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Autore: Guido Guidi

Animo gente, manca davvero poco

Può darsi che la fine del mondo arrivi prima o poi. Sul web per esempio è fissata per il 21 dicembre prossimo, nello stile perfetto ma un po’ retrò delle catastofi solstiziali. Ma queste, per fortuna, sono solo bufale che prima evidenziavano ignoranza e credulità, ora mettono in luce patologie da abuso di social network.

Quella climatica di fine del mondo invece no, pare sia reale, ci dicono. Ci sono le prove, ripetono. E’ solo questione di tempo, ammoniscono. Anzi, può anche darsi lo abbiamo finito il tempo, sentenziano. Il tempo però, è si galantuomo, ma di quelli rigidi. Difficile che sia disposto a concedere deroghe se poi la fine non si presenta per tempo.

E così, accade che tra un tamburellar di dita e l’altro, in attesa ell’ineluttabile catastrofe ritardataria, passino 15 anni senza che il riscaldamento globale si faccia vedere. E sì che di CO2 ce ne abbiamo messa in atmosfera, che diamine! Ma lui niente, non si mostra, se ne sta comodamente nascosto. Forse nell’oceano, dove qualcuno pensa che sia? No, nella variabilità naturale. Incredibile, proprio quella che pensavamo di aver perso, di aver sovrastato, di aver azzerato.

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Temperature: Collezione Autunno-Inverno 2012

Sono tempi di rinnovamento per i gestori di datset delle temperature medie superficiali globali. Un paio di settimane fa, nell’analisi che compiamo ormai tutti i mesi sui dati della NOAA (NCDC), avevamo notato qualche cambiamento. In effetti, a partire dal settembre scorso il GHCN v3.2 ha sostituito il GHCN v3.1 nel ruolo di serie storica che costituisce di fatto la piattafoma di lavoro di tutti gli altri dataset globali, che appunto con il GHCN hanno in comune oltre il 90% dei dati.

A seguire, appena pochi giorni fa, è uscita anche l’ultima versione del dataset accoppiato oceani-terre emerse gestito dalla Climatic Research Unit e dallo UK Met Office inglesi, l’HadCRUT4.

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News & Events: “Il vento passa fila e va senza controllo” – Note del tempo nel tempo

Il 16 e 17 ottobre (martedì e mercoledì) si terrà presso la sede del CRA-CMA una Mostra storico – scientifico – divulgativa sull’attività degli Osservatori della Rete…

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Roger Pielke jr: Le invenzioni sul clima dilagano

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La traduzione dell’articolo che segue arriva a poche ore da quella che sarà una forte ondata di maltempo per il nostro Paese. Al riguardo non aggiungo altro perché c’è già chi sta seguendo con attenzione gli eventi a livello istituzionale, informazioni cui vi rimando per dovere di cronaca e, soprattutto, per gli aspetti connessi alla salvaguardia delle persone e delle cose. Abbiate perciò cura di seguire la situazione (qui e qui).

Ma passerà, si spera in fretta, e arriverà il tempo dei commenti. Contrariamente alle mie abitudini ora farò una previsione, ma è facile: gli “esperti” faranno a gara per attribuire gli effetti di questa perturbazione autunnale al clima che cambia. Leggere le prossime righe perciò vi aiuterà a vedere le cose in una chiave diversa, quella di chi fa scienza sul serio. Già, perché di analisi come quella condotta da Pielke jr, basate su dati reali e non su fumose quanto inverificabili proiezioni, qui da noi ancora non se ne parla. Però si fanno in compenso un sacco di chiacchiere.

Buona lettura.

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Climate spin is rampant – Denverpost, 10 ottobre 2012

Nel corso degli anni, il dibattito politico sul cambiamento climatico è stata condotto su molti fronti. A più riprese al centro del dibattito, abbiamo visto posti di lavoro verdi, SUV, Al Gore e i “negazionisti” climatici. L’ultimo fronte in questa battaglia sono gli eventi meteorologici estremi.

All’inizio di questa settimana, Munich Re, una grande azienda di riassicurazione tedesca, ha alimentato il dibattito con una relazione sostenendo di aver individuato “il primo impatto del cambiamento climatico nei dati da catastrofi naturali” nei danni causati da temporali negli Stati Uniti dal 1980. USA Today ha amplificato questa dichiarazione annunciando in prima pagina, “Il cambiamento climatico dietro l’aumento dei disastri naturali.” Un grosso problema con l’affermazione di Munich Re e la sua amplificazione da parte dei media è che nessuno dei due quadra con la vera scienza dei cambiamenti climatici e delle catastrofi.

