio il massimo, tuttavia, siamo comunque nella stretta attualità. Gli eventi atmosferici recenti ed attuali hanno fatto suonare più di qualche campanello d’allarme. Siamo di fronte ad una deriva incontrollabile degli effetti del maltempo sul territorio? Siamo alle prese con danni e perdite economiche sempre più ingenti?

Uno dei cavalli di battaglia di quanti sostengono che gli eventi estremi siano aumentati per numero e intensità, è quello che tale segnale sarebbe inoltre evidenziato dall’aumento esponenziale dei costi sociali di questi eventi (qui un esempio). In tutti questi interventi tuttavia, non è chiaro perché ci si dimentichi sempre di specificare che, in particolare per il nostro Paese, la bibliografia scientifica sull’argomento è decisamente scarsa, spesso contraddittoria e, soprattutto, assolutamente poco ‘robusta’, per effetto di una sostanziale assenza di dati storici che siano stati resi opportunamente omogenei ed affidabili. E questo vale tanto per gli aspetti puramente meteorologici e climatici, quanto per quelli economici.

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Global cooling da satellite

Roy Spencer ha postato sul suo blog gli ultimi dati provenienti dalle sonde satellitari. La media troposfera si sta raffreddando rapidamente, le ultime rilevazioni mostrano il dato per gli ultimi giorni di ottobre 2011 inferiore a quello di tutti gli anni che precedono da quando sono disponibili queste informazioni.

Sulla pagina ufficiale dell’AMSU è disponibile un tool molto interessante che consente di estendere il paragone all’intero arco dell’anno. Analizzando quanto trasmesso dal Channel 6 della sonda si scopre che il 2011 è stato quasi sempre abbastanza freddino.

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Domande difficili, risposte altrettanto difficili, ovvero, assenti.

Ci abbiamo provato. Abbiamo lanciato un appello. Opinionisti, esperti, specializzati in incursioni da altre branche della scienza. Niente da fare, ai quesiti posti ai seri professionisti che hanno sgomitato sulle pagine dei giornali in occasione degli eventi in Liguria e Toscana nessuno si è degnato di rispondere.

Forse allora non sono così le tante le prove del cambiamento (ovviamente in peggio) del regime delle piogge e della frequenza e intensità degli eventi estremi in Italia. Forse sono ancora inferiori le prove che questo cambiamento sia attribuibile ad una modifica delle dinamiche del clima di origine antropica. Allora dobbiamo immaginare che affermarlo con tanta sicurezza non sia esattamente una buona pratica di divulgazione scientifica. Nè lo è di divulgazione in senso più generico. Semplicemente parlare con scarsa cognizione di causa non è una buona pratica.

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Open source #2: Nuovo satellite niente dati

Venerdì scorso la NASA ha lanciato un nuovo satellite meteorologico polare. L’NPP, con i sensori che ha a bordo, dovrebbe costituire un ponte tra la generazione di satelliti polari attualmente operativi ma prossimi alla dismissione e il nuovo programma JPSS. A programma implementato e cioè non prima della fine di questa decade, la NASA si è proposta l’obbiettivo di sostituire la rete osservativa terrestre con quella satellitare, che offre potenzialità enormemente superiori in termini di omogeneità spaziale e standardizzazione delle informazioni.

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Durban abbiamo un problema: Non c’è abbastanza global warming

E’ paradossale che questo problema sia sollevato proprio ora. Ora che il gruppo di studio BEST ha ‘scoperto’ che il Pianeta si sta scaldando, derivando questa affermazione dall’analisi dei dati relativi al 60% dei punti di osservazione che giacciono sul 30% della sua superficie. Gli stessi dati che già altri gruppi di studio avevano del resto ritenuto sufficienti e generare quella isteria climatica che anima da decenni il dibattito.

Dicevo è paradossale perché non tutti sanno, anzi lo sanno veramente in pochi, che una cosa è parlare di riscaldamento globale, altra è comprenderne le origini, cioè attribuire una causa a questa tendenza. In sostanza GW e AGW, decisamente non sono la stessa cosa.

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Comunicazione efficace, ovvero, per rinfrancar lo spirito

Dalla rassegna quotidiana di Science Daily di giovedì scorso. Per dilettare il vostro week end, qualora mai aveste deciso di trascorrerlo senza un po’ di sana contrizione, di consapevolezza elle vostre colpe e di fiducia nei salvatori della patria.

Prehistoric greenhouse data from ocean floor could predict Earth’s future, study finds

New research indicates that Atlantic Ocean temperatures during the greenhouse climate of the Late Cretaceous Epoch were influenced by circulation in the deep ocean. These changes in circulation patterns 70 million years ago could help scientists understand the consequences of modern increases in greenhouse gases.

