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Autore: Guido Guidi

Il Global Warming c’è, ora c’ho le prove!

E’ Natale? No. Siamo in Svezia? Nemmeno. Siamo in Italia, area alpina, ed è, anzi ieri era, il 16 di maggio. Vigo di Cadore è una ridente località cadorina, forte di 1553 anime, più non quantificati gatti (più di quattro) e cani, tutte viventi sopra i 951 metri slm, quota alla quale si staglia il Campanile della Chiesa.

Il tempo non è il clima, questo lo sappiamo e lo sanno anche quelli dell’altra sponda. Ma il clima, è la sommatoria del tempo. Spazio e tempo cronologico, ovviamente ampio il primo e lungo il secondo, scelti a piacere. E’ clima un trentennio, ma lo è anche un decennio, ma lo è anche un anno, e lo è infine, una stagione. Che stagione è quella che al 16 di maggio vede 32°C sotto zero viaggiare alla media troposfera e portare la neve sulle margherite di Vigo, ma non solo?

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Basta poco, che ce vo?

Qualche settimana Fergus McGee ci aveva portato a fare un altro viaggio nel mondo dei cosiddetti Green Jobs.

Lavori verdi fritti – CM 10 aprile 2012

In quella occasione abbiamo finalmente capito cosa si intende per ‘lavori verdi’. E’ solamente una questione di situazione. Se con il tuo camion trasporti frutta da A a B il tuo lavoro è tradizionale. Da punto di vista ambientale quindi è grigio e sporco. Se con lo stesso camion vai sempre da A a B ma trasporti prodotti Bio allora il tuo lavoro è verde. Questione di punti di vista.

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Sbagliando si impara

Era la primavera del 2010, più precisamente dai primi di marzo a maggio inoltrato, quando il vulcano Islandese Eyjafjallajökull decise di emettere ceneri in quantità tale da paralizzare il traffico aereo europeo e non solo per qualche giorno.

Una faccenda controversa. Da un lato l’inevitabile rigidità delle norme di sicurezza per la navigazione aerea, che in questi casi prevedono misure drastiche come quelle del blocco del traffico pur in assenza di certezza del pericolo. Dall’altro l’evidente fragilità di un sistema messo in ginocchio da un evento naturale certamente imprevedibile. E poi ancora l’impossibilità, una voltainquadrato il problema, di agire con maggiore precisione, ovvero di limitare i danni, causa assenza di informazioni affidabili.

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Più sani e più belli, ovvero, non solo CO2.

Renzo Arbore, alias Onliù Caporetto avrebbe detto: “Bella l’Olanda, si sa putesse vedé!”. In realtà lo disse per Milano in una memorabile sequenza cinematografica e non credo che il film abbia avuto molto successo in nord Europa. Penso quindi che si possa escludere che gli autori del paper di cui parliamo oggi possano aver fatto una analoga riflessione.

Cleaner air brings better views,more sunshine and warmer summer days in the Netherlands – Weather. Gennaio 2012. Vol 67 No 1

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Il Polpo nell’acqua sua

Eh sì, pare proprio che questi simpatici animali tendano a prediligere le acque di casa propria. Mi si perdoni il riferimento culinario ma spero si capisca che è solo un detto popolare. Di quelli che raramente risultano privi di fondamento.

A parte le pescherie (ops…l’ho fatto di nuovo) di cefalopode ne abbiamo visto uno alle prese addirittura con le previsioni sul risultato delle partite dei mondiali. Mi pare si chiamasse Paul. Animali eclettici si direbbe.

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Sting Jet: Un Tempo da Scorpioni

Non e’ un motorino, non e’ un cantante, è, ma forse si dovrebbe dire dovrebbe essere perché se ne sa molto poco, un fenomeno meteorologico. Ed è anche di quelli che quando arrivano poi tendono ad essere ricordati.

Si parla di vento al suolo, e già chi di meteo se ne intende un po’ dovrebbe storcere il naso, perché parlare di getto per un vento nei bassi strati non è ortodosso. Eppure è questo il nome che chi lo ha ‘scoperto’ e in parte spiegato gli ha dato. Per due ragioni. Innanzi tutto l’intensità, decisamente paragonabile a quella delle correnti a getto. E poi la provenienza, dato che si origina nella media troposfera.

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Un’Atmosfera ‘raffreddata’.

Ebbene sì, la scaldata è durata lo spazio di due giorni, almeno per noi di CM. Il riferimento è al post di mercoledì scorso con cui vi abbiamo dato conto della pubblicazione di un paper i cui autori avrebbero individuato un bias riscaldante in uno dei dataset delle temperature rilevate dai sensori satellitari curati per l’università di Huntsville (UAH) da Roy Spencer e John Christy.

L’argomento è topico perché esistono delle differenze tra queste rilevazioni e altre dello stesso genere (RSS – Remote Sensing System), come ne esistono più in generale tra quanto sin qui misurato (ed eventualmente in parte errato) e quanto i modelli di simulazione climatica prevedono che si debba scaldare l’atmosfera per conseguenza del fattore antropico.

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Clima freddo? Prepararsi agli eventi estremi.