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Più clima, meno Tornado

Solo pochi giorni fa Luigi Mariani esprimeva in un commento il suo parere circa la relazione tra le oscillazioni del clima e gli eventi stremi.ne riporto qui sotto i tratti salienti:

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[..] penso che dobbiamo intenderci su cosa si intende per evento estremo, nel senso che la definizione di evento estremo che usiamo oggi è del tutto antropocentrica. Quando Lindzen indica che in un pianeta più caldo diminuisce il gradiente termico equatore-polo e dunque cala l’energia per li eventi estremi, penso che questo vada riferito ad eventi tipo cicloni tropicali o perturbazioni delle medie latitudini o piogge estreme. Nel caso delle grandi siccità, legate alle grandi anomalie circolatorie (quali i blocchi anticicolonici), penso che la considerazione di Lindzen non sia applicabile e che dunque durante le fasi calde (come la nostra) la siccità sia un rischio da tenere presente, come ci insegna la lezione dei gradi optimum sopra citata. Il concretizzarsi di tale rischio dipenderà ad esempio dalla frequenza e persistenza dei blocchi o dall’intensità del monsone o…..

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Glaciazioni e Interglaciali: Fondamenti di clima.

Appena ieri l’altro Judith Curry ha fatto propria sulle sue pagine una domanda posta da Andy Revkin su DotEarth:

Qual’è il miglior quesito climatico su cui dibattere?

La risposta necessita di una premessa che a molti non piacerà, compreso chi scrive, almeno non in forma di assunto, ma del resto non si può nemmeno dibattere a vita sulle stesse cose, ogni tanto un intervallo ci sta. Sicché, posto che un certo riscaldamento l’aumento della concentrazione di gas serra e sue derivate lo hanno portato, su cosa dovrebbe concentrarsi il dibattito scientifico?

Nei commenti al post della Curry ho trovato la risposta che forse avrei dato. Prima ancora di valutare effetti a scala globale o regionale, prima ancora di immaginare/simulare il futuro delle dinamiche fondamentali della redistribuzione del calore sul Pianeta, sarebbe necessario affinare più possibile la stima della sensibilità climatica, ove con essa si intenda la porzione di aumento della temperatura media superficiale del Pianeta in risposta ad un raddoppio della CO2 rispetto alla concentrazione pre-industriale. Questo finirebbe probabilmente per riavvicinare parecchio le due sponde del fiume, perché se è vero che esistono le stime IPCC che sono elevate, e ne esistono di ancora più elevate, è anche vero che quelle stime non stanno reggendo il peso dell’invecchiamento, anzi, si fanno sempre più numerosi gli studi che tendono a ridurre di una percentuale importante, circa due terzi, la stima centrale di 3°C dell’IPCC AR4.

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AMO, Artico e Temperature

Nelle pubblicazioni scientifiche sui cambiamenti climatici, capita molto spesso che vengano mostrate delle relazioni tra i parametri climatici o tra combinazioni di essi, cui si assegna il ruolo di ‘prova’ della superiorità del contributo antropico alle dinamiche del clima rispetto a tutti quei meccanismi che si sono da sempre modificati in risposta a forcing di origine naturale. La parola chiave è “evidence”, appunto, prova.

L’esempio più recente e anche più tangibile è senz’altro quello dell’estensione del ghiaccio marino artico, che nello scorso settembre ha segnato un minimo storico. Mai, da quando lo si misura con metodi oggettivi, ovvero con sensori satellitari, l’estate boreale aveva visto così poco ghiaccio alle latitudini polari. Questo fatto, combinato con quello che effettivamente il ghiaccio polare artico sta diminuendo sensibilmente e quindi non si può certo parlare di episodio isolato, alimenta la tesi di uno dei maggiori esperti sull’argomento, il direttore del National Climatic Data Center, Mark Serreze, secondo il quale saremmo entrati in una “spirale di morte” che vedrà le latitudini polari presto quasi interamente libere dai ghiacci nei mesi estivi.

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Quindici minuti del vostro tempo

Un video, un commento (purtroppo in inglese, ma molto comprensibile) che affronta le basi delle cose su cui discutiamo praticamente tutti i giorni nell’unico modo…

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