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Temperature stabili e scienziati turbolenti

Ok, i giorni passano e l’operazione di ricalcolo delle temperature medie superficiali relative alle sole terre emerse portata avanti dal gruppo Berkeley (BEST) si sta rivelando per quello che è. Un’ottima pietanza per i media, una stampella per i traballanti negoziati che vedranno l’ennesimo nulla di fatto a Durban, una bombola di ossigeno per il moribondo movimento che promette di salvare i Pianeta da un disfacimento climatico che non c’è.

Troppo? No, perché questa non è la mia opinione. Questo è quello che viene da pensare nel vedere che la critica più feroce e più autorevole al lavoro del gruppo viene da dentro il gruppo stesso.

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Italia e eventi estremi: una serie di quesiti.

Le agenzie di stampa sono inondate da dichiarazioni a dir poco preoccupanti. Gli eventi disastrosi della Riviera Ligure e della Lunigiana sono da ascrivere al riscaldamento globale. A livello regionale l’Italia, immersa nell’hot spot del Mediterraneo, avrebbe visto tra l’altro un aumento delle temperature ancora più incisivo, sia sulla terra che sul mare. Questa è considerata essere una evidenza di questa relazione di causa effetto.

Luca Mercalli, Vincenzo Ferrara, Stefano Caserini, e, nei giorni scorsi, Massimiliano Pasqui e Giampiero Maracchi. Con argomentazioni molto simili hanno tutti messo in evidenza il problema. Piove più forte perché fa più caldo e perché il mare è più caldo.

A tutti questi seri professionisti faccio una serie di domande che spero non cadano nel vuoto:

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E si continua a parlare di noi

Appena tre settimane fa abbiamo pubblicato un commento al rumore che sta facendo nel mondo scientifico il procedimento in corso nei confronti della Commissione Grandi Rischi per il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009.

In quella occasione abbiamo parlato di comunicazione del rischio spostando il problema sulle vicende climatiche. Roger Pielke jr qualche giorno fa ha fatto la stessa cosa, tirando identificando quelle che lui definisce – a prescindere dagli esiti del procedimento – le lesson learned di questa vicenda.

  1. Una efficace comunicazione delle sfumature e dell’incertezza è ne migliore dei casi difficile, e sussiste sempre un ampio spettro di vedute sullo stato della scienza.
  2. La faccenda diviene ancora più complessa quando c’è la comunicazione di un messaggio che può essere interpretato in un modo dagli esperti e in un altro dal pubblico.
  3. Il dibattito tra le previsioni e l’incertezza spesso finisce per offuscare realtà che sono ben più evidenti e cioè che la nostra ossessione per le previsioni nasconde verità che sono davanti ai nostri occhi.
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Ciliegie fuori stagione

Se chiedete a chi è convinto della totale o quasi responsabilità umana sui cambiamenti climatici se è anche favorevole al cibo a chilometri zero, risponderà sì senza esitare un attimo.

Provate però a chiedergli se gli piacciono le ciliegie. Otterrete un’altro sì. Un gradimento così sfrenato da non resistere alla tentazione.

Studi come quello di cui parliamo oggi dovrebbero avere la bontà di uscire solo a maggio, nel mese delle ciliegie, così sapremmo in anteprima di cosa si tratta.

Ecco qua, dal Blog di Roger Pielke jr:

Increase of extreme events in a warming world

 

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Scatta il merchandising e viene qualche dubbio

Continuano a fluire grandi quantità di informazioni dal Berkeley Group. L’ultima arriva dal sito web, è un video che ho intercettato anche su corriere.it e, naturalmente, su youtube. Mi ha particolarmente colpito un commento proprio sul media più frequentato: ‘Our World is coming to a point of NO-return 🙁 ‘.

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Il Medioevo in Patagonia

Una delle cose che pare siano scaturite dalla rianalisi delle serie di temperatura sulle terre emerse operata dal Berkeley Group, è che in un contesto di trend in aumento a scala globale, le oscillazioni a scala spaziale più limitata appaiono in molti casi in contro-tendenza. Questo non stupisce, dal momento che le dinamiche del clima conservano ancora molti segreti, specie in termini di variazioni di medio periodo.

Il discorso appare ancora diverso a scala locale. Tuttavia, è per certi aspetti stupefacente come, anche con queste premesse, ci siano alcune informazioni tipicamente ‘locali’ che recano indelebili i segni di quelle che si ritiene siano delle variazioni climatiche di respiro globale. E’ il caso del ghiacciaio Jorge Montt in Patagonia. In questo studio

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