Salta al contenuto

Autore: Guido Guidi

Sapete che vi dico? Ci serve proprio il Global Warming!

Tempi di crisi. Tempi di forte necessità di aguzzare l’ingegno, di inventarsi modi sempre nuovi per sbarcare il lunario. Non possiamo rinunciare quindi al global warming. Che fine farebbero tutti quelli che ci campano? E come farebbero a campare tutti quelli che via via si getteranno nella mischia?

Ecco qua l’ultima geniale intuizione per ottenere la pubblicazione di un articolo su una rivista scientifica, con contorno di adeguata copertura mediatica e futuri finanziamenti per ‘assoluta necessità di analisi più dettagliate’.

Facebooktwitterlinkedinmail 7 Comments

Quanto basta per bagnarsi i piedi

Molte volte, magari sbagliando, sulle pagine di CM ci siamo lasciati andare a considerazioni in materia di policy climatiche, confondendo la discussione con quella più specificatamente dedicata alle dinamiche del clima e per questo più appropriata. Il fatto è che l’ipotesi del prevalente contributo antropico alle recenti evoluzioni del clima, di fatto è diventata la base di quelle policy praticamente in tutto il mondo.

Ci sono alcuni paesi un po’ riluttanti, ma ce ne sono alcuni molto attivi. L’unione Europea nel suo complesso appartiene senz’altro alla seconda categoria, sebbene poi nello specifico i singoli paesi cerchino di cavarsela a buon mercato, ma questa è un problema che pervade un po’ tutto il funzionamento dell’Unione.

Facebooktwitterlinkedinmail 8 Comments

Un clima armonico, delle previsioni stonate

Negli ormai quasi cinque anni di attività di Climatemonitor, abbiamo pubblicato parecchi post sull’attività di ricerca di Nicola Scafetta. Alcuni a sua firma, altri, la maggior parte, in forma di commento delle sue pubblicazioni. Se desiderate dare un’occhiata è sufficiente mettere il suo nome nel campo ‘Search‘ in home page, la lista dei contributi è piuttosto corposa.

Il commento più recente riguarda naturalmente il suo ultimo lavoro:

Testing an astronomically based decadal-scale empirical harmonic climate model versus the IPCC (2007) general circulation climate models – Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics

(qui per il download del pdf)

Nel paper c’è una figura particolarmente interessante, quella cioè che mette in comparazione il suo modello di ricostruzione e previsione delle dinamiche delle temperature medie superficiali globali (basato su armoniche che ricostruiscono il forcing solare e planetario) con i modelli climatici impiegati dall’IPCC, allo scopo di confrontarne la performance rispetto al trend più recente delle osservazioni.

Facebooktwitterlinkedinmail 4 Comments

Sole e clima, per ora un pareggio, ma che fatica…

Leggendo la letteratura scientifica in materia di clima, capita spesso di leggere la parola ‘evidence‘, cioè, ‘prova’. Ebbene, nonostante questo vocabolo possa a volte essere interpretato come un false friend, ci sono ai giorni nostri alcune evidenze (non prove) incontrovertibili:

  • Le temperature medie superficiali globali hanno negli ultimi anni bruscamente frenato la loro ascesa; così anche il contenuto di calore degli oceani nello strato superiore, così ha fatto il livello dei mari.
  • La distanza tra le proiezioni climatiche, ovvero il riscaldamento che sarebbe dovuto arrivare in ragione di un forcing antropico che non ha affatto rallentato, e le osservazioni è quindi aumentata; e non di poco.
  • Il Sole, unica fonte di energia di un sistema in perdita costante, è piombato in una fase di quiescenza piuttosto significativa, dopo aver vissuto invece un lungo periodo di intensa attività definito ‘solar grand maximum’.
Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

La verità, nient’altro che la verità

Internet 2.0. I social network. Le discussioni incrociate sui blog. Lo scambio delle informazioni. Questi sono i nostri tempi. Tempi in cui quando nevica a Roma il 99% dei romani invece di uscire a godersi la neve corre ad aggiornare la bacheca di Facebook. Per carità, non tutto passa attraverso video e tastiera, siano essi di un PC, di un palmare o di un semplice cellulare. Non tutto ma molto. E la discussione sul clima, naturalmente, non fa eccezione. Anzi, a ben vedere senza l’esplosione della comunicazione globale il dibattito non si sarebbe mai aperto, vista la blindatura che il mainstream scientifico ha costruito sulle riviste scientifiche tradizionali.

I media generalisti, quindi, pur avendo ancora un ruolo primario nella diffusione delle notizie se non vogliono perdere ulteriore terreno non possono esimersi dall’entrare nel merito, ma lo fanno inevitabilmente secondo i canoni appunto tradizionali. Bianco o nero, buoni e cattivi, vero o falso, in una ridda continua di prese di posizione e di supporto alla posizione di quello che hanno compreso essere il mainstream.

Nel frattempo però il dibattito continua, ed ecco che qualcuno si chiede se questa forma di comunicazione, che ha dato la possibilità di rendere pubbliche le macroscopiche incertezze che minano quella che alcuni si ostinano a definire una conoscenza scientifica ‘settled’, non sia in qualche modo scomoda o addirittura dannosa.

