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Autore: Guido Guidi

Naufragar m’è dolce in questo mare

Sembra fosse così nel Periodo Caldo Medioevale. Si poteva anche cadere in acqua senza congelare. Non che adesso le cose vadano in modo diverso, ma a quanto pare, anche le SST – leggi temperature di superficie del mare – un migliaio di anni fa erano un po’ più alte di adesso.

Del resto, se lo era la temperatura dell’aria, poteva essere più freddo il mare? Difficile a dirsi in effetti. Ad ogni modo adesso lo sappiamo. La ricostruzione la dobbiamo ad un paper uscito pochi giorni fa:

Multidecadal variability and late medieval cooling of near-coastal sea surface temperatures in the eastern tropical North Atlantic

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Global warming: era più freddo prima o è più caldo adesso?

C3 Headlines è un sito di scettici climatici. Ma non solo, è anche un sito dove troppo spesso i pur giusti argomenti che sostengono lo scetticismo sono confusi con dissertazioni di carattere smaccatamente politico e ideologico. Per questa ragione è molto raro che si possa leggere sulle nostre pagine di argomenti tirati fuori e/o approfonditi da quel sito.

Quanto vi racconterò brevemente non fa eccezione, ma l’argomento è forse troppo importante per essere trascurato. Sulle nostre pagine abbiamo spesso affrontato il tema della precisione della misura, della cura del dato, dell’approssimazione inevitabile delle misure strumentali e della conseguente inutilità di compilare classifiche annuali in termini di freddo o caldo sulla base di differenze dell’ordine di centesimi, quando non millesimi di grado.

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Hu ho…fare verde costa troppi verdoni…

Questi non sono segnali positivi. Se da un lato l’impegno delle multinazionali dell’energia nelle fonti alternative rientra spesso nella categoria del greenwashing, è pur vero che le enormi risorse che queste hanno a disposizione sono un sostegno di cui il settore delle rinnovabili proprio non può fare a meno.

Il problema però, è che questa benedetta green economy continua a fare una fatica enorme a sottostare alla regola base del mercato, quella cioè che giustifica gli investimenti solo se sono remunerativi.

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Il Santo Graal della Climatologia

Negli ultimi anni l’universo della scienza del clima è diventato così vasto da aver richiesto una sempre maggiore specializzazione. Sono nati così tantissimi centri di ricerca che hanno deciso di massimizzare i propri sforzi in settori specifici. Tra questi, l’Università di Huntsville in Alabama, è quello che si occupa delle misurazioni della temperatura provenienti dai sensori a bordo dei satelliti e, più precisamente, dalle Advanced Microwave Sounding Units del satelliti NOAA e NASA.

Nel novembre scorso, più precisamente il giorno 16, le serie di dati disponibili per questo parametro hanno compiuto 33 anni, cioè circa un terzo di secolo.

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Una speranza vana…

Qualcuno avrà il coraggio di dire “ho sbagliato”?

Ieri mi sono imbattuto in un tweet della World Bank che rilanciava un press release dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Titolo:

Malaria deaths are down, but progress remains fragile.

Nel corpo leggiamo che in totale nel mondo le morti per malaria sono diminuite del 25%, un dato che sale al 33% per la sola Africa.

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Consigli per le vacanze (a breve)

Una futuribile amena località tropicale, questo ci dicono potrebbero diventare le isole Svalbard, il cui territorio va ‘appena’ da 74 a 81°N. Il consiglio in questione è quello di affrettarsi con le prenotazioni, anche se adesso ci sono un certo numero di gradi sotto zero.

Già, perché nei prossimi 8-10 anni, le temperature medie invernali potrebbero crollare di ben 6°C. Lo apprendiamo da questo post su WUWT, dove si da’ conto di una ricerca appena pubblicata da un gruppo di scienziati norvegesi. Un lavoro che si può leggere liberamente su arxiv:

Solar activity and Svalbard temperatures (pdf)

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Prevedere è difficile, soprattutto il futuro

Un aforisma intramontabile quello che da il titolo a questo post. Una frase con la quale, l’ho detto e lo ripeto, non mi sono mai sentito molto a mio agio. Un disagio che viene dalla certezza che ogni previsione deve essere soggetta a verifiche, altrimenti è inservibile.

C’è una sola categoria di previsioni che sfuggono alla verifica, quelle climatiche. Sono le più pregiate, perché permettono di dire tutto e il contrario di tutto, basta proiettarsi in una adeguatamente lunga scala temporale per essere, in quanto esperti, depositari di una verità che nessuno tra i vivi che ascoltano il vaticinio potrà mai confutare.

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Alberi nel frigorifero

Ecco qua, fresca fresca da Science Daily la catastrofe climatica quotidiana. I ghiacciai svedesi si ritirano, sotto spuntano gli alberi. Attenzione, non quelli che crescono perché il suolo si libera dal ghiaccio, ma i resti di quelli che c’erano prima che il ghiaccio arrivasse.

Circa 600 metri in più di quota rispetto ad oggi, questo pare fosse il limite per lo sviluppo di questa vegetazione. Ciò significa, secondo loro, che la zona dovesse avere temperature medie di almeno 3,5°C più alte di quelle attuali.

Quando? Beh, prima si pensava che l’avanzata di quei ghiacciai risalisse all’ultima glaciazione, ora pare che il legname (non fossili, legname) ritrovato risalga a 4.500 anni fa. Questo significa che quell’ipotetico calduccio lì lo faceva in tempi anche relativamente recenti.

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Informazione ‘Terra Terra’.

Quella che vedete qui sopra è una foto risalente allo scorso dicembre in Inghilterra, più precisamente a Londra. Eravamo alle porte di una glaciazione poi non avvenuta perché il clima ha fortunosamente ripreso il suo corso.

Ora ci risiamo, ma con un rischio dal segno opposto. Saremmo infatti sulla soglia dell’inferno climatico. Una riflessione inevitabile che viene leggendo le pagine del quotidiano ecologista “Terra”, secondo il quale il sole di cui stiamo godendo a dicembre (con alterne fortune tra l’altro di cui in redazione non devono essersi accorti) sarebbe una diretta conseguenza del riscaldamento globale.

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Global Warming? E’ questione di bilancio.

Calma, non è di economia che parleremo oggi, benché sia ormai palese che nelle sedi negoziali, come ad esempio quella che si sta smantellando a Durban, più che di clima si parli di denaro. Il bilancio, nella fattispecie, è quello radiativo, cioè quel che risulta, in termini di riscaldamento del Pianeta, da una eventuale variazione del rapporto tra energia entrante in forma di radiazione ad onda corta e energia uscente in forma di radiazione infrarossa.

Lo spunto viene da Nature, ovvero da un editoriale di recente pubblicazione con il seguente titolo:

Three-quarters of climate change is man-made.

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Tibet e Global Warming, quando si dice l’isolamento

Oggi facciamo un esperimento, anticipiamo le critiche che da scettici impenitenti quali siamo, ci saranno rivolte in relazione a quanto sto per raccontarvi.

  • Il Tibet è climaticamente isolato.
  • I dati proxy provenienti dagli anelli di accrescimento degli alberi presentano grossi problemi di rappresentatività.
  •  La Cina ha tutto l’interesse a smontare l’ipotesi dell’AGW, per cui quanto viene da lì è da prendere con le pinze.
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