Saremo anche globalizzati, sarà anche giusto sapere come vanno le cose anche ai nostri antipodi, ma se permettete forse ci interessa e dovrebbe interessare un po’ di più cosa succede alle porte di casa. Dal punto di vista meteorologico, perché se si parla di eventi estremi si deve quasi sempre far riferimento all’ambito meteorologico e non climatico, la ‘porta’ di casa nostra è la Porta di Carcassonne, il valico dal quale si tuffano nel Mediterraneo le perturbazioni che arrivano da nord-ovest, cioè la grande maggioranza dei sistemi perturbati che interessano il nostro territorio.

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Una ‘calda’ atmosfera

Se c’è una cosa di cui la ricerca sul clima ha bisogno è senz’altro di misure affidabili, sulla superficie del Pianeta come lungo la verticale. E queste misure devono essere omogenee dal punto di vista spaziale e temporale. Ovvio quindi che si cerchi di fare sempre maggiore ricorso a misure effettuate con sensori satellitari piuttosto che con strumentazione classica. Vero anche però che l’aumento della quantità dei dati disponibili aumenta la difficoltà che si può incontrare per validarli. Ecco perché, ad esempio nel mondo della previsione numerica, si sa che un modello ha bisogno certamente di tanti dati, ma perché li si possa usare è necessario che anche solo pochi di questi siano veramente buoni.

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Spaghetti galeotti

Ci sono alcune storie che assurgono molto velocemente agli onori della cronaca, altre che ci mettono un po’. Generalmente per quelle del secondo tipo, l’attesa dipende dalla pazienza che i cronisti hanno nel lasciarle sedimentare, nel lasciare che i fatti siano chiariti e che sia uscito tutto quello che deve uscire sull’argomento in questione.

Spesso però si tratta di storie di cui si è già sentito parlare in un modo o nell’altro, argomenti magari sfiorati ma mai debitamente approfonditi. Con riferimento a quello di cui parliamo oggi pare che lo strato di sedimenti sia ormai stabile e si possa fare un’analisi quasi definitiva.

Parliamo di serie storiche di dati di prossimità, di ricostruzioni della temperatura, di climategate, di richieste di informazioni evase solo sotto la minaccia di imminenti decisioni giuridiche sfavorevoli, insomma, parliamo del sottobosco – trattandosi di dati essenzialmente dendrocronologici è decisamente il caso di dirlo – dell’accesa discussione scientifica ma non solo sviluppatasi negli ultimi anni.

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Tocchiamo ferro pre-romano

Che sia la volta buona? Difficile a dirsi. Certo è che il paper di cui abbiamo avuto notizia ieri da Science Daily promette bene.

Regional atmospheric circulation shifts induced by a grand solar minimum – Nature Geoscience, 2012

Naturalmente per leggerlo occorre la pecunia, per cui vi rimando al testo esplicativo di SD, che adesso riassumiamo.

Si tratta di una ricostruzione delle dinamiche del clima durante quella che definiscono l’età del ferro pre-romana, circa 2800 anni fa. Partendo da sedimenti lacustri di un sito in Germania, hanno estrapolato dati sul Berillio 18Be (un proxy per l’attività solare) e sulla ventilazione. Secondo la loro analisi, dal momento che gli effetti in termini di variazioni climatiche sono ampi rispetto all’entità del forcing solare, i feedback positivi, ovvero capaci di spiegare il peso di questo stesso forcing, sono da ricercare nelle variazioni della circolazione atmosferica.

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Il clima è fatto a scale

Dal blog di Jo Nova, l’accento va su un paper di Ross McKitrick pubblicato poco meno di un anno fa. Alcuni tra i nostri lettori/autori saranno probabilmente interessati all’argomento.

Multivariate trend comparisons  between autocorrelated climate series with general trend regressors

Già parecchie volte in passato abbiamo parlato di come l’aumento della temperatura media del Pianeta sia avvenuto a balzi molto più che seguendo un trend lineare. Il più alto di questi salti è senz’altro quello della seconda metà degli anni ’70, quando in coincidenza con una serie di cambiamenti di indici climatici è avvenuto un significativo shift verso l’alto delle temperature.

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Michael Mann su Le Scienze: L’AMO spiega i cambiamenti del clima!

Uno scoop? Forse, ci arriviamo tra un po’. Andiamo con ordine.

La capacità di misurare il proprio atteggiamento, di non prendersi troppo sul serio, di concedere al prossimo una opportunità. Mancano del tutto a Michael Mann, intervistato da David Biello sull’ultimo numero di Le Scienze.

A colpi di mazza da hockey (solo per abbonati)

Una intervista a senso unico, un tributo incondizionato alle idee e, soprattutto, alle opinioni di uno tra i più controversi scienziati che il panorama climatico abbia offerto negli ultimi due decenni. Idee condivisibili o meno dal punto di vista scientifico, opinioni delle quali invece non ce ne potrebbe importare di meno, se non fosse chiaro come il Sole che sono le seconde a fornire carburante alle prime, con il placet e la condiscendenza di chi dovrebbe fare divulgazione scientifica e invece fa il supporter.

Come indicato accanto al titolo ed al link, il pezzo non è consultabile liberamente, ma cercherò di darvene conto comunque.

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