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Autore: Guido Guidi

Climate change e oceani, niente ‘calore scomparso’ o niente calore?

Alcuni giorni fa i blog meteo-climatici si sono animati attorno ad una annosa discussione circa il contenuto di calore degli oceani. A suscitare questo ritorno di attenzione è stata la pubblicazione di un paper su Nature Geoscience:

Observed changes in top-of-the-atmosphere radiation and upper-ocean heating consistent within uncertainty – Loeb et al., 2012 (qui il commento su Science Daily)

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Be ready!

Ci siamo, la musica è cambiata. E non veniteci a dire che non ve l’avevamo detto. Lo so, non si dovrebbe mai bearsi delle proprie intuizioni, anche perché quando c’è di mezzo l’evoluzione delle dinamiche atmosferiche nel medio e lungo periodo c’è sempre il rischio di fare pessime figure.

Con la pubblicazione del nostro Outlook dei primi di gennaio, accompagnata dalla pubblicazione di una mappa delle anomalie del geopotenziale alla media troposfera, però, qualcuno aveva sottolineato il carattere scherzoso che accompagnava la trattazione, considerandoli degli amiccamenti inopportuni, quasi a voler sottendere che celassero una scarsa professionalità nell’afforntare l’argomento.

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Quando l’albedo da neve rema contro

Da un feed-back negativo fin qui sottovalutato un freno al GW e un contributo alle previsioni stagionali

Iniziare una pubblicazione scientifica con due affermazioni volutamente imprecise non è proprio il massimo. Continuare con il solito ‘inchino’ al mainstream scientifico e concludere ripetendolo non migliora la situazione. Ma se poi nel corpo dell’articolo si provvede a smontare i pilastri dell’ipotesi AGW forse quella pubblicazione merita di essere letta. Nonostante tutte le contraddizioni in essa contenute.

Quello che segue è il titolo, mentre a questo link è possibile (una volta tanto) consultarla liberamente.

Arctic warming, increasing snow cover and widespread boreal winter cooling – Cohen et al., 2012

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Se il Sole muore

Forse non è il caso di farla così tragica. Basta che abbia un tenue raffreddore. Qualche sintomo c’è già, visto che l’attuale Ciclo Solare ci ha messo una vita per iniziare e potrebbe essere prossimo ad una fase apicale che, benché prolungata, sembra proprio possa essere caratterizzata da livelli molto bassi di tutti gli indici dell’attività solare, macchie comprese.

Ma siccome la voglia di far previsioni non passa, nonostante i ripetuti insuccessi, ecco che arrivano le prime idee circa quello che potrebbe essere il carattere del prossimo ciclo solare, quello contrassegnato con il numero 25.

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Outlook – Bollettino del 26 gennaio 2012

Analisi stratosferica e degli indici teleconnettivi

26/01/2012

Con il presente bollettino si vuole confermare l’impianto dell’Outlook dell’8 gennaio scorso, quindi quanto segue ne è un aggiornamento.

La situazione stratosferica nei piani compresi tra 1 e 5 hPa è stata contraddistinta da una intensa circolazione antizonale derivante dagli episodi di warming già descritti nel precedente outlook.

Gli Heat flux previsti in diminuzione nei prossimi giorni determineranno un parziale ricompattamento del Vortice Polare Stratosferico a quelle quote con una ritrovata zonalità. Dalla fine del mese è attesa una nuova ripresa degli stessi flussi e grazie allo spostamento dell’onda convettiva equatoriale, espressa dalla MJO in spostamento dalla fase 5 verso la fase 6, verrà alimentata la formazione di un anticiclone stratosferico in sede nord atlantica (wave2).

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Dagli al meteorologo!

Cari professionisti della previsione, è giunta l’ora del giudizio. Non già per quello che avete sempre pensato che vi avrebbe portato al pubblico ludibrio, cioè l’ennesima previsione sbagliata, quanto piuttosto per il vostro scetticismo impenitente. Voi disinformati disinformanti, voi specialisti di serie B, voi minus habens, sarete sottoposti alla seguente procedura:

  1. Iniziale accurata selezione attraverso le segnalazioni dei vostri utenti scontenti;
  2. Schedatura;
  3. Corso di indottrinamento intensivo;
  4. Esercizio della professione di fede attraverso accurata diffusione del verbo sui media che occupate in modo tanto immeritato;
  5. Salvezza (forse…e comunque mescolati al popolo bue) grazie all’intervento di color che tutto sanno.

Questa in realtà è la conclusione. Ora la storia.

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Seven Spin Off – Gennaio 2012 #3

Prove tecniche di rallentamento.

Così potrebbe essere forse definita la situazione attuale in termini di circolazione emisferica. Con la zonalità che cede il passo e i tentativi di sviluppo meridiano dell’alta pressione atlantica a favorire uno scambi più vivaci lungo la latitudine.

Niente di particolarmente esaltante a dire il vero, almeno per ora. Dal punto di vista strettamente tecnico sono però interessanti i piccoli disturbi un quota  che abbiamo visto scorrere lungo il bordo orientale dell’alta pressione già molte volte nel recente passato.

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Lotta alle emissioni e aviazione: Incoscienza (in)consapevole

E poi nessuno ci venga a raccontare che non lo sapeva. Premessa.

Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un post in cui si parlava della recente introduzione nella UE di una carbon tax specificatamente diretta al mondo dell’aviazione civile. Questo sta rischiando di innescare una guerra commerciale tra l’Unione e il resto del mondo per l’aggravio dei costi che le compagnie saranno costrette a subire per operare nel territorio UE.

No Aviation Without Taxation – di Fabio Spina

Oggi abbiamo delle novità.

Ecco qua, da Androkronos:

Quote di emissioni di CO2 come azioni di borsa, ecco come speculare in cielo

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Principio di precauzione sì, ma per guai veri.

Iniziamo questo post con una citazione:

[blockquote]Ci ritroveremo sempre più a gestire problemi ecologici come il riscaldamento globale, non a risolverli. Potremmo fare qualche passo avanti nel limitare le emissioni, ma se lo faremo sarà attraverso l’innovazione delle tecnologie energetiche e implementandole a livello nazionale e regionale, non attraverso limitazioni internazionali provenienti dall’alto.[/blockquote]

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Il Caciucco climatico

Oppure zuppa di pesce. Va bene lo stesso, purché ci siano crostini a piacere e, soprattutto, grandi quantità di vino. Già, perchè altrimenti la cena non viene bene.

Questo deve aver pensato (e fatto) chi ha scritto questo articolo scovato su Arxiv prima e su Technology Review poi.

How Likely Is a Runaway Greenhouse Effect on Earth?

Per runaway greenhouse effect si intende un aumento inarrestabile dell’effetto serra, una serie di meccanismi di amplificazione del riscaldamento che fanno salire le temperature fino e oltre il limite dell’immagine, fino a provocare la completa evaporazione degli oceani – di cui il caciucco è appunto lo stadio intermedio.

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Siamo salvi, la Co2 è bipartisan

E sono salvi anche i lettori di CM. Neanche questa volta trasformeremo le nostre pagine in un’arena politica. Si tratta di ben altra partigianeria, che però rimanda curiosamente alla sempiterna opposizione di fase tra destra e sinistra.

La faccenda rientra nella categoria “studio quello che mi piace ma lo posso fare solo se mi finanziano e perciò ci metto comunque di mezzo il clima e i suoi derivati“. Più che i risultati di questo studio però, che fioriscono in un campo di cui sono assolutamente ignorante, direi che un plauso debba andare al colpo di genio con cui si è materializzato il volo pindarico tra la CO2, cioè il clima e i suoi derivati, e lo specifico settore di applicazione oggetto di questa ricerca.

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Dacci oggi la nostra ANS(i)A quotidiana, specie se finta.

Quelle vere non mancano, ne abbiamo di scorta, passate e recenti. E se ne aggiungono sempre di nuove. Che bisogno c’è di aggiungerne altre? Eccone un paio fresche fresche:

Nature Climate Change (e a seguire l’ANSA)

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E’ la somma che fa il totale

Lo scioglimento dei ghiacci artici, ovvero la progressiva diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino nell’emisfero nord, è uno dei più gettonati cavalli di battaglia del catastrofismo climatico. Tuttavia non ci stancheremo mai di ripetere  che questo trend negativo è certamente indice di una tendenza al riscaldamento nel lungo periodo ma non dice nulal sulle origini di questa tendenza. Infatti nel processo sono coinvolte dinamiche che nel breve hanno spesso molto più a che fare con le dinamiche atmosferiche che con le temperature in valore assoluto. Questo rende l’equazione riscaldamento globale = perdita di ghiaccio molto meno immediata.

Un altro aspetto che si deve comunque sottolineare, essendo anche questo facile preda di un’attenzione mediatica molto superficiale, è quello che questa perdita di ghiaccio marino non può avere nulla a che fare con l’innalzamento del livello dei mari. Per capire perché basta che perdiate qualche minuto a fissare il livello del liquido nel bicchiere del vostro drink on the rocks la prossima volta che ve ne capita l’occasione. Vi risparmio l’attesa: il ghiaccio si scioglie ma il livello non cambia.

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Correlation is not causation, o forse sì.

Questa è simpatica. Non è nuova ma è simpatica.

Le temperature aumentano e la CO2 anche? Ecco che con una pur traballante correlazione spunta fuori un robusto rapporto di causa effetto.

E cosa succede se si trova una correlazione meno traballante tra le temperature e qualcos’altro? Forse un rapporto di causa effetto più robusto? No, perché nella fattispecie i due elementi sono del tutto scollegati.

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