Facebooktwitterlinkedinmail 9 Comments

Le risposte al global warming: Tempi climatici? No, biblici.

Quanto segue è tratto da un articolo di Willies Eschenbach pubblicato su WUWT un paio di giorni fa. Sì, lo so, quello è un sito di scettici, Eschenbach non è un climatologo e bla, bla, bla. Vi chiedo però un po’ di attenzione al merito.

Sembra che sia uscito recentemente un report dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana. Obbiettivo: rispondere su commissione del governo USA a quache quesito ‘semplice semplice’ in materia di riscaldamento globale e cause dello stesso.

  1. Identificare i fondamenti concettuali su cui si basa l’attuale comprensione degli effetti sul clima della CO2,
  2. Definire quantitativamente l’attendibilità e l’incertezza della nosta conoscenza di questi fattori e processi, e
  3. Riassumere in termini concisi ed oggettivi l’attuale comprensione della relazione anidride carbonica/clima per gli usi dei policy makers.

Un lavoretto mica male. Non solo, un lavoro che, se completato, avrebbe risolto tutti i nostri problemi. Data l’impossibilità di compierlo però, la risposta a questi quesiti non è arrivata. Gli esperti interpellati hanno preferito rispondere diversamente, mettendo a punto una nuova domanda e fornendo la risposta:

Facebooktwitterlinkedinmail 7 Comments

Vento a un tot (e che tot!) al Kilowatt

I blog clima-energetici anglosassoni sono in subbuglio. La GWPF (Global Warming Policy Foundation) ha pubblicato il report di un esperto di energia inglese. Facendo un po’ di conti, l’energia eolica si rivela altamente non remunerativa. Di più, i costi per centrare gli obbiettivi di riduzione delle emissioni che la Gran Bretagna si è data si prospettano nel migliore dei casi insostenibili, nel peggiore da autentica debàcle economica e finanziaria.

Why Wind Power is so expensive?

Senza entrare nel dettaglio, cosa che se volete potete fare semplicemente consultando il report di cui sopra, tra l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per ridurre le emissioni di quanto richiesto includendo l’eolico nel mix energetico piuttosto che impiegando delle centrali a gas a ciclo combinato c’è una differenza di un ordine di grandezza, dieci volte tanto. E per quel tanto si intende 120 milardi di sterline contro 13.

Facebooktwitterlinkedinmail 20 Comments

Judith Curry: l’IPCC ha fatto il suo corso.

Alcuni giorni fa, nel solito giro giornaliero di blog, mi sono imbattuto in una intervista che Judith Curry ha concesso ad un media il cui nome è tutto un programma: Oilprice.com.

Marò, il diavolo in persona! E invece pare di no. Al termine dell’intervista, non so se su richiesta della Curry o per semplice furbizia mediatica mascherata da quieto vivere, c’è un disclaimer dell’autore del pezzo che recita così:

[notice]

Devo sottolineare che non c’è stato alcun compenso per questa intervista – Oilprice.com non ha affiliazioni con industrie del petrolio, del gas o di altre risorse energetiche, ed è in contatto con Judith Curry già da un po’ ed è stato un piacere per noi poter parlare con lei delle sue opinioni sulla scienza del clima e su perché la comunità climatica abbia bisogno di lavorare tutti insieme per risolvere i problemi con cui l’umanità sta confrontandosi.

[/notice]

Facebooktwitterlinkedinmail 12 Comments

Piccole nuvole crescono

Enrik Svensmark, lo scienziato che per primo ha formulato l’ipotesi che il flusso dei raggi cosmici proveniente dalla spazio possa essere in relazione con le temperature perché facilita la formazione delle nubi, sta per pubblicare un altro paper.

Lo studio, del quale abbiamo avuto notizia dal blog di Nigel Calder, è disponibile in pre-print su Arxiv, sebbene debba ancora essere accettato dalla rivista cui è stato proposto, cioè Physical Review Letters. A leggere il commento di Calder, sembra che questo lavoro possa fornire nuovo ‘carburante’ all’ipotesi di Svensmark, sulla quale stanno lavorando alacremente anche al CERN di Ginevra con l’esperimento CLOUDS, i cui risultati, sebbene confortanti, continuano ad essere controversi.

Facebooktwitterlinkedinmail 1 Comment

Ignoranza, inganno e conflitto di interessi

Non è il diavolo. E’ il mondo che sostiene a gran voce l’origine antropica dei cambiamenti climatici senza capirne un accidente. Quindi, sia detto chiaro e forte, non è il mondo di quella parte della ricerca che giustamente tenta di capire. La precisazione è d’obbligo prima che qualcuno venga ad aspettarmi sotto casa.

Il fatto è che da questa ipotesi, che resta tale sino a prova contraria, in tanti, tantissimi, hanno maturato l’idea di poter trarre grossi benefici. Negli ultimi tempi, in testa a questa allegra brigata figurano senz’altro i media e le compagnie di assicurazione. I primi perché il disastro, vero o annunciato che sia, paga sempre in termini di attenzione. Le seconde perché dai disastri, veri o presunti che siano, è buona norma assicurarsi.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail Leave a Comment

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »